sabato 26 febbraio 2011

Su Poesie ritrovate scritte in anni diversi di Antonio D’Alessio

di Emilia Dente

Acrobata sospeso sul filo intricato dell’arcobaleno. Viandante solitario che muove passi inquieti verso il profondo e semina e raccoglie frammenti di sé . Questo è il Poeta, questo è Antonio D’Alessio che nell’inchiostro rosso sangue dei versi tormentati lascia fluire il suo essere amore. Per le ombrose vie dei fogli sgualciti germogliano emozioni e paure, in un percorso scosceso alla ricerca della verità. Riflessioni acuminate che, come spine, lacerano i pensieri, ingoiando l’essere nel baratro della propria “aria emotiva”.
Nel caleidoscopio della poesia, Antonio svela il coraggio e la paura, il rancore e il piacere, l’ansia di esistere veramente nell’autenticità dell’essere che ha gli occhi aperti e sa che “il cielo/ è dietro la stanza”.
Nei giorni di vento e di tuono che stiamo vivendo è una scelta coraggiosa quella del poeta, la scelta di “essere”, con l’affannosa consapevolezza di dover mettersi in cammino, di dover fare e divenire ricerca viva, percorrere i sentieri ripidi del sé, scendere giù, giù nelle profondità della mente e del cuore e sentire sulla pelle il peso soffocante del nulla che rode la vita. È la scelta assurda e vera di franare nella voragine dei propri tormenti per svelarsi, svestirsi dei pesanti panni sociali – non aspetto altro che svestirmi, sussurrava già all’inizio della raccolta- per poter finalmente, nudo e libero, riflettersi nell’immenso specchio della Creazione.
Ci vuole forza, candore, onestà per direzionare nel profondo il proprio cammino, direzione contraria e mal tollerata dalla moltitudine che si affanna invece a salire, ad arrancare per le strade più scintillanti dell’effimero successo. Diversa è la scelta di Antonio, testimoniata pure in queste Poesie ritrovate. È la scelta di chi porta inciso negli occhi e nel cuore una verità e sa bene che la morte è “ nello spirito di / chi non inizia a combattere/con sé”.

v. anche Paolo Saggese

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