venerdì 22 giugno 2007

su Pellegrinaggio senza Endimione di Lorenzo Mari


(vincitore del Premio nazionale Alessandro Tanzi 2005, pubblicato da Contrada della Tartuca, Edizioni Inventario Senese, 2007)

Questa raccolta di Lorenzo Mari, che conosco in quanto vincitore del concorso Pubblica con noi (con inserimento della silloge Minuta di Silenzio nel volume 3x2) dimostra una cifra poetica già individuata e pregnante, uno stile curato e perspicuo, un modo di indagare la vita che si scherma dietro una ironia da understatment, con frecciate (anche a sé stesso) a volte argute altre dolorose. Come rivela nella Prefazione Roberto Gagliardi, l'apparente semplicità del dettato risulta in qualche caso difficilmente penetrabile e a tratti ermetica. E infatti una strategia di Lorenzo è quella di spezzettare il flusso di coscienza in lacerti sporadici, di accostare immagini e sensazioni in modo misterioso. Ecco alcuni esempi: “contravveniamo alle regole degli spazi / e degli oggetti, sempre – almeno, / con una disarmante facilità epidermica / e i guizzi della mano, del piede“ (a partire da piazza santo stefano, p. 19); “delle ore omnes vulnerant, ultima necat / come stava scritto sul Vangelo / oggi non più accessibile / delle meridiane // ci metterò una pietra sopra, / in bilico sullo gnomone, // a oscurare il sole / e le sue mille potenze / (prima o poi) // è che il tempo non ha mai grazia / con chi si fa innanzi“ (una pietra sopra, p. 27); “alla terra ritornerai un giorno / quando i tuoi punti di riferimento, / sovrapposti ai punti cardinali, / ti si faranno minacciosi / (…) / dirai semplicemnte basta un giorno / volgendoti all'albero che è nel centro / (…) / rassegnazione è mentire con fatica“ (alla terra, p. 36); “non avevo alcuna possibilità di divinazione, / nel segno del mio zero astrale: / ero un ninnolo per giocare, privo pure dell'usuale / investimento affettivo – l'investimento divino / a malapena sa, in lontananza, di ciliegia / (neanche di uvaspina, la mia preferita…)“ (un altro mondo è possibile, p. 41); “di tutte le strade battute dall'incedere cardiaco / alcune / – per fortuna solo alcune – / portano a lagune fredde, / (…) / non ho potuto che esplorare corpi, / violare le epidermidi, offrire contatti / stupidi, ignorare prossemiche e presentarmi / dappertutto in quello che appare / esposto“ (come dinanzi a un sacrario, pp. 45 e 46)…
Be', potrei continuare a lungo perché questo modo di fare poesia mi piace proprio, anche i riferimenti e gli echi letterari e mitici risultano evidenti e al contempo non esibiti. C'è a volte qualche critpicismo o qualche iterazione lievemente eccessiva o prosastica ma ritengo che questa voce sia più che promettente. Buona continuazione!

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