giovedì 28 ottobre 2010

9° edizione acqua / water a Reggio E. 11-13 nov

ReggioFilmFestival 2010
Ateliersviaduegobbi3
Via dei Due Gobbi 3 – Reggio Emilia

11 - 12 - 13 novembre 2010

EAUX D’ARTIFICE
(artefatti contemporanei)

su progetto e cura di Enzo Campi

PROGRAMMA
 
GIOV. 11 – VEN. 12 – SAB. 13 novembre
dalle 19.30 alle 23.00

PERSONALI  E INSTALLAZIONI

MARIA KORPORAL
 “Ri-nascere in 11 viaggi”
(Un gatto ha sette vite, Interface, Rinascita, Somewhere in outer space, Ovolution, Watch!, Event Horizon, L’uovo ribelle,
L’insostenibile irrequietezza del tempo, Elegia di Marzo)

STEFANO MASSARI
“Macchine del diluvio”

MARIA ASSUNTA KARINI
“Youngsters, Ophelia, Abraham’s greenhouse,
When blood with blood is paid, Don Chisciotte”

ANGELO LOY
“Le donne maasai e l’acqua”

ENZO CAMPI
“Eaux d’artifice”


MOSTRE E VIDEO-MOSTRE
Artisti ospiti

FRANCESCA VITALE
“Impronte”

CRISTINA CERMINARA 
“ Sehnsucht”

Atelieristi

FABRIZIO FONTANELLI, URSULA BARILLI,
ALESSANDRA ZINI,
LAURA CADELO, EMA CADAR, CLAUDIO ROJAS,
ANDREA MORREALE


VIDEO-POESIA

TIZIANA CERA ROSCO 
“Non salvarti”
IRENE ESTER LEO 
“Cheveux noirs”
VALENTINA GAGLIONE
“Turista dei miei giorni”
SILVIA MOLESINI
“Il bacichirico - Vi hanno fatti che mancate di sguardo”
ENZO CAMPI
“Ipotesi corpo – Gesti d’aria e incombenze di luce”
LARA ARVASI
“La platea lamentosa detesta i muti congedi”


VIDEO-ARTE E CORTOMETRAGGI


ANTONIETTA DICORATO
“Water“
MARIANGELA GUATTERI
“Trilogia“
ANDREW PAYNE
“Weir light 1“
MIHAI GRECU
“Centipede sun“
MARCO WEDEL
“Approaches to loneliness II”
GIUSY CALIA
“Amore ti prego ricorda”
NADINE POULAIN
“Mar del Plata – Rome by night“
DAVIDE RAGONA, DAVIDE SARACENO
“A brand new psycho“
GEORGI & CVETAN KRASTEV
“Water clock“
SIMONE DURANTE, ROSITA MARIANI
“Acquari“
CARMEN ROZESTRATEN
“After the water the clouds“
MARIA GRAZIA ESU, FRANCESCA VITALE 
“Tra  terra e cielo”


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Giovedì 11 Novembre 2010


INSTALLAZIONI


MARIA KORPORAL  
“La fonte dell’eterna rinascita“


PERFORMANCE


LORENZA CARRETTI
“Il punto cieco”

RENATO DEGLI ESPOSTI
“Com’occhio per lo mare”

TEATRO ISTARION
“Stati di Exstasi “

(Coreografie ANNA ALBERTARELLI,
Musiche PAOLA GARAVALDI
con LUCIA BONACINI, CHIARA GOLDONI, SILVIA IORI,
ROSA LAGIOIA, RITA MOSCA, FEDERICA REVERBERI,
SILVIA SCOTTI, PIERLUIGI TEDESCHI, VALENTINA TOSI)


LETTURE
(a cura dell’Associazione Libri ad alta voce)

STEFANO REGGIANI  
“Fra le crepe di un sospiro“


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Venerdì 12 Novembre 2010


PERFORMANCE

ANNA MARIA MELIGA
“Flussi e riflussi“

TIZIANA CERA ROSCO
“Non salvarti“

MARIANGELA GUATTERI, GIACOMO PREVI, ENZO CAMPI
“Intermission”


READING LETTERARI

CHIARA DE LUCA, GIANLUCA CHIERICI, TIZIANA CERA ROSCO,
MATTEO FANTUZZI, LUCA ARIANO, LORENZO CHIUCHIU’,
ANDREA LEONE, GUIDO MATTIA GALLERANI


LETTURE
(a cura dell’Associazione Libri ad alta voce)


DIEGO FONTANA, STEFANO LANDINI
“Scritto nei sassi”


SCRITTURE A CONFRONTO
(a cura di Claudio Bedocchi per il Centro di Poesia Cultura e arte di Reggio Emilia)


STEFANO STURLONI
“Poesie”

ELENA LUSVARDI, ANGELA FONTANA, ANDREA MALAVOLTI,
PIERLUIGI TEDESCHI, CLAUDIO BEDOCCHI
“Le donne negli occhi”


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Sabato 13 Novembre 2010

PERFORMANCE

JACOPO & MATTEO NINNI, NICOLA GENOVESE,
CRISTINA CHIEREGATO
“Chrometica”

SILVIA MOLESINI
“Un es opaco“


READING LETTERARI

LUIGI ROMOLO CARRINO
“Rio Logos (il tema dell’acqua nei libri di L. R. Carrino)”

Presentazione della casa editrice SMASHER
con
ANTONELLA TARAVELLA, JACOPO NINNI,
ED WARNER, FABIO OGNIBENE



SCRITTURE A CONFRONTO
(a cura di Claudio Bedocchi per il Centro di Poesia Cultura e Arte di Reggio Emilia)

TIZIANA VERDE
“Il fazzoletto rosso“

GIANCARLO CAMPIOLI
“Il canto della pecora”

LETTURE
(a cura dell’Associazione Libri ad alta voce)

RENATO CERES, MARCO MAINI DUO
“Tordi”

La poesia di Roberto Cogo a Vicenza 30 ott

Sabato 30 Ottobre: Artemis presenta
la poesia di Roberto Cogo
La Libreria Mondadori di Vicenza www.libreriaquartopotere.it

in collaborazione con l'Associazione Artemis ha il piacere di ospitare
Sabato 30 Ottobre - ore 18:30

Giovanni Borriero presenta

NEL FULGORE IMPROVVISO DELE COSE
LA POESIA DI ROBERTO COGO
Da Möbius alla più recente pubblicazione Io cane

L'arcolaio Editore

Roberto Cogo ha pubblicato:
Möbius e altre poesie, Editoria Universitaria, Venezia, 1994
In estremo stupore, Edizioni del Leone, Venezia, 2002
Nel movimento, Edizioni del Leone, Venezia, 2004
Di acque / di terre, Edizioni Joker, Novi Ligure, 2006
Io cane, L’arcolaio, Forlì, 2009


Introduce e coordina l'incontro IVANA CENCI responsabile del Laboratorio di Lettura e Scrittura Poetica di ARTEMIS.

Ricordiamo inoltre che ARTEMIS organizza un
Laboratorio di Lettura e Scrittura Poetica

TRA POESIA E PENSIERO, ATTRAVERSANDO IL NOVECENTO
a cura di Prof. Stefano Guglielmin
16 novembre 2010 – 12 aprile 2011
A cadenza quindicinale, il martedì ore 20.45 – 22.15
presso la Libreria Mondadori Quarto Potere, Contrà Pusterla 14 - Vicenza

Per maggiori informazioni e iscrizioni potete visionare il programma sul nostro sito.

Venerdì 5 Novembre: Incontro con Giancarlo Ferron
La Libreria Mondadori di Vicenza ha il piacere di ospitare
Venerdì 5 Novembre - ore 21:00



Giancarlo Ferron

La zampata dell'orso Ed. Biblioteca dell'immagine

DUE STORIE
La storia vera dell’orso Dino
Il fascino, la forza, il valore naturalistico e i problemi di convivenza con l’uomo, del predatore più grosso e forte d’Europa.

