giovedì 29 aprile 2010

4 poeti Verso casa 15 mag

Su La poesia, il sacro, il sublime a cura di Adele Desideri 3

recensione di Vincenzo D'Alessio
prima parte qui
seconda parte qui

Nell’antologia curata da Adele Desideri, sul valore della poesia, del sacro e del sublime nella società contemporanea,i diversi contributi offerti e contenuti nel testo, ci lasciano comprendere quale mistificazione ha assunto l’esistenza reale. Dal primo all’ultimo essere umano, che vive quotidianamente nella nostra penisola, il coinvolgimento nella tecnologia è definito socialmente indispensabile, formativo, civile. Vale a dire che senza un televisore, un palmare, un i-pad, un portatile, la famiglia non può sopravvivere. Prima bastava l’auto, la lavatrice, il frigorifero… oggi ci vuole di più.
L’umanità perché non si accorge che l’economia ha minato i pilastri del mondo? Nella cieca corsa a possedere i beni materiali, la spiritualità è scomparsa. Se è rimasta una fede religiosa è divenuta fanatismo omicida. Il rigurgito di assolutismi, presi dal passato, fanno la loro comparsa nei giorni presenti mistificando anche la Storia vera. Lo chiamano revisionismo storico ma è pura follia umana.
Quale valore assume, nel contempo, la poesia, la sacralità, il raggiungimento del sublime?
Sono valori inutilizzabili, se non addirittura devianti, dalla rotta sociale della videocrazia attualmente vigente. Né è consentito, al poeta, al giornalista del fare, al costruttore dell’idillio, opporsi a tanta violenza. Scrive al proposito Adele Desideri nell’introduzione: “Il sacro, oggi, è inserito in un contesto sociale edonista ed omologante, dal non troppo vago sapore nazional-popolare” (pag. 9).
Allora viene incontro il contributo poetico di Eros Olivotto, che nel suo sentire-non sentire cristiano scrive: “Io, /che amo questo tempo, / quest’uomo, / il nostro non cercare, / il nostro non volere,/ saprò mai chi sei / se non oscuramente?” /(pag. 62). Più bella di così una dichiarazione d’amore verso il Dio del mondo non l’ho ascoltata se non nei versi di Jean Debruynne diversi anni fa, ma sempre attuali: “Per vivere, / il Dio dei cristiani non è tutto, / altrimenti non sarebbe più niente” (Vivere, Ediz. Paoline,1983). Veramente la fede, nei versi di Eros Olivotto, sa essere l’ossimoro cristiano della ricerca incompiuta su questa terra, completa solo nell’estasi della richiesta: “Vedi, / questo è il mio giorno: / infinite domande / e una distanza immutata” (pag. 63).
Ecco l’avverarsi del sublime, al di là del limite dell’orizzonte che l’occhio insegue, anche quando il cervello si spegne, frammentato dalla siepe del dolore, e il naufragio diviene dolce nel mare della quiete divina. L’umanità, oggi, non ha il tempo di pensare, tutto è alla velocità delle fibre ottiche. Tutto è assunto alla voce del Grande Fratello.
Ben venga, in questa concreta antologia d’ispirazione al sacro, la voce di Alfonsina Zanatta. Che della poesia dà la ricerca dell’Oltre, scritto con la maiuscola, quando asserisce che: “Tutto è sacro da quando Dio si è fatto uomo, e da quando ha riportato in cielo la nostra umanità, la nostra terra” (pag. 39). Proprio così, Gesù Cristo, ha avuto la gioia di coprirsi i piedi di terra, camminando in mezzo agli uomini, ha bevuto, dormito, sofferto, ed è stato ucciso. Ha portato nel cielo, nella sua Resurrezione, il sudore della morte e la terra del sepolcro.
Ma com’è lontano quel giorno di cui facciamo memoria, oggi, in mezzo a tanto dolore!
Scrive la Zanatta: “Ne consegue l’invito a leggere il tormento e l’inquietudine dei veri poeti – magari non approdati a un riconoscimento esplicito di senso e di Alterità (…) Stanno da queste parti le voci alte di Montale e di altri disperati cercatori con lui” (pag. 40).
Io che leggo, che cerco, che chiudo con difficoltà la porta del dolore, sono alla ricerca di quel Dio che la poetessa Zanatta ha fatto suo con le parole: “La creazione si svela come volto del dono di Dio, e ogni scheggia riporta al suo autore” (pag. 42).

Anna Elisa De Gregorio su Solchi e Nodi di Caterina Camporesi

Carissima Caterina

finalmente un momento di tregua per scriverti e ringraziarti ancora del “piccolo” dono che mi è arrivato per posta. Parlo del tuo ultimo libro Solchi e Nodi della FaraEditore.

Scarni i versi quasi fino all'afasia, il significato si perde nel significante: evocazioni, assonanze, echi, fantasmi, che possono ricordare i modi della meditazione zen dove il pensiero logico scompare, dove il vuoto è più importante del pieno, dove si va al di là del quotidiano eppure nutriti e intrisi di quest'ultimo (dalle mancanze ai momenti di grandezza dell'uomo): “tra bocca di Dio e grida di io / nell'estrema discesa e ascesa”.
Dal precedente Duende che pure mi aveva tanto colpito, almeno nella seconda parte, per lo specialissimo rapporto che si può raggiungere tra sogno e bisogno fino a crearsi un mondo perfettamente efficiente e parallelo, si arriva a questo ultimo libro Solchi e nodi, che prevede un mondo di "quasi"decantato nulla: penso alle divine fioriture nel deserto (potrebbe essere questo il senso della tua poesia, dei tuoi versi), essenziali, dove le foglie sono aghi di difesa, che sbattono al vento, dove i gambi sono quasi a terra, dove le radici sono infinitamente caparbie nella ricerca di acqua non si sa da quale dove: “rumori serrati in nidi di panico / percuotono la sola nota della mente / dietro canneti segreti ruscelli / sciolgono preghiere alla luna/ all'alba venti avvinghiati/ consolano simulacri”. Oppure alle iscrizioni rupestri fatte di pochi icastici segni, di minime depressioni per secoli intatti: “memorie incancellabili / decollano dal concavo inconscio”. Musicalità di vento, nodi di sabbia in continuo divenire in una immobilità apparente; il senso di straniamento è la sensazione che accompagna tutto il libro: “veli sollevano / echi ripetono / svigoriti sibili / trasvolano reti trasparenti / stringono gridi di angoscia / su deserti insanguinati”.
La mia metafora così insistita intorno a terre desertiche ha un senso. Sono appena tornata da Petra e straordinariamente il titolo del libro Solchi e Nodi, così come la copertina mi hanno riportato a quei luoghi, alle rocce così fragili e così "insanguinate", come i tuoi versi, alla estrema riduzione del sé: “raccoglie verità l'istante / che scheggia l'eterno / destinato ancora a sbriciolarsi/ in altri lampi”. Molto bella la colta prefazione di Massimo Sannelli, centrata eppure originale.
Ecco le mie modestissime note, cara Caterina,

Anna Elisa De Gregorio

Contro lo spirito del tempo



Per il sostegno di Anterem


Rivolgiamo il nostro più vivo ringraziamento alle lettrici e ai lettori che in questi giorni si sono abbonati alla rivista "Anterem" e hanno devoluto il loro cinque per mille alla nostra Associazione.


Il loro aiuto ci consentirà di fronteggiare le difficoltà che ha creato il decreto del 30 marzo 2010; un decreto che sospende le agevolazioni postali per le Associazioni no-profit; un decreto che aumenta il costo della spedizione di "Anterem" nella misura irragionevole del 500%.


Siamo certi che tante altre lettrici e altri lettori ci aiuteranno a superare questo nuovo ostacolo e a denunciare in tal modo una tendenza antiumanistica che, col trascorrere degli anni, si è andata allargando fino a diventare costume.


Coloro che fanno le leggi ritengono che la poesia e la filosofia siano dei fenomeni socialmente irrilevanti; presumono che la società non abbia bisogno di queste forme di vita per il suo funzionamento.


Leggi come questa nascono dalla volontà di non ammettere nel tessuto sociale, nemmeno ai suoi margini, qualcuno che rivendichi il diritto di esercitare una capacità di giudizio o anche semplicemente di sognare.


Leggi come questa nascono contro di noi e contro i nostri lettori: donne e uomini lontani dall'oggi della tecnica e dello spettacolo, dai loro idoli, dai loro culti di massa.


«All'epoca del mondo in cui viviamo, non segue più commercio diretto con il cielo» annota Novalis. Piante e pietre tacciono, cuori atrofizzano, divinità dileguano, ogni miracolo è impedito, nessuno stato è attualmente poetico.


Ma da tale sfondo si alza un movimento contrario. E le nostre lettrici e i nostri lettori lo stanno dimostrando. È giunto forse il momento di non battersi più per le briciole, ma tentare un gesto diverso: di aprirci un difficile varco in questa epoca così buia e - sottraendoci alla sua presa mortale, alle sue risposte già pronte, conformi a un criterio comune - unirsi al grido mai spento della parola poetica e del pensiero.


Per abbonarsi ad "Anterem":


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martedì 27 aprile 2010

Davide Rondoni a Forlì 30 apr


Con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, Politiche Europee e Rapporti Internazionali,
dell’Assessorato al Decentramento e dell’Assessorato alle Politiche di Welfare del Comune di Forlì

ASSOCIAZIONE CULTURALE POLIEDRICA
Venerdì 30 aprile 2010 – ore 18
Centro Culturale San Francesco – Via Marcolini, 4 - Forlì

Sandra Evangelisti, Marco Viroli e Guido Passini
presentano il poeta forlivese
DAVIDE RONDONI e il suo ultimo libro:
PER LEI E PER TUTTI. Appunti su Dante. E Beatrice”
(Ed. Meridiana)



