lunedì 18 marzo 2024

“e la noia è la mia coperta”

STARE


di Sandro Serreri



Mi annoio a morte

perché ho già contato tutte le stelle.

E son tutte belle, anzi bellissime.

E ora, che fare?

Sono andate via, oltre il mare.

E io non ho nessuna voglia

di andarle a cercare.

Le lascerò andare.

Andate pure, perché sono stanco

e la noia è la mia coperta

nella quale preferisco stare.

E la morte non è che sonno serale.

Non mi fa paura.

Il mio coraggio sa contare

e intascare monete d’oro.

Mentre la luna, ah la luna!

sorride beata, beatissima.

E io con lei ci so stare

perché, entrambi, sappiamo rubare

e, nel nascondimento, ridiamo

della vita che non sa stare

al suo posto nel mare.




sabato 16 marzo 2024

Poesie tratte da "Il respiro del lombrico" di Daniela Stasi

























a cura di Annalisa Ciampalini


Riportiamo qui di seguito alcuni estratti da Il respiro del lombrico (Il Convivio Editore, 2023, pref. di Sergio Daniele Donati) di Daniela Stasi 


"Contienimi Vita, nel tuo respiro Qualunque sia, il Figlio che ti chieda riparo Che io diventi farfalla o lombrico, cieco. _ La raccolta poetica di Daniela Stasi è portatrice di un ossimoro fertile e creativo molto profondo. Nello scorrere i versi della poeta infatti appare patente un richiamo ad un approccio nuovo all’Antico. Una scrittura quindi quella di Daniela Stasi che si richiama alla fertilità dei semi del passato su terreni nuovi. Operazione etica e linguistica questa che può prendere valore solo se, come magistralmente riesce a fare la poeta, la cautela diviene sia l’argine della scrittura che il monito per il lettore. I versi di Daniela Stasi sono sempre guide esperte e pronte al soccorso del lettore in passaggi stretti di avvicinamento sia al bello che all’abisso, all’assenza. E dall’assenza Daniela Stasi è capace di manifestare sia i contenuti spaventevoli e dolorosi che quelli fecondi e generativi”.

(dalla prefazione di Sergio Daniele Donati) 



Intoccabile è chiunque


Intoccabile è chiunque

sia nato da madre

e, da quegli occhi,

sia affiorato

‒ allo stupore d’amore sacro ‒

carne eternamente inviolabile.

*



Odissea


È il sogno di marea

di ogni Luna, rimboccare

le lenzuola di calmo mare

ai derelitti esuli di ogni Terra,

emersi ‒ ancora vivi ‒ da ogni

odissea.

*



Non Ti Disunire


Dalle stazioni

non si arriva e né si parte.

Semmai, ci si disloca

l’essere volatile e l’apparire solido,

a non trovarsi mai, laddove

si trovarono.


[all’ufficio Oggetti Smarriti, persi il mio Comandamento

“Non Ti Disunire!”]

*



Arrivare col pensiero


Credo che tu mi sentissi

arrivare col pensiero,

in casa,

confondendomi con

altri eventi trascurabili: come

l’agenda cascata, da sé

ad aprirsi per terra sui

nostri giorni;

quelli andati

persi

A non cercarci più,

tra gli appunti da farci,

anche se riversi, ormai, per terra.


Daniela Stasi è nata a Milano. Laureata in Architettura, ad indirizzo storico-critico, la sua attività professionale si è svolta fino ad oggi nel mondo dell’editoria e della comunicazione. In qualità di giornalista pubblicista, ho collaborato a varie testate, generaliste e di settore. Cura una sua Rubrica quindicinale (con una attenzione particolare alla produzione poetica delle Donne), sulla Rivista digitale di Poesia "L'Irregolare", ideata da David La Mantia. Le sue poesie sono presenti in alcune Antologie e progetti collettivi.



mercoledì 13 marzo 2024

(Polaroid XIX): Marco Esposito

 


Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Foto in copertina di Luca Pizzolitto


il mare era sempre / lì e lo abbiamo rimandato


Da La casa d’oltremare (peQuod, 2023)


Nel dorato risveglio

la tua spalla è smagrita,

un ripido latte vi cade

fino all’ansa di risacca,

chiara di giara che piano

scurisce. Sembro avere

la tua stessa grazia per

come mi guardi.