La storia dell'uomo orso e della sua donna.
I pensieri e le azioni di un uomo che spesso lascia prevalere la forza e la sensualità del suo Orso interiore. Il punto di vista di un uomo che cerca, nella natura e dentro di se stesso, il labile confine fra il puro istinto e la ragione.

www.giancarloferron.com


Inoltra questa mail ad un amico, grazie :)

LIBRERIA MONDADORI - QUARTO POTERE SNC
Contrà Pusterla, 14 - 36100 Vicenza - Tel e Fax 0444 022746
E-mail: mondadorivicenza@libero.it - sito: www.libreriaquartopotere.it

mercoledì 27 ottobre 2010

Su animali prima del diluvio di Chiara De Luca


Kolibris, 2010 
recensione di Vincenzo D'Alessio
Ora ho il bianco tra le mani: un libro snello, tascabile, fatto di una soffice carta che ricorda il mio mare, il Tirreno, con la sua Costiera Amalfitana.
Cosa c’entra la carta? Per quelli che amano i libri, il loro odore, la gioia di toccarli pagina dopo pagina, di percepire i colori degli inchiostri, la carta è un lenzuolo che ti avvolge, disponendoti alla coperta che ti protegge. Questa è la sensazione che ho ricevuto dal libro di Chiara De Luca, animali prima del diluvio. Un insieme di raccolte poetiche scritte in anni alterni dal  2006 al 2010, in continuità.
L’esergo si ispira ai versi di Emily Dickinson: “il cielo e la Logica”. Il cielo compare, con il suo chiarore in tutta la raccolta. La Logica è il timone che dirige in buone acque la poesia della De Luca. Le raccolte contenute nel volume recano i titoli di “I grani del buio” (poesie dal 2006 al 2007): in questa prima raccolta l’Io non compare. La poetessa  descrive, in terza persona, le angustie dell’esistenza, la croce (parola e significato che compare molte volte) che forma con il buio il soliloquio dei drammi. I versi, nel lemma, cedono poco calore poiché :”entra freddo nelle parole / nudate del senso fino al silenzio.” (pag. 16)
Quanta storia umana, sincera e pulita, c’è in questo volume lo descrivono assennate  le parole della prefazione curata dal poeta Gianluca Chierici: “È necessario carpire questo tacere dei chiodi, questi stipiti immaginati che ci condannano a un varcare dissennato e implacabile” (pag. 8).  Leggendo  i versi di questa prima parte si resta senza fiato, quasi come a seguire un maratoneta che, incessante, persegue la sua corsa verso un limite, a noi lettori, invisibile. “Ci vorrei stanotte ritornati / animali prima del diluvio, / lasciarci il coraggio di un approdo / sicuri incastonare la prua della nave / nella sconosciuta baia del vissuto” (pag. 21).
Tutto il tormento è qui, nel vissuto e nella non conoscenza degli accadimenti per esplicita volontà di una Logica che ricerca l’identità concreta ma si arresta: “(…) perché sarà l’andarsene per sempre / dal devastato campo dell’infanzia” (pag. 30). Bella, stupenda questa immagine. Ed è questa una poesia che parla in prima persona, consumando le angustie della vita poetica con l’Arte di renderle in versi che a tutti parlano della Vita.
A me è rimasta nel cuore la raccolta che reca il titolo “La corolla  del ricordo” (poesie dal 2008 al 2009). Una stanza dove il primo verso dichiara: “Credo / nel sacro di ogni incontro / nell’irripetibile stagione di un momento / di Eterno presente che redime il tempo” (pag. 73). Queste nove poesie, dove le metafore, le sinestesie, i verbi nel modo presente dell’indicativo, il plasmare la materia verbale in forme dolcissime – “Venuto dal buio  si stringe / a me forte sulla panchina / la notte(…)” (pag. 75) – mi richiamano forte i versi di Emily Dickinson: “(…) un processo nel riccio della castagne / che solo i denti del gelo rivelano / nell’aria lontana d’ottobre” (E. Dickinson, Poesie, Mondadori, 1995).
Un lavoro meticoloso, realizzato dalla Nostra, alla luce di una Fede poetica  che nella stessa poesia, citata prima, rivela: “(…) un istante quasi mi scordo / il terrore che ho dell’umano” (ibidem, pag. 75). Quanta energia poetica e quanto amore per la vita ha questa voce, quando si sveste della Logica che l’inchioda alla croce del divenire.
Nove poesie, queste contenute nella raccolta centrale “La corolla del ricordo” che alimentano quel bianco, quella purezza, quella trasparenza, che la nomenclatura delle cose citate esasperano. Chi è la poetessa? Che cos’è la Poesia? Quanto può l’energia che promana tendere dentro di noi, lettori, l’arco dei sensi e scoccare il dardo nel bersaglio che noi crediamo di vedere? Non ci sono risposte certe. La nostra, la mia, è solo una delle interpretazioni critiche che i versi delle raccolte, qui contenute, riescono a suscitare. Tante sarebbero le risposte appropriate e tanti gli esami sulle varianti, in originale, che hanno determinato l’esito finale delle strofe, l’uso della rima (cullando/cercando), e l’analogia infantile/drammatica: “(…) il bus che a quest’ora non porta / nessuno nel grembo cullando” (ibidem, pag.75). Tema ripreso e affidato alle doppie consonanti in un altro dei testi poetici a pag. 77: “(…) della bimba slava appesa alla mia gonna / mentre usurpo e tremo il nome mamma, / di chi ti guarda dentro gli occhi e tiene / né ti chiede il nome nell’andare”, cosa possiamo chiedere di più ad un verso, quando ci traduce in perfetta luce quello che Montale scriveva: “(…) Tendono alla chiarità le cose oscure, / si esauriscono i corpi in un fluire” (portami il girasole)?
Chiara De Luca, poetessa , traduttrice ed editore, possiede una poetica che si è alimentata ad autori non soltanto nazionali. Versi liberi ma profondamente radicati nella conoscenza del Novecento. Versi che traducono una concretezza, d’idillio, quando sposano l’Umanità.  Vorrei concludere con il verso, che mi consente, in limine,  di assegnare alla Nostra l’appartenenza alla corrente del Secolo Breve, con un’apertura alle nuove forme di quest’inizio secolo: “(…) perché alla sorgente l’acqua non ricorda / come in uno schianto termini la corsa.” (pag. 80); “(…) l’acqua sale alla luce e vi si fonde. / Trema un ricordo nel ricolmo secchio, / nel puro cerchio un’immagine ride ”(E. Montale, Cigola la carrucola del pozzo).
   

lunedì 25 ottobre 2010

CIRCOLO POETICO CORRENTI POESIA A STRAPPO CORTESIA VERONA 7 E 8 DICEMBRE 2010

Il Circolo Poetico Correnti in collaborazione con l' Associazione Isolato 15
organizza una edizione di Poesia A Strappo intitolata Cortesia

Martedì 7 e Mercoledì 8 Dicembre a Verona

I poeti che intendono partecipare possono inviare un massimo di 3 testi in formato A4 fotocopiato ciascuno in 30 copie entro 30 Novembre 2010 al seguente indirizzo:

Alberto Mori Via Cadorna 11 26013 Crema(Cr)

La partecipazione è libera. Il tema è libero.

La manifestazione POESIA A STRAPPO, itinerante per le piazze ed i luoghi dell’ italia ,ed organizzata dal 1994 dal Circolo Poetico Correnti permette al lettore di effettuare lo strappo delle poesie degli autori assemblate in blocchi e di creare così una piccola antologia personale di poesie attraverso la libera scelta dei testi esposti.

L'Associazione Isolato 15 è nata in ottobre 2010 e come primo passo ha deciso di offrire alla sua splendida Verona un evento di Poesia A Strappo che si svolgerà tra Vicolo Stella, Via Zambelli, Vicolo dietro S.Andrea e Angolo Via S.Cosimo con la possibilità di entrare in ognuna delle 15 attività associate per leggere ed effettuare lo strappo delle poesie all'interno dei negozi ove i blocchi assemblati saranno dislocati fra abiti,libri,prelibatezze,bijoux attraverso la cortesia del porgere versi ai visitatori e lettori.

Nella stessa zona in esterno durante le due giornate reading dei poeti e performance.

