giovedì 30 luglio 2009

dall’introduzione al canto I dell’Inferno


di massimo sannelli

«Per selva ignota d’aver guida curi»!, secondo Francesco da Barberino (Documenti d’Amore, v. 3737). Francesco banalizza la complicazione di Dante, di cui è contemporaneo: quando vai nel bosco – un bosco reale – cerca una guida. E sempre nel senso letterale, che interessa al moralista e allo scienziato: «Se vede l’uomo da la via smarito, / va inanti a lui e la via li mostra, / finché ritorna nel camin sentito»: il soggetto è l’elefante, che è intelligente sopra ogne animal, secondo Cecco d’Ascoli (L’Acerba, vv. 2848-2850), e guida l’uomo. In una selva ignota, ma reale, la guida deve essere come l’elefante: un’intelligenza rispettabile. Il bosco di Dante non è reale, ma la «guida» dell’«uomo da la via smarito» c’è.
OPPURE, meno letteralmente: la selva oscura è anche la depressione di chi «parlava di letteratura, era il suo campo» (Büchner, Lenz). Styron, scrittore e paziente di psichiatri, cita i primi versi della Comedìa: «la più potente metafora di questo abisso incommensurabile», che è la depressione. Dunque la selva psicologica è oscura. Jamison, psichiatra e paziente di psichiatri, innamorata della poesia, scrive: «il mio pensiero si fece tortuoso» (la «diritta via era smarrita»), «l’oscurità» – selva oscura – «si insinuò nella mente e presto persi completamente il controllo. Non riuscivo più a seguire il corso dei miei pensieri» (di nuovo: la via smarrita). Il dolore di Lorenzo Lotto si chiama «oscuro psichico» (Testori), ed è il «male oscuro» di Gadda e Berto; e il pensiero è la via, ma un buco scuro non è né una via né una vita: è solo una fossa. La fine della guerra, dopo l’«esilio in patria» dell’antifascista, è il ritorno «alla luce del sole, dalle oscure tenebre della coscienza» (Bigongiari, 1945): la notte del mondo è la depressione del mondo – dunque dei suoi abitanti –, quando il Toro ingiusto si arma contro l’Ariete giusto, secondo la visione di Montale. E la depressione di Lenz è quella di un «dannato in eterno» (nell’Inferno del diavolo, senza grazia): «ora si trovava sul margine dell’abisso» (anche questo è l’Inferno, senza conforto), «dove una voglia folle lo spingeva a guardare dentro continuamente». L’esprit malinconico di Baudelaire – lo spirito o la mente – «si esilia in una foresta» (Les Fleurs du Mal, LXXXIX). Ho citato poeti, poeti, poeti, e lettori di poesia, per la fedeltà – non da oggi, e non solo da un passato prossimo – all’idea che queste scritture siano anche una Scrittura simultanea, che trascende i rispettivi autori.
OPPURE: bisogna vedere il doppio senso dei dolori selvatici, quando né la guida né l’elefante sono ancora apparsi. Il lettore abituato alla poesia duecentesca – cioè allo stesso Dante della Vita nova – riconosce sùbito le parole-chiave di due campi conformi: lo stile lirico dell’amore e l’amore dei poeti. Questa selva è oscura, come uno stile disperato o difficile, o come le oscure qualità e la vita scura di chi soffre per amore (Vita nova, 9, 7, v. 2; 24, 6, v. 6). La selva è aspra, come il parlare di chi ama una Pietra-donna. La selva è forte, come l’Amore che viene a dominare Dante bambino («un dio più forte» fa «tremare fortemente» lo «spirito della vita»: Vita nova, 1, 5). La selva è amara, come è amaro, per un gioco paraetimologico, l’amore infelice. La selva è selvaggia: l’esatto contrario di una cosa gentile e dolce. Che sia depressione, avvilimento o devianza (per amore) – e Dante è volubile e non equidistante, come gli dice Amore stesso (Vita nova, 5, 11) –, lo smarrimento fornisce le parole alla psichiatria del futuro e cita il lessico doloroso del presente di Dante (e della generazione successiva: il sonetto CCLXV di Petrarca ripeterà – normalizzando tutto ed eliminando la selva – che il cuore di Laura è aspro, selvaggio, duro).
Per un uso interno alla cerchia dei poeti, il dolore e il modo di esprimerlo sono la stessa cosa; e anche i nomi e le azioni, o le qualità, coincidono: Beatrice dà la beatitudine, Pietra è un cuore di pietra, Primavera è quella che prima-verrà. Il dire e il fare sono coerenti, sempre, anche dove il linguaggio si apre a più evenienze biografiche: una sconfitta intellettuale o poetica o sentimentale; oppure: intellettuale e poetica e sentimentale; e da questa sconfitta il crollo e la perdita di sé, in una selva che è una, due, tre cose, nello stesso tempo.
Alla selva è fedele una morte assurda, di cui Dante parla con pudore e per bocca di altri (Inf., II 61-66 e Purg., I 58-60): nessuna parola è più chiara della parola follia. I suicidi saranno trasformati in una brutta selva, nel canto XIII dell’Inferno: in mancanza di vita, deve mancare anche la grazia (e il dannato che parlerà allora è un uomo di lettere, anche poeta – non a caso).
La diritta via è smarrita – in terza persona: non io ho smarrito, ma la via è smarrita – perché, in fondo, la diritta via coincide con lo stesso Dante, che è la cultura e la poesia. Dopo, anche Dante dirà «fui quasi smarrito» (Inf., V 72), in prima persona, per eccesso di pietà davanti ai morti dell’amore; e parlando a Brunetto dirà: «mi smarri’ in una valle» (Inf., XV 50). Quindi un’intera via smarrita – con un verbo che quasi la personifica: la Via – è una vita nevrotica e ambigua, individuale e di tutti. Se parla lo Scrittore, la via smarrita è anche la degenerazione dell’arte e della tendenza sacra alla poesia. Se è così, il contrario della selva oscura non è una selva luminosa, ma una via diritta. La poesia – cioè il poeta – parla in nome del vero Diritto, il cui attributo è la luce. Se l’analogia via/vita decade – se il professionista delle parole si smarrisce e si oscura – anche la sua poesia diventa vile, oppure tace del tutto. Non solo. La crisi è totale: nello Stato, nei costumi, nella fede e nella scrittura. […]

(commento alla Commedìa di prossima pubblicazione con Fara)

mercoledì 29 luglio 2009

Percorsi paralleli 09



Su Saperti a piedi nudi di Filippo Amadei

nota di lettura di Cristian Pretolani

Saperti a piedi nudi è la nuova raccolta poetica di Filippo Amadei, edita da LietoColle 2009.
Le poesie di Amadei si presentono cariche di immagini estrapolate dal quotidiano, le quali riflettono in modo diretto e asciutto una compiuta maturità del poeta. Un’immagine molto ricorrente è quella del “corpo”, che dà l’idea del tabernacolo della poesia di Filippo. Un’alcova di emozioni, come si può notare in un testo: “[…] il dolore vivo del corpo/ così sta il mondo/ su assi terrestri traballanti/ siamo noi fragili/ le sue deboli caviglie.”
È lampante anche una tematica sociale, ma sempre riportata all’individuo che fa di questa Poesia la sua peculiarità.
Un componimento che si distingue per eccellenza formale, semantica e sentire è Genesi Inversa riporto gli ultimi versi che sono esplicativi: “nel grembo del sogno/ sono un gomitolo di tendini e pelle/ spasmi di vertebre nel liquido/ – si azzera di nuovo tutto/ il mio ultimo ricordo è la luce.”
Una poesia che esalta la vita.