Nato nel 1964, a Forlì. Laurea in Letteratura italiana Università di Bologna, relatore Prof. Ezio Raimondi (110 lode). Ha fondato e dirige il Centro di poesia contemporanea dell'Università di Bologna. Ha tenuto e tiene corsi di poesia e letteratura nelle Università di Bologna, Milano Cattolica, Genova, Iulm e in diversi Istituti specializzati nonché all’estero a Yale University e Columbia University (Usa). E’ direttore artistico del festival DANTE09 a Ravenna. Ha partecipato ai più importanti festival di poesia in Italia e all’estero.
Ha pubblicato alcuni volumi di poesia, tra cui  “Il bar del tempo”, è uscito per Guanda nel gennaio '99 e “Avrebbe amato chiunque” con i quali ha vinto, tra gli altri, i premi più importanti in Italia (tra cui Montale, Carducci, Gatto, Ovidio, Camaiore, Metauro). “Apocalisse amore”. Mondadori, Giugno 2008. Un libretto edito nel 2001, "Non sei morto, amore" (e ripubblicato nel 2006) è letto in performance dall'autore insieme ad un pianista di blues, oltre che messo in scena da Sandro Lombardi e David Riondino. Mentre con una compagnia di tango vengono lette le poesie di “Ballo lentamente con le tue ombre” (Tracce 2009)
E' presente nelle più importanti antologie di poesia italiana del secondo Novecento edite da Mondatori (a c. Cucchi e Giovanardi) e da Rizzoli (a c. Piccini) e in numerose altre. Sue poesie sono edite in volume o in rivista in Francia, Usa, Venezuela, Russia, Inghilterra, Croazia, Cina e altri paesi.
Il romanzo breve "I santi scemi" (Guaraldi 1995) è stato finalista al premio Berto 1995 per l'opera prima.
Ha pubblicato il romanzo per ragazzi “I bambini nascono come le poesie” (Fabbri 2006)
Con Franco Loi ha edito nel 2001 per Garzanti un'antologia della poesia italiana dagli anni '70 a oggi, “Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000”.
Cura le collane di poesia de Il saggiatore e di Marietti
Dirige la rivista di poesia e arte “clanDestino” per i cui quaderni ha curato, tra l'altro, "A casa dei poeti", conversazioni con i poeti italiani, e "Cantami qualcosa pari alla vita", conversazione con Mario Luzi e “I cercatori d'oro. Sei nuovi poeti italiani”.
Ha tradotto da Rimbaud, Péguy, Dickinson e Baudelaire. Ha curato per Rizzoli una nuova edizione commentata a più voci della Commedia di Dante, il commento ad una edizione dei Cori da la Rocca di Eliot, un'edizione delle poesie di Ada Negri, delle lettere di E. Mounier e un'antologia di Charles Péguy.
Ha curato un libro di interventi (Gadamer, Giussani, Bigongiari) dal titolo La sfida della ragione, Guaraldi 1998, e un'antologia di scritti d'amore di Giacomo Leopardi (Garzanti, 2000) un libro-conversazione con Ezio Raimondi, (Guaraldi, 1999) una versione poetica dei Salmi da Marietti nel 2001. E' autore di testi teatrali rappresentati in diversi teatri italiani, tra cui Il Piccolo di Milano, e il teatro Biondo di Palermo.
Collabora abitualmente in occasioni di readings di suoi testi o di scelte da lui curate con i migliori attori del teatro italiano (tra gli altri, Iaia Forte, Franco Branciaroli, Sandro Lombardi) e con musicisti come Lucio Dalla, Eugenio Finardi, Morgan e altri.
Presso Rai 1 la tv Sat 2000 partecipa, cura e conduce programmi di poesia e di dibattito culturale.
Ha realizzato, tra l’altro, i programmi tv:
Stupormundi (dialoghi tra poeta e scienziati alla ricerca delle scoperte di oggi)
Parolà (per ragazza  e scuole, giochi e scoperte del mondo della parola)
Antivirus (dieci minuti di poesia in Tv)
E’ stato consulente Rai per la Fiction e partecipa alla trasmissione Benjamin sul tg1 per la poesia.
Per due anni ha curato il progetto promosso da Enel "Luce per la poesia" di grandi letture presso le Centrali elettriche italiane e di diffusione on-line della poesia (tra le voci: Foà, Lombardi, Bucci, Bonaiuto, Arbore, Vanoni, Branduardi, Riondino, Alice, Sastri, Degli Esposti, Avogadro, Soffiantini, Jannacci e numerosi uomini di cultura e del mondo del giornalismo e dello spettacolo). Per Enel ha svolto la realizzazione del sito www.inpoesia.it con la partecipazione di numerosi personaggi della cultura e dello spettacolo italiani.
E’ direttore artistico del festival “per tipi danteschi” Dante09, che si svolge ogni anno a Ravenna nei pressi della tomba del poeta (www.dante09.it)
Ha pubblicato articoli accademici su diversi autori tra cui Pascoli, Leopardi, Luzi, e Pasolini.
E’ autore di numerosi articoli e saggi sulle arti figurative: Lorenzo Lotto, Michelangelo, Van Ejck, Niccolò dell’Arca, Caravaggio, maestri del ‘300 riminese, Palmezzano e altri.
Editorialista di Avvenire e de Il Tempo e de Il Sole24 ore


Marco Viroli, nato a Forlì nel 1961, laureato in Economia a Bologna, appassionato di storia antica e rinascimentale, è co-fondatore e vice presidente dell’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì.
È stato direttore artistico di CorsoGaribaldi82 di Forlì, nei cui ambienti ha organizzato esposizioni di pittura e reading poetici, e di MEGAforlì, per cui ha curato immagine, eventi, organizzazione e sviluppo, nonché gli incontri con l’autore e per tre cicli, dal 2006 al 2008, le rassegne estive “Autori sotto la torre”, a Forlì, e “Autori sotto le stelle”, a Cesena.
Attualmente è responsabile comunicazione & eventi di “CO.diCE.” (consorzio di centro - Forlì) e ufficio stampa e relazioni esterne di una Fondazione di arte contemporanea.
Ha pubblicato le raccolte di poesie Se incontrassi oggi l’amore (Farnedi Edizioni, Cesena 2003) e, con «Il Ponte Vecchio», le raccolte poetiche Il mio amore è un’isola (2004) e Nessun motivo per essere felice (Gran Premio Speciale della Giuria “Città di La Spezia”, 2007). Suoi versi sono apparsi, oltre che sulla rivista «Confini», sui volumi Poeti romagnoli di oggi e Giovanni Pascoli («Il Ponte Vecchio», Cesena 2005), Poeti romagnoli di oggi e Charles Baudelaire («Il Ponte Vecchio», Cesena 2006), Poeti romagnoli di oggi e Federico Fellini («Il Ponte Vecchio», Cesena 2009). Ha collaborato con testi editi e inediti al libro fotografico Sguardi dall’India (Almanacco Editore, Forlì 2005) e all’antologia Senza Fiato (Fara Editore, Rimini 2008).
A settembre 2008 ha pubblicato per i tipi de «Il Ponte Vecchio» la biografia storica Caterina Sforza. Leonessa di Romagna e, a marzo 2009, ha curato la seconda edizione di Se incontrassi oggi l’amore, ristampato per la casa editrice «Il Ponte Vecchio».
In aprile 2010 è uscito il suo nuovo saggio storico Signore di Romagna. Le altre leonesse.
Il suo sito internet è www.marcoviroli.com.


Guido Passini nasce a Bologna il 22/11/1978, da sempre rincorre il suo sogno personale: il respiro.
Da qui derivano molti dei suoi scritti, per lo più introspezioni. E' la salute che lo avvicina alla poesia, infatti si sfoga gettando le proprie emozioni su fogli bianchi che s'intingono dei colori più svariati. Questa passione gli dà nuovi stimoli nella vita, capisce di avere un altro sogno nel cassetto: portare le proprie emozioni alle altre persone. Ecco perché abbina il suo nome ad un pensiero:
"Non mi arrendo, indosso nuove ali e ricomincio a volare".
Queste semplici parole sono la base di quello che è la figura poetica  e l'uomo Guido Passini.
Cerca di imprimere il proprio pensiero in ogni suo verso, cercando di dar vita ad un messaggio che arrivi dritto all'anima del lettore.
Nell'Ottobre 2008 esce il libro SENZA FIATO edito dalla Fara Editore che lo vede in veste di curatore e coautore, e nell’ottobre 2009 esce IO, LEI E LA ROMAGNA, raccolta di poesie, sempre per i tipi di Fara Editore.

Sandra Evangelisti nasce a Forlì il 6 marzo 1964.
Si appassiona alla letteratura fin da piccola. A sedici anni inizia a scrivere i primi versi, quasi in forma di diario , per comunicare a se stessa e poi agli altri le proprie emozioni più vere.
Spesso ha l'abitudine di regalare le sue poesie agli amici per dire loro cose che con le parole non riuscirebbe ad esprimere.
La poesia diventa a poco a poco il suo modo privilegiato di espressione.
Dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna e consegue la laurea nel 1990. Per qualche anno esercita la pratica legale in uno studio di Forlì.
Nel 1996 vince un concorso per Funzionario di cancelleria nel Ministero della Giusitizia. Lascia Forlì per andare a Belluno dove lavorerà in Tribunale per qualche anno. Poi si trasferisce nella magica Venezia nel 1999 e finalmente riesce a tornare a Forlì nel 2002, dove tuttora vive e lavora.
Sandra in tutti questi anni continua a coltivare la sua passione per la poesia e la scrittura, ma ha il coraggio di tirare fuori i suoi versi e di farli pubblicare solo nel marzo 2008.
Viene accolta da una piccola ma agguerrita casa editrice di Perugia la “Midgard”, con cui esce la sua prima raccolta: “Lascio al mio uomo”.
Si tratta di una scelta di diciannove liriche ispirate all'amore fisico e spirituale fra uomo e donna, che Sandra sente come tema fondamentale dell'esistenza.
Da un incontro con il poeta Paolo Ruffilli viene  l'impulso a pubblicare altri testi , alcuni fra i primi scritti , fino ai più recenti. Nasce “L'ora di mezzo” pubblicata nel dicembre 2008 dalle Edizioni del Leone di Venezia , di cui Paolo Ruffilli è direttore letterario. “L'ora di mezzo” è per Sandra un momento centrale della  vita, che sta nel mezzo fra passato e presente ed in cui fermarsi a fare una pausa di riflessione sui momenti e i temi centrali dell'esistenza, il suo “sentimento della vita” e cercare di porgerlo e comunicarlo agli altri.
La sua poesia viene definita “una poesia esistenziale, incisiva e coinvolgente”.

Premiazione i Picentini 6 maggio a Giffoni Sei Casali (SA)

Poesia a strappo 8 maggio a Bolzano

Su tre raccolte di Narda Fattori

recensione di Carla De Angelis


Quando la vita cattura l’attenzione del poeta, la poesia diventa attesa e ricerca minuziosa del linguaggio. Ho davanti a me tre libri di poesia della scrittrice Narda Fattori; il primo: E curo nel giardino la gramigna (IBISKOS Editrice) lo lessi tempo fa tutto d’un fiato, l’ansia dell’attesa che permea tutto il libro alzava i battiti del cuore, come nel concerto n.1 di Tchaikovsky dove le note raggiungono quasi il cielo per poi lentamente tornare a terra, ma alla fine nessuna meta era raggiunta, anzi si spostava sempre un po’ più avanti.
Verso occidente (FARA Editore): ormai sapevo che non avrei trovato risposte, qui la poetessa legge con meravigliato stupore la sua vita, il lettore resta incantato e l'immersione nella lettura è empatia totale . Verso occidente mi ha fatto pensare ai versi del poeta belga Guy Goffette ne La vita Promessa (GEDIT,  traduzione italiana di Chiara De Luca) –  “oh, l’esatta fotografia dell’anima, questa parola / che s’infila negli occhi come unghie / nella carne: piove. Il sangue dell’erba” – perché Narda Fattori scava il quotidiano nella sua apparente normalità per arrivare al nocciolo, all’anima.
Il verso del moto (MOBYDICK): ho trovato questa raccolta poetica più tranquilla, cuore e mente in armonia. È un libro d’amore: Narda Fattori guarda attentamente, accompagna e rafforza nei suoi versi tutto ciò che vive, tutto ciò che conta dall’inizio della vita: “Dal grembo materno / si nasce una volta sola / così l’uomo muore e rinasce / per certificazione di eventi / di incontri e di pene / e fa dei giorni una ricorrenza/di crepuscoli”; “si fa dappresso il tramonto / che allunga le sue ombre / fra le zittite fronde della sera/non frugola neppure / l’erba dei fossi”.
Come nelle altre due raccolte l’emozione/commozione è fortissima, ma non si tramuta mai in tristezza anche se l’ombra scura del tramonto è presente come il tempo che nel passare tradisce.
È un libro d’amore e dolore, parole esatte non asciutte, lettura che scalda, versi che riportano alla realtà: “Ma tu figlio mio / racconta a tuo figlio / la storia delle mani e sarà / un principe saldo come un contadino”.
Ogni poesia meriterebbe adeguata menzione, non sono sicura di trovare le parole giuste per ognuna, ma lasciatemi citare ancora versi stupendi come: “Ho le mani gremite di preghiera / cadono se apro le dita / non voglio romperle dimenticarle /    ma non le so dire”.
Non so se la poetessa abbia fatto un lungo lavoro sulla parola, la fluidità, la naturalezza con quale questi versi si fanno leggere, mi fanno pensare che abbia scritto direttamente ispirata dalla musa che la abita.