*

A volte credo tutto

sia inutile – sforzi e parole

anche la solennità della meta

l’ammutire delle paure.

Rimane un gesto

nel quotidiano ammansire di vita

che vira ai volti – gli occhi

sbaccellano un letto

sbucano al taglio mattutino

di lana e cotone.

E questo mi pare tutto.

*

Voglio tornare senza sapere,

sola memoria delle gambe

ma tornare. Come fece

l’uomo dalla guerra che non sapeva

scrivere, né geometria del mondo

che pure aveva girato.

Lasciando sempre il mare

a sinistra – gli dissero –

da Trieste a Bari riuscì a tornare.

All’amore serve solo l’istinto

di chi segue una casa.

*

Si è sbagliato tanto nel tempo

rigoglioso – il mare era sempre

lì e lo abbiamo rimandato.

*

Intanto che la televisione

corre sui pattini di Jannacci

lei lo prende in braccio nello sciame

sismico che dallo spavento rimane

il mare ad azzurrarle la vista.

I calcinacci restano questo

scorrere di frasi mai dette.

È una distanza secolare,

avvinghia di bianco.

*

Mi porti la mano sul petto

nella tua tremante ora

che pelle e ossa chiedono

sforzo immane al cuore –

smuove il mio nel ritardo

di dolcezze taciute nel tempo.

Si chiama scompenso

il bagaglio non detto.





Marco Esposito (Bari, 1977), musicista e tecnico del suono, pubblica nel 2020 la sua prima silloge, Prima di spegnersi (Eretica). Rientra nei cinque finalisti, per la sezione Inediti, della prima edizione del Premio Rilke - Duino Aurisina (2021). A seguire pubblica dieci testi inediti, prendendo parte all’antologia di nuovissima poesia pugliese I cieli della preistoria (Marco Saya, 2022). Nel 2023 un suo drabble figura nell’antologia Cartoline dalla Puglia (L’Erudita, Giulio Perrone Editore). Si classifica terzo al IV Premio Letterario Nazionale Gianmario Lucini (ed. 2023), nella sezione Poesia Inedita. Nell’autunno del 2023 pubblica la sua seconda silloge, La casa d’oltremare (Italic PeQuod). Alcuni suoi componimenti sono apparsi su quotidiani e blog letterari. Ha inoltre realizzato delle opere video-poetiche, con musiche originali proprie e della compositrice Grazia Bonasia, ispirate ad estratti delle sue pubblicazioni, alcune in collaborazione con i noti illustratori Andrea Serio e Marco Cazzato.




martedì 12 marzo 2024

Ornella Mallo legge "nell'ora dell'aurora" di Daìta Martinez

 


Fotografia in copertina di Heather Green
Recensione a cura di Ornella Mallo


Massimo Recalcati, ne “La luce delle stelle morte – Saggio su lutto e nostalgia”, scrive: “Pensiamo allo strano fenomeno astrofisico della luce delle stelle. Questa luce che osserviamo sempre con emozione fare la sua apparizione nei nostri cieli, come spiegano gli scienziati, non emana da una stella effettivamente esistente nello spazio celeste. Piuttosto arriva a noi con molti anni di ritardo (probabilmente milioni) da una stella già morta, scomparsa nel grande buio dell’universo. Quando guardiamo il cielo stellato sopra le nostre teste, ammiriamo una presenza che è fatta di assenza o una assenza che si rende presente. […] Vediamo la luce delle stelle brillare nel buio della notte senza pensare che sia generata da un oggetto già morto. È il volto più proprio della […] nostalgia-gratitudine: quello che è passato non è più tra noi ma, anziché diventare oggetto di un rimpianto regressivo, risplende nella sua assenza raggiungendoci come una visitazione inattesa.”

La silloge “Nell’ora dell’aurora” è irradiata della luce che promana dalla memoria del padre, stella amatissima nella vita dell’autrice, Daìta Martinez: “lieve m’affiora un soffio / la carezza di mio padre”, scrive nei primi versi della raccolta. La poetessa indaga sul mistero della vita e della morte, camminando sul bordo che è al contempo diga e ponte verso una nuova vita.