martedì 28 luglio 2009

Su L'erbario di marmo di Stefano Colletti

recensione di Lorenzo Mari

L’erbario di marmo (Firenze Libri, 2009, p.96) si presenta come un piccolo, paradossale miracolo: è un esordio che ha già i crismi dell’opera matura, che offre una poesia che rifugge collocazioni rassicuranti nei paraggi del Canone, inseguendo tradizioni esaurite, mai attinte o sempre rimaste sottotraccia; è un libro corposo, nel quale il corpo non si esime dal raccontarsi, lasciando comunque aperta la porta a illuminazioni sulla forma della vita, sulle forme delle vite che lo attraversano.
Insignita del premio “L’Autore” 2008, la raccolta del giovane autore mantovano non si limita infatti a proporre una “poesia da premio letterario” – indicative, in questo senso, certe chiuse ad effetto, che con la loro ridondanza sminuiscono altre chiuse, poeticamente più potenti, e importanti – ma investiga il proprio essere testo, plasmandosi e riplasmandosi attorno a una voce solida, indipendente, musicalmente capace.
La versificazione adottata, in particolare, ricorda la poesia anglosassone del Novecento, con la quale l’autore sembra essere in speciale sintonia – ritorna spesso, infatti, nelle epigrafi e nelle citazioni – non disdegnando, tuttavia, break ritmici di più sicura attualità.
Gli echi della poesia in lingua inglese si sentono anche nelle scelte figurative: un’ampia conoscenza permette di riunire voci in principio asimmetriche (come per esempio, la metaforizzazione continua à la Dylan Thomas e il dimesso ritorno alla natura di un Robert Frost), che si fondono, in ogni caso, armonicamente – o, forse, con le dovute dissonanze – all’interno di una materia testuale sempre altra.
Del resto, solo può essere caratterizzato da alterità e eterodossia un richiamo costante (e giustamente esplicitato, quasi sovraesposto, fuori d’ogni contatto ingenuo con la Tradizione) a Pascoli e Sbarbaro, dei quali non si estremizza il dettato – a costo, qui davvero, d’essere fuori tempo – ma dei quali si assume, spesso ironicamente, la diversa declinazione di un primonovecentesco “male di vivere”.
Un dato, questo, che non emerge mai chiaramente e consapevolmente nei testi di Colletti, ma che a ragione si può ritenere sempre pronto a far capolino, soprattutto tra le righe più cupe e introspettive.
Di respiro ancora più ampio, in ogni caso, la riflessione storica e politica. L’erbario di marmo del titolo viene ad essere, in corso d’opera, il vitale traslato di un lapidario: la collezione di lapidi e pietre memoriali, incontrate in un cammino che si dipana per l’Europa delle due guerre mondiali, aiuta a ripercorrere, saldamente ancorati alla memoria, le grandi lacerazioni del tessuto storico e psichico che formano e mettono allo stesso tempo in crisi una, comunque sempre disponibile, identità comune europea.
Il poeta, anzi, si sente più volte chiamato al fronte e, anche se sa che l’unica risposta che gli è consona è la diserzione, risponde “presente”, va a frugare nelle trincee, sui campi di battaglia, verificando che questi luoghi parlano molto più a lungo e più approfonditamente dei manuali di storia – ultimamente assai revisionati, ma senza imprimere loro una nuova visione, che è compito di intellettuali di altra pasta, ad esempio dei qui presenti poeti.
A volte, l’autore risponde con una sincera adesione all’epico, a volte con la pietas che si concede agli “eroi” ma solo in quanto sono uomini passati a popolare il – ben più importante, nella vita di ognuno – regno dei morti. Predomina la ricerca di un senso tragico, recuperato prima surrettiziamente con chiuse solenni e sentimenti importanti, poi scoperto in tutta la sua forza all’incrocio della propria esperienza con gli interrogativi che si ritengono fondamentali.
E qui sta la grande risposta etica dell’autore, tutta nella e per la scrittura.



DI FRONTE AL MARE

Un peschereccio minuscolo s’intreccia agli altri,
partiti da altri porti, attacca la melodia
appropriata, non proprio tardi.
Il congegno della risacca
succhia le ossa perlate dei molluschi
che lampeggiano ogni qualche passo.
Sul capo la corona
dell’unica vera sete, essere soli.

Morire come Dio, senza mosche né fiori.
L’oblio come un fluido colloso tra le dita
aperte. La certezza innocente di non aver lasciato
strade né arte, né vedove del mare.



QUANDO ME NE SONO ACCORTO

La gabbia, intendo, lì sotto i miei occhi,
ma per decenni io non ho visto.
E quando me ne sono accorto, non
Sono fuggito. È una gabbia di classe, seppure semplice.
Rodata. Semitrasparente, per chi ne sta fuori.
Del tutto invisibile dentro. Nessuno l’ha costruita
sapendo che cosa fosse, i pezzi s’incastravano
a dovere, un disegno di certo senso
che si formava. Anni passati ad aggiungere
altri pezzi, e colla e chiodi, finché tutti,
costruttori compresi, ci fummo dentro.
Innocenti tutti, badate.


SU UN TRENO SERALE

Il treno rulla in una sera di pioggia – nel tepore
del vagone, accaldato per la corsa, sudo
ancora un po’, poi mi placo nel buio arancione della periferia.
La foschia primo '900 tra le case operaie.
Vorrei un paio d’ore
rubate alla crescita dei bambini, alla gemmazione,
alla vita fangosa dei fossi, laggiù.
Due ore in cui nulla
accada, nessun bacio, nessun colpo di scure, l’essere
soli che salva dall’atto plurale delle distanze.

Deve essere il jazz aritmico delle luci,
il sapersi irraggiungibili – telefoni spenti, vaghe
indicazioni sull’orario.
Stasera c’è la pausa dolce,
il sapore garbato di una giornata di caffè,
il mio nome senza significato
nelle piccole stazioni eclissate dalla corsa.
Meglio farsi raggiungere dalla cravatta stanca
del capotreno, nessuna pietà, nessun ragionamento
coinvolto – la sera arriva alla notte,
come me. Un ruolo, cose appropriate da dire.
L’estate è così finita che ha lasciato una sua corrispondenza;
piove, piove – un’ora e quaranta, ormai, di pace eterna.



SCRIVERE VERSI AD UNA CONFERENZA

Come al mare. Chi parla – di cinema,
pare – è la risacca, dove la schiuma
lambisce noi conchiglie.
Capelli biondi su maglioni neri,
squarci di rughe, pance, baffi e doppi menti
filtrano le parole, tiepide come fegati.

Tutto qui è deperibile.
Di qui passeranno aspirapolveri e donne
con sacchi di plastica.
Berranno caffè in un bicchierino, sedute
al lungo tavolo, relatrici su figlie e malattie,
risistemando poi le sedie, come a casa propria.



Rosita Copioli a Castel Sismondo 31 lug


Estate al castello 2009

Rimini Castel Sismondo – Piazza Malatesta

Venerdì 31 luglio ore 18.30

APERITIVI LETTERARI
IL POSTINO FEDELE

Rosita Copioli presenta
il suo ultimo libro di poesie
Mondadori Editore

venerdì 24 luglio 2009

"Antonio Porta e Noi" il numero 12 de l'Ulisse



dall'editoriale:

Il nuovo numero de "L'Ulisse" raccoglie interventi, testimonianze e testi in omaggio dedicati ad Antonio Porta, di cui ricorrono quest'anno i vent'anni dalla morte.

L'indagine su "Antonio Porta e noi" comprende anche un omaggio alla figura di Ermanno Krumm.

Abbiamo voluto bipartire i materiali raccolti in "L'effetto Porta" (che riunisce i contributi saggistici o testimoniali) e "Omaggio in versi" (dove sono testi in memoria, di versi).

Predispone coordinate d'analisi (nell'opera, e nella figura intellettuale) la sezione "Antonio Porta e noi". Raccoglie contributi di Gian Maria Annovi, di Vincenzo Bagnoli, di Eugenio Gazzola, di Elio Grasso, di Niva Lorenzini, di John Picchione, di Stefano Raimondi, di Alessandro Terreni, e di Adam Vaccaro.

Con i testi di "Dossier Porta" si pone sguardo alla vicinanza - magari nell'esperienza dei versi, o personale - e amicizia, che idealmente prosegue qui con pagine di testimonianza diretta della figura di Antonio Porta: sono i contributi di Maria Corti, di Maurizio Cucchi, di Giuseppe Pontiggia, di Fabio Pusterla, di Maria Pia Quintavalla, di Giovanni Raboni, di Cesare Viviani, e (con materiali che documentano i momenti di una collaborazione tra due diverse arti) di William Xerra.

In "Omaggio in versi" viene la parola dei poeti, e mostra testi in memoria di Antonio Porta: di Nanni Balestrini, di Donatella Bisutti, di Maurizio Cucchi, di Alessandro De Francesco, di Enzo Di Mauro, di Gilberto Finzi, di Biancamaria Frabotta, di Ermanno Krumm, di Vivian Lamarque, di Valerio Magrelli, di Giorgio Manacorda, di Franco Manzoni, di Guido Oldani, di Michael Palmer, di Stefano Raimondi, di Silvio Ramat, di Nelo Risi, di Antonello Satta Centanin, di Edoardo Sanguineti, di Gregorio Scalise, di Paul Vangelisti, di Pasquale Verdicchio, di Carlo Villa.

Concludono il numero la parte antologica di "Letture" e de "I Tradotti". Nella prima sezione si accolgono testi di Antonella Anedda, di Alberto Casadei, di Matteo Fantuzzi, di Federico Federici, di Alessandro Fo, di Tomaso Kemeny, di Matteo Lefèvre, di Pierre Lepori, di Paola Loreto, di Paolo Maccari, di Mary B. Tolusso, e di Gianmario Villalta. "

I Tradotti" raccoglie Pierre Alferi tradotto da Michele Zaffarano, Antonio Campo tradotto da Emilio Coco, Durs Grünbein tradotto da Anna Maria Carpi, Salah Stétié tradotto da Paola Cantù, William B. Yeats tradotto da Bianca Tarozzi, Christophe Tarkos e Michel Houellebecq tradotti da Italo Testa.


