martedì 31 marzo 2009

Solchi e nodi a Cesena 3 apr


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scheda del libro qui


Sul Rosaio d'inverno di Roberta Borsani


recensione di Vincenzo D'Alessio

“noi piantammo un rosaio / che negli anni a seguire / ci diede molti figli “(pag .40). Vorrei iniziare da questi versi, tratti dalla poesia eponima, l’analisi della raccolta della poetessa Roberta Borsani Il rosaio d’inverno. Raccolta d’esordio. A noi sembra, invece, una lunga fiaba orale finalmente fermata sulla carta, non senza fatica. Cinque sottotitoli. La prima parte della raccolta resta la chiave di lettura dell’intera esistenza della poetessa. Un’esistenza volutamente rappresentata come mitica, altalenante tra sogno e mitologia, vicinissima all’idea di Surrealismo descritta da André Breton e Massimo Bontempelli.
In tutta la raccolta sono chiare le contaminazioni poetiche con il Novecento italiano, ad iniziare da E. Montale della raccolta Ossi di seppia, per finire a Ungaretti da I ricordi: scrive la Nostra: “si è sfatta / la trama dei giorni / ciò che stagna / ha forza immensa / regna la biscia/ (pag. 14) – nella poesia “si sono rotte le acque dell’origine”: “l’erba non fa rumore la pietra sogna / passa un ciclope enorme / come una nube” (pag. 17). Tante ancora le voci che si fermano ad animare i versi belli e sofferti della raccolta.
C’è una filosofia antica. È il filo rosso che lega la memoria bambina al desiderio di vivere per sempre una Storia che ci allontani dalla malvagità degli esseri umani e si avvicini di più, si ritrovi, nella Natura madre che forma ogni essere vivente e lo traduce in multiformi emblemi: floreali, animali, d’atmosfere dense di musica che non conoscono altro pentagramma se non quello della pura fantasia. C’è da smarrirsi nella “notte “ – tempo indefinito – che apre la poesia che dà il titolo alla raccolta.
Versi che sono maturati nel tempo, nella sicurezza di un'esistenza donata al racconto da trasmettere agli altri: “io vivo dove / non nasce un fiordaliso da anni” (pag. 33). Questo fiore è degno del suo fusto eretto e dei suoi fiori azzurri: dignità nel portamento e divinità del sogno. Senza la fantasia questa raccolta non sarebbe stata concepita: “Io vivo dove gli angeli / non guardano da tempo” (pag. 33). Noi siamo convinti che gli spunti di lettura che scaturiscono da questo primo tempo di approdo ad un porto scoperto dei versi della Borsani sono parte di quella terra che emerge dal sonno dell’inverno. I frutti non tarderanno e saranno copiosi tanto da farsi desiderare. Noi aspetteremo come l’autrice stessa ha scritto: “io e te / silenziosi e consci / stranamente vivi” (pag. 75).

marzo 2009

Mori a Scaldapensieri Milano 21-4-09



Martedì 21 Aprile ore 20:30
Libreria Nuova Scaldapensieri

Via Don Bosco davanti al n. 39
Milano


Alberto Mori

Fashion

Fara Editore



Sarà presente l'autore con reading dei testi

Presentazione a cura di Annelisa Addolorato

Dalle ore 19:30

la libreria offre un aperitivo ai presenti


Per informazioni sulla libreria:
www.nuovascaldapensieri.it
Tel:02 56816807


Per informazioni sull'autore:
www.albertomoripoeta.com

giovedì 26 marzo 2009

'Fashion' L'ultimo lavoro di Mori. Continua l'opera di sperimentazione

articolo di Dario Dolci pubblicato su «La Provincia di Cremona» 23-3-09

scheda del libro qui
presentazione a Pero


mercoledì 25 marzo 2009

«L(’)abile traccia» lancia “i Quaderni utili”

www.labileabile-traccia.com/rivista_000000.htm
Via della Resistenza, 9
05029 San Gemini (Terni)
E-mail: staff@labileabile-traccia.com


Il portale culturale «L(’)abile traccia» lancia “i Quaderni utili”, antologie virtuali (a volte anche cartacee) per esplorare in letteratura l’universo femminile. Alle scrittrici – come agli scrittori – il compito di arricchire l’iniziativa con propri testi e contributi (naturalmente inediti). Come inviarli? Subito detto: saltuariamente «L(’)abile traccia» presenterà una nota poetessa italiana. Numerose le citazioni dalle sue opere, che potranno essere utilizzate vuoi come spunto per la composizione di versi e pensieri, vuoi come scrigno a cui attingere sensazioni o immagini, da sviluppare in maniera del tutto personale e spaziando a proprio piacimento dalla poesia alla prosa alle parole in libertà. Ma si dovrà sempre tener presente la figura della poetessa proposta. Ogni autore potrà spedire un massimo di dieci lavori inediti agli indirizzi lorella.debon@katamail.com e staff@labileabile-traccia.com . I lavori ritenuti più validi dalla redazione del portale «L(’)abile traccia», saranno di volta in volta inclusi in un’antologia PDF che comparirà on-line in una sezione apposita del sito. In alcuni casi si procederà a realizzare, dell’antologia di turno, anche una versione cartacea: si otterrà così un volume che, stampato e spedito esclusivamente a spese de «L(’)abile traccia», verrà inviato sia alle biblioteche dell’Umbria (e, eventualmente, di altre regioni), sia alla poetessa che lo ha ispirato, sia – sotto forma di singola copia gratuita – a ciascuno degli autori in esso contenuti.

Si è deciso di dedicare il primo quaderno utile, che sarà cartaceo oltre che elettronico, ad Alda Merini. Siete dunque invitati a mandare i vostri materiali. Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti.

Lorella De Bon
per lo staff de «L(’)abile traccia»


La presentazione completa de “i Quaderni utili” è consultabile a questo indirizzo: http://www.labileabile-traccia.com/rivista_0000cb.htm.

su per altra porta di Massimo Ferrando

nota di lettura di AR

Cinque versi

Nella dolce misura
di soli cinque versi,
è la nostra lontananza, amore,
che ci unisce. Il quinto
è la nostra solitudine.


Ho trovato in più punti convincente e spiritualmente vibrante il percorso poetico che Massimo Ferrando ha raccolto in per altra porta (Genova, Galata Edizioni, 2008): certo a volte ci sono parti descrittive, liriche o “diaristiche” che risultano un po' prolisse, non essenziali, ma in generale si sente che la voce del Nostro non è un esercizio di stile, ma ci offre qualcosa di bello e toccante. Come scrive Massimo Morasso nella prefazione: “La parola qui è sempre in caccia del vero; è l'espressione di una dialettica che presuppone e co-genera un rovello d'intensità fra la coscienza del poetante e l'altro da sé (non, si badi, fra la coscienza di un poeta e la società dei poeti) in sé e fuori di sé, in natura” (p. 7). Sì la natura, il creato (incluso “naturalmente” l'uomo) e un un Padre sotteso e cristianamente invocato sono l'ordito della trama poetica del Nostro, così come l'exemplum di grandi poeti letti e assai bene assimilati:

«Strizzate, nuvole, / i vostri occhi di vetro / nel ventre vivo dell'alveare» (p. 23)

«Ruscello d'ombra, / come una roccia verde di muschio / dentro di te l'anima pensosa / afferra una musica.» (p. 29)

«(…) gli sbagli non esistono, / esistono solo cose / che decidiamo di non fare e cose / che facciamo.» (p. 73)

«Geniale è il condottiero / che conduce il suo esercito in battaglia / curandosi perfino del ronzino / che in coda arranca sotto il peso / degli scudi.» (p. 117)

«(…) ho convinto lo spirito / ad allearsi con me / reinvesto la vta: / ormai la materia / fa solo da sostegno / alle cose del mondo.» (p. 122)

«Per altra porta, / quella parte di me / che ama il silenzio, / parla e consiglia (…)»

«Privo di menzogna / sarò prossimo alla morte. / Nascerai – erba – nell'incavo / sbiancato delle mie ossa? // Forse confonderà le tenebre / una pace tanto desiderata.» (p. 154)

«Di quali desideri si nutrono / le anime? Godendo / dei favori eterni / non mancano di nulla.» (p. 155)

«Dio mi sollevi / come una nuvola di fumo.»

Quest'ultimo verso ci embra bellissimo, ha una forza salmica intensa, concreta e universale: ecco è in momenti come questo che Ferrando sa concentrare il suo sguardo in modo tale che lo stesso lettore viene assorbito, trasportato “oltre”. Gli auguriamo di procedere in futuro su questo cammino aspro, nudo ed essenziale ma carico di com-passione.