Ricorda come il padre sia stato chiamato al cielo dalla “visita improvvisa” di un angelo: “la sua voce” si è fatta “arco e firmamento nel mattino eterno sul viso di mio padre”. La sua poesia è il prisma attraverso cui si scompone nelle emozioni in esso condensate, l’istante in cui “tutto cade / bianco dal bianco fianco che ha / la luna quando bambina si ritira”: l’«ora dell’aurora» che benedice il padre mentre muore, i cui riverberi l’Autrice riconosce nell'oggi, per proiettarli e ritrovarli nel domani. Infatti passato, presente e futuro nella sua poesia si riversano l’uno nell'altro in un continuum senza interruzioni. La sua è una memoria assai diversa “da quella che anima la ruminazione incessante della nostalgia-rimpianto”, per citare Recalcati: “non si limita a custodire e a idealizzare quello che è già avvenuto, ma irrompe nel tempo presente come un fascio di luce inaudito assolutamente nuovo e assolutamente antico, come un’apparizione imprevista. Il filo del tempo annoda così passato, presente e avvenire generando un corto circuito nel quale ogni estasi temporale si rovescia nell’altra; quello che ritorna dal passato appare nuovo e può riaprire la vita allo splendore della vita laddove, invece, nella nostalgia- rimpianto l’avvenire della vita risulta risucchiato all'indietro, sommerso da un passato che non vuole passare.”

Affiora allora tutto il non detto, il non visto e il non capito di un vissuto che, illuminato dalla memoria,  trova nitore e chiarezza. Adesso Daìta trova le parole e il coraggio per spiegarlo e per raccontarlo, riempiendo così il vuoto generato dalla scomparsa fisica del padre. Dopo la morte il loro rapporto, lungi dallo spegnersi, si consolida divenendo sempre più intimo. Non ci sono più ferite da nascondere dietro lo schermo del pudore. Scrive l’Autrice: “adesso indosso / il tuo sorriso a me sfuggito prima di tutti / i giorni non compresi per impreciso mio / bisogno di vuoto rimesso al vuoto stesso / e nessuno spazio ammesso ché sbaglio fa / l’abbaglio come rifugio mio sacro pianto / il disagio che il ritmo preda al centro del // mattino cosicché è imprevisto il raggio a / sorgere la figlia narrata nello stupore del / discorso mai detto a te introvabile amato / uomo che d’ogni me già sai la ferita vita”. Scriveva Vitaliano Trevisan ne “I quindicimila passi”: “Se i morti tornassero sarebbe davvero un problema perché non troverebbero spazio, fuori o dentro di noi, pensavo; né fuori né dentro di noi esiste più vuoto, non c’è più spazio nella nostra affollatissima prospettiva.” La figura del padre riempie la poetessa e la accompagna nel suo cammino, essendosi incorporata spiritualmente in lei. Ecco che allora Martinez gli racconta le sue esperienze spogliandole dell’involucro del tempo che le costringe in un guscio definito, e le rivela nella loro dimensione archetipica, ancestrale. Così gli amori si riversano nell'amare, e l’accudimento nei confronti di Antonio e Giorgia manifesta il suo istinto materno, non vissuto come esperienza fisica, ma nella sua dimensione spirituale di cura e attenzione. Scrive: “giorgia ha il suono della gioia / […] fa culla l’amore / custode che al viso una fiaba / tra i capelli della madre è nido / di mani il batticuore del padre”; “nello zaino di antonio / di nuvola torna vuoto il ticchettio di un’aiuola / […] una donna non è madre santa della grazia / e ti è madre per un gesto a meraviglia del creato / eppure madre che neppure è”. Sull'amore scrive: “e sei   dove una stanza di pioggia carezza […] // e sono   dove una stanza diventa la tua bocca / il pudore dell’amore prima di dirsi amore / […] // e siamo dove la stessa stanza penetra e mangia / di noi il cuore […]”.

La poesia di Daìta è altamente sensoriale. Essa infatti sgorga dalle molteplici percezioni della realtà fornite dai suoi sensi – udito, vista, olfatto, tatto, gusto e intuito, il sesto senso che permette di intus legere, leggerla dentro –, sedimentate nei suoi abissi, e scuote i sensi e la coscienza del lettore fino ad arrivare all'inconscio, in un gioco di rimandi che la amplifica e la allarga di significato all'infinito. Scriveva Magritte: “Uno studioso al microscopio vede molto di più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch'egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia.”