La rivista è scaricabile da www.lietocolle.com/ulisse

bando Ebbri di poesia 30 set


Massimo Sannelli in video fluttuante

caro Alex, ciao... guarda che è successo a Genova,. a cura del gruppo dei Fluttuanti! all'inizio del secondo minuto Massimo performa poesia futurista! se vuoi rilancialo nel blog, citando i Fluttuanti che hanno organizzato e di cui ero ospite

http://www.youtube.com

ciao!" e grazie!
massimo

Su Storie minime di Maria Pina Ciancio

articolo di Andrea Di Consoli, pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata dell'8-7-09

scheda del libro qui


giovedì 23 luglio 2009

È uscito Via dei barbari di Oronzo Liuzzi

Edizioni L’Arca Felice
con un dipinto di Oronzo Liuzzi



La casa editrice L’Arca Felice propone libri e raffinate plaquettes di arte-poesia a tiratura limitata, disponendo di un catalogo che ha già ospitato testi e interventi di alcuni tra i maggiori poeti e artisti degli ultimi decenni come Maurizio Cucchi, Attilio Lolini, Mariella Bettarini, Antonio Spagnolo, Carlo Villa, Luigi Compagnone, Marco Furia, Bruno Conte, Rubina Giorni, Raffaele Perrotta e numerosi altri.
Oronzo Liuzzi si ripresenta sulla scena della poesia con la plaquette Via dei barbari, nella collana Coincidenze diretta da Mario Fresa. “ Il contemporaneo “ ha scritto Giorgio Agamben “è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio”. Liuzzi, che da anni ha messo a fuoco questo concetto, osserva attentamente il modello collettivo degli homines novi che, come sostiene Alessandro Baricco, preferiscono “la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell’analisi, il surf al posto dell’approfondimento, la comunicazione al posto dell’espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica”. Ci si diverte, quindi, a vivere sull’isola dell’indifferenza. Liuzzi non carica solo il verso di valenze emotive ed originalità, ma carica i sentimenti di quella profonda disarmonia esistenziale che caratterizza la nostra epoca. Ida Borrasi definisce questi testi poetici “maturi, forti, pregni di quello smarrimento autentico che attraversa l’uomo nella sua condizione di essere umano (che ci rende facilmente condivisibili), sostenuti, come è giusto che sia, anche da una sottesa cultura poetica che non soffoca i versi”. Una silloge che si apre alla conoscenza della coscienza, alla crescita del pensiero, alla meditazione e alla creatività con una estetica alternativa e personale.


… e la poesia si è smarrita nell'universo della
comunicazione di massa. e sogna conversazioni.
e fantastica il verbo. e mastica fiori spenti.
… la nostalgia del sublime fermenta nella mente
sconfessata dall'inattualità…………
personaggi soprannaturali si aggirano nel caos
della massificazione. doganieri senza cronaca.
fantasmi………




Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (Ba). Ha conseguito la laurea in Filosofia Estetica presso l’Università di Bari. È attivo nel panorama artistico-letterario con numerose mostre personali e collettive a livello nazionale ed internazionale, libri d’artista, libri oggetto, scrittura verbo-visuale e mail art. In poesia ha pubblicato: L’assoluta realtà (Firenze, 1971), Poesie (Albatros, Roma, 1975), Teresa/Attunico (Schena, Fasano-BR, 1977), Poesie (Albatros, Roma, 1977), Bio (Edizioni Tracce, Pescara, 1987), Ronz (Campanotto, Pasian di Prato-UD, 1989), Canzone antica (micronarrativa, Pensionante dè Saraceni, Caprarica di Lecce, 1990), Plexi (Campanotto, Pasian di Prato-UD, 1997), Nuvole di gomma (Edizioni Riccardi, Quarto-NA, 2001), Poesie (1972-1977) (Edizioni Riccardi, Quarto-NA, 2002), L’albero della vita (Portofranco, Taranto, 2003), Chat_Poesie (Edizioni Spazioikonos, Bari, 2004), Pensieri in_transito (Fermenti, Roma, 2006), Poesia Povera (SECOP Edizioni, Corato-BA, 2009).

Edizione di arte-poesia
a cura dell’Associazione Culturale «L’Arca Felice»
Direzione editoriale e artistica: Ida Borrasi
Sede legale: via Medaglie d’Oro n. 38, 84132 Salerno;
Direzione e Redazione: casella postale n. 232,
Corso Garibaldi, 84100 Salerno centrale.

Per consultare il catalogo delle pubblicazioni e per contatti:

info@arcafelice.com
www.arcafelice.com

Fili d'Aquilone n. 15

È in rete il numero 15 di FILI D'AQUILONE, rivista d'immagini, idee e Poesia.

Il titolo del numero è IN CORNICE e dentro ci trovate:

http://www.filidaquilone.it/num015.html


§ Le musée imaginaire de Marcel Proust
di Gabriella Alù
§ Scritti per tre pittori
di Elio Pecora
§ I poeti del Merendacolo III
di Vera Lúcia de Oliveira
§ La cornice come soglia. Rubens visto da Jacques Darras
di Viviane Ciampi
§ L'unione carnale con il creato. Sulla Bibbia umida di Rafael Courtoisie
di Oscar Palamenga
§ Il romanzo della fluidità
di Bernard Noël
§ La poesia Di Miklavž Komelj
di Jolka Milič
§ Tra immagine e parola. Su L'attesa di Pablo Gozalves
di Alessio Brandolini
§ Frammenti di un diario privato
foto di Anna Di Prospero, testo di Ambra Laurenzi
§ La parola, il segno... e per cornice il muro
foto di Maria Paz Graino, testo di Ambra Laurenzi
§ Nada queda atrás / Nulla resta indietro. Milton Rogovin e Carlos Trujillo
di Alessio Brandolini e Ambra Laurenzi
§ Marina notturna
racconto di Annarita Verzola
§ Un doppio e malinconico addio: Idea Vilariño e Mario Benedetti
di Martha Canfield
§ In cornice mettiamo l'amore
di Armando Santarelli
§ Passeggera in transito. La poesia di Marina Colasanti
di Vera Lúcia de Oliveira
§ Dipingere la stanza del poeta
di Nancy Watkins
§ Mario Benedetti, Pitture nere su carta
di Alessio Brandolini
§ Giacenza
di Giuseppe Rizza
§ L'uomo nel quadro
racconto di Damiano Zerneri
§ La poesia di Lauren Mendinueta
di Alessio Brandolini


Rubriche
§ L'ANGOLO DI ED
Colori
a cura di Giuseppe Ierolli
§ ASCOLTARE, UNA RUBRICA PER LE ORECCHIE
Album rock: dieci copertine da incorniciare
di Federico Platania
§ IL CINEMA A PAROLE
Moulin Rouge!
di Verónica Becerril
§ LA VOCE DELLA TERRA
La condanna infinita
di Elvio Cipollone
L'indirizzo: redazione@filidaquilone.it

mercoledì 22 luglio 2009

Su Nel solo ordine riconosciuto di Liliana Zinetti

L'arcolaio, Fuori Collana, 2009

nota di lettura di AR

«Le mie parole sono farfalle insanguinate. / Hanno la reticenza del dubbio / il bianco della neve / sono i passi a ritroso verso il silenzio» (p. 11): così si apre questa intensa raccolta, caratterizzata da un linguaggio privo di fronzoli inutili e a tratti visivamente sciabordante: «Sai, non ha usci il cielo / che non s'aprano al buio» (p. 13). Se a volte c'è qualche indugiare nel ripercorrere la storia di una vita (di più vite), con un tono da journal che ci ricorda la recente raccolta di Germana Duca Ruggeri, la scrittura sa pure impennarsi in versi che nella semplicità assoluta (e così difficile da ottenere) di uno sguardo fanciullo sanno andare al fondo, al nocciolo: «Tu ti guardavi le mani / gli occhi poi a terra, come / a raschiare stelle dalle crepe scure / di un pavimento stordito / come se / non ci fosse altro / che quel guardare, muto / e senza fine / che hanno le cose quando le guardi» (p. 16); «Ci si deve appoggiare al cielo, tenerlo / fermo con le mani. / Tenere le distanze, fermare / i passi e ridere con l'erba» (p. 18); «… Insonne, urto gli spigoli / di tutte le domande» (p. 28); «Si sta sospesi, a volte, a parole / che non si riescono a dire» (p. 39); «Imparo un tempo diverso, il tempo / della pietra, la paziente / geometria degli alberi / in un'attesa che ferma il volo / pietrifica l'ala sbarrata nell'azzurro» (p. 41).

Di tono più esplicitamente “filosofico” e in parte “liturgico” le due sezioni che chiudono la raccolta: “Due (I giorni del sole fermo)”, che ha parti in prosa, e “Uccelli di passo”.

Un libro che si offre come tappa sicuramente riuscita e importante di un vero cammino poetico.
Si veda anche cosa ne scrive, con la consueta acribia, Antonella Pizzo


Premiazione Prata 2009


































vincitori qui

lunedì 20 luglio 2009

Carla De Angelis vince Premio Libri Editi


Con Salutami il mare, Carla De Angelis si classifica seconda. Complimenti e ad maiora!