Mariarita Stefanini a Fiume 1-4-09



alcune poesie di Mariarita qui
altre le trovate Nella borsa del viandante, freschissima antologia a cura di Chiara De Luca

martedì 24 marzo 2009

Su Fashion di Alberto Mori


recensione di Vittorio Cozzoli

Il libro Fashion, se intendo correttamente, mi pare contemporaneo, testimoniando l’uno e l’altro modo di essere nel nostro tempo: quello che c’è e quello che dovrebbe esserci,
perciò lo riconosco interessante, giustamente concepito e felicemente risolto anche sul piano della scrittura. Nonostante forti concessioni (o cedimenti) al linguaggio “di moda”, che viene esaltato, servito, omaggiato (facendolo narcisisticamente godere), proprio questo linguaggio aiuta a capire quanto e come sia stato fatto uscire dall’orizzonte di senso (è perché il senso non ha più senso?) quello che più di altro non si separa dall’operazione
di “significato”. E tutti i grandi poeti, coloro che ogni secolo lascia in retaggio a chi viene dopo nel comune presente, hanno dato a noi da pensare:non solo a quello che nel presente storico-culturale va per la maggiore,ma anche ad “altro” ben più importante.
Sembra quasi che oggi il “linguistico” (che vorrebbe essere la totalità della realtà) la faccia da padrone e rifiuti di concedere spazio, presenza alla forza del significato da cui volenti o nolenti, dipende.Dico questo perché non si tratta solo di una questione filosofica, ma della sostanza piena della realtà.
Il fine vocabolarietto al servizio della moda, certamente utile, mi ha fatto però pensare ad un’operazione che ormai manca, un elenco di parole rese oggi impossibili: verità, bellezza, bene, luce, ecc. Se chiedi di che cosa si tratta, molti si mettono a sorridere (per ironia, più spesso). Eppure dovrebbero far parte della poesia. O no?
Se, dunque, questo libro doveva servire per “servire” per mezzo della sua lingua la Moda corrente, l’operazione è riuscita. Complimenti. Ma se alla poesia è dato (anche resistendo in nome dei destini umani) aiutare gli uomini a prendere coscienza della prigionia nella quale i dominanti di ogni tempo li tengono prigionieri, allora auguro di tenerne conto per uno dei prossimi. Questo, ripeto, nel suo proprio, è felicemente riuscito. Lo dico proprio perché l’incipit del libro parla di “apparenza” di “fantasma vacuo”, insomma di realtà che pone un problema: se debba essere o non essere lasciata nel suo “vuoto”.

lunedì 23 marzo 2009

Genti e Mori a Milano 27 mar

Venerdì 27 Marzo alle ore 18:00
Libreria Odradek
Via principe Eugenio 28 Milano

Francesca Genti ed Alberto Mori

presentano le loro recenti pubblicazioni


Poesie D'Amore Per Ragazze Kamikaze
Purple Press



Fashion
Fara Editore


Per informazioni : Tel 02 314948
odradekmilano@tele2.it



Fotografie reading Dall'Adige all'Isonzo 19 marzo 09



www.facebook.com/album.php?aid=2017892&id=1352872911&ref=share

La sfide del gruppo cultura «Guarini»

articolo di Paolo Saggese su «Ottopagine» del 19-3-09



Il rosaio d'inverno a Busto Garolfo 26 mar

Quest'anno il reading musicale di Doctor Blue and The Healers è dedicato alla prima raccolta poetica di Roberta Borsani, Il rosaio d'inverno (Fara Editore 2009). Il titolo dello spettacolo è "Anima celtica", e ci vedrà spaziare musicalmente dal folk irlandese al blues.

Insieme all'autrice, saremo presenti sul palco
Valter Binaghi e Isabella Fusè (voci)
Alberto Della Vedova (tastiere e basso elettrico)
Clay gatti (armonica e sax)
Dimitri de Franciscis (chitarra e basso elettrico)

Dunque vi aspettiamo a Busto Garolfo

giovedì 26 marzo ore 21.00

Sala consiliare (presso la villa comunale, di fronte alla Biblioteca)

Ingresso libero


Su Inoltramenti di Alessandro Ramberti


Edizioni L’Arca Felice, 2009

recensione di Vincenzo D'Alessio

Il settimo volumetto delle Edizioni L'arca Felice di Salerno, nella collana “Coincidenze” curata da Mario Fresa, è Inoltramenti di Alessandro Ramberti: poeta, scrittore e editore in Rimini. La casa editrice salernitana si pone, nel panorama letterario italiano (e meridionale), come capace di “creare una comunicazione speculare tra le forme della poesia e le forme dell’arte visiva”. In tale scelta ogni volumetto è accompagnato da una stampa, dello stesso formato, ispirata ai contenuti della raccolta poetica. In questa di Ramberti c’è un “monaco” (inchiostro su carta) realizzato da Francesco Ramberti.
La prima pagina è autografa dell’Autore, scritta a Natale del 2008, e il primo verso recita: “Pause nel silenzio / i versi (…)”. Questo procedere della poetica di Ramberti è la continuità delle due raccolte precedenti In cerca (Fara, 2004) e Pietrisco (Fara, 2006) che noi abbiamo letto e premiato in due concorsi letterari. Proprio dalla raccolta Pietrisco nasce il verso che congiunge questo inoltrarsi nella ricerca della parola-versi: “Ho poco da esprimerti / e se ti parlo è per dar vita in te a me stesso”. Traccia/orma che la poesia La grammatica sprofonda, di questa nuova raccolta, accoglie in questi altri versi: “quello che dici / sono capsule di un codice / in evoluzione.”
La scelta di Ramberti è l’abito talare indossato dal certosino che ricerca la perfezione del trascendente nella penna d’oca che stringe tra le dita: il pollice che lo rende umano e l’indice che lo avvicina a Dio. Ma quale Dio? Ce lo indicano i versi della poesia Echàd (Uno) dedicata al padre Roberto scomparso dal mondo: “perché noi siamo / la cifra del tesoro / di cui ci fai custodi nel cammino / ardente di sconfitte che redimi.”
L’intera raccolta vibra di una intensità d’amore verso l’altro, la speranza, la musica dell’anima.
Noi seguiamo il “porto” sicuro che il Nostro ci indica in questo suo viaggio, simile ai fotogrammi di un film, intrapreso dalle prime composizioni e seguito in queste che raggiungono il lettore/interlocutore attivo, attraverso un invito specifico: “A te che leggi ed accompagni / al mio il tuo pensiero” (Urna viva). Proprio su questo ossimoro scorgiamo il desiderio profondo e non celato dell’autore di raggiungere: “cammineremo lungo nuovi sentieri / fraternamente” (Pause nel silenzio).
Marzo, 2009