Per informazioni:

Alberto Mori: Cell:339 4439848

Telefax: 0373 86560 (studio) E mail: albmor3@tin.it

Barbara Matera: cell. 348 8595550 045 8004973 E mail barbara@gruppoe.it

"Il Poeta è l'organizzatore dei sogni"

Su A dieci minuti da Urano di Carla De Angelis

recensione di Rossella Renzi in kolibris.wordpress.com

Inauguriamo con Carla De Angelis la nuova rubrica Donne in Poesia, a cura di Rossella Renzi

 

CARLA DE ANGELIS
A dieci minuti da Urano
Poesie di tentata conquista
ISBN 978 88 95139 89 0
pp. 108, € 12

Carla De Angelis, A dieci minuti da Urano

Si esce da questo libro a piedi nudi, cercando di fare il massimo silenzio, come se si uscisse da un luogo di favola e mistero, popolato da personaggi del presepe, gatti, profumo di fiori e caldarroste. È questa la sensazione che si avverte una volta letta l’ultima pagina, quando si resta in quello stato di sospensione tra il sogno e la realtà, tra la notte e il giorno; e “tra le mani nuvole e sole / pianto e sorriso”. Nel cassetto, nella memoria, sotto la pelle, si nasconde un dolore che è segreto, una cosa che non si può dire. E infatti, questa parola non dice, eppure con audacia scrive del dolore, lo sussurra mentre colpisce e incanta, con doni e luminose risalite. Nella pagina si muove con estrema delicatezza, e rispetto. Soprattutto con rispetto, che è la cifra della scrittura di Carla De Angelis, della sua parola che si posa lieve sulla pagina, si risveglia all’alba e procede timida, come una prima nevicata sulle cose. E così, ha il grande potere di illuminarle, le cose, di riordinarle proprio come questo libro chiede più volte di fare alla poesia. Si domanda silenzio, compostezza, ordine; è questo che fa la differenza: “La differenza è quando / il sole va dall’altra parte della terra // e lascia alla notte riordinare / il caos del giorno.”
La scrittura porta con sé un alito di purezza che sta dentro e che stride con l’esterno, l’osceno, l’abbondanza, riesumando quella colpa troppo scomoda da ammettere per molti, e che porta a chiederci: “Siamo ancora buoni?” A consolarci restano le semplici cose che fanno brillare il giorno, come i fiori, le albe, le nuvole e le nuvole, la natura e i suoi doni meravigliosi: “ti porto negli occhi il nido/ il canto quieto dell’acqua // risalgo il giorno /   solo per te.”
Il libro procede per frammenti, distici e testi brevi: è la ricostruzione del sogno che la poesia tenta di operare, ricongiungendo leggende, anfratti del passato, miti e favole d’infanzia. Il buio si alterna alla luce, mentre costante è il male che si scioglie nel tempo, e che appartiene in modo ineluttabile all’essere donna: “Rincorro la bimba, afferro l’adolescente/ resto mistero-sono una donna.”
Perché la donna ha il difficile compito di custodirlo, il dolore: a questo non può sottrarsi per natura, ma nonostante ciò, con grande coraggio Lei sa ancora affermare: “Dì al tuo dio che la vita ci piace/ anche se forse gioca/ con noi, limitati”.
In un ritmo che avanza come un’onda, con dolcezza, con irruenza la ricerca di una pace non si placa. È la ragione stessa della poesia in grado di accogliere nel suo caldo grembo la musica del mondo e l’inquietudine dei sensi, che mischiati insieme portano in un luogo che pare magico… a dieci minuti da Urano.

Rossella Renzi


Quando la terra e il cielo
concepiranno altri figli,

tornerò a visitare il mondo
come un missionario  un presidente,

un attore un grande musicista
un insigne professore

Pulirò le strade taglierò l’erba
scriverò del contadino

del  muratore e della casalinga
Con  l’argilla plasmerò

la coppa del segreto
rubato  al tempo


*


Madre
questa notte lascio aperto un sogno

Entra
puoi vegliare

o dormire accanto
le mani inermi

o accarezzarmi
Non ti  inquietare

Lascio aperta anche la porta
quando vuoi puoi andare


*


È stato il vento a girare le tessere
in congiura  con il tempo

Senza sostegno l’arco
sostiene il baleno

a un passo dell’abisso
una lacrima si ferma sul ciglio

L’attesa si adagia nell’intreccio
dei pensieri e si acquieta


*


C’era una montagna forte
come la parola perdonata dal dolore

L’acqua scorreva, lavava i giorni,
Sole e vento posavano terra e foglie

la neve sbiancava le notti
tratteneva i segreti sotto la pelle

Urlò la brace
nel trastullarsi col prisma dei ricordi

Esplose la montagna
con tutta la furia del tempo che passa


*


Saman,
dettami l’arte antica

chiama i morti franchi di parola
a narrare l’inquietudine dei sensi

Disegna
il passo che si lascia dietro il tempo

l’attesa che si colma di vuoto
in attesa di un volto

il desiderio in attesa
del volto che colma il vuoto.


*


Alcuni giorni sono un regalo
dei sogni predati alla notte

sete bevuta senza timori
Un ragno  offre il  filo

per il salto nel sole


*


Restano incisi   quei baci
che strappano  la vita

Gli occhi si spalancano
per il terrore della rapina,

ignari  si serrano ancora
nella follia condivisa

impedendo la fuga…
ecco un segnale

l’amore  non perdona
chi ignora il mondo

sabato 23 ottobre 2010

"Identità di cenere" (Albatros) di Federico Facchini - Recensione di Federica Volpe



Quello di Federico Facchini è un vero e proprio percorso che va ad indagare la vita e le maschere che troppo spesso la compongono.
Tale cammino, che non nasconde le sue fatiche, esprime tutta l’umanità dell’autore, un autore che ancora cerca la sua lontana voce, che alterna stili, che si sdraia sulla pagina con ordine impreciso.
Temi principali di Facchini sono quello del fingere, del fingersi, degli affetti, delle solitudini, delle passioni.
Molto spesso Federico esprime il suo dissenso nei confronti della vita imprevedibile e meschina con l’immagine del teatro, la quale annette anche l’immagine della maschera, la quale ci è imposta, oppure più semplicemente viene da noi costruita, a difesa o ad attacco.
Altre figure usate per esprimere il disgusto e il rammarico nei confronti della società organizzata e dell’uomo stesso che è responsabile di tale organizzazione sono quelle del manichino, dell’oggetto, contrapposte a quelle del ribelle (nelle quali l’autore si rispecchia pienamente).
“non mi avrete/e il cervello non mi laverete”, scrive Facchini nella poesia Il dissenso, o ancora “Io sono la malattia/e sono la cura,/del vostro organismo”. In Andrò cercando troviamo queste righe a mio parere molto significative e che bene rappresentano come l’autore percepisce la società odierna: “Le rivoluzioni cessano,/le pubblicità ci lavano la testa./l’onda non s’arresta./le auto si scontrano/per provocarsi piacere.”
La tematica della società e dell’uomo come animale sociale al quale la società fa, però, più male che bene, pervade tutto il pensiero di Federico, il quale vede nella scrittura un mezzo per ribellarsi, lamentarsi, gridare, addolorarsi, nella speranza che tutto ciò non sia vano, ma che risvegli le menti dormienti del gregge umano assuefatto al teatrino della vita, nella speranza che qualcosa possa cambiare, migliorare.
Ma al di là del Facchini sociale troviamo un Facchini privato, che parla d’amore (come in Febe in cui l’amata è “L’illusione/di poter essere un volto/oltre la maschera bianca.” o come in Corpi sudati: “Corpi nudi,/delicati,/uniti,/vicini.//Si cercano/i piedi/si sfiorano/le mani).
Altri temi sono quelli dell’adolescenza, e quello della poesia stessa.
In ogni caso mi pare che l’autore si sia occupato maggiormente della componente contenutistica del testo, e abbia lasciato un po’ più in disparte la ricerca linguistica e quella formale (l’editore Albatros non è stato per nulla d’aiuto in questo, lasciando del tutto vergine una bozza che avrebbe dovuto, invece, essere curata, ma questa è una colpa tutta editoriale).
Identità di cenere, dunque, è un testo di un giovane che ancora deve scavare nella cenere della sua identità, e che deve stare attento a non perdersi solo in quella.

venerdì 22 ottobre 2010

Franco Casadei vince il premio “Lionello Fiumi”


Una poesia di Franco Casadei, selezionata fra 400 componimenti - intitolata La donna della carrozzina bianca - ha vinto il 1° premio al Concorso "Lionello Fiumi" 2010. La cerimonia di premiazione è avvenuta in provincia di Verona il 10 ottobre scorso. Nella motivazione della giuria si legge: "La misurata narrazione è un bell'esempio di come Casadei sappia affrontare con delicata leggerezza un tema che oggi può risultare particolarmente sgradito, quello delle persone sole che vivono e dormono in abbandono nelle strade delle nostre città".
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La poesia è dedicata alla donna, vestita di bianco, che per anni ha stazionato fra la porta laterale del duomo di Cesena e il porticato antistante la libreria Bettini. Tutta la città si era ormai abituata alla sua presenza. Da diversi mesi è scomparsa e nessuno sa dove sia finita. Dedicarle una poesia è  un modo di ricordare una vita di solitudine e di dolore avvolta nel mistero.
 