Il fuoco della poesia

alcune foto scattate in occasione della giornata organizzata grazie all'ospitalità del Centro Dantesco di Ravenna




Antonio Spadaro in S. Vitale


Antonio Spadaro, Rosa Elisa Giangoia, Massimo Sannelli, Mariangela De Togni



Maurizio Bazzoni, Massimo Sannelli, Antonio Spadaro, Mariangela De Togni, Rosa Elisa Giangoia



Dentro la crisi: vivere la primavera dei cuori 28-30 ago



associazione di promozione sociale - registro regionale veneto codice PS/VI0189
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Pove del Grappa, 4 luglio 2009
«Quando Dio si stancò di donare amore,
inventò le madri».
[Pensiero ebraico]

«La nostra sicurezza non sta nella cecità
ma nell’affrontare il pericolo».
[Friedrich Schiller]

Amiche e Amici carissimi,
mentre attingeva l’acqua, una donna vide nella fontana un magnifico frutto roseo. Immerse la mano per prenderlo, ma il frutto sempre spariva. Allora la donna prosciugò la pozza, ma quando non ci fu più acqua, nemmeno il frutto c’era più.
Desolata, alzò lo sguardo al cielo e solo allora scorse il frutto che pendeva da un ramo. Non cercare in basso ciò che sta in alto [favola di Zanzibar].
Sono nato in montagna e ho imparato che le stelle alpine si possono guardare, mai toccare. Alla festa nazionale di Macondo ho imparato ad ascoltare la mescolanza di lingue, a osservare la diversità di volti, a vivere sentimenti di gioia e di meraviglia, mai spiegare l’evento.
I profumi sono delicati e forti, le voci s’intrecciano e si richiamano, i battimani si alternano alle voci dei bambini e dei testimoni. Tutto fa calore, tutto fa umanità. Un’umanità che cammina, un’umanità che spera, un’umanità che sa coltivare la giustizia con lo sguardo trasparente della bontà, anche quando impreca.
Giusta è sempre la bontà. Non il pareggio, ma l’aggiunta, è la giustizia maggiore. La bontà è aggiungere bene al mondo.
Essere più generosi dell’altro. È ancora poco non colpire, non offendere, non abbandonare. Bontà è interpretare al meglio, dare possibilità e fiducia, perdonare sempre; non lasciare che il male impedisca di vedere il bene. Chi riceve bontà, può diventare buono. Se non diventerà buono, tu hai fatto intanto la tua parte, che non si perde, per sollevare il mondo. Non s’insegna la bontà con una predica, ma con l’essere buono. Il buono non è ingenuo, né stupido: è creatore,
con il rischio di tutti i creatori.
Ora, mentre tutto tace e si sente solo il tuono nel cielo poco illuminato, coperto com’è da nubi che fanno a gara con le stelle e con la luna, riprendiamo la china, magari un po’ sbilanciati, camminando adagio perché le ossa sono fragili come si addice ai vecchi.
La sonora vittoria della Lega ci riporta brutalmente dentro a una realtà confusa e indecifrabile. Ci obbliga, da una parte, a rispondere a questo populismo demagogico e reazionario, a questo “pensiero oscuro” che sta nutrendo la maggioranza del paese, dall’altra a misurarci su fatti e problemi concreti (l’umano e il quotidiano, costantemente evasi), da dove trae alimento il “pensiero oscuro” e dalle cui risposte germina.
Ci rendiamo conto di questo clima torbido e insipiente? Temo di no. Temo che non ci accorgiamo abbastanza del fascismo modernizzato che infetta l’Italia.
Razzismo, potere personale, uso politico della paura, esclusione e disprezzo dei più deboli (questo è il cuore del nazismo), intangibilità delle ricchezze, corruzione nella gestione dei beni pubblici. La leadership d’opposizione è debole proprio su questo piano assolutamente primario: carenza di valori fondanti, superficialità e vacuità degli obiettivi.
Manifesta sia negli ex-comunisti, sia negli ex-popolari, una subalternità culturale prima che politica ai paradigmi e alle soluzioni della destra, della quale adotta le stesse ricette, con la sola variante di un declamato riformismo (mai parola fu tanto abusata ed equivoca) fatto coincidere con il moderatismo.
Si continua (goffamente) a ripetere che i ceti popolari, presi dalle necessità primarie della vita, con le difficoltà attuali, non possono essere riflessivi, come le classi economicamente tranquille e dunque sentono il nuovo problema degli stranieri sulla nostra terra solo con le emozioni e le pulsioni elementari del sospetto e della paura.
In realtà, il sentimento popolare è stato a lungo e sistematicamente corrotto dalla “padronocrazia” televisiva, con le armi di distrazione di massa. Il movimento operaio, alle origini, faceva cultura popolare, mentre questo capitalismo post/moderno fa corruzione popolare. «Qualsiasi ostentazione esteriore di potenza - scriveva Dietrich Bonhoeffer nel
1942 -, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini. La potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri».
Chico Capponi, l’amico prete che vive in Brasile, in risposta all’inquietante atteggiamento presente in Italia di fronte alla crisi economica e politica, mi scrive: «Gli italiani (miei concittadini) da lontano sembrano un branco di ragazzi viziati e spreconi, colti alla sprovvista da una grossa bestia che irrompe nel bel mezzo della festa (una tigre in discoteca) e loro,
senza nemmeno sapere che animale è, quali intenzioni ha, si preoccupano soltanto che non faccia la cacca sui tappeti».
Esaurito il grande Blob, in cui tanti e tanto sembrano inspiegabilmente rispecchiarsi, ritorna urgente la responsabilità della cultura, il ritorno (noi che operiamo fra le idee e i processi educativi) alla nostra origine. Senza lo spessore delle idee, del pensiero (oggi domina il “fare”), senza il corporeo senso tragico dell’umano, saremo riportati alle vergognose disposizioni del “pacchetto sicurezza”. Fare leggi ingiuste per strappare basso consenso è contro la politica e non solo contro la morale.
C’è la necessità di idee forti e operose, misurate e salde, capaci di pensiero e di confronto, di battaglia, non inghiottite nel non-tempo per la riflessione e nel non-luogo per la cultura a cui la politica si è arresa.
Se la politica si è arresa all’insipienza, servono alternative sapienti
è il tema scelto quest’anno per il Convegno di Asiago, in continuità con quello dello scorso anno sull’amore politico. Un tentativo, il nostro, di vivificare le energie che legano tra loro il quotidiano, la cultura e la politica.
Non è sufficiente guardare ed elencare i problemi che esistono ma scoprire anche il positivo che, oggi, resta impensato e insperato. Al male che ci sta di fronte occorre individuare un’alternativa positiva, sognarla, sperarla. Spesso ci sentiamo impotenti ad affrontare questo sistema di dominio, questa grande mistificazione che, biblicamente, potremmo chiamare idolatria. Sappiamo, d’altra parte, che l’idolatria va in crisi appena si affaccia la vera speranza. Ogni cultura degenera, muore, si riduce a schema comportamentale di sopravvivenza se non recupera un orizzonte di speranza, se non è credibile. Oggi è prioritario aiutare la società a vedersi in quegli spazi che normalmente non percepisce e per fare questo è urgente avviare dei processi educativi, senza i quali nessuna azione politica riuscirà a generare futuro.
«Solo la primavera dei cuori - come scrive Giovanni Colombo - spiazza e libera le nostre possibilità. Non è questione di clima o di stagione, la primavera può scaturire nel punto più nero dell'anno o della storia. La primavera dei cuori è operazione ardita: ogni margherita, per sorridere lì in mezzo al prato, contenta dei suoi colori, ha dovuto attraversare notti e deserti, ha dovuto ingaggiare battaglie senza pietà. Per guarire non c'è niente come perdere la propria vita di sempre, quella con lo stesso volto di sempre, scommettendo sulla novità che ci abita. Fiorire, dunque, perché fiorire è profonda responsabilità».
Su questa capacità di riflessione e di memoria, di cultura e di libertà e ampiezza di coscienza si gioca il futuro democratico e ospitale dell’Italia e dell’Europa.
Senza questo che identità mai potrà venirne? E quale futuro? Questo è davvero il nodo. E questo è il momento.
Vi invito - di più, Vi supplico - a partecipare tutti, o almeno in tanti, dal 28 al 30 agosto ad Asiago a questo momento di riflessione, a questo appuntamento annuale di approfondimento su questioni di grande attualità. Alcuni relatori sono noti, altri saranno una sorpresa meravigliosa.
Lo so che è difficile, ma è doveroso e necessario, direi inevitabile e, infine, urgente.
Vi aspetto, gioiosi e carichi di felicità. Venite con le famiglie, con i figli e tanti amici. Siamo ospiti in un luogo incantevole, nell’ambiente dolce e mite dell’Altipiano di Asiago.
Vi abbraccio tutti con affetto e tenerezza,
Giuseppe Stoppiglia