Roma, 24 aprile 2010

venerdì 23 aprile 2010

Su La poesia, il sacro, il sublime a cura di Adele Desideri 2

recensione di Vincenzo D'Alessio
prima parte qui

L’antologia La poesia,il sacro,il sublime curata da Adele Desideri per la FaraEditore, comprende dei “contributi lampo” ispirati dal convegno tenutosi a Milano, nel novembre 2009, sul tema del tradimento da parte dell’umanità contemporanea, dei valori enunciati nel titolo.
Il nuovo contributo che analizziamo è quello della poetessa Maria Carla Baroni. Nove poesie tratte da tre raccolte pubblicate dall’autrice. Il punto di partenza è il Duomo di Milano e il tempio preistorico di Hagar Qim sull’isola di Malta. Quest’ultimo edificio megalitico, risalente all’Età del Bronzo antico, è composto da diversi cerchi di pietre, con delle camere sotterranee. Simile a quello di Stonehenge,in Inghilterra. Verosimilmente paragonabile al Cerchio di pietre del poeta Riccardo Burgazzi(in Legenda, FaraEditore, 2009). La dedicazione è alla luna, alle fasi solari, alla madre terra.
La poetessa dispone, l’uno di fronte all’altro, questi due luoghi di culto nella ricerca ispirata “a un miraggio d’infinito” oppure “innervate / da presagi di luce ultraterrena”, nel caso del Duomo di Milano. Questa figura retorica, callida iunctura, vuole rendere in forma concreta l’aspirazione al sublime, all’immutabile, percepito nelle pietre. Accosto ai versi della Nostra, a pag. 244: “Selva di guglie evanescenti / dita d’avorio” (riferite al Duomo di Milano) con i versi della poetessa Alda Merini: “Non è che dalle cuspidi amorose / crescano i mutamenti della carne” (Per Milano, Poesie, Mondadori, 1998). Entrambe rendono in versi l’amore per la città dove vivono, e il sentimento permea il monumento.
Come nell’antichità, per la Grande Dea, così nell’attualità dei giorni che viviamo, la ricerca di una identità ultraterrena che rischiari il nostro cammino è fondamentale, mentre guardiamo con i nostri occhi le chiese innalzate come mani verso il cielo, o antiche e circolari come acqua sulla terra. Noi abbiamo bisogno di una forza che ci allevi il dolore dell’esistere, il vuoto che si genera dalla lotta con l’esterno, con il tempo divoratore della nostra e altrui energia.
La poetessa ripete, nell’anafora “Non occorre”, della poesia omonima, il sentimento che abbiamo enunciato. La poesia che ricerca il sacro per superare la perdita di quell’IO che pulsa, nei reconditi anfratti del nostro cuore, come fiume alla ricerca della sorgente, prima di scomparire nel mare. L’energia confluirà di nuovo nella Madre Terra? Saremo “(…) nell’aria e nel vento / nell’acqua fuggente dei fiumi / nei raggi alternati di sole e di luna”? Vorremmo saperlo. Vorremmo rispondere alla domanda che la poesia cerca di completare nel cerchio della Vita.
Riprendo, per concludere questa nostra ricerca, le parole del teologo Antonio Donghi, riportate da Adele Desideri nel suo intervento iniziale: “La nostra esistenza è coinvolta in un mistero che ci supera e nel quale viviamo i frammenti della nostra storia” (pag. 11).

Su Solchi nodi di Caterina Camporesi

Recensione di Silvia Venuti

Gentile Caterina Camporesi,
finalmente, con le vacanze di pasqua, ho trovato lo spazio per leggere con calma e piacere del testo, la Sua raccolta.
A seguito Le riporto alcune impressioni.
L'incipit è nel dolore, dolore che consuma l'uomo nel tempo… Eppure sostiene una speranza: quella che l'arte nel suo volo alto possa dare significato al segno lasciato dalla sofferenza. Attraverso una natura minacciosa (nidi di panico, venti avvinghiati, deserti insanguinati, svigoriti sibili) è espressa
la sofferenza psichica che nasce dalla riflessione sulla ripetitività del destino umano, nel suo slancio eroico verso il divino e nella sua condanna ad una inesorabile fine. Immagini turbate da dimensioni arcane, allucinazioni, avviluppano la mente. Il male di vivere è espresso con estrema lucidità in un affondo totale (serrando in trappole d'inganni… in gole piagate… in bocche spinate). È un grido la poesia malonda in malora improvvisa, un grido per non soccombere e insieme strazio della memoria. Tuttavia ossidate memorie aprono a solchi / a semi di utopie…
I fulmini di verità / su onde raggianti di grano sono quelli che illuminano a tratti i testi che sembrano fluttuare, ondeggiare, mossi dai venti dell'anima, nel sotterraneo degli inferi delle paure ancestrali, in lande desolate ove domina l'ansia del pericolo incombente.
Appare costante il contrasto tra la fragilità ferita e occhi ciechi di pietra dura, cieli vuoti, onnipresenti insidie. Il dirupo, la grotta, la roccia sono metafore della sofferenza che s'allenta solo nella descrizione di paesaggi particolari come Barga, La Garfagnana, Capri, Le Ande: note da un taccuino di viaggio che fissano con ritmo fortemente cadenzato le parole, sentenze brevi nei versi abbinati.
A volte ancora, lo stupore affiora nel rapimento della contemplazione, come pure l'ironia. La poesia riposa in nidi di melo il vento rappresenta una splendida sintesi tra immagine e parola. Il colore dominante appare il nero seguito dall'azzurro e, la forma , quella circolare (mele, vortici, bocche, mondi). Costante appare il contrasto tra il buio e la luce (fulmini, faville, fiaccole, stelle). Anche suoni e odori vengono ricordati insieme al vento e ai volatili.
Leggere Nodi del tempo è come passare attraverso una recinzione di filo spinato: il discorso si fa ancora più drammatico nella consapevolezza dell' ineluttabilità della sconfitta finale. Emblematiche in questo senso: allarga lo sguardo e tra un respiro e l'altro. Con la forza della sintesi e della metafora naturalistica dominano nel verso, il mistero e l'enigma, l'interrogarsi costante senza mai ottenere risposta sull'orlo del dire e non dire. Nonostante le fugaci emozioni contemplative, un c(')ero malfermo, la coscienza del colpo di grazia che pone fine alla vita, ad ogni istante, nel mondo, spegne ogni gioia naturale sensitività istintiva.
Cara Caterina, la Sua poesia è poesia d'esperienza, di un vissuto globale di mente e di cuore, intimamente originale e personale che non ha bisogno di riferimenti a canoni esterni. È anche profondamente femminile, per la forte concretezza e aderenza fisica alla vita e alla natura.
Desidero, inoltre, ancora ringraziarLa caldamente per la Sua splendida recensione al mio libro che ha avuto così moltissima visibilità attraverso Internet.
Un caro saluto e grazie per le profondità in cui coinvolge i Suoi lettori.
Silvia Venuti

giovedì 22 aprile 2010

GIOVANE POESIA ITALIANA a Bologna 27 apr

Il Centro di Poesia Contemporanea e l’Hotel Accademia
sono lieti di invitarvi
Martedì 27 aprile alle ore 18,00
nella Sala dell'Hotel Accademia in Via Belle Arti 6 a Bologna

a GIOVANE POESIA ITALIANA

Incontro realizzato in occasione della presenza in Hotel Accademia della mostra
“In viaggio” del pittore Alessandro La Motta,per un efficace connubio tra poesia e pittura.
Saranno presenti l’artista e gli autori di:
“ Bambino Gesù ” di Daniele Mencarelli (Edizioni Nottetempo, 2010)
“ Una città chiamata le sei di mattina ” di Valerio Grutt (Edizioni della Meridiana, 2009)
“ Il rubino del martedì ” di Francesca Serragnoli (Raffaelli Editore, 2010)
“L'invasione dei granchi giganti” di Federico Italiano (Marietti Editore, 2010)
Presentazione a cura di Davide Rondoni, direttore del Centro di Poesia Contemporanea
SEGUIRA' APERITIVO
HOTEL ACCADEMIA, nella sua rinnovata gestione vuole proporsi come luogo privilegiato di
incontri ed eventi di carattere culturale ed artistico, vocazione già insita nella sua peculiareubicazione, in Via Belle Arti 6 – in pieno centro storico, prossimo ai principali teatri della città, all’Accademia di Belle Arti, al Conservatorio e nel cuore della più antica Università del mondo. Periodicamente l’hotel ospita esposizioni e performance di artisti contemporanei.

Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna
Via delle Belle Arti, 42 40126 Bologna
Tel 051-2094645 Fax 051-2094644 - www.centrodipoesia.it
poesia@unibo.it

L’artista
Alessandro La Motta:
Riminese, diplomato all’Accademia di Belle Arti a Bologna, è pittore e scenografo.
Numerose le esposizioni in ambito internazionale. Artista viaggiatore ha prodotto cicli di
opere dedicate all’Africa e al Medio Oriente. Hagar Stone è il recente lavoro in Palestina
che è presente in mostra.

Gli autori:
 
Daniele Mencarelli
Bambino Gesù (Edizioni Nottetempo, 2010)
La poesia di Mencarelli è densissima di emozioni e cose. Il suo è un realismo che affronta
temi anche socialmente rilevanti, e comunque in grado di coinvolgere con energia il
lettore. E lo fa partendo dalla propria esperienza, come nel capitolo ispirato alla sua
esperienza di lavoro in un ospedale pediatrico, il Bambino Gesù di Roma, a cui si deve il
titolo del libro. Magmatico, molto prosastico, insolito ed efficacemente comunicativo.
(Maurizio Cucchi)
 
Valerio Grutt
Una città chiamata le sei di mattina (Edizioni della Meridiana, 2009)
Grutt è un acuto narratore lirico di dettagli. Esprime l’epica della sua vita - perché di
commedia sentita come epica si tratta - con la disposizione di dettagli che sarebbero
insignificanti, di gesti da poco, di consuetudini che sono improvvise epifanie.
Un’epica della gioia che fa i conti con le guerre quotidiane della indecisione propria e
altrui, con le delusioni dell’amore, con la durezza di una condizione da cani (altra
presenza importante nel libro). Insomma con quella condizione descritta bene dal
romanzo di Gilbert Cesbron, Cani perduti senza collare, cioè di una orfanità che cerca un
risarcimento o meglio una giustizia non commisurata al buon senso o alle sentenze da
tribunale ma a un invisibile e indistruttibile deposito del bene.
(Davide Rondoni)
 
Francesca Serragnoli
Il rubino del martedì (Raffaelli Editore, 2010)
La nuova raccolta poetica di Francesca Serragnoli celebra una pietas proprio legata alla
gente bolognese delle strade e delle piazze alla quale la poetessa stringe simbolicamente la mano per solidarietà e vicinanza. Donne anziane e sfatte, nonni garbati, zii invisibili,
uomini visti di passaggio si muovono in un palcoscenico muto, affaticato. Il verso è lirico e
narrativo, con felici intuizioni che innervano ogni immagine priva di teatralità, nella storia
che seleziona e inquadra: "Questa mattina ho visto i matti / scendere dal pulmino bianco /
accompagnati come bambini in gita / una donna con la berretta / un signore con il riporto
pettinato / che paura quei visi!". In questi versi emerge un sentimento d'amore delicato, un
gesto luminoso di donna e di madre, privo di compromessi e ipocrisia. Francesca
Serragnoli si abbandona ad un canto mai svilito o costruito a tavolino con artifici di
maniera. La misura delle sue parole è un'identità femminile salda anche nell'ombra, nel
dubbio, nell'invocazione, nell'auspicio: "Spero di essere per te / quello che tu sei per me: /
un pungere prezioso e silenzioso / un andirivieni di luce lontanissima / portata coi secchi /
di mano in mano dai secoli".
(Alessandro Moscè)
 