La donna della carrozzina bianca


A  un’anonima barbona

Da anni lo stesso perimetro di spazio,
ai lati della chiesa al far del giorno
la notte sotto i portici al riparo,
la carrozzina bianca di bambina.

Nei giorni del vento e della vela
ti sei lasciata andare, era d’autunno
con il suo scialo di nuvole e di foglie,
le vene del collo raccontano il dolore,
ne avverto lo sguardo che sfiora le mie mani.

Arrivato l’inverno l’aria affila
il gelo, mangi piatti grami,
una notte di nebbia ti ha dissolta
sono rimasti i muri e un’eco della tosse.

Poeti in libertà a Siena

mercoledì 20 ottobre 2010

Farapoesia: citato anche in Brianza

Sabato 23 ottobre giornata Farepoesia



Libreria “Diffusione Cultura” 
Sesto San Giovanni in via Sardegna 3 angolo viale Matteotti.
Telefono: 02.49663689 / 022428764

Ore 11: Tito Truglia ed Ennio Abate presentano la rivista Farepoesia (giunta al terzo numero) e le edizioni Farepoesia di Pavia. Ci saranno letture dai libri di Ennio Abate, Guido Michelone, Giulio Stocchi.
Quasi dei blues di Guido Michelone è un'esplosione patafisica di versicoli blues e jazz. Nel panorama attuale della poesia italiana mancava un ingrediente di questo genere. Imperdibile. La poesia italiana oltre i limiti del suo endemico provincialismo.
Quadri di un’esposione di Giulio Stocchi. Un grande ritorno di una delle figure fondamentali della poesia degli anni '70. Letteratura civile scritta con l'eleganza e l'essenzialità dei grandi classici. Una breccia sulla parete viscida dell'italietta stile ventennio, una spina nel fianco della società incivile.
Donne Seni Petrosi di Ennio Abate. Quella di Ennio Abate è una scrittura severa, in equilibrio tra le pulsioni contingenti e corporee e le forme di un verseggiare “dialettico”. Una scrittura che tende anche al poema in terza persona, ma non cancella il tono lirico in certi passaggi fondamentali e non esita neppure a passare alla cosiddetta prosa poetica. Nella cinica e ignorante opulenza, in cui troppi vivono la crisi contemporanea che ci sta trasformando, ritornare in poesia sulla relazione fondamentale tra uomo e donna è un’indicazione solo all’apparenza inattuale. 


Ore 18: Luca Ariano presenta Contratto a termine (edizioni Farepoesia). Interviene Tito Truglia.
Ariano è studioso serissimo e appassionato della poesia. Questa raccolta rappresenta una tappa del suo percorso di ricerca e di attraversamento della realtà. La categoria della poesia civile in questo caso non rende giustizia degli approfondimenti proposti.

martedì 19 ottobre 2010

Gorizia: poetesse in osteria 21 ott


Cari amici vicini e lontani,
giovedì 21 ottobre Fare Voci in Osteria giunge al terzo appuntamento.

Saranno con noi, a leggere le loro poesie, Erika Crosara, Mila Bratina, Marina Giovannelli e Cristina Micelli.
Il fatto che si tratti di quattro voci femminili è casuale, nel senso che non è una serata di poesia al femminile, quanto piuttosto di bella poesia. Si tratta di quattro voci diverse tra di loro per intonazione e anche per esperienza: ad autrici giustamente già affermate da tempo se ne aggiungono altre che però sono tra le più significative emerse di recente nel panorama della nostra regione (che, credo si possa dire, è tra le più vive in Italia di questi tempi, anche se a livello di notorietà rimane comunque marginale).

Il compito di disegnare le atmosfere sonore è affidato a Sandro Carta (tromba) e Marta Vigna (arpa). Conoscendoli, non aspettiamoci soltanto un contrappunto ad intercalare le letture, ma qualcosa di molto più sedimentato e coinvolgente.

Non ci sono altri canali di pubblicità, dunque diffondete questa mail, se potete e volete.

Nelle prime due serate mi sembra che siamo stati bene, e credo che accadrà lo stesso anche in questa, presso l'Osteria l'Alchimista in via Garibaldi 16 a Gorizia.
Ad aspettarvi troverete, oltre a noi, l’accoglienza e i vini dell’Alchimista.

Francesco e Giovanni e L'Alchimista.

domenica 17 ottobre 2010

INCONTRO VIDEOPERFORMANCE E VIDEOPOESIA RASSEGNA POESIA VAGABONDA SETTIMO TORINESE

RASSEGNA POESIA VAGABONDA

Sabato 23 ottobre Ore 18:15

Auto Officina Stella Via Garibaldi 2 Settimo Torinese

PHONEMATIQUE

VIDEOPERFORMANCE PER FON E FONETICA

A DUE VELOCITA' PER CINQUE VARIAZIONI

di e con Alberto Mori

INFINITO PRECIPITE

VIDEOPOESIE di Puccio Chiesa

Organizzazione e direzione artistica Ass. Cult. Due Fiumi:Enrico M. Lazzarin. Coordinamento: Maria Luisa Colombini, Sergio Notario

Info:manricolaz@libero.it Tel 011 8004922 Poesia Vagabonda in Collaborazione con Città di Settimo Torinese

Comitato Pari Opportunità. Comune di Settimo Torinese. Biblioteca C. Gasti e Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana

