martedì 30 agosto 2011

DONNE DEL RISORGIMENTO_DACIA MARAINI

DONNE DEL RISORGIMENTO_DACIA MARAINI

"La poesia... nasce da giovani" Cesenatico 4 set



"La poesia... nasce da giovani". Con questo slogan partirà domenica prossima, 4 settembre 2011, dalle 18.30 in avanti, un primo originale esperimento di "reading" di poesia davanti alla casa che fu di Marino Moretti. Sulle barche storiche del porto canale di Cesenatico salirà una "ciurma" di poeti giovani e non solo che leggeranno le loro opere insieme a quelle del padrone di casa, cioè di Marino Moretti.
Il tutto parte da una idea di Davide Rondoni, condivisa e messa in atto da Casa Moretti in collaborazione con un gruppo di poeti noti e meno noti, ma tutti interessanti da ascoltare: hanno già dato la loro adesione Martina Abbondanza, Pasquale DAlessio, Valerio Grutt, Isabella Leardini, Roberto Mercadini, Mariachiara Rafaiani, Antonio Riccardi, Stefano Simoncelli, Francesca Serragnoli, mentre con funzione di presentatori ma soprattutto di "istigatori" ci saranno Davide Rondoni e Gianfranco Lauretano.

Una iniziativa per mettere al centro del "canale del genio" - il porto canale di Cesenatico disegnato da Leonardo - una cosa fragile eppure fortissima; tenue, ma capace di dare sapore alla vita; evanescente come le parole, eppure eterna: in una parola, la poesia.


Suture in Messaggero Cappuccino ago-set 2011

scheda del libro qui




StrepiTesti: Nuova intervista su Due di cuori

StrepiTesti: Nuova intervista su Due di cuori: Vi segnaliamo una nuova intervista pubblicata sul blog Due di cuori . Due chiacchiere con... Michela Zanarella una poetessa pluripremiata n...

lunedì 29 agosto 2011

Su A due passi dal cielo di Giuseppe Moirano

La Tipografia, Atripalda, 2011

recensione di Vincenzo D'Alessio & g.c.f.guarini

La raccolta di esordio di Giuseppe Moirano vede la luce in forma autogestita con l’aiuto delle persone “che hanno ancora la forza di sognare”. La poesia è scelta come sogno, e liberazione, dalle frustrazioni che l’esistenza impone da subito. Una formula catartica che allontana per un attimo, quanto dura la eco delle parole dal foglio all’aria che le accoglie, la sofferenza:

(…)
e non si può far altro
che farsela scorrere addosso questa vita,
come l’acqua d’un gelido torrente
che leviga un’immensa roccia; (pag. 22)

L’esperienza dell’emigrazione viene rilasciata nella poesia Città fantasma: ed è Milano la città che si presenta al giovane irpino come: “una città svogliata, / priva ed arsa di gocce di sentimento” (pag. 23). La lotta dei giovani per restare nella terra di origine è da sempre il motivo conduttore di tantissime opere letterarie, che racchiudono l’immenso dolore dell’emigrante; il disagio di chi tenta di ritornare ai luoghi di origine; la malinconia che accompagna per tutto il resto dell’esistenza lo sradicamento avvenuto per cercare altrove consapevole benessere.
Vorrei ricordare che un altro giovanissimo poeta partì da questo luogo, Montefredane, con il dolore dell’esistenza quale unico compagno di viaggio: è Michele Luongo, oggi affermato scrittore, che ha fissato nelle sue opere il dramma dell’emigrazione quale risorsa unica all’oppressione dei politici per un posto di lavoro; dei poteri occulti che macerano violentemente le forze giovani della Nostra terra; delle belle intelligenze costrette ad allontanarsi da qui per mettere a frutto le loro capacità nel giusto ruolo sociale.
Come per Luongo, così oggi per Moirano, le prime raccolte erano colme di composizioni intimiste; cariche dei sedimenti assunti nel corso degli studi scolastici; prive di quell’energia che si alimenta sovente alla rinuncia delle “emozioni” per dare parte attiva alla poetica del “fare”, del costruire il verso, per confluire nei fiumi della Poesia universale.
Quanta sofferenza c’è nei nostri giovani e quanta incomprensione verso i loro sentimenti puliti. Ce lo ricorda nella presentazione a questa raccolta Antonio De Gisi: “Nello scorrere accuratamente l’opera, l’ho trovata così naturale, con vocaboli semplici e fluidi, dallo stile libero, senza incertezza” (pag. 11).
La raccolta di esordio del giovane Moirano è l’abbrivo del dolore che si è accumulato nel corso degli anni per le esperienze, intense, vissute a contatto con persone e luoghi diversi da quelli di origine. Che, stancamente, vivono come ignorate dal sentimento del Tempo. La visione di una Irpinia reiterata in una dimenticanza che sfocia nell’immobilismo più crudo: quello di una madre che allontana i figli migliori, per premiare i peggiori.
Lo leggiamo in questi versi del Nostro a pag. 23:

(…) non posso far altro
che volgere l’ormai assente sguardo
alle fuggiasche stelle,
elemosinando aiuto e affetto,
con gli occhi ormai stanchi
di versare lacrime nuove
per vecchi dolori;
(…)

Molti giovani scrittori in Italia oggi hanno guardato al cielo, mèta pura e tersa, quale unico raggiungimento e nascondiglio dei propri sentimenti. Un cielo che ascolta? La purezza delle idee?
Noi possiamo sostenere questi aquiloni colorati di Speranza con un vento costruttivo capace di generare energia sottoforma di comprensione, spazio ai giovani e lavoro sicuro raggiunto mediante i propri meriti etici e culturali.