Antonio D'ALessio: una poesia che ti conquista

di Carmine Manzi, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana

La mia conoscenza della poesia di Vincenzo D'Alessio, di cui sono stato sempre un grande estimatore, mi ha reso più intimo e più caro il colloquio con Antonio, il figliuolo così repentinamente scomparso, nel fiore degli anni, ma che ci ha lasciato un così grande messaggio d'amore e di fede che è tutto da considerare.
È il linguaggio ad unirli e ad accomunarli, il padre al figlio, e non solo nella identità e nel calore degli sprazzi lirici, ma nella stessa frequenza degli accenti, ora sommessi, ma più volte carichi, pur nel rispetto della propria originalità, di amarezza e di tormento, nella voce di un'angoscia che è per tutti e per tutte le cose.
È una poesia che ti conquista subito e ti penetra dentro, quella di Antonio D'Alessio in questa raccolta postuma curata dal padre con la mano trepidante di chi ancora non ha represso tutto il dolore che ha fatto a brandelli la sua anima. Perché si tratta di versi che sono veramente pieni di dolore, messi sulla carta forse in un momento di spasimo e di delizia dell'anima («da piccolo cercavo calore / oggi ho capito che il fuoco / è dnetro di me»), ma sono anche versi di una amarezza profonda, dove è stridente il dissidio della sua anima affranta, angustiata, delusa, forse per ciò che soffre, magari nel silenzio, forse per quello che desidera ma non possiede, e non potrà mai possedere.
Antonio, mediante i suoi giovani anni, non riesce a darsi una ragione del senso della vita e non trova dinanzi a sé che delusione e raccapriccio, perché ha dentro di sé, il poeta, un grande dramma che lo tormenta e lo divora, nell'attesa , in ogni suo verso, di una pioggia ristoratrice che possa rinfrancarlo delle aprezze dalla vita e «addolcire / anche le persone / che popolano questo mondo». Ed arriverà, invece, tra lo sgomento, la morte prematura a colpirlo nel fiore degli anni!
Alle volte è condanna ed alle volte è rassegnazione, ma la voce di Antonio resta sempre la espressione di un grande tormento interiore e la conclusione di un'altra sua poesia conferma il dilemma che l'ha tenuto sospeso per sempre tra la vita e la morte, non certo consentendogli quella pace interiore di cui andava alla ricerca con tanta insistenza. Ed alla fine, la conclusione, che non può essere altra: «Alla vita sorriderò sempre / anche se non per tutto / ma non so se sorriderò alla mia morte». Ed ecco però che sopraggiunge all'improvviso anche la consolazione, il richiamo alla fantasia (forse perché è troppo dura la realtà, quasi impossibile da sopportare) e, con la fantasia, il volo all'Infinito, che vuole significare, per Antonio, «la trasgressione del futuro e del presente».
Ma è qui che mi ritrovo nuovamente con Antonio e con Vincenzo padre che m piace di rivedere nella forza della commozione e nella certezza del rimpianto e del ricordo. Però non sarebbe completa la presentazione de La sede dell'estro (è il titolo di questa raccolta postuma), se non mettessimo in evidenza la connessione umana ed anche artistica, indubbiamente, tra D'Alessio padre e D'Alessio figlio, tanta è la trasfusione tra di loro di sentimenti e di ideali di arte e di poesia. Dal padre Vincenzo, Antonio aveva appreso non solo l'arte di fare versi che sono, come abbiamo appena notato, di squisita fattura, ma anche la passione per la ricerca, per la storia e per le tradizioni della sua terra natale di Solofra, a cui ha dato il contributo di apprezzate annotazioni, non solo di carattere paesaggistico. Ed inoltre bisogna anche dire che l'armonia e la musicalità così spiccata chesi notano in queste sue poesie derivano dal culto che Antonio nutrì fin dalla sua adolescenza per la musica classica e moderna che lo ha portato poi in giro per le varie contrade della sua terra, suscitando interesse non solo tra i giovani e nell'ambito ristretto del territorio irpino, ma anche fuori, dove fu applaudito a scena aperta durante i suoi concerti per le sagre dell'estate.
Quindi non mancava in Antonio quel senso dell'allegria e del buonumore che invece i suoi versi racchiudono ma anche un poco nascondono, cedendo il passo alla tristezza.
Un presentimento della fine in età così precoce? Ma i versi perà restano toccanti e sonori, perché sarà stata invece la vita con le sue difficoltà e con i suoi accadimenti, coseì frequenti ai nostri tempi, a far nascere nel suo animo dei turbamenti che sono stati trasmessi in conseguenza ai suoi frammenti poetici. Ma tutto questo non può escludere però Antonio D'Alessio da quello stesso filone di poesia meridionalista di cui il padre Vincenzo è così gran parte ed a cui ha fatto spesso riferimento Paolo Saggese nei suoi diversi interventi, affermando come le sue poesie siano «testimoni di lotte e sconfitte di un passato di dignità e fame».
Indubbiamente Antonio rivive molto da vicino il mondo poetico del padre, pur essendo in possesso di una sua originalità d'espressione, ma egli ci appare soprattutto logorato da una certa sofferenza interiore, ed è quella stessa che poi lo porterà ad essere molto vicino al mondo dei diseredati e degli oppressi, maturando in lui quel senso della solidarietà e della partecipazione, attiva e feconda, alla fratellanza umana.
Leggiamo ma anche meditiamo questi suoi frammenti, perché essi ci invitano ad uno sguardo in profondo per la ricchezza dei sentimenti che vi sono nascosti, e ci accorgeremo come il canto di Antonio diventi quasi premonitore di una morte imminente. Il padre Vincenzo in una sua più recente raccolta che ha voluto dedicare al Sud, ed a sé stesso, apre con un vaticinio che è segno di riscatto e di vittoria, così che molti dei suoi critici lo avvicinano a Rocco Scotellaro soprattutto per il coraggio della denuncia, ma non solo. Ed Antonio era un'anima troppo bella e non ce l'avrebbe fatta a vivere tra le brutture del mondo di oggi, dove nemmeno la musica della sua chitarra aveva più il potere di raggiungere il cuore dei giovani. Ma ora è finalmente in cielo, in Alto, dove ha trovato il posto che non riusciva più a trovare sulla terra.

Mercato S. Severino, marzo 2009

domenica 22 marzo 2009

Su Quel libero andare di Ardea Montebelli



nota di lettura di AR


Mi è giunta appena stampata questa elegante plaquette delle Edizioni L'arca Felice di Salerno con introduzione del Vescovo di Rimini, Mons. Francesco Lambiasi, e un pensiero visivo fuori testo di Marco Vecchio, un volto intenso profondo che certo ci ricorda l'Apostolo. Il sottotitolo “Meditazioni in versi sulla prima lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi” ci dà le giuste coordinate per assimilare la bellezza di questa opera breve eppure densa di echi e saporosa di vita. La ricerca umile e assidua di versi scarni e levigati, sintesi espressiva di un cammino spirituale non superficiale, non improvvisato e non soggetto alle mode esotiche ma invece profondamente radicato nelle millenarie radici cristiane, si conferma anche in questa raccolta davvero dialogante con il testo paolino di cui ci vengono presentati alcuni brani topici (ma sarebbe bene leggerselo per intero per gustare a fondo la meditazione poetica di Ardea).
È bello leggere poesie così aperte in tutti i sensi, dove l'Autrice si fa strumento di un messaggio che offre al lettore dopo una “bruciante” immersione nelle Scritture.

Ecco alcuni brevi lampi (davvero illuminanti come folgori) di questa plaquette in cui ogni rigo è in fondo luminoso anche nei passaggi più inquieti:

«La tua parola
è cosa tremenda.
Si riflette in mille forme:
si esprime si rinnova
ci invoca ci respinge.»

«Come un docile sigillo,
l'amore si concede alla verità.
Una grazia densa e piena
si farà luce.»

«Potrebbe essere ovunque:
nelle forme, nei significati,
in quel libero andare
che tutto stabilisce
che mi affronta e mi sostiene.»

Particolarmente intrisa di echi biblici, la poesia di Montebelli usa un linguaggio assolutamente moderno, diretto, esatto, cristallino, sostenuto da un ritmo vario nel verso corto che arriva ad avere una compiutezza in sé eppure gioca con gli altri versi sapientemente creando situazioni di grande tensione spirituale se solo si lascia che il proprio io accolga queste parole cInserisci linkhe rimandano costatemente a un Oltre, indefinibile ma vicino, immateriale ma personale.
Anche la struggente foto dell'Autrice, scattata in Abruzzo nei pressi dell'Abbazia di San Liberatore a Maiella, ci può fornire uno stimolo a meditare questo “libero andare” di Saulo per vie di un mondo già intriso, nonostante tutto, di cielo:

«La vita è più grande di noi,
il mio cuore non osa chiedersi
come, perché, con quale fine,
con quale mistero.»


www.arcafelice.com/lecollane.htm

Premio Termopili d'Italia

VII EDIZIONE ANNO 2009

PER FESTEGGIARE LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA CHE COINCIDE CON LA DATA DI CONCLUSIONE DELL’INVIO DELLE LIRICHE AL PREMIO 21\3\2009
L’ASSOCIAZIONE TERMOPILI D’ITALIA CONCEDE AI POETI CHE RICEVONO QUESTA EMAIL LA POSSIBILITA’ DI INVIARE UNA SOLA LIRICA AL PREMIO CHE PARTECIPERà DEL TUTTO GRATIS

La lirica deve pervenire tra le ore 00 del giorno 20\3\2009 e le ore 24.00 del 22\3\2009 inviata a mezzo email al seguente indirizzo

mic.marra@alice.it


Organizzazione: Associazione Termopili d’Italia
Indirizzo: segretaria :FRANCESCA PRATA – via Nicchio – Villa Prata- snc 81020 Castel Morrone
Email:mic.marra@alice.it
Telefono:0823390999
POESIA A TEMA LIBERO
Lunghezza opere ammesse: senza limiti
Premi in palio

targhe raffiguranti le dieci contrade di Castel Morrone ai primi dieci classificati

Premiazione: QUATTRO luglio 2009 a Castel Morrone ,ore 17,00 .
TERMOPILI D’ITALIA VII EDIZIONE
Premi: DIPINTI di noti artisti italiani per un valore di 3.000 euro

offerti dai maestri :-

GIOVANNI TARIELLO di Castel Morrone ;

GIUSEPPE CASCELLA di Nocera Inferiore; ROBERTO ASCOLI di Albegna (Savona); ANNA MARIA FAZIO di Roma

giovedì 19 marzo 2009

Quattru sbrizzi a Scordia 21 mar

Concorso Nazionale per Poeti "Tindari - Patti" 31 mag

Art. 1 Il “Centro Studi Tindari Patti” onlus, indice la prima edizione del Concorso Nazionale di poesia denominato “Tindari – Patti”. Il concorso è aperto a tutti gli autori italiani residente in Italia e all’estero e si articola in una sezione:
a) Silloge di max 40 poesie

Per partecipare occorre inviare come allegato per email una copia della silloge a tindaripatti@alice.it unitamente a un breve curriculum e ai dati anagrafici e alla scheda di partecipazione da scaricare e completare dal sito www.tindaripatti.net o dal sito www.tindariedizioni.net.
Nell’oggetto dell’email deve essere scritto “Partecipazione premio Tindari -Patti”

Art. 2. Tutti gli elaborati vanno inviati entro il 31 Maggio 2009 solo per via email.

Non è prevista alcuna quota di lettura si può partecipare a tutte le sezioni.

Art. 3 La data di premiazione sarà comunicata successivamente. La segreteria comunicherà tempestivamente l’orario e il luogo della premiazione.