venerdì 15 ottobre 2010

AA.VV., VOCI ED ECHI

EDIZIONI DELTA3, 2010 
recensione di Vincenzo D'Alessio
    Il volume, pubblicato dal Liceo Scientifico “V. De Caprariis” di Atripalda (AV), che reca il titolo Voci ed Echi, è un ottimo prodotto letterario, in tempi come quelli che viviamo, per i giovani studenti che vengono demotivati, dalla società e dai mass media, a concedersi la libertà dei propri sogni. Questo volume è frutto della pacifica e fruttuosa collaborazione tra docenti e discenti, con il beneplacito del dirigente scolastico, Giovanni Basso. In verità l’adolescenza non è il tempo migliore per mietere frutti di questo tenore. Ma questo libro dimostra che le eccezioni sono possibili.
   Si sono accomunati, in tal guisa, i saperi dei docenti Antonella Pappalardo, Maria Rosaria Genovese e Maria Antonietta Struzziero. I giovani studenti sono Maria Ascolese, Nicola Bonito, Luigi Centrella, Matteo De Ciucis, Angelo De Pascale. Vittoria Fina, Elena Guidoni, Daniela Infantino, Arianna Lonardo, Enes Mema, Ciriaco Milano, Adenisa Mirdita, Gianluigi Pilunni, Fabio Pisani, Kejdi Shullazi e Michele Tedeschi. Dai cognomi si evidenzia la buona integrazione delle diverse etnie nell’ambito scolastico.
  Il lavoro è ampio e ben curato nelle costruzioni poematiche e linguistiche. La ricerca delle figure retoriche e l’associazione alla lingua madre latina è suggestiva e stimolante. Per chiudere i contributi alla lingua inglese compattano in attualità i sapori letterari rendendoli internazionali. Abbiamo scelto a pag. 66 il tema  “Il viaggio”: perché il fascino dell’abbrivo della partenza, la consecutio degli eventi,  e il modo semplice di valutare la fine: “(…) Il fermarsi per sempre coincide, invece, con la vecchiaia e la morte, dove la fuga precipitosa verso l’infinito si cristallizza per l’eternità in un “c’era una volta…!”(pag. 66). Manca solo la citazione alla bella canzone Samarcanda del professore Roberto Vecchione che avrebbe dato il motivo musicale alle scelte dei testi  letterari.
   I brani scelti sono Astolfo sulla luna dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Segue Giovanni Boccaccio, dal Decameron, con Il viaggio di Andreuccio  a Napoli e si arriva alla bella poesia di Patrizia Cavalli, Quante tentazioni attraverso. Proprio su questa poesia ci siamo soffermati nell’analisi stilistica che i giovani hanno effettuato; il commento sull’itinerario domestico che la strofa, scritta in quattordici versi, scompone e ricompone agli occhi del lettore. Proprio ai giovani è consigliato questo viaggio, in versi giambici, dove: “Ogni giorno, infatti, diventa più concreto e pericoloso il rischio di non trovare la strada del ritorno. Il viaggio, quindi, diventa sinonimo di perdita, del pericolo di smarrire non solo l’orientamento nella realtà, ma anche la consapevolezza della propria identità.”  Facile oggi, come ieri, più semplice per gli adolescenti perdersi. Quante tentazioni attraverso è il verso iniziale della poesia della Cavalli, che un grande critico del Novecento ha così sintetizzato nel volume: Letteratura italiana d’oggi (1965-1985), (Giuliano Manacorda, Editori Riuniti, Roma,1987): “(…) E lo straripare di parole di Patrizia Cavalli (Le mie poesie non cambieranno il mondo, Einaudi,1974; Il cielo, id., 1981) scritte nella condizione irrisolta tra azzurri e nuvole, tra sentimenti e tradimenti, tra nostalgie e tiepidi rancori, in una solitudine ora desiderata ora paventata – in un verso quasi privo di chiaroscuri nella sua semplice esibizione di una “banalità fresca e indigesta”, ultimo residuo di una scontentezza profonda che non riesce a darsi un futuro” (pag. 262).
   Come hanno scritto le docenti, in questo lavoro corale, a proposito della Poesia: “In un mondo, come quello attuale, in vorticosa accelerazione e fin troppo prosaico e banale, insegnare letteratura equivale a vendere fumo, a vendere sogni troppo distanti dalla tangibile concretezza della routine quotidiana.” Noi aggiungiamo, per bellezza di sentesi, quanto scrive G. Manacorda per la stessa motivazione, citando il poeta polacco Boleslaw Lésmian: “Qualunque cosa si dica della poesia – è sbagliato. La poesia viva sfugge a tutte le definizioni. La definizione per lei è un triste genere di bara di vetro, che- rendendo chiaro – uccide” (pag. 228, op. cit.).

Su A dieci minuti da Urano di Carla de Angelis

FaraEditore, 2010
recensione di Vincenzo D'Alessio

Carla De Angelis ha pubblicato diverse raccolte di poesie, ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti letterari. Questo fa di Lei un poetessa amata e seguita.
I nostri tempi sono di guerra: si muore di fame; di malattie; di terremoti; di alluvioni; di indifferenza; di guerre economiche; di guerre etniche; di guerre religiose. Ci fosse qualcuno disposto a vivere per la Poesia? La Poesia non cambia il mondo, lo rende migliore. La nuova raccolta della De Angelis, A dieci minuti da Urano (poesie di tentata conquista) si ispira proprio a questa massima.
io lei e la romagnaIl motivo ispiratore è il Surrealismo: i versi della raccolta, sistematicamente, lo dicono pagina dopo pagina ad iniziare dalla prima composizione:“Mi sveglio: vesto come sono / apro l’armadio / affido al cassetto la notte / sospendo allo specchio” (pag.15). Elementi della scrittura surreale: il dormiveglia, l’attesa del futuro, lo specchio che trascina l’immagine in un’altra dimensione, lo stato di incoscienza ipnotica. Il dolore è vero. Il male degli uomini è vero. La guerra sociale è vera. “il sudore dell’anima” (pag. 15) è vero.
Mi tornano alla mente le lezioni universitarie del professore Luigi Fontanella su Massimo Bontempelli. I versi forti de L’Angelo di Redon di Benito Sablone. I versi chiari e semplici dove prevalgono anafore: “Mi vestirei di nuvola” (pag. 34); di assonanze: “in cambio qualche coccola / che mi prendo quando la carezzo” (pag. 42); di maieutica: ”(…) eppure scrivo / del dolore / che non so dire / barcolla la voce nel pentagramma” (pag. 40); di tautologia: “(…) Pulsare di vita ritrovato / nell’oblio del lutto a cercare / nelle strade di perdersi / per ritrovarsi” (pag. 28); sono questi della raccolta che stiamo leggendo. L’accostamento che propongo è veritiero.
La poesia che richiama in modo chiaro la dichiarazione surreale è questa a pag. 66: “Forse alla poesia conviene / riunire leggende / insinuarsi negli anfratti del passato / fantasticare seguendo il primo verso / (…) / scrivere senza il peso del cuore”. I mezzi semplici dei nostri sensi non bastano per analizzare i versi che sono stati scelti per questa raccolta. Ci vogliono le ali dell’Angelo (pag. 71) Allora le nuvole, onnipresenti, riveleranno la loro essenza di leggerezza e di pianto. Il dolore che macera l’intera raccolta sarà “un dolore condiviso” (pag. 65). Ogni lettore comprenderà da quale galassia scende questa poesia che è un nuovo tentativo di raggiungere Dio, l’Infinito e il lontano pianeta Urano, che nella fantastica leggerezza del verso, dista solo dieci minuti. Attraverso questi versi possiamo vincere la solitudine del XXI secolo?
Carla De Angelis ha scelto di vivere con la semplicità del poeta. Nel nostro mondo che non reclama la Poesia; dice di sé candidamente: “(…) Sono una donna legata alle passioni / Ogni tanto riordino la casa e la mente / mi accuccio in un angolo / fingo di non sentire chi chiama / un po’ di solitudine” (pag. 61). Vive il delicato dolore della maternità: “(…) Burli il tempo, resti bambina / Ti as/serve tanta bellezza / figlia” (pag. 79). Tutta la raccolta è un unico poema: non ci sono punti di chiusura nelle poesie, se non nell’ultima a pag. 96. Il verso iniziale di ogni componimento è di per sé il tutto che il resto dei versi declama. Una raccolta della maturità. Un dono a sé stessa e a chi legge per scalfire il male che regna tra gli uomini.
La poesia che maggiormente mi ha toccato nell’anima, e mi ha fatto pensare ai versi di Giuseppe Ungaretti, è quella a pagine 35: “Madre / questa notte lascio aperto un sogno / Entra / puoi vegliare / o dormire accanto / le mani inermi / o accarezzarmi / Non ti inquietare / Lascio aperta anche la porta / quando vuoi puoi andare”. Cosa leggere di più doloroso e al tempo stesso bello, se non questi versi? Scrive benissimo della Nostra, il critico letterario Stefano Martello, che la conosce più di me che leggo da questa postazione di fronte all’universo che ascolta: “Non è un caso se la sintesi – nell’esposizione come nella scrittura – sia oggi una valuta preziosa” (pag. 7). Aggiungerei, di mio, che la sintesi è da sempre un dono prezioso, nella mani del saggio che il mondo ha vissuto riconoscendo al suo viaggio il diritto alla Vita.
La poetessa De Angelis ha visto paragonata, questa sua raccolta, “all’Urlo di Munch”, oggi purtroppo sottratto dal suo luogo di esposizione (vedi i risvolti di copertina alla raccolta), che delineava la sofferenza in un momento così tragico per il popolo ebraico e per il mondo intero. La raccolta che vi invito a leggere non semina l’angoscia, come nel volto del quadro di Munch, ma assolve ad un preciso compito: “… poi una nuvola è scesa / fino a terra / il Pastore sfinito l’ha raggiunta / per dissetarsi, / seguito da una moltitudine / piena di speranza” (pag. 96). Chi legge entra nella speranza di vivere di Poesia.