Nei versi di Daìta si incastonano i dettagli di tutta la sua vita, eterni perché invariati nella memoria, inscalfibili. Dettagli, e non frammenti, capaci di evocare quanto c’è di invisibile e ineffabile nella realtà materiale. Scrive Recalcati: “Il dettaglio non è il frammento vincolato al ricordo, ma ciò che condensa misteriosamente un intero mondo in un singolo tratto. […] È quello che, ne “La camera chiara”, Roland Barthes ha definito punctum. Qualcosa punge, sveglia, apre l’immagine all'irrappresentabile, all'inimmaginabile.” Eccoli i dettagli della realtà messi in luce dai versi che ne sono la fotografia: “i mercati scomposti”, l’”odore del pane” che ha il vento, “le ciglia delle mani”, il “profumo di betulla” che ha una bimba quando si addormenta. Sinestesie si susseguono nel flusso di coscienza di Daìta, solo in apparenza non governato né governabile. Le parole sono tutte scritte in minuscolo, non intervallate da segni di interpunzione. Talvolta trovano ordine in strofe, talvolta in distici, ma prevale un afflusso che a prima vista asseconda la cifra della scrittura automatica.

In realtà la versificazione obbedisce a un severo ritmo musicale: quello del valzer, il cui tempo ternario viene impresso da parole distribuite ad arte, confermando così l’attenzione al dettaglio della poetessa. Un esempio: “lei senza testacuoretesta cade e / di nuovo cade cuoretestacuore / […] la donna senza testacuoretesta / infiora e s’infiora lui la infiora /” Daìta stessa cita in modo ricorrente il valzer: “la cicala il valzer la gioia”, o anche le note di Satie, per cui le parole declamate si levano nell'aria disegnando spirali di suono.

Fanno da scenario ai versi: la casa, evocata anch'essa da dettagli minimali, come luogo fisico che racchiude la vita sua e delle persone da lei amate, innervata di una religiosità che la rende chiesa: “bianca e vuota la sedia in cucina sfiorata / la brocca appena nel tatto dell’assenza il / dorso lieve dell’innocenza alberata sulla / mano come il dondolo che breve tiene te // padre mio che sei benedetto dall'aurora”; e Palermo, città natale dell’autrice, evocata dai dettagli dei luoghi e del dialetto. Immagini e suoni si alternano cadenzate: il “giardino inglese”, “porta carini”, lo “spasimo”, “le scarpe ammucciate sutta ‘a vistina spizzuliata cu l’ali di l’anceli appuiate ‘ a lu ciatu del padre”. Il tutto irrorato della luce bianca dell’aurora, metafora intanto di uno sguardo rivolto in avanti, verso un giorno che deve ancora sorgere, ma che già si annuncia come certamente imminente. Al contempo, questa luce altamente rischiarante, senza essere abbagliante, è metafora di una dimensione divina immanente, di cui sono intermediari gli angeli invocati in versi che si fanno preghiera: “in quel tutto bianco che / è l’inizio dell’aurora mentre non è ancora aurora e / le mani si fermano sullo stesso lato delle parole a / parlare le parole mai perfette eppure così essenziali / e perfette da rubare alla tristezza la sua ferita e sorridere come sorridono gli angeli quando non / lasciano cadere”.

Il sentimento che intride la silloge, lungi dall'essere lo sconforto per la perdita, è quindi la speranza: “una preghiera la / calma del dirsi speranza”.

La memoria di Daìta s’infutura, per usare il neologismo dantesco.  Scrive Pontalis in Limbo: “La memoria che prediligo, lungi dall'essere la depositaria di ciò che è scomparso, è per me il luogo inesauribile delle apparizioni, di un nuovo che non ha età”.

