mercoledì 16 febbraio 2011

Su Secondi Luce di Anna Ruotolo

Lietocolle, 2009

recensione di Vincenzo D'Alessio

La poesia del Ventunesimo secolo si è aperta con un bel coro di voci poetiche al femminile; forti e vere nei contenuti. Il rosa ha preso un valido posto nella nomenclatura contemporanea. Non è facile, senza tenere conto del nostro grande patrimonio poetico novecentesco, valutare appieno le poetiche delle giovani autrici come Anna Ruotolo, ventiseienne campana, ben inserita nel tessuto letterario nazionale: si leggano le sue poesie pubblicate da Crocetti Editore, nella rivista «Poesia», nei mesi di luglio/agosto 2009, e oggi inserit
e nella presente raccolta: Secondi Luce, edita da Lietocolle.
Raccolta poetica che si avvale di molti toni cromatici, in forma ripetuta e ricorrente il colore “azzurro” equivale ai costrutti sinestetici di serenità, gioia, infinito: “(…) Al sole azzurro che dilava il cielo / dirmi di saperti cercare per il mondo / a te che si esiste dall’ombra / alle chiarezze che crescono per aprire un tetto” (pag. 17). Come non accostare questi versi alla bellezza dei versi montaliani di Portami il girasole: “(…) Tendono alla chiarità le cose oscure / si esauriscono i corpi in un fluire / di tinte: queste in musiche. Svanire / è dunque la ventura delle venture.”
Il tempo, metronomo degli eventi esistenziali e del viaggio interiore, prende corpo in ogni verso di questa raccolta: “(…) Questo è il tempo: una luce di lampi, / breve, come il guizzo della terra / e manca, manca il cono d’ombra / dove si nasce, dove un po’ si vive” (pag.15). Un secondo in luce, la favilla nel coro del falò. L’estasi di consumarsi in essenze vitali, multiformi, eliocentriche. Le stanze poetiche, sospinte dall’enjambment, sostenute dalle similitudini, sembrano recitare accorate situazioni personali. Invece ci troviamo di fronte al dialogo, desiderato, del poeta con l’interlocutore anonimo, universale, lettore di ogni momento: “L’umana fedeltà conduce ai diversi posti che il mondo ci mette a disposizione, e Anna sa tornare ogni volta a un racconto intimo che però viene messo sul balcone, offerto all’umano passaggio. Piccoli fuochi si dichiarano, sempre più prossimi a quel 'tu' novecentesco che qui sembra ritornare per rivelarsi fecondo, vivido nel dialogo e forte nell’imporsi.” (Elio Grasso nella presentazione alla raccolta)
Luce che crea e feconda le parole. Luce del travaglio del comporre: “(…) Io sento, sento solo uno squarcio / di luce, cinque navi che partono / dalle mie costole, / questo sento. Non di più” (pag. 22). La mano che compone ha cinque dita. La costola del mondo è una donna che dona, di stagione in stagione, nuova vita. Due temi principali accolgono le poesie di tutta la raccolta: Una luce di lampi e Gli alberi di Ghiaccio. Nella prima parte, in vero, è raccolta la potenza costruttiva dell’atmosfera narrante della Nostra: “(…) Basterebbe stringere a mente / indefinitamente tutto questo: / che c’è un gradino levigato / sera a sera dove mi sciolgo, / sciolgo tutto il mondo da dire / anche se giuro una neve improvvisa / e tu non ci sei più” (pag. 52). Poi, nella seconda si coglie l’emblema del viaggio, l’andare e il tornare nella mente di chi legge.
I temi che si affacciano nella raccolta poetica di Ruotolo sono struggenti, perché meridionali e fortemente presenti in mezzo a noi. Sono i temi dell’abbandono scolastico: “Sapevo del ritorno / lo diceva il vento lo dicevano / i vecchi con gli innesti dell’autunno / che questa terra di confine / sa di cosa parte il giorno / e di come rivengono giovani / le sporte aperte dai libri abbandonati” (pag. 34). I vecchi sono rimasti a consumare i propri anni nella malinconia di una Civiltà Contadina ormai distrutta dall’industria: “(…) così felice è la stanchezza / e non guardiamo più noi giovani / la città drenata verso le industrialità / che bruciano il silenzio” (pag. 53).
Il tema del viaggio comprende anche quello dei migranti: “(…) E poltrisce al lato della notte / più scura dove non ti puoi trovare / il manovale che non parla italiano.” (pag. 51). C’è il tema dell’Angelo (San Michele) e la tradizione longobarda del “volo dell’Angelo”: “(…) Qui non abbiamo più muri / da chiedere di far nascere dal nulla / da dove lanciarci nel vuoto / al gioco dell’angelo e della fiducia” (pag. 51). Torna anche il tema del nucleare, il dramma di Chernobyl: “(…) come i guasti nucleari / ti spargi a migliaia di chilometri” (pag. 55). Tante figure poetiche, restituite nei versi, con l’aiuto della luce che è desiderio di vita: “(…) Ecco, potrei millimetralmente / saperti vivere nel centro esatto / della solitudine del mondo, / nel mare aperto dove resisti tu solo / alle trombe d’oro del tempo” (pag. 18). Anche qui il richiamo è ai bei versi montaliani della poesia I limoni:  “(…) e in petto ci scrosciano / le loro canzoni / le trombe d’oro della solarità” (Ossi di Seppia, E.Montale, A.Mondadori).
Solarità che Anna Ruotolo racchiude in questa bella prova d’inizio, della sua poesia, affidata al pubblico attento. Poesia che guarda alla bellezza delle poetesse contemporanee, come Mariangela Gualtieri, Maria Grazia Calandrone, Francesca Serragnoli, il nobel Wislawa Szymborska, per trovare spunti alla propria crescita. Questa raccolta è molto bella, infonde, leggendola, un senso di pace interiore, di abbandono ad un vento lieve steso tra mare e cielo, azzurri. Sento, come la Nostra, la condizione di “navicella” del poeta, limiti e confini del comporre: “Queste mani di poeta / o forse nemmeno mani / ma tracce di stelle sulle porte, / per segnare un passaggio / per lanciare lontano / le pezze bianche dell’alba / hanno il gesto della fuga / la cadenza della barca / rossa e dura al mare” (pag. 38) Noi, serenamente, in questi versi ci ritroviamo .
Montoro Inferiore, AV

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