mercoledì 2 settembre 2009

Nicola Lorenzetto in Legenda


recensione di Vincenzo D'Alessio

Tra gli autori, compresi in questa nuova Antologia che reca l’emblema di Legenda, ce ne sono da tenere in considerazione: essi costituiscono un seme che darà molti frutti negli anni che a loro saranno amici.
Quando il mio maestro don Michele RICCIARDELLI mi donò, agli inizi degli anni novanta del Novecento, il libretto di Giovanni CECCHETTI Spuntature ed intermezzi (Giardini, Pisa, 1983), rimasi intontito dalla lettura di questi versi che mi scorrevano davanti come una difficile partitura musicale. Oggi, leggendo le poesie di Nicola Lorenzetto, incluse in quest’ultima Antologia, sono tornati alla mente le visioni di CECCHETTI: “Fra l’uomo, fatto di terra, e il suolo su cui si / muove c’è un intimo scambio di sensi e di calore / vitale. / Ma sotto le strade di cemento e i marciapiedi di / cemento e le case di cemento, la terra soffoca / intristita e non può esprimersi.” (pag. 59)

Scrive Lorenzetto: “Sul cavalcavia / il tuo viso che si frantuma / il tuo odore che si disperde sull’asfalto/” (pag. 239) … e siamo solo all’incipit. Il percorso delle strofe disegna dall’inizio alla fine della raccolta quello che il critico Federico Italiano ha scritto come motivazione alla segnalazione: “Siamo di fronte ad un vero libro di poesia” (pag. 253). C’è la ricerca dell’altro che molti trascurano per eccesso di amor proprio. La richiesta al lettore di interloquire: “Tu spiegami” (pag. 242); c’è la conoscenza della lingua italiana e la padronanza; c’è il ritmo e la rima; l’assonanza e l’intertestualità; c’è la meraviglia della scoperta e la provocazione verso i problemi veri che “la zona industriale” riversa su tutti noi. C’è la soluzione ai problemi del nostro azzurro pianeta: “attendo / il ritorno della pietra” (pag. 246). Ironia, tempo che muta e si dimena anche senza l’uomo: “sale l’alba irrompe il giorno / riflette la sua luce senza di noi” (pag. 246).
Questa Storia della poesia gli scorre nelle vene, come scorrono i versi ne La fuga di Clara: cinque strofe cariche della bella lezione che dalla vicina città di Elea, odierna Velia in provincia di Salerno, promana ancora oggi la sua tenace lezione: “perché io tocchi con mano la riscossa e assieme / il mio annegare nel tempo per sempre” (pag. 249). C’è l’immortalità della Poesia, il naufragio nel mare della umanità, la ripresa del pensiero poetico da parte di altri poeti.
Una poesia che sta crescendo vicino alla realtà ma è assetata di quel “buono” che CECCHETTI così delineava nella raccolta già citata: “I poeti dormono con la testa piena di visioni / fatte di sillabe” (pag. 27). Ironicamente il giovane poeta Lorenzetto scrive: “Scrivo nel buio (…) scopo nel buio scoiattoli neuronici amplificati” (pag. 242) … “l’autore non delinea tanto un disegno comune, quanto una serie di visioni, che una dopo l’altra selezionano brandelli di realtà, schizzando un’immagine attuale dello scenario italiano odierno” (Carmine De Falco, pag. 253)

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