Federico Italiano
L’invasione dei granchi giganti (Marietti Editore, 2010)
La poesia di Federico Italiano tenta le vie di una possibile epica per il nuovo millennio.
Senza ridursi alle scarne e spesso vanitose registrazioni dell'esistente, e senza restare
arrampicata ai modelli poetici centrali del Novecento anche italiano, la voce di questo
poeta alterna, con misteriosa grazia e libertà, fraseggi narrativi a fendenti lirici. Il che
costruisce, in virtù di un buonissimo orecchio interiore e musaico, allenato sul battere di
lingue diversissime e pur a molti livelli intrecciate, come la nostra e la tedesca, un corpo di
poesia capace di sostenere racconti dal respiro minimo o di ere. Reagiscono, dunque, e fan
scintille (dolorose scintille, a volte) il tempo grande e il tempo spicciolo. Ci viene incontro
il racconto di qualcosa, dell'evento segreto o manifesto che riguarda tutti e che il poeta per tutti prova a fissare; o che riguarda solo lui, e però nello sguardo del poeta, nel suo
fissarlo, si manifesta "per tutti". Nessuna divisione possibile, nessuna cucitura entro
schemi tranquilli. La poesia di Italiano si muove seguendo un richiamo, incomprensibile a
orecchi che non siano come i suoi allenati all'ultrasuono, è la fuga dalla rovina, la possibile
letizia.
(Davide Rondoni)

Tra disastri e desideri a Cagliari 4 mag

Presentazione 
volume di poesie

Presentazione volume di poesie

Sarà presentato martedì 4 maggio 2010, alle ore 17, all'Università della Terza Età (in via Pola 41, a Cagliari), il nuovo volume di poesie di Marco Statzu, docente di Antropologia Teologica alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. Il libro, intitolato "Tra disastri e desideri" (Fara editore, Rimini, 2010), raccoglie 56 poesie dell'autore ed è seguito da una postfazione ad opera di Massimo Sannelli. "La stella - scrive Sannelli - è il punto in comune delle parole nel titolo: il 'disastro' è il dis-astro (la cattiva stella), il desiderio è la 'contemplazione' della stella (sidus). (...) Gli uomini sono 'sospesi/tra disastri e desideri', in un rapporto diverso con la stella. E poi i due punti di riferimento, per forza di scrittura: Noè è il desiderio, Ulisse è il disastro". Presenterà il volume la prof.ssa Vincenza Ibba, della Facoltà Teologica della Sardegna.
Leggi la scheda del libro nel sito dell'editore

Su La poesia, il sacro, il sublime a cura di Adele Desideri

FARAEDITORE, 2010
recensione di Vincenzo D'Alessio
 
L’antologia curata da Adele Desideri, che reca il titolo La poesia, il sacro, il sublime, raccoglie i contributi di molti autori contemporanei, convenuti al richiamo della curatrice, a Milano, nella Basilica del Corpus Domini. Ogni autore, stimolato a dare la sua opera in prosa, in filosofia, in poesia, trasmette dal canto suo quale valore che ha oggi la sacralità nella storia del genere umano. L’uomo ha bisogno di una divinità che lo protegga dai suoi simili. Ha diritto ad una fede che indebolisca il dolore e renda meno duro l’impatto con la morte. Ha, nella continuità del contatto con il sublime, il compito di assumere e trasmettere quanto la curatrice esprime nel suo intervento introduttivo: “Gli orrori della cementificazione smodata, i centri commerciali che diventano spazi di socializzazione, le svariate malvagità che il capitalismo selvaggio ha inventato e attuato saranno esautorate soltanto se l’umanità comprenderà che bisogna ritornare ad un’etica del rispetto. Rispetto del trascendente che, nelle diverse sensibilità, potrà coincidere con il divino oppure con il sublime” (pag.11).
La poesia oggi fa la sua parte. La compie attraverso quelle “diverse sensibilità” citate dalla Desideri, che sono poi le persone più esposte , quelle che subiscono maggiormente l’odio della massa, desiderosa di incarnare “la malvagità” del Capitalismo con la maiuscola.
I primi attori, interpreti di questo smodato vivere odierno sono i politici, sostenuti dalla schiera indefinita della gente che spinge in avanti un incessante senso del consumo senza fermarsi a pensare, a leggere, a detergere le lacrime dai visi dei bambini, delle madri, dei genitori. Società anonima priva di identità morale. Questo traspare dalla lettura dell’antologia che l’editrice Fara di Rimini ci propone. Non c’è più bisogno di un Dio delle chiese o delle basiliche. C’è bisogno di un Dio fatto denaro che dimora nei centri commerciali(nuove basiliche), negli schermi televisivi, nelle trasgressioni violente, più vicine alla carne. La voce del sesso, non la voce dell’anima.
Tutto quanto è raccolto in questo volume somiglia ad un nuovo mattone tolto dal muro dell’insoddisfazione del genere umano di oggi. Nessuno è contento di Dio. Nessuno vuole morire in nome di Dio. Una guerra che si svolge in un voluto silenzio. Mi riportano alla mente le parole di un grande scrittore dei nostri tempi, Roberto Saviano: “Il problema è che non ci si può sentire esclusi. Non basta presumere che la propria condotta di vita potrà mettere al riparo da ogni pericolo” (Gomorra, Mondadori, 2007, pag. 105).
Quale pericolo più grande se non quello della fine della vita. Lo sanno bene i genitori che hanno perso i figli in giovane età. Lo sanno bene i malati di tumore (li chiamano terminali per dire che la loro morte è prossima… e la nostra?). Lo sa bene il poeta Guido Passini, che con la morte porta avanti una partita a scacchi, dove la posta in gioco è la vita. Sue sono le due poesie poste in questa antologia nei contributi lampo. Due stupende composizioni/racconto in versi della sera e del mattino, di una quotidianità vissuta nella visione completa di un “Signore” che tocca invisibilmente ma tenacemente il “palmo” delle mani dell’uomo che a fatica respira con “il piombo” nei polmoni.
Il poeta Guido Passini è cresciuto nel dolore: “e capirai quanto questo dolore / ti abbia dato. Figlio del dolore” (pag. 239). Non chiediamoci altro. Non chiediamo altro alla poesia. I perché del dolore sono una cosa sola con chi ha fede che “Giungerà una piccola luce / che punterà dritto al cuore” (ibidem). La richiesta di ascolto del poeta giunge a pag. 242: “Racconterai delle notti subacquee / passate sul letto, con bombole di ossigeno, / con la speranza che la testa smetta di pulsare.”
Il sacro è l’uomo che vive. Il sublime è l’uomo che solleva, con la forza del Creato, i propri simili dal dolore. In una intervista televisiva lo scrittore contemporaneo Andrea Camilleri diede del “santo” al medico Gino Strada per l’opera che svolgeva nel mondo, in favore delle sofferenze del genere umano,attraverso l’associazione internazionale Emergency. La continuità di questa forza si chiama Fede, sotto ogni latitudine e senza violenze. Passini nel chiudere il suo contributo poetico invoca il Signore e chiede: “Ascoltami o Signore, / sorgi dalle tue ceneri / e alza la tua mano, / veglia su me perché possa ancora / domani porgerti la mia preghiera” (pag. 243). Non basta a chi soffre l’oggi, si cerca ansiosamente il domani come luce che alimenti lo sguardo sul Creato.
La poesia genera speranza. La realtà “edonista ed omologante” non crea speranza, scrive Adele Desideri. Uccide la Vita. Resta valida la sua domanda, riposta nel contributo d’inizio: “Può la poesia (e l’arte in generale) salvare dall’ignoranza, dalla becera collettivizzazione, dalla stupidità, dalla bruttezza e dalla volgarità, sfiorando la purezza del trascendente?”
Viviamo tempi assai difficili dove troppe domande giuste non trovano risposta.


martedì 13 aprile 2010

Il pudore dei gelsomini a Milano 13 apr

Sacra e profana, di consolazione e d´invettiva, la poesia di Adele Desideri. Viene presentata questa sera al CMC, in occasione dell´uscita della nuova raccolta, Il pudore dei gelsomini (Raffaelli Editore). Con la poetessa torinese, che vive e lavora a Milano, i poeti Tomaso Kemeny (che firma la prefazione al libro) e Davide Rondoni. Interviene anche Francesco Napoli.Tra le raccolte della Desideri, che è anche saggista e studiosa di fenomenologia delle religioni, "Salomè" (Il Filo); "Non tocco gli ippogrifi" (Campanotto); le plaquettes "Aforismi" e "Hommage à Piero Manzoni" (Pulcinoelefante). Nel 2006 è stata finalista al Festival di Poesia San Pellegrino Terme. Poesia di bellezza disarmonica, la sua. L´angoscia esistenziale: "Il raspo dell´uva/è pece che seda/l´affanno"; la passione d´amore: "È una morsa tra l´inguine e la schiena/il tuo furore"; la solitudine e l´incomunicabilità: "Non posso, non posso/restare quaggiù/senza madre né padre"... . Disseminata qua e là, la presenza sibilante della croce che dialoga con la materia impura, cerca di trasformare il buio in luce. Gli sfregi del vivere quotidiano si mescolano al massacro del popolo armeno, cui la poetessa dedica più di una lirica. (Ma.R)

CMC
ore 21, via Zebedia 2, MILANO
Ingresso libero.
Info 02 86455162.

domenica 11 aprile 2010

Su Tra disastri e desideri di Marco Statzu


FaraEditore, 2010
recensione di Vincenzo D'Alessio
senza saperlo nemmenoVorrei iniziare l’incontro con il giovane poeta Marco Statzu, della raccolta Tra disastri e desideri, recitando i versi di un grande poeta del XVI secolo, John Donne, dai suoi Sonetti Sacri: “One short sleepe  past, wee wake eternally / And death shall be no more; death, thou shalt die” (Einaudi, 1971). Dunque, non vi sarà più morte dopo che avremo lasciato questa vita. L’interrogativo che mi assale è che ora so, leggendo la biografia, che Marco è un sacerdote, per scelta di vocazione, e che ha rinunciato ad alcune cose del mondo abbracciando tutta la spiritualità che il sacerdozio richiede; se avessi letto i versi senza saperlo cosa avrei scritto?
In primo luogo l’avrei descritto con la sua stessa voce: “Ma ho visto una volta / un ficodindia ch’è nato / s’una grondaia. (…) E quando ripasso là davanti / mi commuovo ogni volta / per quest’ostinazione gratuita di Dio” (pag. 76). La chiamata di un Dio “ostinato” alla vita, e che vita! Un ficodindia, irto di spine, tolto dalla sua terra d’origine, dal suo stare insieme ai propri simili, per essere trasferito sopra una grondaia, alle intemperie del mondo, con il rischio di cadere giù, in qualsiasi momento, oppure essere preda degli uccelli rapaci. Una bella immagine di Marco, spero, anche se il ficodindia è un frutto difficile da cogliere, pieno di granuli, ricco di sole.
Come isolano sardo ha la temperie forte del popolo dei Fenici dal quale discende. Ha la vocazione del pescatore di uomini. Combatte ogni giorno contro gli attacchi che l’impegno umano, e sacerdotale, gli portano lungo i binari del suo treno in corsa (scherza anche con il proprio cognome nella poesia Inquisizione (pag. 68) riferendosi ad una stazione). Questa raccolta è un primo passo verso la coltivazione di quel piccolo orto interiore chiamato luogo poetico. Riscontriamolo nei suoi versi: “Luogo non è / ov’io possa portar me medesimo / (…) Sarà perché / son troppo attaccato a me stesso?” (pag. 29).  Poi, la riconciliazione poetica indica la strada, verso la fine della raccolta: È sciogliere la tensione che tutto mi prende / e accogliere l’infinito abbraccio / di Colui che non posso afferrare” (pag. 75).
 I versi di Statzu sono complessi. Disegnano nella mente figure  poetiche in continuo contrasto con chi muove i passi dietro di lui: (…) Anticipo di speranza e timida vendetta / per una chiesa agonizzante / (…) e povera d’umanità / per inettitudine, non perché appesa alla croce. / Sento profonda nostalgia di Gesù” (pag. 74).  Stupendo testamento di un sacerdote di ritorno dal seppellimento di un prete”. 
Dove vive la Fede oggi? In questo giovane sacerdote-poeta? Come non sentire tutta l’amarezza dei suoi versi e il desiderio di vedere il Cristo camminare per le strade del mondo, seguirlo, in cerca dei poveri, dei morenti, dei bambini? Quanto male gli uomini sanno fare ai bambini!  Com’è facile uccidere la Speranza: basta affidarsi al potere della carne. Quanta ragione mostra il cardinale, papa mancato dell’ultimo conclave, Carlo Maria Martini quando invoca il matrimonio per quei preti che non ce la fanno a vivere da  soli. Si fermerebbero tante brutture nascoste e tanto dolore subìto. Buone le citazioni del martire teologo Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) al quale il nostro poeta si ispira, scegliendo lo spirito partigiano del messaggio evangelico. Bella la postfazione, sottoforma di lettera, del poeta Massimo Sannelli, dove scrive: “[e il silenzio indica la dignità dell’obbediente, non l’afasia di chi è nato nel Novecento. Quindi vorrei essere il silenzio che sento]” (pag. 79). Ottima la possibilità di diffondere questa poesia operata dalla casa editrice Fara. Una prova tra uomini nuovi.
 Al poeta Statzu un semplice augurio: per aspera ad astra!