lunedì 11 marzo 2024

Chi desta clamore non punta la sveglia al sonno: Alberto Mori, “Forismi”

di Giovanni Fierro 

su Fare Voci marzo 2024


Continua l’esplorazione di Alberto Mori dentro lo scrivere poesia e, ancor di più, dentro l’uso nuovo e rinnovato della parola. Il suo sguardo si fa ancora più particolare, libero di dare inaspettate letture e avverabili linguaggi, anche dove tutto è apparentemente codificato e destinato all’immutabilità.
Così Forismi, il suo libro più recente, è un continuo laboratorio di possibilità, di abbandono di certezze lessicali e desiderio di immagini non ancora inventate: “Ballaustra Danzasponda Tangaringhiera”.
Alberto Mori è capace così di andare oltre il senso più stretto di ogni parola, e il suo lavoro a volte le riduce in puro suono, in pura forma, a cui affidare nuove percezioni del reale.
La parola, le parole, diventano così il luogo dell’esperimento, della ricerca continua di un motivo sensoriale per rinnovare l’alfabeto di ogni giorno, l’utensileria per aggiustare ogni errore e rottura di significato (“Chiarore Temolo/ Tinca risuona/ Luccio del giorno”).
Tutto Forismi è un riformulare sicurezze ed espressioni, portandone in evidenza il contenuto nascosto, la sua radice che troppo spesso rimane nel buio della comunicazione, eppure sotto gli occhi di tutti, al riparo nel modo più evidente.
Alberto Mori usa gioco e scherzo per rimodulare ed arieggiare il vocabolario, per portarlo dove non era mai stato prima. E da lì gli concede la chance di rigenerarsi, di aspirare ad una nuova vita.
Solo così facendo, nel ribaltare tutto il possibile, l’assurdo che ogni parola porta con sé non esiste più. Tutto diventa verità, tutto ha una opportunità di poter esistere.
In questo vorticoso stare, ci si ritrova di fronte a conoscenze insospettabili, “Arare è umano/ Perseverare diserbante”, e a constatazioni di come la salute non è solo dimensione umana o animale, “Vicolo già miope/ Ora cieco/ Troppo ovvia confidenza/ con muro ottico”.
Forismi è questo tuffo nel mare grande della sperimentazione, dove l’apnea non ha bisogno di ossigeno ma di curiosità, quando “Costa & Promontorio/ soci dello Yacht Club/ lanciano Bond Nautici/ Una partita a golfo/ finanzierà/ Moli Digitali Eco Sostenibili”.
E ogni pagina del libro è uno stare preciso nel centro della nostra società: “La TV è l’ovvio dei popoli”.



dal libro:

Parigi sbarra fiume ma tranSenna invano

*

Profumata dal credito brilla plus valenza
Reinvestita talvolta si spegne addolorata

*

“Meister Goethe pare che la Mercedes
sponsorizzi il suo Viaggio in Italia…”
“Non è affatto disdicevole, caro Helmut:
La strada dell’immortalità è sempre stata
Impervia e debbo superare da subito
Ogni romanticismo.”

*

Oh cavallina, cavallina storna
e riporta a partita doppia
colui che dopo acconto non ritorna

*

Foglie fotovoltaiche arrossano
fra il crepuscolo del solarium
Outunno
Stagione extra abbronzata in decadance

*

I taxi di interesse
rialzati durante i viaggi
trasportano bagagli
solo sul tetto del veicolo

*

Nel crepuscolo della bocca
alle ore a lui più carie del giorno
sul pre molare della sera
il canino abbaia sempre più incisivo
al tartaro buio in agguato

*

Rombo sciatalgia
Gamba assorda
Rotula fino in fondo
al suono della tibia
il perone silente
configura in gran frutto

*

“Agenzia, entrate” disse.
Il finanziere rimase solo nella stanza
per lunghe ore senza evasione

*

Il raziocigno nuota ordinato
sulla superficie del lago



Intervista ad Alberto Mori

Tutto lo scrivere in Forismi trova la forza di andare oltre il senso comune delle parole. C’è una ricerca di ‘altro’, che penso contraddistingua da molto tempo ormai il tuo fare poesia. È così?
È certamente “altro” insito nella sperimentazione dei linguaggi intermediali della poesia, e nel caso specifico di Forismi è un vero e proprio inscenarsi di motti detti e contraddetti: Il “foro” palindromo, che ho praticato nel “buco” dei significati e significanti della parola, permette una prospettiva straniata al lettore impegnato in piccoli balzi cognitivi per (ri)afferrare il senso.