Art. 4 La segreteria comunicherà a tutti i partecipanti l’esito finale del concorso ed i vincitori avranno l’obbligo di ritirare personalmente o su delega a terzi il premio loro assegnato. In caso d’impossibilità totale al ritiro del premio, sarà inviato dietro il pagamento delle spese postali.

Art. 5 Le opere saranno valutate a giudizio insindacabile e inappellabile della giuria, i cui nomi verranno resi noti il giorno della premiazione.

Art. 6 Ai sensi della legge 675/96 i dati dei partecipanti saranno utilizzati ai soli fini promozionali e in qualsiasi momento potranno chiedere l’aggiornamento o la cancellazione scrivendo alla nostra segreteria.

Art. 7 I primi tre classificati riceveranno come premio oltre l’attestato, la coppa e la pubblicazione gratuita dell’opera. I finalisti del concorso riceveranno il diploma, il medaglione e un’offerta di pubblicazione scontata con “Tindari edizioni”.
Le opere dei finalisti potranno essere inserite nell’Agenda Poetica Artistica 2010 che uscirà nel mese di dicembre del 2009 dietro loro autorizzazione e adesione.

Art. 8 Al primo classificato andrà oltre alla pubblicazione anche un premio in denaro di €. 1000,00

Bando e scheda di partecipazione

martedì 17 marzo 2009

Su Fashion di Alberto Mori



recensione di Mara Zanotti da «Il Nuovo Torrazzo» del 14.03.09

L’ultimo libro di Alberto Mori, edito da Fara Editore, spiazza. Almeno per il titolo, Fashion. Questo autore così poco attento alle mode e alla moda, piuttosto esponente di una scrittura fatta di parole e di pensiero, di riflessione sul visto e sul rapporto tra atto creativo e realtà, spesso lontana dai luoghi di moda (un distributore di benzina bruciato non è esattamente un luogo cool), ha invece scritto un libro di poesie fatte di moda e soprattutto di linguaggio modaiolo. Spiazzante dunque, ma solo in apparenza.
Non appena si inizia a leggere quanto scritto emerge con chiarezza come Mori con coerenza, prosegua le “ricerche strutturaliste e semiotiche degli anni sessanta” anche in questo come negli altri libri. Linguaggio, parola, poesia si nutrono di moda nel volume Fashion, di quel mondo sdoganato da Baudelaire – come bene sottolinea Maria Grazia Martina nella prefazione – in quanto “espressione più autentica del presente”. Un luogo dunque anche la passarella, dove la contemporaneità si esprime, fin all’eccesso, anticipando ciò che verrà a più livelli, artistico, comportamentale, persino sociologico e naturalmente linguistico. Moltissimi i termini che la moda presta al linguaggio quotidiano o le espressioni coniate a uso e consumo della passerella,
parole appunto pret-a-portèr. Abbiamo così il “Burka Chanel” (società e cultura), il “Me-fast-time” che velocizza il rapporto con sé stesse e con il proprio corpo, la “Street college”, ancora di dimensione sociale, per non parlare di”glamour” “fetish” o “moving” ormai entrate nel linguaggio comune (aspetto linguistico). Le parole “della” moda di Mori, recuperano così la dimensione descrittiva, creativa ma anche di “denuncia”, non necessariamente con il dito puntato, di una contemporaneità fatta di attimi, di flash, di eccessi (“Nel dubbio vestitevi in modo esagerato” recita Vivienne Westwood in uno dei due esergi che precedono il testo) che scandiscono la vita di tutti i giorni. Lo stupore iniziale dunque rientra e Mori riafferma, anche
in questa nuovissima raccolta, la coerenza stilistica e contenutistica della sua ricerca poetica.

Vocilunanews

Cari amici,
è con grande piacere e soddisfazione che apprendiamo e vi comunichiamo a nostra volta (cliccare qui: http://baghetta.splinder.com ) la selezione finale dei libri ai primi tre posti dell’impagabile e imperdibile Premio Baghetta: i nostri complimenti a Francesco Tomada e al suo bel libro A ogni cosa il suo nome (Le Voci della Luna, 2008), che si contenderà il premio finale con Roberta Dapunt (La terra più del paradiso, Einaudi) e Roberto Piumini (Il piegatore di lenzuoli, Aragno) a pari merito con Nelo Risi (Né il giorno, né l’ora, Mondadori). I nostri complimenti anche a Francesco Marotta che con il suo impegnativo libro Impronte sull’acqua (Le Voci della Luna, 2008) ha anche lui resistito per ben tre selezioni successive (la prima selezione di 40 titoli, da 40 a 20, da 20 a 13), mettendoci subito nella invidiabile situazione di essere tra le pochissime case editrici (4, assieme ad Aragno, Mondadori ed Einaudi) con ben due libri in competizione. Gran finale il 16 Maggio: prenotatevi al Castello Colleoni di Solza (BG)!

Ricordiamo la prossima scadenza (21 Marzo) del Premio MezzagoArte (cliccare qui per il bando: http://www.prolocomezzago.it/pdf/bando_09.pdf o, per curiosità, qui: http://www.noticiasliterarias.bitacoras.com/archivos/2009/02/16/3-concorso-nazionale-di-poesia-edizione-2009-mezzago-arte )

e vi invitiamo a partecipare al Premio Letterario Internazionale Renato Giorgi XV edizione 2009 (vinto nel 2008 proprio da Francesco Marotta con la raccolta Impronte sull’acqua, pubblicata poi dalle edizioni Le Voci della Luna nella collana Cantiere). Per il bando, cliccate qui:
http://www.autoriitaliani.it/premiletterari/renato_giorgi/bando/bandoGIORGI2009.pdf

Auguri a tutti per il miglior risultato!

Vocilunanews

Premio letterario Pavese vino nella letteratura 30 apr

Giovanni Turra Zan a Dire poesia - Vicenza 22 apr


venerdì 13 marzo 2009

Chiara De Luca (a cura di) Nella borsa del viandante. Poesia che (r)esiste

scheda del libro qui

opere di Fabiano Alborghetti, Luca Ariano, Martino Baldi, Massimo Baldi, Corrado Benigni, Maria Grazia Calandrone, Simone Cattaneo, Carmine De Falco, Massimo Gezzi, Matteo Fantuzzi, Marco Giovenale, Federico Italiano, Simone Lago, Stefano Lorefice, Lorenzo Mari, Francesca Matteoni, Daniele Mencarelli, Simone Molinaroli, Anila Resuli, Massimo Sannelli, Mariarita Stefanini, Francesco Tomada, Caterina Tritto

€ 15,00 pp. 362 (Neumi)
ISBN 978 88 95139 62 3

«Negli ultimi tempi ho pensato fosse arrivato il momento di segnare una prima tappa e cominciare a tirare le somme del lavoro di lettura e analisi svolto negli ultimi anni. Tanti libri ricevuti o cercati, manoscritti, poesie pescate in rete, scambiate via e-mail,
ascoltate… Quest’opera collettiva nasce dunque dal desiderio di diffondere la poesia di qualità, il lavoro serio sui testi, di condividere
il bello (cioè la parola quando è vita e verità), poesie che mi hanno detto e dato qualcosa. Che non mi hanno lasciata uguale.
Che mi hanno fatto compagnia in treno, in giro per biblioteche durante lunghe notti di ricerca o per tirare fiato e vita nella pause
degli svariati lavori svolti per bisogno e per vigliaccheria, e che non amavo. Poesie cui ritorno. Cui ho fatto ricorso più volte nella
vita, a prendere in prestito parole. Come sempre fa chi legge, chi scrive. Per opporsi al silenzio. Per abbracciare.»
(dalla Prefazione di Chiara De Luca)

Chiara De Luca (1975) corre dieci-dodici chilometri al giorno, traduce da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese, scrive poesia, narrativa, critica e per il teatro, è attiva come operatrice culturale e
organizzatrice di eventi e reading poetici, ha creato le edizioni di poesia italiana e straniera Kolibris (www.edizionikolibris.eu) e numerosi
spazi online dedicati alla poesia contemporanea, cui si può accedere
anche dal suo sito personale www.chiaradeluca.com

Rifletto leggendo Senza Fiato

di Laura Bonalumi


Guido ha paura
del buio,

di svegliarsi un giorno

con gli occhi chiusi

e il respiro assente.