Su Sequenza di dolore di Rosa Elisa Giangoia

recensione di Nino Di Paolo


Le trentanove poesie che Rosa Elisa Giangoia mette in sequenza  – termine scelto proprio per titolare il libro – in questo poema della lacerazione sono figlie di un distacco al tempo stesso fulmineo, nell’annuncio, e lungo, nella cosciente ed impronunciabile attesa del “momento”.

Ho chiesto a Rosa Elisa, durante l’incontro letterario di Faenza dello scorso 13 marzo e dunque prima di scrivere queste righe, se potevo permettermi di commentare la sua opera, sapendo che ogni richiamo a ciò da lei espresso le avrebbe fatto anche un po’ male.

Sequenza di dolore è un atto d’amore all’amato perduto ed anche un regalo prezioso a chi legge, quindi un atto d’amore verso tutti quelli che leggeranno.
Un atto d’amore non scontato perché il rendere pubblico il proprio cammino di dolore non è semplice, in quanto sempre può insinuarsi il dubbio d’esser  “compatiti”, nell’accezione meno nobile della parola.

Il dubbio, invece, che si insinua nel lettore è tra l’opportunità di tenersi dentro sentimenti e commenti, anche estetici, che il poema di Rosa Elisa suscita e la voglia di esclamare esplicitamente “che bel lavoro”, voglia che fa subito, però, dire : “che bello se non avessi mai dovuto leggere questo bel lavoro” .
Il rispetto e la condivisione della sofferenza interiore farebbero protendere al silenzio, la perfezione dell’opera al suo contrario.

Rosa Elisa tocca diversi aspetti di un dolore annunciato e poi compiuto e poi compagno di viaggio di ogni presente: quello delle parole impronunciabili, quello degli sguardi che parlano, quello degli sguardi-non sguardi, quello dei pensieri inespressi, quello della solitudine da tutti gli affetti.

Nelle sue poesie, rivolgendosi alla persona amata, utilizza l’imperfetto, il tempo verbale che usano i bambini per raccontare storie fuori del tempo.
Accompagna atti di fede (la convinzione della resurrezione della carne) , proprie di un Alighieri, con la percezione di una Natura crudele, beffarda e disinteressata, proprie di un Leopardi o di un Pascoli.

Come in ogni lavoro poetico non si possono non sottolineare versi e passaggi che elevano la qualità di un testo, peraltro, del tutto armonico nelle sue parti e nella costruzione complessiva.

Da segnalare la prima poesia (pag. 17) , quella di un incontro tra persone non giovani:


Forse tante volte ci eravamo incontrati,
come stranieri per le strade,
finché figli della fortuna ignari,
siamo entrati dalla porta della gioia
nella casa diventata nostra…


E quella sul funerale, della lucida osservazione della realtà, partorita da una sofferenza che fa cadere ogni velo alle convenzioni comportamentali (pag. 41):

Come se morto fosse un aggettivo qualsiasi.

E quella della scoperta solitudine (pag. 53):


… li ho dovuti accompagnare proprio tutti,
mia mamma e mio papà,
mia zia e mia suocera,
mio marito.
E non mi resta
che immaginare qualcuno
che accompagnerà me.

Un grande ringraziamento a Rosa Elisa per la sua decisione di affrontare la sfida di comunicare il “suo” dolore ed un grande ringraziamento per la cristallina bellezza di quest’opera.


Domenica di Pasqua 2010

venerdì 9 aprile 2010

Su “La tirannia dell’intimità” di Francesca Mannocchi

di Fabio Orrico

ScrittInediti
giovedì, 8 aprile 2010 | Di Fabio | Sezione: Profili


io lei e la romagnaL’esordio in poesia di Francesca Mannocchi, La tirannia dell’intimità, pubblicato dal riminese Fara Editore, è un bell’oggetto editoriale. Raccolta di poesie dal taglio fortemente poematico, corredate da scatti fotografici dovuti a Veronica Re, La tirannia è un’opera labirintica, e ogni testo potrebbe essere interpretato come una porta che, su questo labirinto, si apre o tenta di aprirsi. Le fotografie sono lì accanto, aiutano a caricare di senso le parole, giocano una qualche partita con la parte letteraria ma non so se la integrano o la completano. Mi ripeto e dico che quelle immagini svolgono il ruolo di ponti di senso per arrivare all’ultimo verso, e farlo esplodere. A me sembra che la poesia della Mannocchi viva di un’intelligenza molto carnale, molto esteriore. È una poesia di incontri e occasioni. Ci sono quadri (inquadrature?) violentemente sbalzati e c’è la tentazione narrativa di raccontare una storia, forse una storia anche molto banale, insomma il contrario di quella fetta di torta in cui Hitchcock diceva di riconoscere il senso dell’affabulazione, del cinema, e di cui giustamente sopravvive il contorno dovuto al rincorrersi della passione e del desiderio. Forse è banale parlare di cinema affrontando la tirannia ma 1) sono un cinefilo impenitente da almeno 30 anni e 2) l’autrice è laureata in storia del cinema quindi non mi stupisco e resto pure ammirato quando in La sospensione dell’incredulità (penso a Johnny Depp-Ed Wood che, stizzito chiede ai suoi finanziatori dubbiosi del suo talento: “avete presente il concetto di sospensione dell’incredulità?” fine della madeleine masturbatoria) Francesca dice di pensare al suo uomo come a un tuffo nella senna (“era tranquillo… nuotava lentamente con Catherine e le teneva la mano…” e chi frequenta il cinema che conta sa di cosa parlo) e poi poesie che si chiamano Million dollar baby oppure Un chien andalou e via e via…

Ardea Montebelli: «Didimo Giuda Tommaso» Ortona dal 30 aprile

si vedano anche
Il cielo paradossale di Ardea
Preghiera e poesia

Su Figli di Vincenzo D'Alessio


“G.C.F. Guarini”, Montoro Inferiore 2009, pp. 72, € 5,00.

recensione di Domenico Cipriano

Figli, questo il titolo emblematico dell’ultima scelta di poesie dell’irpino Vincenzo D’Alessio.  C’è una vicenda personale che segna il poeta, la prematura scomparsa del figlio Antonio, bravo musicista, creativo sensibile e giovane attivo nell’associazionismo culturale. Ma figli sono anche i nuovi vinti del meridione d’Italia, la nuova generazione che si sradica nuovamente dalla terra d’origine per cercare vita altrove e gli ultimi dati sull’entroterra campano sono allarmanti, con la ferita dell’emigrazione sempre aperta. E c’è anche un altro dato che registra, oramai già da tempo nella sua poesia, Vincenzo D’Alessio: è il flusso di ritorno ridotto all’osso, quasi polverizzato, in cui i figli del primo flusso migratorio non tornano per cercare le proprie radici, quanto per diventare sempre più semplici visitatori di passaggio, con l’animo di chi si è realizzato ed ha vita completamente altrove.
Una raccolta ricca di dediche, ad operatori culturali che vivono all’estero operandosi per divulgare la poesia italiana, come Daniela e la compagnia di Radio Alma, o ad amici di sempre, come Paolino e Michelangelo. Ma lo spunto della dedica è solo per rimarcare temi sociali, tesi sempre a rafforzare l’indignazione per la difficoltà della propria terra di offrire un futuro ai suoi figli, pur restando viva la speranza: «Lascia che la terra dove dormono/ anime sincere nella notte/ apra le porte dell’onore/ al futuro che nascerà» (p.13).
Il legame che occorre per continuare, il rapporto generazionale spezzato per chi non riesce a realizzarsi per generare nuova vita, è richiamato in modo intenso: «In ogni casa si piange un vivo/ chiamato a morire prima che gli anni/ avessero dato figli e sentito/ nel proprio nome chiamarsi padre» (p.14). Ma rischia anche la ripetizione (considerata la vasta produzione dell’autore) il dualismo Nord/Sud che si ripropone in alcuni versi: «Le genti del Sud/ hanno un cuore che/ perdono al Nord nella/ macchina del benessere» (p.17); come il lamento soffocante di chi resta: «Noi poveri uomini sconfitti di libertà».
Emotivamente forti, intime, ma con l’abilità di ritrovare nell’intimità la forza civile sono invece le poesie che parlano più direttamente del figlio Antonio: «Dove sono le mani/ di mio figlio seppellite/ dentro madre terra/ traditi da tossici residui» (ai contadini, p.27). Sono disseminati dappertutto gli oggetti e le immagini che racchiudono il ricordo: «tuo padre ti cerca/ nelle acque del cielo/ nelle corde infinite/ di un contrabbasso antico» (p.30), anche nei volti degli amici più sinceri e vicini: «va il nostro grazie mentre/ fai risalire dal cuore il dramma/ e lo scomponi in favole» (a Massimo, p. 31). Le ultime poesie segnano la speranza, sempre rimarcata da questo autore che da oltre un trentennio si occupa di poesia in Irpinia, e le parole “eterno”, “infinito”, “pace”, sono disseminate nei versi per ricordarci in ogni istante di non smarrire il percorso verso la serenità: «Vivi in noi/ speranza che calmi/ tempeste di ogni tempo» (p.32). Fede e speranza sottolineate anche da Emilia Dente nell’introduzione: «Nella trama sottile dei versi un nodo coriaceo ferma il veloce fluttuare dei pensieri, siamo impotenti contro la sorte anche se la fede consola i morti » (p. 9).
Ampia l’appendice, che ripropone le poesie del 1996 apparse nel libricino dal titolo La mia terra che, con Elementi (2003), restano sicuramente le raccolte di D’Alessio più significative come canto d’amore e dolore per la terra irpina.


giovedì 8 aprile 2010

Stefania Crozzoletti finalista al Manfredi opera prima. Complimenti!