Montoro

giovedì 14 ottobre 2010

Ultranovecento approda a Padova

Dopo Bologna, Pordenone e Faenza; UltraNovecento, percorsi di ricerca oltre il Secolo Breve, approda anche a Padova, per poi proseguire la sua rotta verso La Spezia, Milano e Roma: il 16 ottobre alle ore 18.00, a Padova, alla Mela di Newton, via della Paglia 2, verrà presentato il progetto UltraNovecento. Il vernissage sarà curato dal critico, pittore e poeta Gian Ruggero Manzoni (http://www.gianruggeromanzoni.it/bibliografia.php). Il progetto ha visto protagonista una rosa di artisti (pittori e poeti) nati tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento: Luca Ariano, Silvia Avallone, Marco Baj, Daniela Barulli, Jacopo Casadei, Chiara de Luca, Matteo Fantuzzi, Martino Neri, Francesco Terzago, Simone Zanin. UltraNovecento rimarrà nella nostra città dal 16 ottobre sino al 31 dello stesso mese; sarà visitabile negli orari di apertura della Mela di Newton, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 20.00 alle 2.00. UltraNovecento è una mostra collettiva di pittura e di poesia esposta nata da un lungo percorso di ricerca artistica del poeta Simone Zanin.

SalernoPoetica 2010





SALERNOPOETICA

Fuochi, derive, sperdimenti sulla poesia italiana a cura di Mario Fresa




Sabato 23 ottobre 2010, alle ore 17.oo, presso la Libreria Liberis di Salerno:



C'è comunque un giardino che ti salva...


OMAGGIO ALLA POESIA DI MARCO AMENDOLARA (1968-2008)




Interventi critici di Carlo Di Lieto e di Ugo Piscopo.


Letture di Armando Saveriano e di Costantinio Pacilio.








mercoledì 13 ottobre 2010

FAREPOESIA / Rivista di Poesia e Arte Sociale N. 3 Ottobre 2010



144 Pagine in parte a colori! 10 euro + spese di spedizione.

Abbonamento annuale (3 numeri) 30 euro (con libro in omaggio + art gadget); abbonamento sostenitore 50 euro. Abbonati.



Con il terzo numero di FAREPOESIA si chiude un anno di attività.

Il progetto prende corpo e via via sostanzia le “velleità”. Si vanno formando le componenti organizzative e si predispongono i possibili percorsi.

Pensiamo di aver colto nel segno puntando le nostre carte su una “poEtica civile” che comprenda un forte accento critico e una pressante domanda sul fare. In effetti molti sono i compagni di strada. In realtà molti, e soprattutto dispersi. Singoli a scommettere sul talento e sulla responsabilità. Tutto coniugato al personale.

È sempre stata legge di natura l’associarsi, collaborare, organizzarsi, in difesa o in attacco, o solo per gioco. Ed è ancora così, nonostante l’invasività del controllo, nonostante l’illiberale globalizzazione, nonostante la rotativa temporale sia ferma sull’item della crisi. Nonostante l’illusione mediatica proceda a ritmi accelerati.

Abbracciando pienamente la logica e le virtù del sano artigianato, il nostro microcantiere vuole esprimere questa necessità e realizzare almeno simbolicamente una delle possibili soluzioni. Farepoesia vuole anche essere arte sociale. Fare società deve essere sentito come un compito delle poetiche, dell’arte, della vita.

Allo stato dei fatti risulta insufficiente un richiamo generico alla realtà. Occorre oltrepassare questo confine e puntare più a fondo. Predisporre soluzioni. Altri viaggi. Ancora utopie. Come sempre.

In questo numero due ampi inserti, il primo: “Bologna come Parigi”, un excursus sulla Bologna letteraria; il secondo: “Arte Globale e il Contemporaneo”, uno spaccato sull'arte sotterranea legata a Fluxus.

A completare, alcune rubriche fisse e vari altri interventi parecchio gustosi e interessanti. Buona visione.



INDICE

4 Che fare di Tito Truglia

5 LA PAROLA ATTIVA - Bologna come Parigi. Intro di L.A., G.M.G., L.M.

6 LA PAROLA ATTIVA 1 - Bologna e la poesia di Guido Mattia Gallerani

9 LA PAROLA ATTIVA 2Dall'Officina alla Quarantena... di Lorenzo Mari

17 LA PAROLA ATTIVA 3 - Roberto Roversi di Luca Ariano

19 LA PAROLA ATTIVA 4 - Parola di Poeta di Marco Bini

21 DONNE IN POESIA OGGI IN ITALIA – La Vecchia signora di Rossella Renzi

32 POETRY GENERATION – Testi poetici di Dario Bertini

33 SITUAZIONI 1 – Poesia in scatola / L'albero della poesia di G.D.L. e T. B.

36 SITUAZIONI 2 - Ciclopoetica di Daniela Fargione

39 DIVERGENZE – La rivoluzione romantica di F. Schlegel (1) di T. Truglia.

56 POLIFONIE – Libri, idee, interventi di M. Bini e G. M. Gallerani

61 DOVEALTROVE – Ricordi nel Cantiere di Natascia Ancarani

70 ADVERSUS Gianfranco Lauretano e Mauro Ferrari. A cura di L. Ariano

73 SINESTESIE – Arte Globale/Fluxus Garage di T. Baracchi e G. Da Lio

105 AREA FACKEL - Fenomenologia dell'assessore di Guido Michelone

111 TERRITORIO E COMUNITÀ – Missione di Pace di Edvino Ugolini

115 IDEE E FORME – Disegni condivisi di Mariano Bellarosa e Bruno Cassaglia

122 EUROPA POESIA – Nuno Júdice. Testi e traduzioni a cura di C. De Luca

127 POETRYX – Elio Filippo Accrocca a cura di Luca Ariano

120 VERSITUDINE – Elegia triestina di Pino De March

135 LE PAROLE CANTATE Poesiea e canzoni d'autore di G. M. e F.T.B.

137 SITUAZIONI 3 – Due giorni Di-Versi a Città della Pieve di E. Cerquiglini

139 EDIZIONI FAREPOESIA – Novità (Ennio Abate) e catalogo.



Edizioni Farepoesia, Pavia via Torino n. 37, 27100 Pavia

titoxy@libero.it, cell. 3495959694

Su Facebook: Gruppo Farepoesia

www.farepoesia.it <http://www.farepoesia.it/>  (in allestimento).

È uscita La divisione della gioia di Italo Testa

martedì 12 ottobre 2010

Voci della poesia mistica contemporanea a Bologna 25 ott



Dietro ogni cosa appariva alcunché d’infinito

La Fondazione Idente di Studi e di Ricerca, sede di Bologna, e il Centro di Poesia Contemporanea, sono lieti di invitarla al secondo incontro dedicato alla riflessione e al dialogo intorno al tema della poesia mistica che avrà luogo lunedì 25 ottobre 2010, dalle ore 17.00, in via Tagliapietre 17 e si centrerà sulla figura di Cristina Campo e sul suo interesse per il nesso fra mistica e arte.
L’intento dell’iniziativa è creare un’occasione di dialogo e riflessione intorno alla spiritualità nella letteratura come tramite dell’oltre.
Il programma prevede l’intervento di Roberto Mussapi, Giovanna Fozzer, Bernardo De Angelis, Margherita Pieracci Harwell, Massimo Morasso, Gabriella Sica e Davide Rondoni con la moderazione di Sarah Tardino.

 


Centro di Poesia Contemporanea
Via delle Belle Arti, 42 40126 Bologna
Tel. 051 2094645


Fondazione Idente di Studi e di Ricerca
Via Tagliapietre 17 40123 Bologna
Tel. 051 332175 Fax 051 3394472


lunedì 11 ottobre 2010

Su Colibrì di Anna Maria Tamburini

Cara Anna Maria,

mi sono letto oggi il tuo volumetto Colibrì.

Come avevo avuto modo di notare all’ascolto durante letture pubbliche di alcuni tuoi testi, hai una scrittura certamente originale, diversa dal mio modo di scrivere, che è più scolastico ed elementare.
È una poesia colta, raffinata, ma non astratta. È anzi profondamente radicata nel quotidiano, con uno sguardo introspettivo straordinario dentro al cuore della realtà.

Già il primo testo – “all’orizzonte minuscole faci” – è una bellissima descrizione del mare, dettagliata ed elegante in cui sai cogliere tutte le possibili sfumature di riflessi e di mutamenti che la luce produce giocando con l’acqua. Solo uno sguardo attento ed innamorato del mondo può cogliere quanto tu evidenzi, con un amore per la parola che sorprende.

Dolcissima la descrizione del cavalluccio marino che ho avuto modo di vedere in decine di esemplari proprio in questi giorni, anche nel momento della dischiusura delle uova.