Guido ha una forza d’animo che vincerà la paura, Guido ha il sorriso che accenderà sempre il sole, Guido ha la voglia di vita che solleverà il suo petto.
Ho letto e riletto Senza Fiato ed ho incontrato il significato della parola vivere.
Quanto inutilmente sprechiamo un dono così prezioso, quanto stupidamente crediamo di essere invincibili.
Leggo ma poi mi fermo ad osservare il mio costato che si alza e si abbassa, con un ritmo lento preciso, potrei dire banale; mi riempio di fiato, che semplicemente arriva a gonfiare i miei polmoni, di fiato che raccoglie il profumo di questi giorni che hanno voglia di primavera.
Vivo del fiato che mi racconta il mondo che mi circonda, gli odori, i profumi, il sentore di umori che vestiranno le mie emozioni.
Automatico, meccanico, preciso. Semplice.
Eppure queste pagine aspettano una folata di vento che le faccia voltare, le sgualcisca, che le strapazzi, aspettano l’aria che il lettore porterà, sfogliando pagina dopo pagina le testimonianze e le speranze raccolte.
C’è motivo per soffermarsi sul verbo di ognuna, c’è bisogno di riflettere frase dopo frase, cogliere il dramma che vi è radicato e prenderlo un po’ sulle proprie spalle, calzarlo, vestirlo, lasciando che lo spazio vuoto, che l’aria, prendano il loro posto.
Dov’è l’umano sentimento che ci porta alla condivisione di gioia e dolore?
Dove sta la forza di noi esseri superiori, nel trovare consapevolezza del nostro essere invece deboli e fragili.
È qui. Sta tutto qui, tra le parole di Guido, di Daniela, di Luca….
Il coraggio di mostrare le proprie paure, i dubbi, le incertezze; la forza di prendere coscienza di un male che hai dentro, che vive con te, fianco a fianco, su una strada parallela, continua, ininterrotta: la tua vita, alimenta la sua.
Il progetto di questo libro, di questa raccolta di testimonianze, è un bene prezioso. È il risultato di un gesto d’amore che scavalca, sorpassa, il bisogno e la necessità personale; colmo di generosità, carico di speranza, ci obbliga, con invito gentile, a rispondere a questa richiesta d’aiuto.
Crudele, nella concretezza di una malattia che ha voglia solo di vincere, delicato, a tratti dolce, nello sguardo allargato di chi cerca l’infinito del cielo; li vedi, attraverso tavole illustrate da mani e animi molto sensibili, i sogni che popolano le notti e i giorni di chi spera.
Come non voler correre incontro ad un’opera così?
Io non ho saputo resistere, non ho potuto voltare pagina e sguardo assieme. Ho dovuto tenermi incollata, rigo per rigo, con il fiato sospeso – e non è un gioco di parole – con lo stomaco chiuso in una morsa che ha trovato sfogo in tante lacrime scappate.
Fa bene leggere Senza Fiato, fa bene al cuore, all’anima così spesso vuota e secca, inaridita dalle grosse abbuffate d’ossigeno che così egoisticamente vogliamo solo per noi.
Sfoglio e sfoglierò ancora a lungo Senza Fiato, per tornare a sentire il valore della vita che tanto spesso scordiamo; inviterò altri a farlo, con la ferma speranza che le ali di questo libro, mosse e divorate da infiniti lettori, portino aria e sollievo a suoi scrittori.

Grazie Guido.
Con immensa stima e affetto,
Laura






giovedì 12 marzo 2009

Quattru sbrizzi a Scordia 21 mar


sabato 21marzo, a Scordia, ore 18,30
presso Palazzo De Cristofaro

presentazione di Quattru sbrizzi di Salvo Basso. L'iniziativa, nel quadro della Giornata Mondiale della poesia, è promossa dall'Unesco.
Promotori: ARCI Sicilia, circolo Scordialegre
In collaborazione con: Associazione Centro Studi e Ricerche Salvo Basso, South Media
Con il patrocinio di: Comune di Scordia, AIB (Associazione Italiana Biblioteche) Sicilia
Con il sostegno di: Kalat Ambiente
Ne discutono: Anna Bucca (Presidente ARCI Sicilia), Marco Scalabrino (traduttore),
Simona Inserra (Presidente AIB), Domenico Simone (Coordinamento Cultura ARCI)
Reading con Marianna Cappellani (tenore), Ottavio Cappellani (scrittore), e Paolo Sorge.

“Petali d’Immenso ”

BLUARTE
Rivista on line di Arte Cultura Informazione

Seleziona artisti per la mostra virtuale collettiva: “Petali d’Immenso”
Categorie ammesse: Pittura, scultura e fotografia.
Immagini opere da inviare entro 31 marzo 2009
Richiedi scheda di partecipazione

Cordialmente
La Redazione


Visita il sito www.bluarte.it e www.viacialdini.it

Giornata della poesia a Gaeta 20 mar

Su Fashion di Alberto Mori


di Oronzo Liuzzi

Fashion. Dichiarato. Descritto. Ironia dell'universo mode e sull'universo moda. Alberto Mori si descrive. Poetizza il fascino della passerella. Crea. Si crea. Originale. Apre una finestra sul "Tutto è Winter Chic".
Scrittura fluida e solida e sintetica e calibrata. Sperimenta e descrive la mummificazione di una realtà che stravolge l'occhio e la mente. L'effimero non ha limiti. Diverte la descrizione stilistica di una poesia fatta di invenzione. Fashion. Vive la visione dell'immagine del corpo e visualizza l'immagine dell'abito. Il gioco si fa duro: “Fetish goloso ora splende” o “Mentre le galosce lampano nella pozzanghera” o “Ambient Umbrella / ripara ed avverte della pioggia”.
Il caos della moda strizza l'occhio allo sdoppiamento della personalità e traccia una sua linea fisica di una bellezza costruita solo per sedurre e ingannare lo sguardo: “Mi siedo di fronte allo specchio / pronta ad abbandonare la realtà / per diventare un'altra persona”.
La comunicazione linguistica dell'azione poetica svela le visioni luminose virtuali di un mondo incantato dalla falsità dell'apparire o di una realtà che si condensa nel vuoto più estremo del significato. Fashion.

Oronzo Liuzzi

mercoledì 11 marzo 2009

È uscito il nuovo numero di IPR

È uscito il nuovo numero di
ITALIAN POETRY REVIEW
Plurilingual Journal of Creativity and Criticism

Columbia University
Department of Italian
&
The Italian Academy for Advanced Studies in America

Abbonamenti
Volume III, 2008

prezzi Italia Estero

Istituzioni euro 50,00 euro 50,00
Privati euro 25,00 euro 30,00

Per abbonarsi scrivere a: abbonamenti@sefeditrice.it
oppure visitare il nuovo sito web della rivista
www.italianpoetryreview.net dove è anche possibile acquistare il
volume in versione pdf oppure specifici contributi del numero e dove
si trovano i video della serata del 3 dicembre 2008 alla Italian
Academy con interventi e readings di Paolo Valesio, Richard Howard,
Mark Strand, Alfredo De Palchi, Davide Rondoni, Susan Stewart,
Graziella Sidoli, Francesca Cadel, Peter
Carravetta, Fabio Finotti, Luigi Fontanella, Mario Moroni, Alessandro
Polcri, Taije Silverman.

IPR è stampato a Firenze dalla
Società Editrice Fiorentina
via Aretina, 298 - 50136 Firenze - Italia
tel. +39 055 5532924 - fax +39 055 5532085
info@sefeditrice.it - www.sefeditrice.it


Italian Poetry Review
vol. III
2008

Contents / Indice

Crestomazia Minima

Poems / Poesie

Enza Del Tedesco "I movimenti remoti" di Goffredo Parise: il canto dei morti
Goffredo Parise, I movimenti remoti
Fabio Franzin, 'A paròea del Nome / La parola del Nome
Fabrica / Fabbrica
Alessandro Polcri, Firenze metonimica negli "Epigrammi" di Francesco Bausi
Francesco Bausi, Epigrammi fiorentini (1998-2000)
Elio Grasso, from Il secolo è cambiato
Roberto Gigliucci, Natale: estasi dell'infermiera Giovanna
Il poemetto delle ciliege
Maurizio Clementi, Dieci poesie per la rivoluzione (2006-2007)
Domenico Cipriano, Lampioni
Novembre
Federico Pacchioni, Il castello
Daniele Santoro, from La vellutata luce
Lucianna Argentino, from Le stanze inquiete
Ilaria Caputi, Costellazione cancro
Mario Benatti, Poemetto di morte e di vita
Filippo La Porta, Su Alida Airaghi
Alida Airaghi, Poems
Alberto Giordani, Poems
Marcello Giordani, Poems

Translations / Traduzioni

Cecco Angiolieri, Poems, translated by Brett Foster
Giuseppe Leporace, Poetry: the Art of Surprising. An Interview with
Mark Strand
Carlo Testa, Quali poeti ha letto l'Italia del ventesimo secolo?
Rovello in un prologo e 9 documenti
Blok, Akhmatova, Mandel'shtam, Pasternak, Poems, translated by Carlo Testa
Simon West, "Keep the word translation out of it": A Poem of Andrea
Zanzotto in English
Andrea Zanzotto, "La perfezione della neve" and Other Poems,
translated by Simon West
Edoardo Sanguineti, Poems, translated by Robert Hahn & Michela Martini
Edith Bruck, Poems, translated by Philip Balma
Fabio Pusterla, Poems, translated by Marella Feltrin-Morris & Chad Davidson

Between Prose and Poetry / Tra Prosa e Poesia

Daniele Piccini, Dov'è la tua vittoria
Graziella Sidoli, L'im-possibilità di con-fondersi: convers(az)ione
con Silvia Nanni, autore/attore. intervista
Silvia Nanni, El.lisse. Sogno occidentale (atto iv), translated by
Graziella Sidoli & Stefania Stewart
Marzia Bambozzi & Massimo Stella, Ad un istante dalla cenere.
Frammenti di un discorso troiano.