CIRCOLO LETTERARIO "RIVEDER LE STELLE"
Sede di Fossano (Cuneo) - Tel. 338. 56.95.983 - segrconcorso@libero.it

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE “Beppe Manfredi per la Poesia Edita OPERA PRIMA”
EDIZIONE   2009
VERBALE UFFICIALE DEI RISULTATI DEL PREMIO

COMPONENTI GIURIA: Presidente Prof. Giorgio Bàrberi Squarotti (Poeta e critico), Prof. Elio Gioanola, Prof. Valter Boggione, Poeta Beppe Mariano, Direttore della Biblioteca di Pinerolo e Poeta GianPiero Casagrande, Direttore della Biblioteca di Fossano Dott. Gianni Menardi, Segretaria del Circolo Letterario "Riveder le Stelle" poetessa Ada Firino.
  
Tra i seguenti 10 FINALISTI selezionati:

 1. Patrizia PULEIO        "Prove di sorriso"                puntoacapo Editrice 2008 Novi Ligure
 2. Sarah TARDINO        "Il custode"                    Manni Editori 2008 S. Cesario di Lecce
 3. Alessandra CONTE         "Breviario di novembre"               Raffaelli Editore 2009 Rimini  
 4. Anna RUOTOLO        "Secondi luce"                    LietoColle 2009 Faloppio
 5. Elisabetta BALEANI    "Vento rosso"                    Edizioni SIMPLE (MC) 2009
 6. Salvatore SBLANDO    "Due granelli nella clessidra"            Lietocolle 2009 Faloppio
 7. Stefania CROZZOLETTI    "Prima vita"                    Fara Editore 2009
 8. Silvio PEREGO         "Jazz"                        Lampi di Stampa 2009 Milano
 9. Iole TOINI              "Spaccasangue"                    Le Voci della Luna 2009 Sasso Marconi (BO)
10. Maristella CERATO    "Ritmi dall'acqua"                Campanotto Editore 2009 Pasian di Prato (UD)

Sono stati assegnati i seguenti premi:

1° Premio    Patrizia PULEIO    Euro   500  + ATTESTATO
2° Premio    Sarah TARDINO    Euro   250  + ATTESTATO
3° Premio    Alessandra CONTE    Euro   150  + ATTESTATO


Premio Speciale "SILVIA RAIMONDO" assegnato dal Circolo Letterario "RIVEDER LE STELLE"

Anna RUOTOLO                           Euro    200  + ATTESTATO

SEGNALAZIONI DI MERITO:

Elisabetta BALEANI            ATTESTATO
Salvatore SBLANDO             ATTESTATO


Fossano 7 aprile 2010.

LA PREMIAZIONE , PER MOTIVI DI ORGANIZZAZIONE, E' STATA RIMANDATA A
DOMENICA 18 APRILE ORE 16 Sala Polivalente Castello degli Acaja -  Piazza Castello - FOSSANO (Cuneo)

                    LA SEGRETARIA DEL CIRCOLO LETTERARIO "RIVEDER LE STELLE"
                                                         Ada  FIRINO

mercoledì 7 aprile 2010

Poesia e salvezza a Fonte Avellana 8-9 maggio 2010


scarica programma pdf con foto e doc con link attivi


sabato 8 maggio

ore 9.30 Saluto e presentazione del convegno
modera Alessandro Ramberti

9.40 Alex Celli La ricerca di Dio nel Ritorno di Chicken Breast

Lettura e commento di brevi passi da Il ritorno di Chicken Breast (Fara 2009). Alex Celli (foto di Barbara Mondaini scattata durante una presentazione alla Biblioteca di Poggio Berni, RN) è nato a Rimini il 06/03/1979. Dopo un’infanzia dalla salute compromessa e un percorso scolastico che l’ha portato a conseguire il diploma magistrale, ha abbandonato l’università per lavorare in uno studio commerciale. Non molto tempo fa ha avuto un’esperienza illuminante ed ora frequenta l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” a Rimini con la speranza di diventare prof di religione. Con Fara ha pubblicato nel 2002 Chicken Breast, nel 2005 gli esilaranti racconti inseriti in Antologia Pubblica, nel 2006 La Compagnia S.E., secondo “capitolo” della trilogia di Chicken Breast.

ore 10.40 Rosa Elisa Giangoia La salvezza viene dall’Essere

Rosa Elisa Giangoia è insegnante, scrittrice e saggista. Collabora a riviste letterarie e di didattica anche on line. Ha ideato e cura (dal 2001) la newsletter Lettera in Versi. Ha pubblicato manuali scolastici, tre romanzi (In compagnia del pensiero, 1994, Fiori di seta, 1989, Il miraggio di Paganini, 2005), un prosimetron (Agiografie floreali, 2004), un saggio di gastronomia letteraria A convito con Dante (2006) e un’edizione delle Bucoliche di Virgilio con annotazioni in latino (Accademia Vivarium Novum, 2008). Ha realizzato con Laura Guglielmi la collana (10 voll.) Liguria terra di Poesia (1996-2001) e con Margherita Faustini i volumi Sguardi su Genova (2005) e Notte di Natale (2005). Fa parte di diverse giurie di Premi letterari. Sue poesie sono presenti in numerose antologie. Ha vinto vari premi letterari. È impegnata nella diffusione del Latino con il “metodo-natura” del linguista danese H.H. Ørberg. Ha pubblicato la raccolta poetica Sequenza di dolore (Fara 2010, prefazione di Antonio Spadaro). È presente in Poeti profeti? e ne La poesia, il sacro, il sublime (Fara 2010).

ore 10.00 relazione di p. Alessandro Barban (priore della Comunità)

Alessandro Barban, dopo gli studi classici ha conseguito la laurea in Lettere all'Università degli Studi di Bologna. Entrato a Camaldoli, è monaco camaldolese dal 1984. Ha studiato teologia al Pontificio Ateneo S. Anselmo e alla Pontificia Università Gregoriana (Roma). Dal 2001 al 2008 è stato professore di teologia sistematica al Pontificio Ateneo S. Anselmo. Svolge un'intensa attività di conferenziere affrontando temi di teologia, filosofia e di attualità politica. Attualmente è Priore del Monastero camaldolese di Fonte Avellana.


10.50 Elvis Spadoni Io so, ma non ho le prove: la salvezza senza il racconto

Elvis Spadoni è nato a urbino il 23 11 1979. Ha studiato in seminario laureandosi in teologia e facendo la licentia docendi in Storia della teologia presso la facoltà teologica dell'Emilia Romagna. È stato ordinato diacono nel 2004 e ha chiesto e ottenuto la dispensa dal celibato e la riduzione allo stato laicale nel 2008. È iscritto all'Accademia di Belle Arti di Urbino dal 2007 in indirizzo pittura, cattedra Luigi Carboni.

11.00 Gabriella Bianchi Poesia sorella della salvezza

La poesia può salvare l'universo grazie alla sua sacralità.
Gabriella Bianchi è nata e vive a Perugia, dove lavora come aiuto-bibliotecaria. Ha pubblicato cinque libri di versi: L’etrusca prigioniera, Canzoniere, Giardino d’inverno, Cartoline da Itaca e, con Fara Editore,  Il paradiso degli esuli. Ha vinto alcuni primi premi: Insula Romana, Francesco Mauri, Giorgio Byron, Un solo mondo e Vittoria Aganoor Pompilj (quest’ultimo per la prosa). È presente in alcune antologie nazionali: Poeti per posta (RAI Eri 2004), Un mare di cento haiku (2006, 2007 e 2008), Il segreto delle fragole (Lietocolle 2007, 2009 e 2010), Verba agrestia: il sogno (Lietocolle 2007), Luce e notte (Lietocolle 2008), Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Campanotto 2008), Retroguardie (Limina mentis 2009). Ha collaborato alla rivista “Nel verso”.

11.10 Andrea Parato Una parola ci salverà?

La purificazione passa ancora attraverso la parola letta e vissuta, oppure il potere dell'immagine ha sottratto al testo il potere catartico? Le nuove forme di scrittura mediatica sono un ritorno alla testualità o una frettolosa simulazione di comunicazione relazionale? Forse la parola “salva” se riesce a incarnarsi. Andrea Parato è nato a Rimini nel 1979. Studioso del mondo della comunicazione, ha pubblicato articoli, saggi e raccolte poetiche: Da luoghi intravisti (opera vincitrice del concorso Pubblica con noi 2004), Il nostro esilio quotidiano (in Farapoesia, Fara 2005), La terapia del dolore (in Specchio poetico, Fara 2007), Nello spazio della luce (ne Lo spirito della poesia, Fara 2008), P(r)o(fe)ti: una voce nel deserto (in Poeti profeti?, Fara 2009).

11.20 Mariangela De Togni Se tu non avessi candore / Madre / non ci accadrebbe / di essere / salvati

Mariangela De Togni è nata Savona. È suora delle Orsoline di Maria Immacolata di Piacenza. Insegnante, musicista, studiosa di musica antica. Membro dell’Accademia Universale “G. Marconi” di Roma, ha pubblicato dieci raccolte poetiche: Non seppellite le mie lacrime (1989), Nostalgia (1991), Una Voce è il mio silenzio (1995), Chiostro dei nostri sospiri (1998), Profumo di cedri (1998), Un saio lungo di sospiri (2000), Flauto di canna (2004), Nel sussurro del vento inserito in Quaderni di Letteratura e arte (2005), Nel silenzio della memoria inserita ne Le visioni del Verso (2008), Cristalli di mare (2010). È presente in agende, antologie e riviste di poesia. Numerosi i premi e le segnalazioni di merito.

11.30-12.15 dibattito aperto e 12.30 pranzo

ore 14.40 Luca Artioli e Andrea Garbin crolla ogni cosa; il centro più non tiene” (Yeates)

Luca Artioli (Mantova 1976) lavora in banca. Nel 2006, fa la conoscenza di alcuni giovani autori che sanno riaccendergli il suo amore per la letteratura: è così che nasce La Confraternita dell’Uva di cui Luca è tuttora il presidente. Tracce di lui anche nella Rubrica Pausa Caffè sul sito di Salotto Letterario, e in siti come Alidicarta, Irradiazioni, Lietocolle.
Nato nel 1976, Andrea Garbin vive in provincia di Mantova. È parte de “La confraternita dell'uva” e direttore artistico del Caffè Galetèr animato insieme a un nutrito gruppo di artisti che qualcuno ha osato chiamare "poeti del sottosuolo" come il weblog da loro gestito. Oltre a scrivere si occupa di teatro con la compagnia bresciana “I saggi e folli”. Bibliografia: Il senso della musa (poesia, Aletti, 2007); Per natale non esco (racconti, aa.vv., TranseuropaLibri 2008); Il rumore degli occhi (racconti, aa.vv., Edizioni Creativa 2009); Lattice (poesie, Fara 2009).

