mercoledì 24 marzo 2010

Città perdute (nuovo capitolo del romanzo in versi)




Città perdute





Se si insegnasse la bellezza alla gente
si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione,
la paura e l’omertà.”

Peppino Impastato





***
                                     

Un giorno di papaveri nei campi,
di pappi nell'aria di neve
e Anna – nome da partigiana Rosa,
non voleva essere una donna
della famiglia fascista:
balzando tra i castagni ha visto
montagne abbandonate e boschi
dimenticati anche dai funghi.
Di cascine solo agriturismi,
Buffalo Grill e Road House:
periferie come Togliattigrad
e puttane alle stazioni di servizio.
Fiulin s'è sporcato le scarpe di fango
senza un passo che consumi le suole
in un'epoca da Basso Evo
-  senza esser stato Impero -
Teresa come in Georgia
e la nostalgia nei capelli:
l'odore delle margherite la domenica
si confonde tra crema e aroma.


***
                   

Trivelle bucano la terra nel parco:
animali fuggiti dalle selve, api e farfalle migranti.
Si raschia il barile tra sacchi di polistirene,
discariche di capibastone e la chiameranno
Petrol Valley... Business... Economy.
Non rimarrà nemmeno una goccia
per lavarsi le dita luride: la rugiada scivolerà
nell'odore d'erba calpestata.
L'Enrico urlerà festante nel paese silente
dove contano le tasche tronfie e il viso
ben truccato tra gru a squarciare travi.
Era un cimitero di campagna secoli fa:
si racconta di soldati francesi seppelliti senza nome,
accanto ciminiere e tangenziali.
Le ragazze si abbrustoliscono al primo sole
di cosce e stivali all'aria e Teresa e Fiulin
tra scaffali Ikea e stanze d'arredare;
il sapore delle sere fiorite di maggio tra un the
in giardino e le campane domenicali
sfiorando il viso di luce.


***


                      
L'Andrea quasi non dorme la notte
per una carezza saltata e amaro tra amici:
“A me il cinema a lui il sesso!”
Scendevano da tutta la valle a mostrare
i frutti della terra – nella fiera di primavera –
formaggi, salumi, vacche e maiali ingrassati:
a volte trovavi un mago per bambini
o un alchimista di elisir;
Fiulin e Teresa in una locanda fine Ottocento
e menù fisso prima che il vento dei Balcani
scompigli le bancarelle.
Sono fuggiti in collina per evitare rastrellamenti
e granai bruciati: tabernacoli per pregare
la fine della guerra.
L'Emilio lascerà la metropoli mentre spuntano
ciliege sui rami e dal balcone non sente mai
rondini o il profumo di miele delle sere;
forse lo manderanno in una scuola di campagna
alle prime nebbie d'autunno.


***
                                       

Giovannino – Nino per gli amici,
ha cominciato cantando sdolcinato
in pizzerie di quartiere... matrimoni dei boss:
eletto al parlamento in un collegio blindato,
voti di scambio e spumante con Maria
-       Miss gambe lunghe depilate, col seno rigonfio
e una gabbia climatizzata per i canarini.
L'Emilio con le sue nevrosi da romanzo mitteleuropeo,
con la Pasionaria a carezzargli la testa.
Teresa e Fiulin tra le lapidi ai caduti immerdate
di piccioni e svastiche tra vie Gluck di condomìni
e palazzi neoclassici abbandonati, persiane marcite
che a pochi passi si sentivano le rane di sera;
un vento senza alberi sradica capannoni e grondaie,
strade allagate di spiagge spianate da nuove stagioni.


***
                           

Il dottor Saverio mai avrebbe fatto il medico:
uno studio avviato... il padre uno dei migliori...
l'hanno incastrato con la valigetta zeppa di soldi,
una Mercedes luccicante abbronzato dalle Mauritius.
Era davvero bella – dicono – fino agli anni Settanta,
poi la droga, il terrorismo ma ancora perdersi
in banconi profumati di verdura,
pesce scaricato coi camion dalla costa.
Marceranno con la camicia cachi, saluti romani
pronti a bastonare all'occorrenza.
Guido – lo stesso nome del nonno partigiano,
suo padre vent'anni di galera per banda armata,
l'hanno intercettato con volantini a cinque punte
e un mitra da comunista combattente.
L'odore di temporale dalle campagne
prima che l'acqua tracimi le fogne schiumanti
e Teresa nel volo d'un'altra stagione
che non tornerà in un fruscio di vento.


***

Chiese sconsacrate senza una messa,
un parroco, si sgretoleranno
d’un vento caldo tra nuovi minareti;
nelle alcove segrete si sussurra
d’un cardinale con la passione
per le ragazzine e di benedire soldi sporchi:
è morto nel suo letto ottuagenario
riverito fino all’ultimo.
Scendono i lupi a valle, ai bordi delle strade
si sente l’ululato che spaventa i bambini;
al passaggio delle truppe aragonesi
i contadini nascosero le forme nelle grotte
e ora è una prelibatezza DOP.
Teresa tra strade un tempo paese,
pasticcerie di quartiere con il profumo
ancora caldo, non lontano da un cimitero
tra le case: domani partirà mentre Fiulin
assapora pulenta pastissada
e pioggia velata che trasuda di stagione.