Poetology and Criticism / Poetologia e critica

Bernardo Francesco Gianni, O.S.B. Oliv., «La città dagli ardenti
desideri». Mario Luzi custode e cantore della civitas
Mario Luzi, Siamo qui per questo (riproduzione anastatica della
versione dattiloscritta con lettera inedita)
Hans Honnacker, "Siamo qui per questo": Mario Luzi a San Miniato al Monte
Alfredo Luzi, Parola e fede nel "Libro di Ipazia"
Cristina Gragnani, Pirandello tra Leopardi e Pascoli: "Zampogna" e
"Fuori di chiave" nel "Taccuino di Harvard"
Francesca Cadel, Il volto come luogo. Intervista ad Andrea Zanzotto
Federico Dal Bo, Traduzione come mediazione linguistica: Celan
traduttore di Ungaretti tra italiano e francese
Federico Busonero & Andrea Ulivi, Visione e interrogazione. Un dialogo
tra poesia e fotografia

Reviews / Recensioni

Alberto Bertoni, Ricordi di Alzheimer (Alberto Casadei)
Piero Boitani, Prima lezione sulla letteratura (Danilo Breschi)
Ernesto Livorni, L'America dei padri (Enrico Minardi)

Books Received / Libri Ricevuti
Note Cards / Schede bio-bibliografiche

martedì 10 marzo 2009

Su Senza fiato (a cura di Guido Passini)


recensione di Nino Di Paolo
(scheda del libro qui)

Caro Guido,
era la prima volta che leggevo, di una malattia, in una forma diversa dal saggio o dalla narrativa "ottocentesca", quella delle Violette e dei Don Rodrigo.

Mi sono accorto, innanzitutto e, forse, stranamente di come le poesie e le prose da te scritte e raccolte, mi abbiano "informato" più e meglio di una relazione medico-scientifica: questa è la prima sensazione che ho avuto.

L'immagine che avevo della fibrosi cistica era l'immagine di una grave malattia dell'apparato respiratorio, che si porta via i bambini ancora in età preadolescenziale.
Non avevo conoscenza dei sintomi e delle complicazioni né, tantomeno, del fatto che pressoché tutti gli organi ne possano essere aggrediti.
Anche sul dato statistico di incidenza non avevo idea alcuna.

La tua è letteratura che diffonde conoscenza, ed attraverso la comunicazione più diretta dei sentimenti, quella che si manifesta attraverso la Sintesi della poesia, delle poesie.

Poi, anche il lavoro di raccolta e di scelta della "scaletta di pubblicazione" è stato elemento fondamentale per presentare, in modo sì toccante ma pure preciso, ordinato, chiaro, il mondo delle persone che vivono questa guerra.

Questo è il cuore dell'opera: la comunicazione che le persone che convivono con la FC sono combattenti esemplari, che mi sono apparsi, da un lato, simili ai soldati che si fronteggiavano senza scampo sotto le mura di Ilio e, dall'altra, astronauti lanciati in missioni ai limiti dell'impossibile, con una salvezza forse lì a portata di mano, quella che dovrà arrivare dalla terapia genica.

E questa salvezza è dipendente da studi, finanziamenti e ricerche di uomini che possono essere lì a pochi chilometri da casa oppure dall'altra parte del mondo.

Quello che resta, in ogni istante, il nòcciolo, a me è parso lo spirito guerriero.
Forse in una sola poesia c'è un rivolgersi ad Altro, nella gran parte c'è solo l'essenza della battaglia.
Non è semplice rivolgere lo sguardo in alto quando la prima domanda che, fin da bambini, si presenta all'intelletto è: "Perché a me?".
La dignità, non certo una superbia che non può mai essere addebitata a chi è segnato, non consente troppo di alzare gli occhi al cielo.

Conoscenza e condivisione, conoscenza ed attenzione.
Non si riconosce, per strada, chi convive con la FC.
La FC non dà spettacolo, quindi l'occhio di chi passa non la coglie.
Ed allora solo la conoscenza, con informazioni semplici da comprendere, così come sono ben presenti nel tuo lavoro, può mettere nei giusti binari l'atteggiamento di tutti, per poter attivare con "cortese sollecitudine" l'applicazione della già citata terapia genica.

Un sincero grazie per la tua opera che, sempre a mio modestissimo parere, lo ripeto nuovamente, è un cardine per la diffusione di una conoscenza seria, non accademica e non pietistica, di una realtà che coinvolge un numero non piccolo di fratelli e sorelle.

Nino Di Paolo, 9.3.2009

lunedì 9 marzo 2009

Su Vita in rosso… un cuore violento di Stefano Cattani

recensione di Guido Passini




Cenni biografici
Stefano Cattani è nato l’11 dicembre 1982 a Forlì, città dove ancora vive e studia. Alle superiori scopre la poesia, passione che non lo abbandona spingendolo nel 2006 a “portare alla luce” anni di foglietti scritti e torturati. Partecipa a pubbliche letture e performance di parole e musica. È un appassionato di rievocazioni storiche.
Sta lavorando alla stesura di un testo teatrale e collabora con l’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì nella promozione della poesia. Di lui ha scritto Andrea Brigliadori sulla rivista «Confini» n. 23, 2006. Alcuni suoi versi sono presenti nell’antologia Il silenzio della poesia edito da Fara Editore nel 2008. Nel dicembre 2008 pubblica Vita in rosso… un cuore violento edito da Fara Editore.

Recensione

Ho il piacere di conoscere Stefano Cattani da alcuni mesi ma sinceramente non avevo ancora letto nulla di questo ragazzo. C’è da dire che Stefano è un personaggio, faccia da duro, una mente geniale, scherzoso e serio allo stesso tempo. Mi aspettavo un libro dai temi forti, ed è stato un piacere vedere quanto sia elaborato, fine, dal punto di vista tecnico questo libro. Ci sono situazioni in questo libro che ho faticato a trovare in altri. Le figure retoriche si susseguono in maniera ordinata, a volte in maniera catartica, nel vero senso della parola, altre volte in maniera più cauta ma altrettanto intensa. L’arte di Cattani è nel riuscire ad unire l’intensità della poesia con l’assolutezza di una sceneggiatura da teatro. Il ritmo “cattaniano” che accompagna le poesie a mio avviso è una scelta ottima, rende molto bene l’idea di quello che Stefano vuole mostrare già dal titolo: l’irrequietezza, l’aggressività di un’anima. Ho ritrovato anche un suono impeccabile in questi versi, a volte forse quasi forzato da parole di vecchio stampo, ma nel complesso risultano ideali.
E’ un piacevole ritorno a poesie che oggi ormai non si trovano facilmente, uno stile che si trasforma nettamente nell’uomo Stefano. Le riflessioni che riporta sono imponenti, ha preso la vita, l’ha risvoltata come un calzetto e si è imposto delle domande, vanifica tutte le risposte plausibili e detta la sua testimonianza. Il libro è suddiviso in quattro fasi che potrebbero rappresentare quattro fasi distinte della vita dell’autore vuole mostrare. Camere di reclusione potrebbe rappresentare il fattore scatenante di questo libro, Esterni – interni, invece è la fase di riflessione, quella di stallo in un certo senso, Un cuore violento invece mostra la rabbia, il totale rifiuto di ciò che ci circonda, e l’ultima Divenire, rappresenta la scelta, la voglia di estraniarsi, restare nelle certezze che ci si è preposti. Questo almeno è il mio modo di assimilare questo libro. Ci sarebbero tante altre cose da dire riguardo la tecnica di questo libro, ma non credo di essere la persona giusta che possa renderle giustizia, quindi l’unica cosa che mi permetto di dire è quella di leggere questo libro, catturarne l’emozione e gestirla come meglio si crede.
Un sincero applauso a Stefano che ha costruito un qualcosa di concreto e spero sia per lui l’inizio di un lungo cammino. D’altronde hai la fortuna di avere da padrino e madrina per questo libro i prefatori Stefano Leoni e Caterina Camporesi. Buon proseguimento.