Perché a volte, in questa tua ricerca, c’è quasi un azzeramento del significato, e la parola e il testo si fanno puro suono. Mi sbaglio?
L’elemento dell’oralità è molto importante nella mia poesia ed i significanti di suono e senso, resi autonomi e coordinati verso una astrazione “calda” ed ironica, contribuiscono a creare anche soggetti immaginari: si consideri in tal senso gli animali che si manifestano nella parte finale del libro, dove, con una procedura allitterata all’interno del suono/senso del loro nome, compiono azioni ed interazioni paradossali con i nostri stessi sensi che li reinventano.

Come autore rimarchi nuovamente il fatto che c’è bisogno di un altro sguardo, di un’altra lettura, a proposito di tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi. Come se i codici interpretativi, da tempo collaudati e condivisi, non bastino più per una percezione esatta delle cose e degli accadimenti. È questa la spina dorsale delle pagine di Forismi?
Direi che qui siamo oltre: “Il raziocigno nuota ordinato sulla superficie del lago”, così mi eccito citandomi.
Credo esista una realtà che “diverte” ed è “divertente”, se amiamo le parole nei loro quieti deliri, perché sono il nostro numero verde alfabetico da chiamare, e sono magnifica ginnastica cognitiva per l’outfit della mente.

La dimensione del gioco, e a volte anche dello scherzo, mi sembra sia un buon grimaldello per far saltare in aria ogni sicurezza interpretativa della realtà. Come ti raffronti con questa possibilità di espressione e ricerca?
Per allenarmi a questa simultaneità cerco di testare l’alterazione della parola del verso e della frase, sia con esercizio mentale e sensoriale, e poi naturalmente da performer di poesia vi è anche l’acting out della performance vera e propria, dove è il pubblico che pubblica e diviene lui stesso autore dell’eventuale sorriso.

Ogni testo di Forismi è un attimo, un momento minimo che si manifesta nel suo accadere. Cosa trattengono del loro succedere, cosa mantengono nelle parole che sono stampate sulla pagina?
Per quanto riguarda la prima parte sono piccole accensioni d’intuizione, che sono state organizzate nel loro essere dense e minime, perché a scorrimento in basso dell’occhio accadano in sequenza di piccoli sussulti di comprensione.
Nella seconda parte i singoli micro temi sono più sviluppati, ed è presente più conduzione: si è portati ad attraversare i motti, i detti e contraddetti, i neo proverbi, le parodie, e dunque magari ci si può trovare a sorridere non a fior di labbra ma nella mente.

Se non fosse un libro, Forismi cosa sarebbe?
Quello che era in origine: bordo di carta forata per antica stampante che ho utilizzato per l’immagine della cover “Paper Holes”.
In altro modo, coerentemente al suo divertissement, una concessionaria aperta 24 h e gratuita per l’Auto Ironia, poiché di questi tempi le Stellantis splendono nel cielo notturno.

Su Forismi di Alberto Mori

di Maria Grazia Martina



Scelgo per aprire un dialogo con la poesia di Alberto Mori Forismi un verso a p. 19: “Tenete la vita d’account. Tutto password”.

Tra le tante metamorfosi delle parole, metafore del tempo, questa mi ha colpito in particolare. 

Il poeta intrattiene una dialettica d’invenzione narrativa con filologica attenzione, dallo sguardo alla penna al foglio, un filo diretto di dialogo solo apparentemente immediato, ma fortemente meditato e mediato da un poderoso condensato poetico sperimentato, sempre più dinamico, atletico, virtuosistico.

Le due parti che compongono la raccolta Fori Nei BuchiBuchi Nei Fori articolano scambi tra il vuoto e il pieno, tra il bianco e il nero in un gioco di parole sapiente e analitico, seppur nell’immediatezza del sorriso e della sorpresa che genera la lettura. 

Il poeta instancabilmente e abilmente plasma il linguaggio nelle sue frammentazioni verbali, in una tensione armonica di accordo col mutamento, in cui il suono pronunciato accompagna il colloquiare del tempo poetico.

La sua visionaria attenzione, pur attingendo a un linguaggio corrente, diviene coerentemente apertura/verso altre possibilità di senso.