CONVEGNO di ASIAGO 2009
(28 / 29 / 30 agosto 2009)
«Dentro la crisi: vivere la primavera dei cuori»
Se la politica si è arresa all’insipienza, servono alternative sapienti
Casa per ferie MARIA IMMACOLATA
Via Rendola, 21 - Asiago (Vi)
tel. 0424 462086

> > > > > PROGRAMMA < < < < < «Nessuna gioia allo splendore del sole?» [J. Conrad] Venerdì 28 agosto 2009
Pomeriggio: arrivi e sistemazione.
Incontro di conoscenza
ore 19:00 - cena
ore 21:00 - introduzione al convegno
«Stiamo vivendo giorni cattivi?»
Giuseppe Stoppiglia
presidente Associazione Macondo

Sabato 29 agosto 2009
ore 9:30 - I incontro
«La risposta per domani? Dipende da quello che accadrà dentro di noi»
Suggestioni e riflessioni della prof.ssa Fabiola Falappa
Docente di filosofia all’Università di Macerata. Sposata, madre di una bambina. Vive a Osimo (An).
Ha pubblicato diversi saggi e i libri: Il cuore della ragione. Dialettiche dell’amore e del perdono in Hegel e La verità dell’anima. Interiorità e relazione in Martin Buber e María Zambrano, Cittadella Editrice.
ore 13:00 - pranzo
ore 15:30 - II incontro
«L’alternativa sapiente? È sperare con responsabilità e agire in profondità»
Suggestioni e riflessioni del prof. Michele Nicoletti
Docente di Filosofia politica all’Università di Trento. Assieme agli impegni professionali e familiari ha sempre coltivato l’impegno civile, sia a livello locale che nazionale: è stato candidato alle ultime elezioni europee. Ha fondato, con Paolo Giuntella, “Rosa Bianca”, di cui è stato presidente nazionale. Vive a Trento, è sposato e padre di tre figli.
ore 19:00 - cena
ore 21:00 - serata di conoscenza in occasione dell’anno internazionale dell’Astronomia
«E quindi uscimmo a riveder le stelle…»
Per chi lo desidera: visita guidata all’Osservatorio Astronomico di Asiago (entrata a pagamento)

Domenica 30 agosto 2009
ore 8:15 - Celebrazione comunitaria
ore 9:45 - III incontro
«Ora non c’è più tra di noi né principe, né profeta, né sacerdote e olocausto,
né incenso, né un luogo dove possiamo offrire le nostre primizie» [Daniele 3,38]
«Non deludere l’umanità che attende il proprio giorno»
Dialogo con Carmine Di Sante, teologo e biblista
Nato nel 1942. Ha lavorato dal 1980 al 2000 al Sidic di Roma, un centro per favorire il dialogo ebraico - cristiano. Autore di molte pubblicazioni in ambito biblico e teologico. Sposato, ha un figlio e vive a Latina.
ore 12:30 - saluto di chiusura
ore 13:00 - pranzo
P.S. Ermanno Olmi, invitato al nostro convegno per un breve incontro, così ha risposto alla lettera: «Non lo so quali saranno i miei spostamenti estivi, nel caso fossi ad Asiago farò il possibile per stare con lei e i suoi ospiti alla Casa M. Immacolata per un fine pomeriggio». Io ci spero tanto, se ci sperate anche voi, sono sicuro che verrà.


Note organizzative
Il convegno è aperto a tutti, comprese le famiglie con bambini, per i quali, nei momenti di attività in assemblea, saranno disponibili due animatrici. L’ospitalità sarà in stanze da 2 a 4 letti, tutte con bagno.
Quote giornaliere:
Adulti € 42 x 2 giorni = € 84,00
Bambini (da 7 a 11 anni) € 26 x 2 giorni = € 52,00
Bambini (da 3 a 6 anni) € 20 x 2 giorni = € 40,00
Bambini da 0 a 3 anni (con lettino proprio) gratis
Pranzi e cene per gli adulti non alloggiati € 14,00
Pranzi e cene per bambini (da 3 a 11 anni) non alloggiati € 7,00
I prezzi praticati si riferiscono a pensione completa, con acqua e vino a pranzo e cena.
Per prenotare puoi:
 scrivere una e-mail all’indirizzo: segreteria@macondo.it
 mandare un fax al n. 0424 808407
 telefonare al n. 0424 808407
 telefonare al n. 335 5820551 (Vittorino Deganello, segreteria organizzativa)
specificando il nome e cognome dei singoli partecipanti, indicando se trattasi di nucleo familiare (per l’assegnazione delle stanze).
Chiusura delle iscrizioni: 21 agosto 2009.
Per raggiungere Asiago: per chi viene dall’autostrada A4 prendere l’autostrada A31 a Vicenza in direzione Piovene Rocchette, ultima uscita (Piovene Rocchette). Seguire poi in direzione di Asiago. Da Padova / Bassano del Grappa: arrivati a Bassano proseguire in direzione Asiago.

Maria Pina Ciancio in Calabria


2 recensioni a Storie minime di Maria Pina Ciancio

scheda del libro qui www.faraeditore.it/html/siacosache/ciancio.html


recensione di M. Sammartino, caporedattore della «Gazzetta del Mezzogiorno», pubblicata il 9-7-09

recenzione di M. Brancale in «Toscana Oggi» del 5-7-09




venerdì 17 luglio 2009

Passaggi per il bosco, Cagliari 18-26 luglio


Il Gruppo Opìfice organizza e promuove Passaggi per il bosco: lettere in musiche da periferia, un festival tra letteratura e musica che animerà le serate cagliaritane dal 18 al 26 luglio 2009.
Passaggi per il bosco è strutturato come da programma: diversi luoghi tra Cagliari, Quartu Sant’Elena, Sinnai e Serdiana ospiteranno libri, reading, teatro senza spettacolo, fotografie, quadri, fumetti, riviste letterarie, film. Gli eventi del tardo pomeriggio si svolgeranno in libreria. Dal 22 al 24 luglio, dalle ore 21.00 in poi, il festival si trasferirà a Serdiana. Per ogni serata è previsto un buffet a dieci euro con prenotazione obbligatoria. Il 25 e il 26 luglio il portone vecchio tarlato di Villa Birmano Seurat si spalancherà per un epilogo letterario, musicale e cinematografico. Il fumettista Luca Congia disegnerà dal vivo durante tutti i passaggi al bosco. In abbinamento al festival verrà promosso il progetto letterario Passaggi per il bosco :: racconti di periferie – estate 2009. Un concorso di racconti a tema con scadenza il 15 luglio 2009. I migliori racconti saranno pubblicati su opifice.it e letti durante il festival letterario.

La successiva selezione porterà alla pubblicazione in volume.

Di seguito e in allegato tutte le informazioni relative a Passaggi per il bosco: lettere in musiche da periferia CA|18-26luglio2009

Rimaniamo a disposizione per qualunque Vostra esigenza.


giovedì 16 luglio 2009

Poeti a NordEst a Fossalta di Portogruaro 17 lug



Venerdì 17 luglio
Cortino del Castello di Fratta
Fossalta di Portogruaro (VE)

Ore 21.00 INCONTRI
Presentazione libro
Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est
Faraeditore a cura di Giovanni Fierro

Ore 22.00 MUSICHE
Gaspare Bernardi + Gaiber Projet
in concerto

fine serata NUTRI_MENTI
Rinfresco offerto dall’Amministrazione Comunale
di Fossalta di Portogruaro

info: Giovanni Fierro cell. 349 28 94 907

mercoledì 15 luglio 2009

Su Di acque / di terre di Roberto Cogo

Ed. Joker, 2006

nota di lettura di AR

Le poesie di questa raccolta sono fluide e statiche (praticamente degli inserti di prosa, dal contenuto spesso filosofico, quasi lacerti di un personale zibaldone, ad es. «la vita è ciò che rimane. trova sostanza nelle forme, trova stratificazione. concede un battito di ciglio, uno sguardo» p. 21) come suggerito dal titolo stesso. Ci piacciono di più, senz'altro per il loro ritmo elegante e pervasivo, i versi liquidi, che scorrono con le immagini terse di una intelligenza poetica che penetra la natura delle cose (si vedano anche le notevoli poesie del Nostro pubblicate in Dall'Adige all'Isonzo):

«ricade una sostanza celeste / sulle penombre della terra» (p. 16)
«adesso / il vento indugia e ingurgita l'aria» (p. 22)
«chi governa il flutto ultimo di un tuffo / il suono dell'acqua quando / d'incanto si straccia» (p. 24)
«la sequenza convivve col frammento / è nuvola che spezza / impropriamente le sue forme» (p. 31)
«la ciminiera puntata in cielo / puntata in culo a una nube molliccia» (p. 37)