Di questi tempi… i poeti rubano?

di Oreste Bonvicini

… scrivere potrebbe sembrare un’attività snobistica in rapporto alle difficoltà che ogni giorno si annunciano più gravi sul fronte economico e della stabilità dei mercati che determinano di conseguenza, la stabilità di questo sistema politico, di questa società. E stretti come siamo tra sommovimenti sociali, oggi tocchiamo con mano quanto il mondo sia mutato dinanzi ai nostri occhi che, pur riconoscendolo, si ostinano a non prenderne atto. Mutato, irreversibilmente? Nulla ci pare impossibile, tutto plausibile perché ci sentiamo incapaci di pensare in modo positivo al domani. Quale realtà andremo ad affrontare e quali sacrifici, andando con la mente al tempo che abbiamo lasciato svanire nel nulla, nel colpevole non fare, accettando di ingrossare i nostri glutei anziché affrontare la realtà a viso aperto e dichiarare al mondo che nulla o poco ci soddisfa, di questa società? Ma le notizie dei quotidiani generano pensiero poco edificanti e di rimbalzo nulla pare veramente trasparente in questa economia che ha camminato, in questi ultimi quattro lustri, sulle sabbie mobili dell’azzardo.
Ma c’è notizia e notizia.
Per questo c’è differenza tra le notizie di ogni giorno che si affacciano alla sguardo e che ossessionano con il tambureggiante ritmo delle informazioni. In realtà quanto di ciò che ci viene riferito ogni giorno è veramente importante? Quanto verosimile? Quanto vergognosa e opportunistica menzogna?
Pensiamo, per contro, a quante volte leggiamo un libro di un autore importante durante la nostra vita. Poche. Per questo poco è veramente importate, ma molto ci angoscia.
Hegel affermava che lo spirito del tempo in cui si scrive è ben diverso di quello di cui si scrive.
Per questo penso a quanto siano impoetici questi ultimi mesi. Non perché la poesia non possa sposarsi con la realtà, bensì perché non c’è poesia laddove il poeta non scorge spazio per elaborare la sua tesi e si lascia coinvolgere dalle cose del mondo. Corre cioè il rischio di esserne fagocitato. Non ci possiamo permettere di smarrire la tenacia che la poesia possiede, forma libera di espressione, anche laddove devono prevalere le istanze di un fare versi civili per altro poco graditi ai poeti laureati.
Resteremo per sempre legati al tempo in cui siamo vissuti. La cronaca diverrà storia, testimonianza anche. Non per valicare il confine della letteratura, ma per lasciare in pegno il disagio che pervade lo sguardo di chi, attento, non volge altrove l’attenzione, né si distrae inseguendo l’effimero.

***

Solo i bambini che guardano oltre i finestrini del treno che corre nella campagna, godono di uno spettacolo. È la verità che sfreccia dinanzi ai loro occhi. La porteranno con i ricordi del viaggio, il colore delle stazioni a cui sono scesi, o dei paesaggi che si sono alternati fino all’arrivo.
Solo i bambini sognano ancora il viaggio. Per ripartire.





QUALE POESIA?


Non sia incolmabile divario
tra scienza e verbo, tra teologia e sapere.
Che si possa dire ancora poesia
l’insieme delle conoscenze
indimostrabili ma vere?



Può apparire ozioso dedicare alcune pagine ad un interrogativo che forse la sola lettura degli autori contemporanei potrebbe svelare. Ma la ridda di riviste che affollano il panorama nazionale, nonché il numero esorbitante di concorsi che tendono a scavalcare il senso stesso della poesia riducendosi a vetrina più per gli organizzatori che per gli autori, crea un certo disorientamento. E non sarà la volontà di mettere in discussione questi atteggiamenti, (il tempo renderà giustizia al poeta, non un concorso letterario), bensì la necessità di far chiarezza laddove le riviste più accreditate sfrondano una messe di materiale che perviene loro e danno un indirizzo teorico, legate alle scuole di pensiero che talvolta valicano il confine tra l’immaginario e l’onirico.

Scrivere è una necessità interiore o un’arte che come la pittura o la scultura si esprime attraverso il segno ovvero la parola?

Per Montale la tendenza della poesia a lui contemporanea fu di “farsi prosa senza essere prosa” che, nell’ambito della modernità poetica novecentesca investe tutta la poesia e gli autori che devono le loro scelte obbligate a tempi storicamente mutati e rilevanti. Evidenti furono i riflessi sulle arti.

I poeti rubano (T.S. Eliot)? O forse trasformano la materia data loro in pasto, con sensibilità ciascuno rielabora, ricuce, ridimensiona a propria immagine e somiglianza? Ricreano sul creato. Rigenerano.

Talvolta il dubbio che più ci angoscia è quanto nelle nostre parole genera inganno. Siamo noi che ci autoinganniamo, con il racconto di ciò che pensiamo di conoscere? O la misura certa del quotidiano desta in noi un desiderio di parola che ai lettori svela un’altra dimensione?
Scriveva Edmond Jabès (il percorso): “E se il libro, nelle sue astuzie e arditezze, fosse soltanto la folle resistenza al niente dell'ultimo foglio?”

E ancora: che cosa ci spinge a leggere poesia? Che cosa accade durante una lettura di un testo poetico?
“La poesia come peculiare pratica del linguaggio ha qualcosa che attraversa il tempo, poggia su di una permanenza, su qualche fenomeno di lunga durata, una convenzione fondamentale, e che è in virtù di questa consistenza antropologica che noi possiamo considerare con una certa familiarità, nonostante tutto intorno ci suggerisca che essa è un corpo estraneo nel mondo contemporaneo, una forma anomala, immotivata, obsoleta, di dirigersi al linguaggio.” (Andrea Inglese in Atelier, n. 46 giugno 2007)


Tutto ciò deriva dal linguaggio verbale che può divenire scrittura? Parola incisa sulla pietra?
“Il linguaggio verbale è lineare, segmentabile e, ciò che più conta, è in grado di creare una quantità pressoché infinita di messaggi con un numero limitato di unità. Queste proprietà consentono indubbiamente non solo di riformulare in diversi modi il medesimo messaggio, ma anche di assumere come contenuto il mezzo di codificazione e trasmissione del messaggio stesso.”
(Dizionario di Linguistica, filologia, metrica, retorica…. Einaudi)

Ma il linguaggio, la parola, espressione umana che giunge alle labbra è l’unico strumento che esprime il pensiero in modo diretto? La parola è in grado di esprimere completamente il concetto?

“Ho sempre in qualche modo pensato che la letteratura, nella sua essenza, sia un racconto orale e anonimo; sarebbe meglio se gli autori non esistessero o almeno non fossero identificati, - se fossero sempre morti – come disse una volta a Grado una bambina a Biagio Marin, - o costretti all’incognito e alla latitanza”… (C. Magris, in Libri di lettura da Alfabeti 2008)

Confondersi o sparire?
È il desiderio del poeta. Egli mira all’invisibilità corporea. Non alle pagine dei quotidiani, agli schermi delle televisioni, a dar voce e corpo alle parole… Solo il verso valica il confine labile che circonda il poeta che vive la quotidianità, immerso nelle sue attività, spesso lontanissime dalla poesia, così vincolata ancora all’immagine romantica dell’autore che consuma la propria vita alla ricerca del bello per il bello.



Paesaggio.

“E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e dimenticano se stessi.” (Sant’Agostino)

La curiosità che in viaggio si acquisisce per una località o per una regione che ci fa innamorare del suo clima o del suo paesaggio, appare come la passione per uno scrittore di cui leggeremo tutte le opere e di cui ci sentiremo orfani quando le avremo esaurite. Allora tenteremo di trovare sollievo guardandoci intorno e, scoperte le sue cose minori o dimenticate, forse anche le poesie giovanili che lui stesso in vita ripudiò, ci affezioneremo a quella spiaggia ultima della conoscenza, ovvero particolare tanto ininfluente quanto affascinate poiché incapaci di collocarlo criticamente nel panorama della sua opera.
E affezionandoci al particolare, sarà come abbracciare un paesaggio che tanto amiamo e crederlo tutto compreso in quell’abbraccio, mentre in realtà stringeremo solo i rami degli alberi tagliati prima della fioritura o le ultime sterpaglie raccolte prima dell’inverno, o forse l’erba del prato, quello più lontano e in ombra, che nessuno sembra avere mai apprezzato.

E se quel paesaggio che grazie ad un particolare, ad un banale ma soprattutto inatteso evento che riemerge dalla notte del tempo, susciterà il ricordo forse del giorno più bello vissuto in una città lontana, o di un’estate affrontando i ripidi pendii delle valli alpine che più volte cercammo con intelligenza di resuscitare dalla memoria, ritroveremo la luce che pensavamo sopita, l’intima essenza di quanto ci fece innamorare?




Poesia o racconto


La quiete della poesia è nel susseguirsi degli eventi di cui racconta. Così quando inizio a guardare il profilo delle montagne, il mio sguardo non è più lo stesso che scorre sulle cose di ogni giorno. Scopro le vette di cui la prima volta ho risalito ( a passo lento) i declivi. Le riconosco come riconoscerei un compositore ascoltando le prime note di un brano della sua musica, un poeta dall’incipit di un suo verso, un film da un fotogramma, un volto da uno sguardo amico.
Cerco con lo sguardo la vetta e l’imbocco della valle, presto in ombra quando il sole è quello di un autunno anticipato.
Mi stupisco come, riguardando certe fotografie che mi ritraggono, sia sul mio volto un segno deciso di ostinazione, lo stesso che credo di aver sempre offerto al mondo. In realtà non fu che una forma di difesa. Dentro di me nulla di tutto ciò si è mai rivelato. La vita può apparire come un banale trascorrere di eventi che si susseguono nei giorni, attendendo la notte e con essa il sonno, come se dal sonno avesse origine qualcosa in più del semplice riposo: la fuga in un luogo ideale e idealizzato, pur restando immobile tra le proprie cose.
Per questo, prima di addormentarmi, ripenso alle vette che ho sfiorato e solo talvolta raggiunto, con le mie modeste energie, con il minimo equipaggiamento, Penso alle sensazioni che provavo sulla pelle quando a tremila metri di quota cambiavo la mia camicia madida di sudore sulla schiena per il peso ed il contatto con lo zaino affardellato ed indossavo, sulla nuda pelle, una vecchia maglia di lana. Quel contatto, quel respiro mi consentiva di sentirmi parte, con il sole sul volto e lo sguardo intorno, del vuoto che dominava le valli sotto di me, e divenire un unico con il luogo in cui mi trovavo.