11 marzo 2024 (genetliaco di Alberto)                                                                                           

venerdì 8 marzo 2024

IT'S FRIDAY! : poesie inedite di Stefania Giamillaro


 




















it's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini


(Prenotazione)

Un biglietto prego

per un dove senza nome

il quando è nascosto

dietro un giorno come un altro

ad un orario preciso, però

che poi lo perdi...

lo smarrimento, intendo

quello appena sopra

un'altalena troppo alta

per sondare il ritorno

coi piedini a penzoloni


Un biglietto per favore

e il cellulare

sussurrato sottovoce

l'email scandita dal fastidio

delle sue complicazioni

il cognome poi,

ripetuto per non sbagliare

l'associazione al tuo valore.


Il posto non l'ho scelto

capiterà a salve

il guaio di un incontro

senza errore



(Super economy)

La tratta prevede un'offerta

troppo vantaggiosa per rifiutare,

ma che non puoi cambiare:

anche se in anticipo

sulla percorrenza

la diligenza non consente al risparmio

mutamento di rotta


Né tantomeno è rimborsabile

per motivi personali, ovviamente

che sia la tragedia

di un'alba malconcia

o pioggia di sabbia

invisa alla paura,

la solita,

di non farcela


Occorre arrendersi, insomma

alla condizione segnata

da qualsivoglia circostanza

A meno che non dipenda da "loro"

l'imprevisto

allora sì che ritorna ammesso

il calcolo probabilistico

superando preselettive

prove scritte e orali

anche con zero

senza penali



(Vagone)

Solo un bagaglio a mano, stavolta

della misura esatta

per riporlo sotto il sedile

o sulla cappelliera

senza allenare i bicipiti

o pretendere di averne.


In stiva si lascia il peso

delle opportunità mancate

alla vita programmata

ed occorre pagare la franchigia più elevata

per aver superato il limite consentito.


Si nutre una certa invidia per i tacchi a spillo

di chi leggero si avvia alla meta

da un capo all'altro dello Stivale,

quasi a non voler portare

nulla con sé

neanche il ricordo

appoggiato sul mento del pensar troppo...


mentre chi a gomme basse

viaggia calpestando

pietre alle occasioni migliori

scrutando l'imbarco

dei rossoneri in calendario


Un andirivieni

privo di documento d'identità

atteso al varco,

accompagnato fuori.


(Binari)

Immaginare una bimba già grande

nella sua bellezza donna,

ravvisarne tratti simili alla madre

e temere di farsi accorgere dalla sorella

in balìa del cruccio di non essere all'altezza


Unire i punti tra sguardi commossi e

gesti gentili come quei disegni per bambini

che consegnano alla vita l'armonia

di un pensiero accennato, ma latente


E tracciare grappoli di gente

andare incontro al pellegrinaggio dell'addio diluito

dal distrarsi su dove collocare i bagagli

o dalle dita-telefono che chiedono

di chiamare "appena arrivi"

e di "non dimenticare"

e ...non "dimenticarmi"


Incrociare infine il pianto

di chi aveva appena salutato separando

luoghi, confini, destini

nel passaggio del minuto dopo

e rispondere: “sì ti capisco,

anch'io ogni volta sento

che quando parto muoio dentro”.



(Aereo)

Cinque mesi lontano da casa

è un guasto nel petto,

una lungimirante apoteosi senza brevetto

di pilota o genio


Arrendersi così all'inghippo dell'ironia

mentre pensieri macinano misteri

del riconoscersi nello stesso volto

come se ci fossimo salutati ieri



(Albergo)

Siamo al completo, mi dispiace

in quei giorni si gioca il mondiale

mica un premio di consolazione

sarà difficile trovare una sistemazione

le consiglio di cambiare

zona, città, regione


Mi creda,

nessuno la prende

nessuno la vuole

per un pernottamento, è chiaro


Troverà, piuttosto, la bugia

di non avere più stanze

a disposizione

perché già poche

da riservare per l'occasione

speculata sull'evento

per un cospicuo guadagno


Ma lei provi!

Provi altre dieci telefonate almeno

Provi quel piccolo albergo

e si accorgerà da sé

del medesimo disco rotto

che ruota a ripetizione


"Pronto, mi scusi

ha posto

per una persona

una speranza

una notte?

C'è spazio per una singola,

coraggio per una perdita?"


"Sì signora,

è rimasta l'ultima.

