sabato 5 marzo 2011

Cristalli di mare di Mariangela De Togni a Genova

http://ilgattocertosino.wordpress.com/2011/02/12/presentazione-17/
Giovedì 10 febbraio 2011 Rosa Elisa GIANGOIA ha presentato la silloge di poesie CRISTALLI DI MARE di Mariangela DE TOGNI presso l’Auditorium della Banca Carige a Genova


PRESENTAZIONE

Rosa Elisa Giangoia

Caratteristica fondamentale ed unificante di tutta la poesia di Mariangela De Togni è la tensione verso una dimensione altra, che dalla sfera di un’intima spiritualità si espande in una configurazione universale di fraternità tra tutte le realtà del creato. Per esprimere questa tensione la poetessa usa le immagini della natura: paesaggi, soprattutto marini, ma anche di collina ed alberati, percorsi da strade, contraddistinti da scorci suggestivi. Nonostante questo non è mai, la sua, una poesia descrittiva, in quanto la presenza degli elementi paesaggistici è sempre funzionale ed il paesaggio è di solito appena accennato, tratteggiato rapidamente, raffigurato per spunti, presente per essere attraversato dalla mente, dalle riflessioni, dalle parole e dalla fantasia dell’autrice per portare lei, e soprattutto il lettore, oltre, in una dimensione che trascende l’esperienza terrena. Per questo la realtà è percepita dalla poetessa come incontenibile nel suo animo, inesprimibile con il linguaggio quotidiano della logica consequenziale, ma afferrabile con l’intuizione, l’immaginazione e la fantasia che determinano rapporti analogici che rompono la consuetudine e la banalità, che sfondano i limiti del naturalismo e sanno far cogliere il brillio dei raggi luminosi dell’eterno e del divino. Bisogna però sottolineare che la percezione di questi raggi è per la poetessa una conquista faticosa che va perseguita con impegno e determinazione per poterne cogliere tutte le potenzialità gratificanti. Per avvertire e comprendere nel reale fenomenologico il brillio del divino e dell’eterno, cioè dell’invisibile nel visibile, ci vuole capacità d’attesa e soprattutto predisposizione interiore e fiducia. Bisogna saper guardare il mondo che ci circonda, sospeso nel silenzio e nell’assenza di voci e di presenze umane, con speranza, fiduciosi di non essere delusi; bisogna soprattutto saper interrogare, chiedere e domandare, consapevoli che le risposte in qualche modo arriveranno, inattese, inaspettate, ma sicure, per cui occorre restare serenamente in attesa, spe contra spem. Per questo le poesie di Mariangela De Togni sono poesie d’intonazione dialogante con una dimensione orante: interlocutrice privilegiata, soprattutto nell’ultima raccolta Cristalli di mare, è la Madonna, sempre invocata come “Madre”, con fiducia, confidenza ed abbandono, in un colloquio esente da sentimentalismi sdolcinati, ma problematico, anche se sempre illuminato da una luce, che è quella dell’aria, ma anche quella che si riflette sul mare, la cui voce fa da contrappunto al dialogo interiore, come risposta oggettivamente misteriosa, soggettivamente gratificante. Tutto questo perché l’autrice ha fiducia nella parola, sentita sempre come feconda, capace di sforare la dimensione naturale e contingente, adatta soprattutto a colmare la distanza con l’Assoluto, proprio perché Dio è entrato nella storia dell’uomo con le parole della rivelazione, facendo di questo mezzo espressivo e comunicante il più elevato ed efficace. Tutto questo nelle poesie di Mariangela De Togni, musicista oltre che poetessa, è espresso in versi modulati e lievi, in cui emerge la centralità degli elementi della luminosità e della trasparenza, legati soprattutto al mare, che diventano metafore dell’invisibile nel visibile. Il mare diventa ponte verso la dimensione spirituale e trascendentale dell’esistenza e il suo dominante colore azzurro diviene simbolo di trascendenza attraverso la luminosità della sua trasparenza, di cui è partecipe anche l’aria. L’aria e l’acqua, elementi non terrestri animati dai profumi e dalle voci della natura, diventano gli elementi, appunto non terrestri, a cui l’autrice, dalla terra, guarda, con aspirazione vivissima e palpitante all’oltre dal mondo, all’oltre dalla dimensione umana, in un atteggiamento che si fa meditazione, invocazione e soprattutto preghiera. Così la natura terrena in cui l’autrice si trova inserita si vivifica di misteri, sempre consolanti, che vengono captati dalla sua sensibilità per individuare nel profondo del cuore rispondenze alle sue preghiere, pur nel silenzio e nel nascondimento di un dialogo fortemente sostenuto dalla speranza e dalla fiducia nella Fede.
Lo stile di Mariangela De Togni è autenticamente personale, caratterizzato da versi brevi, rapidi e spezzettati in guizzi di originalità attraverso l’intreccio di metafore e sinestesie, sempre sostenuti da un ritmo di appropriata musicalità. Sono versi frutto di un intenso lavorio sostenuto da un vivo fervore creativo, modulati e lievi, percorsi da un grande senso del ritmo, con sillabe sonanti come note; sono versi fluidi, molto eleganti, che acquistano progressivamente nel corso dell’itinerario creativo una loro maggiore corposità e consistenza; versi sempre comunicanti, per questo particolarmente capaci di coinvolgere il lettore in una riflessione esistenziale ed indurlo ad iniziare o ad approfondire un cammino spirituale.

da CRISTALLI DI MARE

Mi hanno raccontato

Mi hanno raccontato d’aver visto
il Signore. Sulle strade degli uomini
e sulle piazze. Mi hanno detto
d’avere udito la Sua Voce
chiamare cuori di fanciullo
a se seguirlo lassù sul Calvario.
Dentro l’arsura
di infinite povertà e l’agonia
di solitudini immense.