Anche per questo, ancora oggi, mi addormento rapidamente. Vivo come se il mio respiro fosse ancora lassù, a contatto con un’atmosfera che i miei vent’anni e poco più credevano immutabile e che ogni anno, al ritornare dell’estate, tornava a rubarmi i giorni ed il pensiero, con l’attesa che si faceva intensa. Allora ancora non comprendevo che le attese a lungo anelate sminuiscono il quotidiano, finché disimpariamo a viverlo se non in prospettiva di qualcosa che, al contrario, presto, troppo presto, finisce.



Se non si muore a Cesena 14 mar

venerdì 6 marzo 2009

Musica e versi: La sede dell'estro

articolo di Alessandra Valentino su Antonio D'Alessio pubblicato in «Ottopagine» del 27-2-09




Il manifesto dei poeti irpini



di Paolo Saggese, pubblicato su «Ottopagine» del 26-2-09

cliccare per ingrandire




Dall'Adige all'Isonzo. Poeti a Nord-Est a Vicenza 13 mar


LIBRERIA MONDADORI

(Piazza delle erbe 9/a, Vicenza)

Venerdì 13 marzo, ore 21,00


presentazione del libro

Dall'Adige all'Isonzo. Poeti a Nord-Est (Fara, 2008)

leggeranno

Paolo Campoccia, Roberto Cogo, Alessandra Conte, Erika Crosara, Fabio Franzin, Stefano Guglielmin, Simone Lago, Giovanni Turra Zan.

presenta

Alessandro Ramberti (editore)

giovedì 5 marzo 2009

Su Fashion di Alberto Mori



Caro Alberto,

davvero un’apparenza sottile e smaniosa, devotamente acerba e millimetrica, depone i suoi ritagli cromatici e materici nei versi di Fashion. La sera, teatro bifronte di opposte pulsioni, apre tattili esperienze nelle riproducibilità che la pop art storicamente ha tradotto in icone. Ma qui lo “strappo” leggermente smarrito
nello sfiorarsi vago, nelle trasparenze policrome, impegna una necessità a ritrovare il tratto corporeo che acquista salute e presenza. Quanto destino nella primavera incipiente? Dove cogliere il segno di sorrisi non sempre appiattiti nella banalizzazione icastica? Tendere ad un oltre, anche “in punta di piedi”, è assorbire funzioni,ruoli consapevoli dei sensi, liberi e scalzi, nello sfondo di notti accese da riflessi mobili. I nostri passaggi sono al “Corner Gate D”, i manufatti testimoniano relegate manualità che hanno deposto arnesi all’imporsi di limbi assidui.

Cioran esclamava l’impossibilità e il bisogno di “rifarsi l’anima”, oltre lo stupore del primo gesto, ripetuto e coniato. Dal deserto dei cactus, la polvere taglia e invade il ritmo lineare delle strofe, il sostegno fonico del significante.
Non manca la nota profondamente umanistica che ricorda le tante schiavitù ma, nello stesso tempo, apre al “cammino della seconda vita”.

Un abbraccio

Andrea Rompianesi

Premio clanDestino 2009

Anche quest’anno la rivista
clanDestino
bandisce in
Premio di Poesia
con lo scopo di segnalare opere di pregio e promuovere nuovi autori
sostenendone la pubblicazione in volume

- bando di concorso -

A chi è rivolto il premio
Art. 1 - Possono partecipare al premio solo gli abbonati alla rivista clanDestino o coloro che sottoscrivono un abbonamento in contemporanea alla partecipazione al Premio

Come si fa ad abbonarsi alla rivista
Art. 2 - È Possibile effettuare un abbonamento annuale a 4 numeri della rivista tramite il versamento di 25,00 euro con la causale Abbonamento alla rivista clanDestino 2009 sul conto corrente postale numero 15315476 intestato a Raffaelli Editore – Rimini.

Quante sezioni ha il premio
Art. 3 - Il premio prevede 2 sezioni:
SEZIONE A: opera prima (vi possono partecipare autori che non hanno mai pubblicato opere in volume).
SEZIONE B: opera inedita (possono partecipare autori che hanno già pubblicato opere in volume).
È possibile partecipare solo a una delle due sezioni previste.

In cosa consiste il premio
Art. 4 - Per entrambe le sezioni il premio consiste nella pubblicazione della raccolta vincitrice in volume della collana clanDestino poesia che uscirà entro il mese di agosto 2009 e che verrà presentato in anteprima durante la cerimonia di premiazione.
L’autore riceverà in omaggio n. 20 copie e potrà acquistarne altre con uno sconto del 30% sul prezzo di copertina. Il libro verrà allegato al numero autunnale della rivista clanDestino e inviato gratuitamente a tutti gli abbonati. La Casa Editrice Raffaelli si preoccuperà di promuovere il libro diffondendolo presso critici letterari, biblioteche e riviste specializzate, in Italia e all’estero. Inserirà inoltre il volume nel suo catalogo dei libri in vendita e sarà libera di commercializzarlo nei modi che riterrà più opportuni, riconoscendo all’autore, con rendiconto annuale, una percentuale del 10% sul ricavato del venduto a titolo di pagamento dei diritti d’autore.

Come si fa a partecipare
Art. 5 - Per partecipare al Premio occorre inviare:
Una raccolta di min. 30 – max 40 testi – oppure un’opera che non superi i 1000 versi nel suo complesso – mai pubblicati in volume (sono accolti i testi già apparsi in rivista o sul web). Il suddetto materiale, così come la busta che lo contiene, deve essere firmato con uno pseudonimo.
Un foglio a parte in busta chiusa indirizzata all’editore Walter Raffaelli (per posta elettronica deve essere un file separato), contenente:
lo pseudonimo e il nome dell’autore a cui corrisponde (con i suoi dati anagrafici, i suoi recapiti, una breve nota biografica)
la seguente dichiarazione firmata: “Dichiaro che l’opera presentata a codesto Concorso è di mia personale creazione e disponibilità, inedita e mai premiata ai primi tre posti in altri concorsi. Dichiaro di essere abbonato alla rivista clanDestino (o di aver sottoscritto l’abbonamento in contemporanea alla partecipazione al Premio) e dichiaro il consenso al trattamento dei miei dati personali in riferimento all’art. 10 del bando di concorso al Premio clanDestino 2009”.

A chi inviare
Art. 6 – È possibile partecipare inviando il materiale via e-mail all’indirizzo: info@rivistaclandestino.com, indicando nell’oggetto: Premio di poesia clanDestino 2009 – Sezione … (indicare la sezione alla quale si intende partecipare) c/o Raffaelli Editore – Vicolo Gioia, 10 – 47900 Rimini

Quando scade il premio
Art.7 – Il premio scade il 31 maggio 2009. Farà fede il timbro postale e la data dell’e-mail.

La giuria
Art. 8 – La giuria è composta da 6 membri della redazione della rivista clanDestino: Marco Antonellini, Gianfranco Lauretano, Marco Marangoni, Massimo Morasso, Benedetta Neri, Davide Rondoni, Francesca Serragnoli. Il giudizio della giuria è insindacabile.

Luogo e data della premiazione
Art. 9 – Il luogo e la data della premiazione (previsti a Rimini entro la fine del mese di agosto 2009) verranno comunicati con largo anticipo a tutti i partecipanti.
Ai vincitori sarà data tempestiva comunicazione a mezzo posta, telefono o indirizzo e-mail.
È d’obbligo la presenza dell’autore alla Cerimonia di Premiazione.

Tutela dei dati personali
Art. 10 – In relazione a quanto sancito dal D.L. 30 giugno 2003 n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”, si dichiara, ai sensi dell’art. 7-11-13-25 che il trattamento dei dati personali dei partecipanti, fatti salvi i diritti di cui all’art. 7, è finalizzato unicamente alla gestione del Premio. Tali dati non saranno comunicati o diffusi a terzi a qualsiasi titolo.

Info:
Coordinatori del Premio di Poesia 2009 sono Walter Raffaelli e Pietro Federico.
Per ogni eventuale comunicazione o chiarimento relativo alle modalità di partecipazione al Concorso:
www.rivistaclandestino.com
info@rivistaclandestino.com