Mi colpisce un altro aspetto. Riesci a rendere poetico anche alcuni dettagli scientifici. Sembri quasi una docente di scienze naturali quando, in “ho invidiato lo smeraldo”, descrivi il colore che la luce disserra dagli strati della terra lungo cicli di ere minerali. Fai vivere la materia, non la lasci inerte (“vorticosi”, “moti”).

Bellissima “la fede del fiore nella morte”, che non teme di morire, di essere bulbo che scompare, per divenire fiore, frutto quindi. Riprende un verso e il titolo del mio libro “niente rinasce Se non si muore”.

Mi permetto di dirti che non è una poesia facile, ma sicuramente profonda, con un respiro religioso che rispetta il mistero delle cose.

Queste sono le prime, forse superficiali reazioni, alla lettura dei tuoi versi.

Un caro saluto

 Cesena 8 ottobre 2010

MilanoIctus di e con Dome Bulfaro a Milano

MILANOICTUS
Spettacolo poetico-musicale

PRIMA ASSOLUTA
29•30•31 ottobre 2010 > Teatro Filodrammatici - Milano

MILANO ICTUS, spettacolo poetico-musicale, racconta il crollo del Duomo di Milano. A narrare la storia due protagonisti: Ambrogio Colombo, Primario d’Ospedale, travolto dal crollo, e un cantastorie della vecchia Milano, testimone da Piazza dei Mercanti del tragico evento. Il crollo del Duomo, cuore e simbolo della città, è l’agente che scatena un recupero dello spirito originario di Milano, rintracciabile in tutta la sua storia dalla fondazione ai giorni nostri.
Milano, come fosse un uomo colpito da ictus, riabilita il suo linguaggio e il suo sentimento popolare, nel tentativo di stabilire una rinnovata relazione tra lingua italiana e dialetto milanese, uomo e parola poetica, città e canto interculturale, comunità e suono universale.
MILANO ICTUS è non solo originale ma originario: unisce la cultura giudaico-cristiana occidentale col canto armonico, disciplina yogica orientale che permette di sintonizzarsi con l’energia del suono; unisce la musica cross-over, ancestrale e dirompente di Massimiliano Varotto e del suo ensemble di percussionisti Danno Compound (10 elementi), con la musica popolare, semplice, del cantastorie milanese Francesco Marelli.

Ictus
come colpo. Ictus come accento ritmico di un verso, di un passo che segna un cammino. Ictus come scoperta del Battistero di Sant’Ambrogio. Ictus come pesce, acrostico cristologico (Ichthùs-pesce) che significa “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”. Ictus come accidente cerebrovascolare che nasce e muore nel cuore di Milano: il Duomo. Ictus come crollo del Duomo di Milano.

Milano Ictus come progressivi crolli poetici che celebrano il rito di passaggio dalla condizione di ictus a quella integrata di Ichthùs.

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di e con Dome Bulfaro
con Francesco Marelli, Lorenzo Pierobon, Massimiliano Varotto & ensemble di percussioni Danno Compound
musiche originali Massimiliano Varotto, Francesco Marelli
canto armonico Lorenzo Pierobon

regia Enrico Roveris
luci e audio Andrea Diana
scenografia Susanna Aldinio
Durata 75’
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produzione Fondazione Arbor - Mille Gru - Spazio Studio
responsabile produzione Patrizia Gioia
organizzazione Simona Cesana
comunicazione Cristina Spagna per “Lettera22”
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Info e prenotazioni:

Teatro Filodrammatici (via Filodrammatici 1 – MM Duomo Linee 1 e 3)
Tel. 02.36595671 - info@teatrofilodrammatici.com <mailto:info@teatrofilodrammatici.com> - www.teatrofilodrammatici.com
Orario spettacoli: venerdì 29 e sabato 30 ottobre ore 20,45 - domenica 31 ottobre ore 16,00.
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info generali e VIDEO PROMO dello spettacolo su www.poesiapresente.it <http://www.poesiapresente.it>   - millegru@poesiapresente.it
info per la stampa – richiesta interviste
: Cristina Spagna – cristina.spagna@lettera22.net  - tel. 335.6359337

Bruno Bartoletti presenta l'opera poetica di Narda Fattori a Cesena 27 ott



Assessorato Cultura  Comune di Cesena    
Comitato Società “Dante Alighieri”



Bruno Bartoletti

presenta
Narda Fattori e la sua Poesia


Mercoledì, 27 ottobre, ore 17,00
Sala Eligio Cacciaguerra
Banca di Cesena
Viale Bovio, 72



Su Io, Lei e la Romagna di Guido Passini

recensione di Narda Fattori

Avere forza è diverso che avere coraggio, essere è più intenso che esistere, amare è più coinvolgente che voler bene: leggere questa opera di Guido Passini fa scoprire/riflettere su questi stati dell’esistenza, oltre che a far riflettere sullo scopo della poesia, sull’uso che ciascuno può farne.
La poesia di Guido  è un canto alla sfida della vita contro la malattia che la vuole rubare, è la rivelazione del quotidiano coraggio di “riprendere fiato” per re-incominciare la lotta, è una lunga dedica d’amore alla sua donna, compagna e complice nel quotidiano srotolarsi dei giorni.
Una poesia che grida il coraggio di Passini con poco fiato ma molto ardore, un ardore che si auto-riproduce osando contro la malattia che vorrebbe tenerlo stretto a sé in un mortifero abbraccio ed è nello stesso tempo poesia, intendo dire una comunicazione suggestiva e visionaria, sincera e vitale. Certamente la malattia è fin troppo presente nel libro, a scapito forse del risultato poetico, ma per quello c’è tempo; credo poi che a Guido interessi poco essere definito poeta che comunque è limitativo rispetto a “uomo”. E Guido è un uomo che ha scoperto la poesia.
In ogni annullare / la secrezione / sgorga il coraggio/ perché io, / amo la vita”, sono versi  nudi spudorati: contro la fibrosi che produce le secrezioni che gli tolgono il fiato trova e scopre il coraggio di amare ogni giorno la vita.
Un giovane trentenne potrebbe anche avvilirsi nel sapere che la durata della sua esistenza è un punto interrogativo che sbarra il percorso: per Guido è una sfida, una lotta da combattere e da condividere, è una “normalità” di comportamenti ed emozioni che lo fanno persona che soffre, che ride, che ama, che va verso gli incontri pieno di fiducia, che promuove lui stesso incontri. La malattia gli ha posto dei limiti che lui ha accettato in cambio di altre esperienze. Altre emozioni.
“Decido di guardare avanti / e carezzare il manto della iena, / chissà che non diventi mia amica”; sono convinta che la iena sieda già ai suoi piedi mansueta, che solo di tanto in tanto osi mugolare e digrignare i denti ma la forza della carezza di Guido la zittisce, la ammansisce.
Il libro diviso in tre sezioni che corrispondono a tre tappe della vita e della vitalità del giovane Passini, corrispondono, a grandi linea alla scoperta della malattia nell’infanzia, del suo sforzo per non farsi sopraffare e conquistarsi il diritto al gioco e alla spensieratezza, della scoperta della poesia come sorgente di energia e di medicazione:  “Scrivo versi, o forse credo di farlo, / per svuotare l’anima, / per restare / un momento solo con il mio corpo/ senza pensare a nulla; scrivo/ per espatriare dal mondo, / perché ci sono momenti in cui nessuno/ può ascoltare, e allora scrivo, scrivo/ alla fine chiudo gli occhi e sospiro.”
Credo che pochi poeti abbiano saputo esplicitare con tanta chiarezza il moto che va dall’animo alla penna e dalla penna al pensiero e il sollievo che segue per l’amico che si è trovato. Lei è la malattia che chiede tanto tempo, tante attenzioni per essere combattuta ed evitare di lasciarsi mortalmente abbracciare, la Romagna è la terra d’elezione, è il luogo dove ha cominciato a vivere nel provare l’amore e nel riconoscere il sostegno di felicità e di forza che ne riceve.
Non è un canto d’amore alla terra di Romagna, ma un lungo canto d’amore alla sua donna, un canto felice perché l’amore di Guido è corrisposto: “E di colpo non vedo più nubi, / non sento più la pioggia, / ma solo /un battito ascendente / al tuo sfiorarmi.”
Fortunata quella ragazza che ha spalancato il cielo con il suo amore. Fortunato quel ragazzo che ha saputo vedere il sereno attraverso il cielo spalancato e con il suo amore lo tiene aperto e chiaro anche quando vorrebbe infuriare.

