giovedì 7 agosto 2008

Gnerre e lo Spirito



recensione di Vincenzo D'Alessio (G.C.F. Guarini)
via Sala 29 - frazione S. Felice
83025 Montoro Inferiore (AV)

Dall’incontro di vari poeti nello stupendo scenario fiorentino e scaturito questa nuova raccolta di scritti dal titolo Lo spirito della poesia. L’editore Alessandro Ramberti ha raccolto le voci che hanno voluto esprimere il loro libero contributo a questo tema, in un elegante volume della sezione «Nèumi».
All’interno di questo lavoro c’è la raccolta dei versi della poetessa irpina Antonietta Gnerre che reca il titolo Preghiere di una potessa.
La Nostra ha già pubblicato diverse raccolte poetiche e con Fara Editore Fiori di vetro (2007). La continuità della poetica dimostra il momento prolifico che l’autrice va componendo, con una ricchezza di idee e una singolare filosofia teologica.
La quaestio posta in essere nell’incontro, a S. Miniato al Monte, era la seguente: “La poesia ha (un) senso?”
La preghiera è una strada poco agevole per il filosofo. Simile ad una fonte limpida la preghiera libera il dialogo tra creatura e creatore, tra uomo e universo, tra ricerca e interrogativi irrisolti. Segna una traccia luminosa che spazia su fronti immensi, storici, teofanici. Ma allo stesso tempo annoda la voce al pensiero silenzioso, singolo e collettivo, che lega fortemente l’Io a Dio.
I grandi del “Rosario” possono bene sintetizzare i pericoli, i dolori, le ansie, gli interrogativi, che l’Umanità nel corso dei millenni ha sopportato in nome della propria Fede, a qualsiasi latitudine, sotto ogni forma temporale.
La poetessa Gnerre ha messo in versi la sua profonda fede verso il Creatore, Gesù Cristo, e nel contempo ha «sparpagliato i semi vivi» della sua Speranza in preghiere docili ad una voce delicata, come il giovane re Davide di fronte al mistero del Suo Dio.
La metafora regna sovrana in ogni composizione poetica, si arricchisce di richiami biblici e teologici, vibra sulle corde di un’arpa immaginaria dove la voce va «oltre la mano della mia preghiera».
Ascoltiamo questi versi emblematici: «scriverò sulla creta delle mie sere / l’ombra clandestina e il suo lamento / crivellato dall’eternità che sento / quando tu mio Signore non ci sei». La metafora creata, essenza primitiva del corpo dell’uomo, si concentra nella metonimia «sere» individuate nella conclusione della vita quotidiana e dell’esistenza umana; si completa nell’ombra clandestina e il suo lamento ossimoro dell’eternità beata a cui il cristiano si sente chiamato per Fede ma che barcolla «quando tu mi Signore non ci sei».
La poetica della Gnerre si affida alla maieutica socratica per avvicinare l’occhio/orecchio dell’interlocutore all’angusta strada della ricerca vera del sé dentro sé stessi. È non è facile, oggi, con tutti gli orpelli sociali messi in essere dal Dio Consumo.
Si ritrova, nei versi della raccolta, il fondo di partenza della versatilità della Nostra: il contatto con la Natura, mai distaccato dal proprio comporre, sempre presente come veicolo della Pace interiore e dell’universale: rami, piante, nuvole, pietre, foglie vibrano in un’armonia di voci che si assimilano alla voce narrante della poetessa in un coro polifonico crescente.
“Io sono colui che sono”. Come si può tradurre questo in poesia? La Nostra tenta una sua invocazione: «nel recinto di queste mi ore terrene / (…) / navigo verso Te nell’alba dell’alfabeto». Può dunque e potrà in futuro, la Poesia dare un senso alla ricerca dello Spirito nell’eterna energia dell’Universo?
L’energia della parola, l’abbrivo della vera Fede, la musicalità del verso possono tentare la scalata «all’estrema polvere del male» che s’insinua nelle pieghe del corpo quando esclama: «per ogni sorta di male sono passata». La Poesia deve esistere perché resta la preghiera più alta, «Luce il balsamo / sui venti d’anima», quando la navicella lotta contro i flutti violenti nella notte più nera.
La raccolta dei versi filosofici, teologici, sonori della Gnerre inclusi in questo stupendo atomo di meditazione che è la preghiera, segnano la Stimmung del genere umano che realizza, al femminile, la vera continuità della vita: chiamata ad essere meravigliosa anche nella più spietata sofferenza.

27 luglio 2008

1 commento:

daniela ha detto...

complimenti grande donna il 3 ottobre ti aspettiamo in radio e sappi che sei la benvenuta a Brussellando ed alla Tela sonora
ti abbracciamo tutti

con tanto affetto