Ha fatto bene a chiamare

sul sito non risulta:

non conviene dar voce

alla roulette girata a caso

dalla rassegnazione"



(Auto)

Non ho contato i chilometri percorsi

mi è sfuggito,

ma posso azzardare un rapido calcolo

in base al carburante consumato,

a quante volte e dove

mi son fermato.


È stato facile tutto sommato

arrivare a destinazione,

dentro la città, invece, è più complesso

devi conoscere angoli nascosti

fin sotto le fogne e

incroci rubati

a macerie sollevate dal dubbio

- ospite di ogni certezza


Manca la giusta dimestichezza

per avere il passo sicuro

e non sbagliare

la curva

il gomito

le dita

sul campanello citofonato

a chiedere "Sei tu?"

dietro la porta, al primo piano

l'accoglienza più calorosa

di qualunque albergo stellato



(Sciopero)

Numero verde dedicato

alle perturbazioni al traffico

ai disordini in gola

ai cambidea last minute

agli aggiornamenti in ritardo


"Scelga nella lista

il treno garantito,

altro non posso dirle"

(Mani in alto)


"Sì, per sicurezza meglio

pagare la differenza"

meglio subirla

fino al punto

di aggiustarla

a tuo favore


Ed aggiungere pezza su pezza

accostare pezzo a pezzo

un rammendo alla gonna

fin sotto le ginocchia

piegate alla curva

sbucciate dallo zig-zag

del percorso iniziale

il più lineare

su cui alla fine comunque

tornare

col peso del groviglio

stanco sul collo

l'unico consiglio in cui credi.


"È stata fortunata, si parte adesso



Stefania Giammillaro (Messina, 1987). Avvocato e Dottoranda in diritto processuale civile all’Università di Pisa. Ha all’attivo due pubblicazioni: Metamorfosi dei Silenzi, Edas, Messina, 2017, e L’Ottava Nota – Sinfonie Poetiche, Ensemble, Roma, 2021. L’unica sua novella Nuncintedda è stata pubblicata, con altri suoi componimenti, nell’antologia I Blu Books – Quaderni Collettivi, Vol. II, a cura di Valeria Serofilli, Felici Editore, 2020. Ha conseguito diversi riconoscimenti negli anni, a livello locale e nazionale. Si è esibita in diverse performance poetiche, delle quali si ricorda Ciuri ri Puisia, tenutasi a Torino nell’ambito del Festival Indipendente di Poesia Trasfusioni, ideato ed organizzato dall’associazione teatrale Lo scatolino – Ars in code, e la partecipazione alla seconda edizione del Festival Voci - La poesia dialettale, curato ed organizzato dall’associazione culturale de Le Cicale Operose di Livorno. Dal 2022 è curatrice della sezione poesia della Libreria indipendente Civico 14 di Marina di Pisa. In tale veste ha ideato e curato diverse Rassegne ed eventi culturali di cui si ricorda la Rassegna Giovani in Poesia e Un (A) Mare di Versi - Dialoghi d’autore, patrocinata dal Comune di Pisa e dall’Assessorato al Turismo, che ha visto la partecipazione di ben otto poeti del calibro, fra i tanti, di Davide Rondoni e Beatrice Zerbini, oltre che aver conseguito un soddisfacente seguito.

E’ stata ospite di alcune trasmissioni radiotelevisive dove ha avuto modo di presentare le sue sillogi edite e parlare del suo modo di intendere la poesia, quali: EccellenzeItaliane sul canale OdeonTv, StoryTime sulla frequenza Radio5, e su Telespazio Messina all’interno della rubrica Parla Con me.

Dal 2023 cura gli eventi poetico-letterari al Caffè Letterario Volta Pagina di Pisa e fa parte della redazione interna del Lit-blog “Le Finestre de L’Irregolare”, nato da un’idea del poeta, scrittore, critico letterario David La Mantia.

Alcuni suoi inediti sono stati pubblicati sul quotidiano di rilievo nazionale La Repubblica, nella rubrica La Bottega della Poesia, delle sedi di Bari e di Napoli e su diversi Blog quali: LaRosainPiù, VersoLibero, LeParolediFedro, PoetiOggi.

Fa parte, con tre suoi componimenti, dell’Antologia poetica Riflessi – Rassegna Critica alla Poesia Contemporanea, Edizioni Progetto Cultura, 2023, curata da Patrizia Baglione, ricevendo la nota critica di Davide Toffoli.