15.00 Antonietta Gnerre Fede e poesia in David Maria Turoldo

Antonietta Gnerre vieve a Prata Principato Ultra (AV). Ha pubblicato le sillogi poetiche: Il silenzio della luna (Menna, 1994); Anime di foglie (Delta 3, 1997); Fiori di vetro (Fara 2007). Ha pubblicato il saggio Meditazione Poetica e teologica i Mario Luzi (Delta 3, 2008). È inserita nelle Antologie: Il silenzio della poesia (Fara 2008); Lo spirito della poesia (Fara 2008). Cura le rassegne culturali: Con…Versando (Montemiletto) e Calici di Parole (Pratola Serra). È Direttore artistico e Presidente del Premio di Poesia Pratapoesia e fa parte del Comitato Scientifico del Festival della Poesia dei paesi del Mediterraneo.


ore 15.10 relazione di Andrea Ponso Kenosi ed estetica: speranza e aporie contemporanee

Andrea Ponso è nato nel 1975. Laurea presso l’Università di Padova in Teoria della letteratura e Dottorato presso le Università di Macerata e Lille (Francia) in Letterature comparate. Attualmente frequenta la Facoltà Teologica di Padova e l’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina. Si occupa di poesia italiana e francese del Novecento, traduzione, teoria della letteratura e di multidisciplinarietà (in particolare in riferimento alle connessioni tra estetica, teologia e liturgia, con contributi e studi critici apparsi in varie riviste italiane e straniere). Ha collaborato con il dipartimento di italianistica dell’Università di Swansea (Galles, UK) ed è stato redattore di «Atelier». Attualmente è redattore della rivista «Trikster» del Master di Studi Interculturali dell’Università di Padova, con cui collabora. Ha tradotto e curato vari autori dal francese per «Atelier»: Bernard Simeone, Valérie Rouzeau, Guy Goffette; e curato una nuova traduzione da Georges Bataille per l’antologia I surrealisti francesi – poesia e delirio (Stampa Alternativa, 2004). Come poeta ha esordito nel ’93 e suoi testi sono apparsi nelle maggiori antologie della sua generazione; il suo primo libro, La casa, è uscito nel 2003 nella collana di Maurizio Cucchi per le edizioni Stampa di Varese; una plaquette intitolata L’ira del chiaro è uscita nel 2003 per le Grafiche Fioroni a cura di Eugenio De Signoribus; suoi testi sono inseriti in Nuovissima poesia italiana a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi per Mondadori (2004); un gruppo di inediti, intitolato Correzioni è apparso nel nuovo Almanacco dello Specchio di Mondadori (2005). Collabora, come appartenente al comitato scientifico, all’organizzazione di convegni culturali presso il Monastero di Camaldoli, in particolare occupandosi delle connessioni tra i diversi campi del sapere. È consulente editoriale e collaboratore per Diabasis e Sossella. 
 

15.50 Vincenzo Mastropirro (v. profilo infra) intervallo musicale – Solo Flute: Sedimenta di V. Mastropirro, Der Umriss di A. Giacometti su lirica di Nelly Sachs


16.00 Germana Duca Ruggeri Poesia e salvezza: accordi per più profonde armonie

Poesia e salvezza come onde che portano alla riva ogni volta i loro doni; moto delle parole e stato dell'animo; energia trasformata: versi e salute. Poesia e salvezza da dove vengono? Quanti messaggi contemporaneamente? Germana Duca Ruggeri è nata ad Ancona nel 1950 e vive a Urbino. Ha pubblicato le raccolte distanzainstanza (Arti grafiche della Torre, 1999), Ex ore in neo-dialetto urbinate (Marsilio, 2002), Gli angoli della terra (Joker, 2009) e l’opera narrativa Tessere (Manni, 2004). Promotrice culturale, è nella giuria di premi letterari, collabora con riviste letterarie e giornali locali.


16.10 Simone Zanin La poesia e gli strani meccanismi del mondo troppo umano

Simone Zanin è nato nel 1977. Ha frequentato l'Accademia Militare di Modena. Ha scritto La porta dei miei sogni (ed. del Leone, Venezia, 1995), Studi (ed. del Leone, Venezia, 2007) e il libro d'artista Preludio in edizione numerata, in collaborazione con il pittore Marco Baj (Milano, 2008). Sue poesie sono state inserite in antologie italiane e straniere. Vive a Pordenone.

16.20 Ottavio Rossani Sul valore terapeutico della parola poetica

Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944) è giornalista, scrittore, poeta, pittore. Si occupa anche di teatro. Come giornalista (inviato del «Corriere della Sera» per 30 anni) ha scritto di politica, eco­nomia, cultura, cronaca. Ha intervistato molti personaggi in Italia e all’estero. Ha viaggiato nei diversi continenti, in particolare in lungo e in largo per l’America Latina. Ha pubblicato diversi libri. Le raccolte di poesia: Le deformazioni (1976); Falsi confini (1989); Teatrino delle scomparse (1992); Hogueras (1998); L’ignota battaglia (2005). I saggi: L’industria dei sequestri (1978); Leonardo Sciascia (1990); Le parole dei pentiti (2000), Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002). Il romanzo: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Il suo libro più recente è L’ignota battaglia (2005), romanzo in versi. Per il teatro ha curato alcune regie e ha scritto diversi testi. Ha esposto i suoi quadri in molte mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Sue opere figurano in molte collezioni private. Dal dicembre 2007 tiene un blog dedicato alla Poesia sul Corriere della Sera on-line (poesia. corriere.it). Scrive articoli e recensioni di narrativa, poesia, saggi, sulle pagine culturali del Corriere della Sera e su altri quotidiani, riviste e siti internet. È presente con il saggio “Il diapason della poesia tra passioni e mitofanie” ne La poesia, il sacro, il sublime (a cura di Adele Desideri, Fara 2010).


16.45-17.15 dibattito aperto

dalle 17.30 tempo libero (per chi vuole c’è la collatio alle 17.30 e alle 19.00 i vespri)

ore 19.30 cena

sessione serale con

ore 20.45 Caterina Camporesi Poesia come evento ed avvento del processo metamorfico della vita

Caterina Camporesi è nata a Sogliano al R. (FC) nel 1944. Vive a Rimini. È psicoterapeuta. Già condirettrice de «La Rocca poesia» e redattrice de Le Voci della Luna, è socia di Sinopia www.sinopiaonlus.org e collabora con riviste cartacee e on-line come Fili d’aquilone con saggi sui rapporti tra psicoanalisi e creatività e recensioni. Ha pubblicato: Poesie di una psicologa, Sulla porta del tempo, Agli strali del silenzio, Duende (Marsilio, Collana elleffe, Venezia, 2003), Solchi e Nodi (Fara 2008). È presente nelle antologie La coda della Galassia, La linea del Sillaro (Campanotto 2006), Poesia e Natura (c. di A. Brandolini, M. Canfield e I. Malcotti, Le Lettere, Firenze 2007), Vicino alle nubi sulla montagna crollata (c. di L. Ariano e E. Cerquiglini, Campanotto 2008) e con Profezia, sogno e poesia in Poeti profeti? (cura di B.F.M. Gianni, Fara 2009). Ha curato e tradotto dallo spagnolo L'Attesa di Pablo Gozalves (Sinopia, 2007).


ore 21.10 Fabio Franzin Le mani vuote; di cosa riempirle? Ansia e speranza del mondo operaio nell'era della crisi

Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Ha pubblicato nel dialetto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottens le seguenti opere poetiche: El coeor dee paròe (con prefazione di Achille Serrao, Zone, Roma, 2000); Canzón daa Provenza (e altre trazhe d’amór) (Fondazione Corrente, Milano, 2005, premio “Edda Squassabia 2004); Pare (Padre, con introduzione di Bepi de Marzi Spinea, Helvetia, 2006); Mus.cio e roe (Muschio e spine, Le voci della luna, Sasso Marconi, 2007, 2a ed. 2008, con introduzione di Edoardo Zuccato, “Premio S. Pellegrino Terme 2007”, “Superpremio Insula Romana 2007”, “Premio Guido Gozzano 2008”, Premio speciale della giuria ”Antica Badia di S. Savino 2008”); Erba e aria (Rimini, Fara, 2008, nell’Antologia Dall’Adige all’Isonzo – Poeti a Nord-Est, a cura di Alessandro Ramberti, introduzioni di Chiara De Luca e Massimo Sannelli); Fra but e ortìghe (Fra germogli e ortiche, Circolo Culturale Menocchio, Montereale Valcellina, 2008, plaquette nella collana “poeti in viaggio”); Fabrica (Atelier, Borgomanero, 2009, “Premio Pascoli 2009”). In lingua: Il groviglio delle virgole (con introduzione di Elio Pecora, Stamperia dell’arancio, Grottammare, 2005, premio “Sandro Penna 2004 sezione inedito”); Entità (E-book, Biagio Cepollaro E-dizioni, 2007). Nel 1998 Achille Serrao ha presentato la sua opera poetica all’American Association of Italian Studies presso l’Università di Chicago (USA). È presente, con una ventina di testi, tradotti in inglese da Adeodato Piazza Nicolai, nel sito Italian Dialect Poetry dell’università di New York a cura di Luigi Bonaffini. Nel 2009 la rivista «Atelier» gli ha dedicato, monograficamente, il n° 53. Sue poesie, accolte in molteplici riviste, sono state tradotte in inglese, francese, cinese, arabo, tedesco, spagnolo e sloveno.

ore 21.30-22.00 dibattito e riposo

Domenica 9 maggio
(per chi vuole) ore 7.30 Lodi
ore 8.15 colazione

ore 9.00 relazione di Salvatore Ritrovato La poesia non salva la vita. Esiste un altro varco?

Nel mito di Orfeo ed Euridice, il poeta sembra che stia per salvare la vita umana dalla morte, ma alla fine, per un atto inopportuno di incredulità e forse di narcisismo, perde tutto, andando incontro a una fine ancora più tragica. Si tratta di un paradigma esemplare per comprendere le diverse vicende della ‘salvezza’ in quegli autori che ne intesero profondamente il valore. Poiché la letteratura resta il linguaggio più ‘autentico’ in cui si manifesta l’esperienza umana, è lecito che ogni autore aspiri a trovare, nella opera sua, un varco sia verso un aldilà, che pone un traguardo ulteriore alla circoscritta conoscenza del nostro presente, sia verso un aldiquà, che dia forma e senso al silenzio del prima e del dopo, contrapponendo la pienezza dell’espressione al gioco fatuo dei salotti editoriali e dei mercati, al mondo che mercifica la bellezza. In ogni caso si tratta di frugare nell’«abisso» del cosmo alla ricerca di un senso primo (e magari ultimo) di questa esistenza. Salvatore Ritrovato (1967), ha pubblicato tre raccolte di versi: Quanta vita (1997), Via della pesa (2003), Come chi non torna (2008). Di recente ha curato l’antologia Dentro il paesaggio. Poeti e natura (Archinto, Milano, 2006). È da poco uscita la raccolta di saggi e interventi La differenza della poesia (puntoacapo Editrice) ed è presente ne La poesia, il sacro, il sublime (a cura di Adele Desideri, Fara 2010) con il saggio Il sacro in poesia. Insegna Letteratura Italiana all’Università di Urbino, dove vive.