sabato 9 ottobre 2010

QUATTRO GIOVIN/ASTRI, Kolibris Edizioni, 2010

Un antologia, quattro giovani poeti.
Uno spazio importante che Kolibris ha voluto ritagliare per i giovani, fondando la nuova collana Colibrì.
Al più presto nuove notizie su questa pubblicazione



Federica volpe

mercoledì 6 ottobre 2010

Maria Di Lorenzo ad Anna Maria Tamburini

Cara Anna Maria,

finalmente trovo un po' di tempo per rispondere alla tua mail. Grazie anzitutto del testo bellissimo di Ardea che mi hai inviato, che degnamente può presentare il tuo lavoro ai nostri lettori. Volevo dirti che uscirà su flannery.it venerdì 8 ottobre.
Mi chiedi le mie impressioni sul tuo libro. Mi è piaciuto molto. Ma dopo aver letto Ardea e i due prefa-postfatori è difficile aggiungere qualcosa di più perché essi hanno saputo cogliere molto bene aspetti della tua poesia che anch'io – che non sono un critico letterario di professione - ho ravvisato.
In modo particolare, della tua poesia mi piace il respiro calmo dei versi che però si accendono qua e là di bagliori emozionali che traducono il significante in significato, dando alle liriche una dimensione sapienziale che presenta a mio avviso contorni decisamente originali nel panorama poetico attuale. Quindi, ti esorto vivamente a proseguire in questo tuo cammino-ricerca.
In modo particolare, fra i tuoi versi amo tantissimo la poesia a pag. 33 (“e non sai perché a volte…” ) che è un testo che mi colpisce profondamente perché rispecchia il mio pensiero, tanto che mi sarebbe piaciuto scriverla io stessa, ma scritto da te è decisamente meglio.
Vorrei metterla in flannery.it, se tu sei d'accordo.
Se poi hai qualche componimento preferito nella raccolta Colibrì puoi suggerirmelo.
A presto, allora, e un caro saluto.

martedì 5 ottobre 2010

Su Colibrì di Anna Maria Tamburini

recensione di Ardea Montebelli

C’è nella poesia un sottile legame con la vita. Non esiste mezzo più appropriato per raccontare se stessi intimamente entrando nell’esistere con quel pudore necessario che solo la parola, misteriosamente possiede. Il poeta, artigiano della parola, è capace di guardare con onestà alla domanda che nasce dal cuore di ciascuno di noi sul significato di sé, sul significato dell’esistenza e delle cose. Ho trovato, con grande soddisfazione, tutti questi presupposti nel libretto di poesie Colibrì di Anna Maria Tamburini edito da Fara. “Quanto misura un giorno?/ e la misura a chi, a cosa?/ Cosa importa lo scarto della vita – / le percentuali di riuscita – / alla matematica/ dei cicli misteriosi/ che la vita feconda?” Attraverso la poesia si raccontano cose ma, più che altro si raggiungono mete, tappe intermedie di un itinerario meraviglioso che è il senso della nostra vita, la traiettoria dei nostri passi. “La vita che nasce / all’incontro di vite / – di anime assai / più che corpi, / misteriosa che nasce / ubbidiente / a ignoti richiami / è d’amore veicolo”. La poesia di Anna Maria è costruita con rigore, lo stesso rigore interiore con il quale Cristina Campo, straordinaria poetessa dell’Assoluto, si avvicinava alla parola e dopo faticose limature, offriva dei versi scarni ed essenziali. Tutto questo per dire che l’atteggiamento del cuore con il quale si creano dei versi può diventare una possibilità di ascesi, un trovare il coraggio di liberare se stessi da inutili pesi quotidiani che non aiutano a trovare la strada ma, al contrario, confondono inevitabilmente la prospettiva. La poesia di Anna Maria è intima e al tempo stesso precisa nella descrizione dei dettagli, partendo sempre da un punto di vista originale. Traspare nei suoi testi una estrema abilità nel saper mettere a fuoco i dettagli giusti della scena. “È strano il tuo piccolo corpo / eretto cavalluccio di mare / hai disertato le nostre / coste in cerca di acque.”

lunedì 4 ottobre 2010

Su A dieci minuti da Urano di Carla de Angelis

Fara Editore, 2010 , € 12.00

recensione di Narda Fattori

Questa raccolta di liriche è un altro omaggio che Carla De Angelis fa all’umanità.
io lei e la romagnaSe non cura i mali del mondo, se non cura i mali personali e/o sociali, la poesia però possiede l’energia che solleva la miseria di noi mortali, ci guarda dentro, scopre il brillio delle stelle fra ciottoli e polveroni e misture sgradevoli e ci proietta a breve distanza da Urano, questo lontano freddo pianeta che però appartiene al nostro mondo di sole e di dolore. Il sole è lontano, ne rabbrividiamo, sentiamo la sua mancanza come un’ombra, una ferita che non cessa di dolere, non sappiamo fare altro che ruotarci intorno ma con la consapevolezza di appartenere alla vita delle creature che dalla luce ebbero coscienza e crearono con la luce (maiuscola o minuscola che si preferisca), il percorso della consapevolezza, della mutazione.
Carla è poesia senza ismi: chiara, netta, onesta. Non gioca con le parole, non usa la retorica, non enfatizza eventi e sentimenti;  con la penna salda traccia sul foglio la nudità delle percezioni, la sobrietà di una pena che dura e che cammina a braccetto con l’amore e la gioia; è un eterno presente che non rimpiange il passato, semmai fa un uso strumentale di frammenti di tempo, e neppure si proietta verso il domani. Carla sa che anche domani non avrà via d’uscita dal male, e neppure lo vuole; un po’ di riposo brama, una sosta, una oasi. Non ha maschere Carla, non si atteggia a intellettuale: ella è, prima di ogni altra definizione che sarebbe diminutiva e parziale, creatura umana, che trae forza dalle sue fragilità, se ne ammanta e va per le strade della sua Roma, ma potremmo dire del mondo, senza la ricerca di percorsi salvifici, senza oltraggiare e offendere la vista altrui con i suoi mali.
Del suo atteggiamento verso la vita e le situazioni dolenti non scelte ma mai rifiutate, Carla confessa: “Non estirpo la gramigna /  la mieto ogni volta che cresce /  smoderatamente”. Soffermiamoci sulla molteplicità dei significati di questa poesia quasi epigrafica: la gramigna è infestante, di poca o nulla utilità ma si prende spazi su spazi; occorre estirparla, rubarle la terra, invece Carla usa il termine – mieto – come se essa fosse grano, essenza della vita; e smoderatamente a chi è riferito? Alla crescita della gramigna o all’azione di mieterla?
Ma la vita è più forte del suo contrario così può capitare che “In attesa dell’inverno per potare le rose, / del freddo per accendere il caminetto / non mi accorgo / è tempo di semina.”
Ecco, pare dire Carla la vita è anche perdere attimi di felicità, sospensioni del dolore, la vita è annodata a cime ruvide con un filo di seta, tenace e quasi invisibile; la vita è nel gesto di non calpestare i disegni che tappezzano la stanza dei più sfortunati.
C’è grande rigore stilistico e morale nella poesia della De Angelis e se pare che l’attenzione sia soprattutto accentrata sul sé, scopriamo che questo sé ci appartiene, è un moto del nostro animo, siamo noi nei nostri momenti più degni.
A volte il fuori, gli eventi che rimbombano sulle plaghe terrestri, entrano di soppiatto anche in questa raccolta; ma , come dicono i fisici, il volo di una farfalla può scatenare lontane tempeste. Le tempeste della poetessa ci chiamano ad una presenza non evasiva, pronta alla responsabilità, all’ accettazione delle  nostre e delle altrui fragilità.
Perché il dolore può diventare per tutti sorgente di dignità, di rispetto, di intelligenza del mondo e di accettazione dei suoi misteri, delle sue ineluttabilità.

da «Ali» rivista d'arte, letteratura e idee… n. 5

al punto 2) si menziona La poesia, il sacro, il sublime
gruppo Ali