Tutti i versi qui sopra citati ci immergono in una natura empatica che vibra e accompagna le emozioni e le “inquadrature” del poeta. Altre volte Cogo ama giocare sensualmente con le parole ad esempio nella quarta sezione intitolata [suite marina], con esiti che a volte paiono un po' ridondanti, il Taccunio rosso-verde, sezione che chiude il libro, ci offre nuovamente il tratto che ci pare più panico (i grandi poeti irlandesi insegnano) e vero della poetica del Nostro:

«sulla punta infranta di una nube / un tenero tremore // l'insetto alato zampetta / sulle zolle rugose di una mano» (p. 66)
«filo di vento tra i rami // mentre scende una foglia sul pelo / lucente dell'acqua (#) nella penombra» (p. 68)
«il gonfiore degli insetti sulla natica esposta / al brivido bruciante del sole» (p. 72)
«l'ombra oblunga della morbida nuvola / solitaria – dilata in una carezza / poi frastaglia nella mente» (p. 77)

Giustamente osserva Sandro Monalto nelle ultime righe della Prefazione: “La poesia, sembra dirci Cogo, nonostante il mondo in cui prende vita, non può mai essere impersonale” (p. 10).






martedì 14 luglio 2009

Incontro con Chiara De Luca 16 lug

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giovedì 16 luglio 2009
alle ore 18.30 circa
al Giardino di Chichibio (chiostro del liceo classico)
a Pistoia in corso Gramsci 159
per I Giovedì di Ass Cult Press:
Incontro con Chiara De Luca

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per info
www.chiaradeluca.com
www.asscultpress.com
www.edizionikolibris.eu

::::::::::::::::::::::::::::

Chiara De Luca corre 10-12 chilometri al giorno, è nata a
Ferrara nel ’75, traduce da inglese, francese, tedesco,
spagnolo, portoghese. Ha pubblicato con Fara i romanzi La
collezionista (2005), La Mina (stra)vagante (2006), la
silloge senza inserita ne La coda della galassia (2005), il
poemetto La notte salva inserito ne Lo spirito della poesia
(2008) e, con Alessandro Assiri, sui passi per non rimanere
(2008). Ha pubblicato con Perdisa la pièce teatrale
Duetti, e poesie in varie riviste e antologie. Sempre per
Fara ha curato nel

2009 l’antologia poetica Nella borsa del viandante. Ha
tradotto, tra gli altri, Marcos Ana, John Barnie, Thomas
Beller, Jorge Carrera Andrade, John F. Deane, Guy Goffette,
Dominique Grandmont, Thomas Kinsella, Werner Lambersy,
Colette Nys-Mazure, Sabina Naef, Gray Sutherland. Si occupa
di critica di poesia italiana e straniera su riviste e siti
letterari. Di recente ha pubblicato la raccolta poetica La
corolla del ricordo, con traduzione in inglese di Eileen
Sullivan. Ha realizzato e gestisce il sito
www.chiaradeluca.com, che ospita le opere di oltre 130 poeti
italiani e stranieri. Ha creato le edizioni Kolibris
(www.edizionikolibris.eu), dedicate alla traduzione e
diffusione in Italia della migliore poesia

straniera contemporanea e alla creazione di sempre nuove
sinergie culturali tra le nazioni.

Durante l'incontro pistoiese del 16 luglio leggerà testi
dalla sua recente raccolta La corolla del ricordo (Kolibris
2009), tradotta in inglese dalla poetessa americana Eileen
Sullivan e parlerà della sua esperienza di autrice e
traduttrice, di come si concilia con il ruolo di editore,
curatore e promotore culturale, e delle motivazioni di
questa scelta di vita e lavoro.




:::::::::::::::::
Simone Molinaroli - www.asscultpress.com/molinaroli/
Ass Cult Press - www.asscultpress.com
Enduring Poetry - www.myspace.com/enduringpoetry
:::::::::::::::::

Il nuovo libro di Paolo Valesio



lunedì 13 luglio 2009

Su Gli angoli della terra di Germana Duca Ruggeri

Ed. Joker, 2009

«Incredibili quanti itinerari / si intracciano in una parola / nelle sillabe di un poesia / nello sguardo di chi ascolta.» (p. 12)
Questa quartina della prima sezione, “Materiali”, ci presenta, con la chiarezza e la semplicità di una scrittura sicura, un piccolo dietro-le-quinte della nuova raccolta di Germana Duca Ruggeri che credo possa essere condiviso da tutti coloro che leggono e e scrivono versi. Bello anche il tono familiare, intriso di una pietas marcatamente cristiana, dialogico e a tratti orante, che contraddistingue senz'altro quest'opera in cui il paesaggio umano e naturale (quasi un diario di viaggio) gioca un ruolo fondamentale:

«O Signore / cui nulla è impossibile / donaci ancora tempo / per conoscerci / così come siamo diversi.» (p. 14)
«È bella la strada / cammina con chi va / e come il prato oggi / ha nostalgia di voi.» (p. 22)
«La poesia non è una pianta esotica / non cresce sulle nuvole ha radici / sulla terra calpestata nell'infanzia / e su quella passata a guado / nell'età matura. È verità a pezzi / … » (p. 28)
«Noi alberi rovesciati / trapiantati al suolo» (p. 35).

La seconda sezione, intitolata “Immateriali”, ha quasi la portata di un testamento spirituale: c'è un fare il punto del cammino percorso e un indicare con umiltà possibili vie (non facili, ma belle) da seguire:

«l'attacco del silenzio / non annienta la speranza / di riavere la parola.» (p. 42)
«Avere pace. Senza perché amare.» (p. 43)
«Niente è più doloroso / del raggio che si sposta / dalle ferite / che ci procuriamo / a volerlo inseguire.» (p. 49)
«Guardiamo tutti verso il futuro / ma questo non basta a unirci.» (p. 50)
«e non vi sia esitazione / alla fine / fra paura e preghiera.» (p. 58)

Davvero intense queste esortazioni di sapore kierkegaardiano, anche se il suono della poesia di Germana Duca Ruggeri è senz'altro meno cupo di quello del grande Danese:
«La tua legge è nel profondo / del mio cuore e con fiducia / attendo l'ultima visitatrice. / Quando osservo / la strada dalla finestra / immagino il suo arrivo / come l'avvento della luce.» (p. 59)
Forse non tutti concorderanno che «Quando finisce la poesia / inizia la preghiera», perché una preghiera stessa può diventare poesia (come accade, ad esempio, nei Salmi), ma credo che tutti coloro che “si affidano” possano sottoscrivere il verso successivo: «Pregare è ricevere delle forze» (p. 60).
È un libro questo, che accanto a pagine di journal, di sapore intimo, domestico e amicale, offre squarci e slanci che ci portiamo nella mente e nel cuore.

(AR)

NAPOLIPOESIA NEL PARCO 17-19 lug

Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

17 / 18 / 19 luglio 2009

NAPOLIPOESIA NEL PARCO
"Lo spirito dei luoghi"
Incontri internazionali

a cura di
Casa della poesia

Anfiteatro del Golfo
Parco dei Camaldoli
NAPOLI

INGRESSO LIBERO E GRATUITO
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Programma

Venerdì 17 luglio 2009

ore 21,00
Reading

Ivo Machado (Portogallo)
Devorah Major (Stati Uniti)
Opal Palmer Adisa (Stati Uniti)
Paul Polansky (Stati Uniti)
Michele Sovente (Italia)

IN VIDEO

Omaggio ad Alfonso Gatto (1909-2009) in occasione del Centenario.

Janine Pommy Vega (Stati Uniti)


Intervengono:
Antonio Bassolino (Presidente Regione Campania),
Rosa Russo Iervolino (Sindaco di Napoli),
Agostino Di Lorenzo Presidente Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli).