9.40 Vincenzo Mastropirro Io mi salverò

Vincenzo Mastropirro (1960) è di Ruvo di Puglia, vive a Bitonto (Ba). Flautista e compositore, è personalità eclettica e poliedrica. Dal 1989 suona col Trio “Mauro Giuliani” per importanti teatri e sale concertistiche in Italia e all’estero (Egitto, Francia, Inghilterra, Germania, Marocco, Spagna, Malta, Romania, Austria, Iraq, India, Grecia) e col Trio incide cinque CD con FonitCetra, Bongiovanni, Rugginenti, PhoenixClassics, Warner Music, con un repertorio che va dal classico al contemporaneo, dalla contaminazione all’improvvisazione. L’amore per la poesia lo porta a musicare testi di Alda Merini e a comporre Ballate (Phoenix Classics, Montebelluna, 1999). Su poesie di Vittorino Curci, compone Songs (inciso per Terre Sommerse, Roma 2007) e poi Mater Dolorosa, Stabat in nove quadri su laudi dialettali pugliesi (inciso per la Essemmegi, Bari 2003). Ha composto la musica per La bambina cieca e la rosa sonora di Anna Maria Farabbi con i video di Massimo Achilli. Alcune sue poesie selezionate per concorso sono state pubblicate su riviste e antologie da Giulio Perrone, Pagine, Aletti, Le voci della luna, LietoColle. Ha vinto il 1° premio Poesia Mezzago Arte 2007 sez. dialettale; il 3° premio “Poesia onesta” 2007 di Agugliano (AN) con una breve silloge in dialetto. Finalista al Concorso di poesia indetto dalla Fondazione Gerardino Romano di Telese (BN), segnalato al Concorso Città di Castrovillari (CZ). Finalista al Premio Nazionale di poesia dialettale Ischitella-Giannone 2008. Secondo al Premio Turoldo 7° edizione. Ha pubblicato Nudosceno (Lieto Colle, 2007) e Tretippe e Martidde (questo e quest’altro) in dialetto di Ruvo di Puglia (Giulio Perrone, 2009. Sito personale www.vincenzomastropirro.it


9.50 Guido Passini e Sara De Matteis Vivo dunque spero – Ricordando Claudio

Guido Passini è nato a Bologna nel 1978. Ammalato di fibrosi cistica scopre qualche anno fa una grande passione per la poesia e cura Senza Fiato (Fara 2008). Membro dell’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì dal 2008. Le poesie La Vita tra le mani e Feriscimi compaiono nell’antologia Sentieri edita da Lulù.com per il blog di poesia ParolArte nel gennaio 2009, nello stesso anno pubblica con Fara la sua prima raccolta autonoma, Io, Lei e la Romagna. La poesia Ti mostrerò compare sull’Antologia I poeti romagnoli d’oggi e Federico Fellini (Il Ponte Vecchio, 2009). La poesia Italia son cresciuto compare nell’Antologia Il segreto delle fragole 2010 (LietoColle). Con Due preghiere è inserito ne La poesia, il sacro, il sublime (a cura di Adele Desideri, Fara 2010).

Sara Dematteis è nata ad Ivrea (TO) il 27 novembre 1977. Dopo la maturità scientifica consegue il Diploma Universitario per infermiere e il Master in management per il coordinamento. Attualmente svolge la sua attività presso l’Ospedale di Aosta anche in qualità di docente per il Corso di Laurea in Infermieristica. Sposata con Claudio Erisi, affetto da fibrosi cistica, lo ha fortemente sostenuto nel suo desiderio di fondare l’Associazione Fibrosi Cistica Valle d’Aosta. Claudio, dopo aver lottato tutta la vita, è tornato a volare l’8 dicembre scorso, in seguito alle complicanze insorte dopo il trapianto bi-polmonare a cui era stato poco prima sottoposto. Durante i mesi passati in ospedale accanto a lui scrivere è stato per Sara un modo per fissare emozioni e sentimenti che l’hanno attraversata.


10.20 Rina Accardo In numine carminis omnĭa: Il potere della poesia

Rina Accardo è nata a Camporeale (PA) e risiede ad Arezzo. Da sempre attratta dalla poesia come lettrice e autrice, ha partecipato a diversi incontri poetici presentando i suoi testi che sono anche ospitati da diversi siti. Sue liriche compaiono nella Wordtheque di Logos, dove è consulente linguistico del Dizionario Multilingue per le aree Italiano e Siciliano. Testi suoi sono stati inseriti in più raccolte poetiche editate. Nel 2004 ha pubblicato Guanciali di Terra. Della sua poetica si sono occupati anche Gerhard Kofler e G.R. Manzoni. Gestisce il blog di poesia “Lascia che parli il respiro” http://ainsi.wordpress.com


10.30 Antonio Fiori Il sacramento della poesia

Antonio Fiori è nato a Sassari nel 1955. Ha pubblicato: Almeno ogni tanto (Milano, 1998), Sotto mentite spoglie (Manni, 2002), La quotidiana dose (LietoColle, 2006). È presente in diverse antologie e riviste, tra le quali: Antologia della poesia erotica contemporanea (ATì Ed. 2006), Il segreto delle fragole, 2004 e 2006 (LietoColle), Verso i bit-Poesia e computer (LietoColle, 2005), Il corpo segreto (Lietocolle, 2008), Verba Agrestia (LietoColle, 2008), Vicino alle nubi, sulla montagna crollata (Campanotto, 2008), Febbre d'amore (Tellus29, Labos, 2008). In rete è stato pubblicato l'ebook La strada da scegliere (clepsydraedizioni.com). Premio Montale Europa 2004 per la silloge inedita e menzione di merito, sempre per raccolta inedita, al Premio Lorenzo Montano 2008. Collabora a blogs letterari.


10.40 – 11.00 dibattito

ore 11.00 S. Messa (per chi vuole)

ore 12.30 pranzo e tempo libero fino alle 14.50

14.50 relazione di Antonia Tronti Non c'è vita perfetta senza sete (dalla samaritana a Karin Boye)

Antonia Tronti è insegnante di Yoga, studiosa di spiritualità indiana e cristiana, particolarmente interessata ai possibili intrecci tra meditazione e preghiera. Tra i suoi testi: ... e rimanendo lasciati trasformare e Impara da [Un itinerario tra yoga e preghiera cristiana], pubblicati da Servitium. Ha curato la traduzione dei testi di Bede Griffiths e di John Martin Kuvarapu per le edizioni Appunti di Viaggio e La Parola. Scrive su diverse riviste («Appunti di Viaggio», «Messaggero Cappuccino», «Oreundici”) e collabora con le comunità camaldolesi.

15.30 Marco Statzu La salvezza è un albero che cresce in luoghi impervi (e che è impossibile sradicare)

Marco Statzu è nato nel 1979. È prete della diocesi di Ales-Terralba, viceparroco a Guspini (VS) e docente di Antropologia Teologica alla Facoltà Teologica della Sardegna. Quando ha l’ispirazione scrive poesie, leggendo nella natura, nelle rughe, nei sorrisi, nei dolori della gente quegli squarci di cielo che ci aiutano a vivere. E benedice e ringrazia ogni momento. Ha appena pubblicato con Fara Tra disastri e desideri (con postfazione di Massimo Sannelli). Blog personale: http://maioba.blogspot.com


15.40 Alfonsina Zanatta Quasi un disseppellire

La poesia è sguardo sull’Oltre, disseppellirsi di mistero e di trascendenza, affondo nell’essenza della vita. L’intuizione di un altro mondo spesso coincide con la sete di senso, con la tensione esistenziale ad un approdo di luce e di significato autentico. Alfonsina Zanatta ha curato, per un’antologia della Paravia, le sezioni dedicate alla poesia, con affondi sulla produzione del Novecento e su quella contemporanea. “Ospita” esperienze liriche nell’ambito di un programma radiofonico (ascoltato nel Piemonte orientale). Scrive, organizza e cura la regia di proposte poetico-spirituali per la Fraternità della Trasfigurazione, a cui appartiene. Vive e opera a Vercelli.


15.50 Luca Ariano Otto secoli di poesie per la salvezza dell'uomo. Breve percorso da Dante ai giorni nostri

Luca Ariano (1979) vive tra Vigevano e Parma. Sue poesie sono apparse su riviste e siti e antologie tra cui Oltre il tempo e La coda della galassia (Fara, 2005). Nel 2005 è uscita la raccolta Bitume, con prefazione di Gian Ruggero Manzoni, per le Edizioni del Bradipo di Lugo di Romagna. Nel 2008 cura con il poeta Enrico Cerquiglini l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Udine: Campanotto, 2008). Nel 2009 sono state pubblicate altre sue poesie nell’antologia curata da Chiara De Luca (Nella borsa del viandante, Fara, 2009) sempre tratte dal suo romanzo in versi. Altre poesie sono state pubblicate nell’antologia di poeti civili Pro/Testo curata con Luca Paci (Fara, 2009) e presentata anche a Barcellona. Ha appena pubblicato Contratto a termine (Edizioni Farepoesia 2010).

16.00 Claudio Fraticelli Percorso di un “praticante non credente” della giustizia degli uomini

La giustizia dello Stato come occasione di salvezza o inferenza da cui salvarsi. Conclusi gli studi universitari ero lucidamente consapevole che nell’esercizio dell’avvocatura avrei trovato una realtà diversa e accettai di introdurmi in una “fase nuova” di formazione e di servizio di quanti avessero bisogno di “salvarsi” affrontando un iter giudiziario. Dovevo mettere a disposizione la mia conoscenza dei “meccanismi” dello stato e delle sue leggi per indicare il percorso… dopo oltre 25 anni di professione ho avanti a me un “labirinto”! Claudio Fraticelli – 54 anni – avvocato cassazionista del Foro di Macerata. Alla professione forense coniuga la passione per lo studio della Sacra Scrittura nella lingua ebraica e per le nuove tecnologie informatiche. 

 
16.20 Stefano Bianchi Un riposo dal vento

Stefano Bianchi nasce nel 1972 a Rimini. È diplomato al Liceo classico e Laureato in Economia e commercio. Ha pubblicato le raccolte di poesie La bottiglia (Edizioni Pendragon, 2005) e Le mie scarpe son sporche di sabbia anche d'inverno (Fara Editore, 2007), che ha presentato assieme a testi inediti in vari contesti pubblici, compresa una breve apparizione televisiva. Alcune sue poesie sono presenti nelle antologie tematiche: Il desiderio, Sogno, Il Ricordo, Nella notte di Natale. Racconti e poesie sotto l'albero (presentata alla fiera Più libri più liberi 2007) edite da Perrone Editore, Roma, tra il 2007 e il 2009, e nella raccolta Poeti romagnoli d'oggi e Federico Fellini, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2009.


16.30 Maria Pia Quintavalla “dell'immagine tesa / vigilo l'istante e / non aspetto nessuno” (Rebora)

Maria Pia Quintavalla, nata a Parma, vive a Milano. Suoi libri: Cantare semplice 1984, Lettere giovani 1990, Il Cantare 1991, Le Moradas 1996, Estranea (canzone), 2000, Corpus solum, 2002, Album feriale 2005, Selected poems 2008. L’antologia dall’omonimo festival Donne in poesia, 1985 e 1987. Tradotta in più lingue, cura seminari sul testo poetico e sull’italiano scritto (Un. Statale Milano). Con il contributo eponimo è presente ne ne La poesia, il sacro, il sublime (a cura di Adele Desideri, Fara 2010).


16.40 Massimo Sannelli La Comedìa come opera di salvezza

L’Anima dello Specchio delle anime semplici di Margherita Porete dichiara: “Io non prego niente”, perché il suo Abbandono non contiene nessuna devozione e nessun Io. L’altro polo è nell'esitazione disperata di Carlo Còccioli: “Io non posso pregare”. La frase di Margherita è una contraddizione? è ancora cristiana? porta o toglie salvezza? E pregare è necessario, sempre e a tutti? Còccioli – alternando ebraismo e buddhismo – sosteneva che ogni anima sensibile deve potersi scegliere una nuova patria. Oppure è orgoglio? La frase di Margherita innalza l’anima o bestemmia? Massimo Sannelli vive a Genova. Il suo lavoro riguarda la parola, in tutti i campi, dalla scrittura alla critica al teatro e al cinema. Non si tratta di dispersione, ma di una sola forma per esistere altrimenti. Il suo sito è www.massimosannelli.splinder.com

17.10-18.30 gran dibattito finale

saluti e partenze
(chi vuole può prenotare e restare anche per cena e pernottare)


Le prenotazioni in foresteria vanno effettuate telefonicamente
fino al 3 maggio 2010 al numero 0721 730261 (chiedere del Priore)
si prega di telefonare alle 13,00 o dalle 20,00 alle 21,00
il costo del week end dal pranzo del sabato al pranzo di domenica è di € 75,00 è possibile arrivare il venerdì 7 pomeriggio aggiungendo € 40,00 per cena e pernotto, è necessario portare lenzuola e asciugamani