***

La bassa pressione – voluta da tutti,
è arrivata con l’acqua d’autunno,
maglioncini, risotti e l’Emilio
ancora non sa se tornerà a casa
nel letto di quando era bambino.
L’Andrea nella nuova antica casa,
nella cucina anni Sessanta steso
sul divano dopo una giornataccia
attende la sua bimba ai primi scrosci.
Il Gino – fatta la guerra in Albania,
la tessera da repubblichino «Propri no!»:
l’hanno portato in Germania
e al ritorno non era più lui.
 È morto di polmonite due giorni prima
della cresima del figlio.
Teresa ascolta Fiulin in quel cortile
tra statue e fuochi di festa paesana;
delle torri poche sono rimaste,
proprio mentre un poeta moriva:
«Un incidente… è stato solo un incidente!»


***

Sfilano semimodelle Made in Italy nella piazza
dove – pare ieri – sfilavano staffette e partigiani:
la signora Luna la città non la riconosce più,
troppi anni per emigrare.
Navi – cariche di clandestini – affondano
nel mare di Ulisse, Enea e spuntano barconi
d’uranio davanti alle coste della Magna Grecia.
L’Andrea si perderà in fantasie strampalate
ma poi a casa rivedrà Marika per una cena speciale.
mentre l’Enrico cerca un’altra donna
per appiccare fuochi d’autunno.
Teresa scatta foto in un quadro romanico,
nello struscio domenicale di vetrine e pasticcerie:
il profumo di mosto portato lontano dal vento.
Gratta i suoi numeri la vecchina sul bus,
l’ultima emozione
tanto tra poco se ne andrà al Creatore.


***

Lo chiamavano il Ras delle risaie
al slongariss anca l’acqua:
hanno coinvolto la moglie in tangenti,
roba da Prima Repubblica – dicono.
L’Enrico luvräme n negher
e il sabato pomeriggio a guardare
partite di Subbuteo in attesa della domenica.
Teresa pedala su un letto di foglie
in quartieri che mutano pelle:
paiono quasi belli tra mercatini contadini
e odori di dolci dei morti.
Per un giorno dimenticare fondi neri,
fabbriche delocalizzate, sub-sub appalti,
giornalisti uccisi scavando la verità
e squadrismo mediatico,
come fosse un giorno d’autunno
di bambini all’uscita da scuola.


***

Accanto alla necropoli fenicia
– la più grande del Mare Nostrum,
sorgeranno nuove palazzine
e una super strada a impolverare
antiche pietre di civiltà.
Jenny per una po’ di bamba la dà
nel cesso del liceo,
come Eros – pusher della classe,
una pippata prima dell’interrogazione.
L’Enrico sotto la pioggia battente
con le sue bancarelle domenicali
parla con il Nando
Scrüsi’me’l pâ’d mèlga,
che nessuno ascolta più,
memoria storica di tutto il borgo.
Sbuffa l’auto su tornanti di nebbia
tra le luci dei paesi, cantando
dopo una tortellata d’autunno,
Teresa e Fiulin nel buco della notte.



***


La spiaggia romana con pineta
- vista discarica, è una colata di palazzi
con antiche strade tra ville abusive;
di civiltà ai confini dell’Impero
rimangono colonne sbriciolate dalla sabbia
e dune costruite dal vento.
Mauro era un bambino violento,
picchiava anche a pallone:
ha ucciso il padre per legittima difesa
a bottigliate sul cranio.
Massimo – diversamente abile dalla nascita,
a quarant’anni gira di notte col triciclone
per le strade tra auto sfreccianti
e la radiolina a tutto volume:
«Sogna ragazzo sogna…»
Tisana di timo al ritorno dalle nebbie:
lì c’erano paludi, ora lumi d’inceneritori
e Outlet fino ai boschi e accanto
pascolano pecore prima dell’inverno.





Luca Ariano (1979) vive tra Vigevano e Parma. Sue poesie sono apparse su riviste e siti e antologie tra cui Oltre il tempo e La coda della galassia (2005). Nel 2005 è uscita la raccolta Bitume d'intorno, con prefazione di Gian Ruggero Manzoni, per le Edizioni del Bradipo di Lugo di Romagna. Nel 2008 cura con il poeta Enrico Cerquiglini l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Udine: Campanotto, 2008). Nel 2009 sono state pubblicate altre sue poesie nell’antologia curata da Chiara De Luca (Nella borsa del viandante, Fara, 2009) sempre tratte dal suo romanzo in versi. Altre poesie sono state pubblicate nell’antologia di poeti civili Pro/Testo curata con Luca Paci (Fara, 2009) e presentata anche a Barcellona. È appena uscita, per le Edizioni Farepoesia, la raccolta Contratto a termine.

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