Sabato 18 luglio 2009

ore 21,00
Reading

Louis-Philippe Dalembert (Haiti)
Tony Harrison (Gran Bretagna)
Hawad (tuareg)
Adel Karasholi (Siria)
Juan Carlos Mestre (Spagna)


IN VIDEO

Mario Benedetti (Uruguay)
Jorge Enrique Adoum (Ecuador)
Martin Matz (Stati Uniti)

Domenica 19 luglio 2007

ore 21,00
Reading

Mariano Bàino (Italia)
Michel Cassir (Egitto/Libano)
Genny Lim (Stati Uniti)
Taslima Nasrin (Bangladesh)
Gabriel Okoundji (Congo-Brazzaville)


IN VIDEO
Ken Smith (Gran Bretagna)
Izet Sarajlic (Bosnia)

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Musicisti:
Gaspare Di Lieto Jazz Quartet (Gaspare Di Lieto, pianoforte; Peppe Plaitano, sax; Tommaso Scannapieco, contrabbasso; Gaetano Fasano, batteria), Ferdinando Gandolfi (strumenti a fiato tradizionali), Enzo Nini (ance, live electronics), Massimo Mollo (chitarre e plettri), Andrea Sensale (chitarre), Gianluca Mercurio (percussioni), Massimiliano Del Gaudio (percussioni), Luca Capasso e Fabio Notari (chitarre), Claudia Christiansen e Tristan Cassir (voce e strumenti vari).
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NAPOLIPOESIA NEL PARCO

A circa cinque anni dall'istituzione del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli sono particolarmente felice di ospitare di nuovo nello splendido Anfiteatro del Golfo, la seconda edizione di "Napolipoesia nel Parco", con una rassegna dedicata alla grande poesia internazionale in uno scenario straordinario, ricco di storia, di bellezza che è essa stessa speranza.
Con Napolipoesia si vuole continuare a proporre un nuovo percorso per rilanciare dai Camaldoli un nuovo modo di vivere le periferie, scoprendone gli angoli, gli ampi panorami, l'identità.
Il tema dello "spirito dei luoghi" rappresenta l'occasione per una riflessione sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente, e soprattutto per un confronto tra culture diverse, aperto a tanti significati, a tante sfumature. A partire dallo scambio, dall'influenza reciproca che nasce tra evento e luogo che lo ospita: da un lato le colline che con Napolipoesia si caratterizzano come nuovo nodo culturale della città, dall'altro Napolipoesia che portato ai Camaldoli richiama l'attenzione su aree attualmente escluse dai classici circuiti deputati alla cultura.
Per il futuro mi auguro che l'arte diventi, per un pubblico sempre più ampio, la chiave interpretativa del territorio e della società, un modo per accedere al sapere e alla consapevolezza dei diritti e dei doveri di una comunità e della sua consapevolezza di abitare un luogo.
È con questa consapevolezza e in questa direzione che intendiamo lavorare anche nei prossimi anni, costruendo un grande evento annuale che porti a Napoli poeti e artisti da ogni parte del mondo.

Il Presidente dell'Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, Arch. Agostino di Lorenzo

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Napolipoesia nel Parco 2009

Il ritorno di Napolipoesia nel Parco coincide con il rilancio di uno dei temi a noi più cari, quella riflessione sullo "spirito dei luoghi", che ci è sembrato un nodo cruciale nel rapporto dialettico natura/cultura, a cui è probabilmente legato il destino stesso dell'umanità. I luoghi appaiono come il testimone muto di una storia fatta di violenze e di catastrofi o di rispetto, di cultura dell'abitare. La crisi ambientale legata all'irresponsabile volontà di dominio e di sfruttamento dell'individuo e della specie sulla natura, trova probabilmente fondamento nella rottura di quella "sacra unità" che ispirava ed ispira popoli che il pensiero occidentale ha classificato come primitivi ed incolti, destinandoli al disprezzo ed all'oblio.
Ma gli incontri internazionali affrontano da un versante particolare questo tema e con gli strumenti che gli sono consueti: conoscenza confronto rispetto, testi poetici e musica.
Troppo spesso il discorso sull'ambiente è un altro modo di prevaricare mantenendo al centro l'uomo e i suoi interessi economici, la costruzione di una nuova ed improbabile mitologia con fini politici strumentali, spesso caratterizzata da risvolti razzisti o da bellicose rivendicazioni territoriali. Lo "spirito dei luoghi" va invece colto attraverso un atto di umiltà, una disposizione all'ascolto che sia sincera e disinteressata: non parlare dei luoghi, ma "ascoltarli". Ma come fare se appena qualche riga più sopra ne parlavamo come di un testimone muto?
La poesia può tentare di essere la voce di questo spirito che vede di nuovo uniti tutti gli esseri viventi, in una relazione dinamica. Per questo il primo aspetto è la conoscenza, testimoniato dalla presenza di poeti provenienti da diverse parti del mondo, che ci presentano diverse esperienze nate in contesti diversi. Qualcuno di loro potrà evocare la figura di un moderno sciamano, altri appariranno più vicini alla nostra esperienza, ma tutti potranno donarci una nuova sensazione, un nuovo punto di vista.
Attraverso il confronto ed il dialogo tra queste esperienze nasce una nuova consapevolezza che attinge territori profondi dell'essere, che comprendono sia la sua parte razionale che quella inconscia.
Nel rispetto reciproco, tra l'uomo e l'ambiente, tra culture diverse, tra esseri che possano finalmente vivere la propria individualità come un elemento di arricchimento e non di contrapposizione, può nascere un vero "nuovo inizio" , un ritorno alla sacra unità che può rappresentare l'unico progresso vero, in grado di porre un argine ai guasti dello sviluppo, dello sfruttamento, delle guerre per il petrolio e per l'acqua, del dominio dell'uomo sull'uomo e sull'ambiente.

Non si creda che tutto questo sia pacifico: molti hanno dovuto fuggire dai propri paesi, allontanarsi dai propri affetti, subire processi, persecuzioni e carcere, per aver sostenuto una posizione critica, per aver esercitato questa volontà di resistere all'ineluttabilità dell'attuale ordine costituito, alla sua palese ingiustizia, alla sua avidità, alla sua connaturata violenza.

Vi invitiamo dunque ad accogliere questi nostri ospiti con uno sforzo di purezza, con un atto solo apparentemente semplice: ascoltare. Lasciare che queste voci di poeti, che la musica che li accompagna, siano le voci dei loro luoghi, dei nostri luoghi, dei vivi, degli antenati morti, dei fiumi, delle montagne, dell'unica razza umana e del suo destino di parte di una totalità.
Un aiuto non piccolo, crediamo, lo darà questo luogo, la collina dei Camaldoli, che contribuisce a frapporre una distanza tra noi e la metropoli, luogo creativo e caotico per antonomasia, in cui le relazioni si sovrappongono freneticamente fino a sbiadire nell'indistinto. Una distanza per vedere meglio, prima di ritornare nella realtà urbana con una nuova consapevolezza.
L'esperienza accumulata nel corso di quasi quindici anni di incontri organizzati in varie regioni d'Italia ed all'estero, ci rende fiduciosi nella capacità di trasformazione che la poesia sa operare in chi la voglia davvero ascoltare, certi della capacità di trasmettere il tesoro grande di umanità e di sensibilità che ognuno di questi nostri amici porta con sé e vorrà condividere con tutti noi.
Per questi motivi ribadiamo lo stesso auspicio della precedente edizione: anche questa volta vi auguriamo, non convenzionalmente ma con grande convinzione, semplicemente Buon ascolto!

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Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Regione Campania
Comune di Napoli

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Si ringraziano:
Regione Campania: Assessorato all'Agricoltura, Assessorato al Governo e tutela del territorio, Assessorato all'Ambiente.
Ministerio de Cultura. Dirección General del Libro, Archivos y Bibliotecas, Madrid, Einaudi; Centro Studi per la Fondazione Alfonso Gatto; Teche RAI, San Francisco International Poetry Festival, Universidad de Alicante.


Art Director: Pier Paolo Iagulli
Grafica: Vincenzo Corrado
Computer: Luca Zagaria
Audio recording: Francesco Galdieri
Service: No Limits Sound


Traduzioni:
Raffaella Marzano, Giancarlo Cavallo, Valentina Confido, Sinan Gudzevic, Filipa Matos, Massimo Bacigalupo, Luciano Martinis, Cristiana Tullio Altan, Fabio Scotto.

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Infoline:

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli
081/7966966 - info@parcodellecollinedinapoli.it

Casa della poesia
089/951621 - 089/953869 - 347/6275911 - 328/8459483 - info@casadellapoesia.org

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Materiali Grafici:

Download Locandine

Download Depliant2

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PERCORSI CONSIGLIATI
AUTO

Percorso 1
Tangenziale Napoli. Uscita ZONA OSPEDALIERA
Gira a sinistra CUPA IMPARATO Zoom [+] 198 mt.
Continua in VIA MICHELE PIETRAVALLE Zoom [+] 236 mt.
Gira a sinistra VIA SERGIO PANSINI Zoom [+] 244 mt.
Continua in VIA DOMENICO MONTESANO Zoom [+] 362 mt.
Gira a destra VIA GAETANO QUAGLIARIELLO Zoom [+] 878 mt.
Gira a sinistra VIA LEONARDO BIANCHI Zoom [+] 119 mt.
Gira a destra VIA COMUNALE GUANTAI AD ORSOLONE Zoom [+] 1.9 km.
Continua in PIAZZETTA DEI GUANTAI A NAZARETH Zoom [+] 20 mt.
Continua in VIA CAMILLO GUERRA Zoom [+] 351 mt.
Gira a sinistra STRADA VICINALE SOFFRITTO Zoom [+] 525 mt.
Continua in VIA MANDRACCHIO A NAZARETH Zoom [+] 282 mt.
Gira a destra VIA DELL'EREMO Zoom [+] 621 mt.
Gira a sinistra VIALE PRIVATO RAI
Arrivo BELVEDERE - TEATRO

Percorso 2
TANGENZIALE NAPOLI USCITA CAMALDOLI Zoom [+] 473 mt.
Gira a sinistra VIA GABRIELE JANNELLI Zoom [+] 296 mt.
Gira a destra VIA CAMALDOLILLI Zoom [+] 1.3 km.
Gira a destra VIA VICINALE AGNOLELLA Zoom [+] 365 mt.
Gira a sinistra VIALE SANT'IGNAZIO DI LOJOLA Zoom [+] 1.7 km.
Gira a sinistra VIA DELL'EREMO Zoom [+] 726 mt.
Gira a sinistra VIALE PRIVATO RAI
ARRIVO: BELVEDERE TEATRO DEL PARCO DEI CAMALDOLI

BUS
- autobus ANM C40
- OF (linea Stazione Centrale/Ospedali Cardarelli-Monaldi). All'ultima fermata coincidenza con C44 (linea Camaldoli). Scendere all'ultima fermata: a circa 50 metri vi è l'ingresso all'Eremo.