Così, ho visto rifiorire i prati
e le montagne tingersi di viola.
E le sorgenti diventare canzoni
di freschezza nell’alba
azzurra di campane.

E ho visto la morte passare

sul volto di mia madre

Mi hanno raccontato, ancora,
che Dio verrà a camminare
nell’angoscia del mio pianto.
E mi prenderà per mano.
Mi dirà parole eterne di vita.
E il cielo si farà chiaro
prima che la notte finisca
di questo giorno.

C’ ERA IN QUELLA STATUA

C’era in quella statua
antica di Madonna
qualcosa di medievale.
Gli occhi, nel volto
candido come alabastro,
simili a liquide pozze
profonde, come di madre
che guarda dal cuore,
il figlio.

I ceri accesi,a farle corona,
parevano lacrime, forse
di un cherubino?

La sera entrava
con l’ampio mantello di velluto,
nella chiesa solitaria,
come un pittore di sogni,
oltrepassando
il verde delle alghe
dal percorso del mare.
Solo lo sguardo affogato
nell’azzurro.

Certi silenzi sono
come l’ombra che rientra
nella luna a consultare
le stelle.
E la mia solitudine.

PARLAMI DELL’AURORA

Parlami dell’aurora,
Madre,quando mi vedi
avvolta nel mantello
della notte e le conchiglie
sulla sabbia fredda
del mare non sono
più colme di sole.

Il tempo avanza
e il cielo grigio di pioggia
e gelo s’incunea
nelle pieghe dell’anima.

Donna del sì grande
come il creato,
parlami della luce
che sveglia gli arcobaleni
e ridipinge lo stelo
dei fiori nel deserto.

Se Tu, Madre,
sarai nel mio cuore
anche Tu ad attendere
il giorno, le lacrime
si asciugheranno
dagli occhi
e scoprirò petali
di gioia.

LA SENTO QUELLA VOCE

La sento venire quella voce
dal labirinto dei pensieri
nel vento dei giorni.

La sento venire quella voce,
inatteso segreto, dall’orizzonte
largo del mare,
dai grovigli deliranti di verde
negli scorci fioriti
inebriati di cielo.

La sento quella voce
venire con gli ulivi maturi
dal sapore di sale.

Ora, nella memoria,
germogliano acque di fontane
e il mormorio dei canneti
mi dilata il cuore nella sera
inzuppata di silenzio
e di sospiro.

CHE LUCE

Che luce la sua Croce
che voce quel suo sguardo
di dolore. Come un’alba
rosata d’autunno sul mare.

I chiodi del dolore
sulle nostre fughe desolate
in deserti e strade
solitarie di more mature.

Mi leggi negli occhi l’abbandono.

Ma quale banco di nebbia
impenetrabile
oscura di plenilunio
quest’aria.
Si facesse alta marea.

Con gli stessi chiodi
del Figlio, Madre,
è ancora il tuo martirio.

Stai parlando la sua voce
e le sillabe vengono
a sciogliere le catene
della lunga notte
sotto la pioggia rossa
della luna.

Immacolata
nel bagno del suo sangue
fino a fluire lentamente
nel suo silenzio
di legno.

PROFUMO DI ZAGARE

Un profumo di zagare
e ulivi
galleggiava nell’aria.
La brezza aveva il bisbiglio dei nidi
e il profumo dei meli
in fiore.

O solitudine
che mi canti nell’anima
dentro il cromatico stupore
degli arcobaleni.

L’ombra della sera s’allunga
stringendo i colori
delle cose
nel ritmo svagato
dei suoi stessi pensieri.

La stella azzurra
nella costellazione di Orione
già appare dietro una betulla
piena di gemme.
E dalla parte del mare
il richiamo del chiurlo giunge
nel chiostro gonfio
di sospiro.

COLORI D’ OMBRA

Come sono pallide le stelle
stasera Madre
dentro il silenzio bianco
della luna
mentre i pensieri scrivono
su un fondale liquido
i colori d’ombra
del tempo.

Un turbinio di rosso
fiammingo
danza all’orizzonte
e nel concavo
della mia solitudine.

Frammento di cielo?
Conchiglia aperta
alla sua voce?

QUESTA PREGHIERA NOSTRA

Questa preghiera nostra
fatta a singhiozzi
in un sospiro d’anima.
Questo gemere del pensiero
già nell’ombra
nel sublime filtro cromatico
di luce in equilibrio
sul tempo.
Disegnato contro il cielo della sera
nel silenzio che gioca
a perdersi fra le rocce levigate
da secoli di marea.

Il cuore è come provvisorio
nella sua profondità.
Nel ritmo inconsueto della salmodia
nello spazio che lo compone
come inserti di madreperla
su un pentagramma invisibile.

Dalle mani bianche della notte
a piedi nudi raccolgo
le ultime briciole
della mia solitaria attesa.

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