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COMUNICATO STAMPA


Nei giorni 17, 18 e 19 luglio 2009, alle ore 21,00, nell'incredibile scenario naturale e paesaggistico del Parco dei Camaldoli, nell'Anfiteatro del Golfo, si svolgerà una nuova straordinaria edizione di Napolipoesia nel Parco.

L'evento, promosso dal Parco Metropolitano delle Colline di Napoli (Regione Campania) e curato da Casa della poesia, vedrà la partecipazione di grandi autori internazionali, spesso in interazione con musicisti di varie aree musicali.
L'obiettivo è duplice: realizzare a Napoli uno dei più importanti ed ampi eventi poetici internazionali e valorizzare un progetto così straordinario e innovativo, come il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, attraverso un prodotto culturale, spettacolare, di eccellenza.

Gli Incontri internazionali prevedono la presenza di 15 tra i maggiori poeti contemporanei, provenienti da diverse nazioni e continenti. I poeti vivranno per almeno tre giorni la città e il Parco, insieme ai loro colleghi e amici, ai musicisti, a studenti, giovani scrittori e appassionati.

Il tema di questa edizione "lo spirito dei luoghi", vuole analizzare il legame tra tradizione e modernità, tra culture dei territori e sviluppo sostenibile, tra necessità di comunicazioni globali ed esigenza di tutela delle diversità.

Tra i poeti invitati alcune autentiche star e grandi poeti emergenti, ampiamente riconosciuti nel proprio paese, stelle in ascesa a livello internazionale.

Personaggio straordinario, Taslima Nasrin, del Bandladesh, donna e scrittrice, perseguitata e in fuga, icona di libertà, di lotta, di resistenza, di emancipazione della donna nel mondo islamico.
Tony Harrison, probabilmente il maggiore poeta di lingua inglese contemporaneo e uno dei più famosi e pubblicati al mondo. Poeta come "corrispondente dal fronte e come storico e coscienza della sua epoca".
Dalla California, tre straordinarie poetesse e tre interpreti di una poesia performativa, di forte interazione con la musica jazz, l'afroamericana Devorah Major, Genny Lim, di discendenze cinesi e inuit, Opal Palmer Adisa, di discendenza caraibica jamaicana. Tre grandi voci, e tre grandi canti di libertà e amore. La Major e la Palmer si esibiranno anche nel loro famoso duo The Daughters of Yam.
Viene dalla Spagna, Juan Carlos Mestre, poeta-cantastorie visionario che con la sua fisarmonica propone immagini nelle quali realtà e invenzione si miscelano in maniera sublime in atmosfere incantate.
Paul Polansky, personaggio quasi leggendario di americano che vive da anni nei Balcani. "Voce dei senza voce", "voce degli esclusi", megafono poetico del popolo più maltrattato ed oppresso della storia, quello "rom".
Viene dal deserto del Sahara, il grido di resistenza del popolo tuareg nella poesia e nel canto di Hawad, poeta, calligrafo, ambasciatore di una cultura nomade di cui è erede.
Adel Karasholi, siriano, tra i più importanti poeti arabi contemporanei. Vivendo da molti anni in Germania è diventato un vero ponte tra la cultura araba e quella europea. Appassionato e studioso di Brecht, riesce a far incontrare tradizione araba, densa di emozioni e di canto, ricca di metafore, con la tradizione "profana" della poesia tedesca moderna.
Dai Carabi, dalla bellissima e poverissima Haiti Louis-Philippe Dalembert, uomo-tartaruga, come si definisce lui stesso, trascina il suo "sogno di ritorno" dall'Europa all'Africa del Nord, dal Medio Oriente all'Africa Nera, passando per le Americhe e per gli altri paesi dei Carabi, in un canto malinconico dell'erranza e della memoria.
E da altre isole, le Azzorre, viene il portoghese Ivo Machado, portando con sé, come ogni isolano, nell'espressione, nel sentimento, nel tempo, la memoria insondabile di venti, onde, maree, il desiderio del viaggio assieme a quello del ritorno, il desiderio di libertà e di conoscenza.
Dall'Africa nera, la magia, i colori, i ritmi del continente bellissimo e martoriato, una delle figure emergenti della nuova poesia africana, Gabriel Okoundji.
Michel Cassir è nato in Egitto, cresciuto in Libano, vissuto in Messico e ora in Francia. Quella di Cassir è una vera poesia del Mediterraneo, che profuma di spezie e di salsedine, che fa incontrare uomini e culture, che diventa luogo d'arrivo di memorie collettive e condivise.
A rappresentare la poesia italiana contemporanea due tra i migliori interpreti napoletani, da tempo ormai assurti a livello nazionale ed internazionale e tra le voci più originali ed importanti del circuito, Mariano Bàino e Michele Sovente.
Mariano Bàino è stato tra i poeti che negli anni '90 hanno animato in Italia un dibattito su moderno e postmoderno, avanguardia e tradizione, e, più in generale, sul mutare delle strutture comunicative e sugli effetti di derealizzazione nella società massmediale, utilizzando spesso ironia e giocosità.
Michele Sovente è certamente uno dei più originali ed apprezzati poeti italiani contemporanei. Le tre lingue nelle quali si esprime si propongono come tre lingue diverse, ma sorelle, che si rincorrono e s'insinuano l'una nell'altra: il latino, l'italiano, il dialetto di Cuma.

Nel corso delle serate omaggi e ricordi in video di alcuni dei protagonisti passati di Napolipoesia: Janine Pommy Vega, Martin Matz, Ken Smith, Izet Sarajlic, Jorge Enrique Adoum, Mario Benedetti.
Nella serata inaugurale, il 17 luglio, un ricordo proprio nel giorno del centenario della nascita di un grande poeta campano, Alfonso Gatto.

Una magnifica occasione per i napoletani e tutti i campani per riscoprire questo luogo magnifico ricco di storia e di natura preservata che è il Parco dei Camaldoli, poco conosciuto e frequentato, di ammirare lo splendido panorama dell'anfiteatro che si affaccia su tutto il Golfo con l'isola di Capri di fronte.
Un'occasione irripetibile, per i non napoletani, di visitare una città bellissima, di immergersi nelle sue bellezze e nella sua cultura e di trascorrere tre serate ascoltando versi di poeti di tutto il mondo.
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Per ulteriori informazioni sui poeti e sull'evento:

www.napolipoesia.org
www.casadellapoesia.org

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli
081/7966966 - info@parcodellecollinedinapoli.it
http://www.parcodellecollinedinapoli.it

Casa della poesia
089/951621 - 089/953869 - 347/6275911 - 328/8459483 - info@casadellapoesia.org

Poesia a Ripatransone 15-16 lug



"POESIA LEONIS MINIFEST" - I EDIZIONE
RIPATRANSONE (AP) - 15-16 LUGLIO 2009
Bottega del Vino, ore 21.30

Mercoledì 15 e Giovedì 16 a Ripatransone la poesia diventa protagonista con la prima edizione del Poesia Leonis Minifest, incontri con alcuni degli scrittori più noti del panorama marchigiano che leggeranno i loro versi nell'accogliente cornice della Bottega del Vino, l'enoteca del Comune piceno in via XX Settembre, vicino al Teatro Mercantini. La rassegna, patrocinata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Ripatransone, si compone di due eventi: saranno protagonisti del primo appuntamento i rappresentanti del gruppo poetico maceratese Licenze Poetiche, da anni attivo nella ricerca di nuovi percorsi espressivi, composto da Lara Lucaccioni, Renata Morresi, Manuel Caprari e Alessandro Seri. Nella serata di Giovedì invece Marco Di Pasquale presenterà la sua recente silloge "Il fruscio secco della luce", edita da Wizats Editore, e sarà intervistato dal critico letterario Manuel Caprari ed accompagnato nelle letture da alcuni esponenti della Tribù dalle pupille ardenti, bottega di scrittura di Macerata che dal 2003 raccoglie i migliori talenti delle Marche stimolandone le potenzialità e invitandoli al confronto reciproco. L'ingresso alle letture, il cui inizio è fissato alle 21.30, è gratuito. Informazioni su www.marcodipasquale.wordpress.com