Poesia sotto le stelle

Poesia sotto le stelle

domenica 28 agosto 2011

Mario Fresa. Ritratti di poesia (21)





Luca Artioli





Colpiscono, nell’ultimo libro di Luca Artioli, Suture. La poesia come resilienza (Fara editore, 2011) la propensione a un’ansiosa registrazione delle dimensioni spazio-temporali degli eventi, e la volontà di applicare alla stessa identità dello scrittore, al suo «peso biografico», un carattere fluidamente ritroso e sfumato. Si profila costantemente, perciò, la vertigine di un oscuro vacillamento che spinge il poeta a lottare contro le ambasce di un passato dolorosamente irrisolto, e a inseguire le vaghe promesse di un presente indefinito, fragile e sabbioso. Il tempo, dunque, appare ferito da un senso di amara incompiutezza che induce Artioli a costruire una serie di narrazioni poetiche strane e sfuggenti, sempre vicine a sfaldarsi e a sbriciolarsi, come se ogni accadimento si rivelasse, in fondo, un’occasione perduta, o un rinnovato smacco.
In questo modo, la speranza di un finale risarcimento è puntualmente respinta e rimandata a un futuro indeterminato, forse impossibile da realizzare. Ogni vicenda risulta imperfetta e inconclusa, necessitando di essere integrata, colmata, riscattata.
I gesti, i pensieri – sembra suggerirci il poeta – potrebbero essere stati anche altro: la loro effimera apparizione avrebbe potuto percorrere una strada e un senso incalcolabilmente differenti; e ciò che è avvenuto rivive, o forse per la prima volta vive davvero, soltanto grazie alla nebulosa e approssimativa ricostruzione della memoria.
Le storie descritte si colorano di sottintesi segreti e inesplicati, e lo stesso soggetto narrante continuamente frana e si disperde in una successione di azioni e di affetti periclitanti, friabili, lacunosi.
La dimensione privata si unisce all’accadere oggettivo delle cose, sperimentando il fuoco di un impasto singolare, gonfio di reciproci legami, di comuni suture, di inavvertibili mescolanze che stupiscono lo stesso poeta, individuo «vero» e «fittizio», sempre in bilico tra ciò che egli è - o ciò che appare - e quello che avrebbe potuto essere.
Artioli riesce a far percepire la liquida transitorietà di questo viaggio inquieto ricorrendo a una pronuncia di limpidissima fattura, nella quale ogni testo è in sé perfettamente conchiuso col sostegno di un’interna, geometrica ricucitura che fa trasformare la parola poetica in un eletto strumento di comunicazione etica: la sua forza consiste, infatti, nel desiderio di vivere, per intero, il rischio della resilienza e della resistenza, e del volere avventurarsi, con una coraggiosa letizia, nelle voragini del mutare e dello sfiorire degli eventi.







Sulla metro


Eppure era per un sorriso.
La pausa del finestrino, sulla metro
con il cielo calamaro e
le poesie di un libro, tenute
uncinate al passo dell’indice.
Lei che legava a qualcosa o
a qualcuno il pensiero, con
la fiamma nell’angolo d’occhio,
come fosse tuono bianco
che sbatte nel sangue.

Eppure era per un sorriso
troppo vivo per non crederci. Aveva
gli anni favorevoli della natura,
il calco della rosa che sboccia sul collo.

Appoggiata al vetro
la sua fronte gelida
(«farò dell’amore soltanto un ripiego»)
mentre una voce parlava
della fermata che segue
e i giornali tutti si chiudevano, le
gambe si alzavano nel mattino.
Fuori c’era Roma. Settembre.

La varietà umana confondeva tutto. Una porta
si era aperta, passava gente. Altri
attendevano il loro turno. Anche questa bocca
fremeva, voleva qualcosa,
un sorriso imbarazzato, vicinissimo.
«Siamo al capolinea» le dissi così,
per rubarla al viaggio,
e come primo fiore, ricordo
ci scambiammo una parola di corpi
riuniti, nella solitudine del vagone.








Luca Artioli è nato a Mantova nel 1976, dove tuttora vive e lavora. Dal 2001 scrive su riviste on-line e siti letterari, curando rubriche dedicate a scrittori esordienti. Di recente apertura il blog Il Divano Muccato. È ideatore e socio fondatore della «Confraternita dell’Uva», gruppo di scrittori mantovani/modenesi. Fa parte del «Movimento Letterario dal Sottosuolo», gruppo per l’unione delle arti, con sede a Montichiari (BS). Ha pubblicato: Fragili Apparenze (poesie, TCC, Mantova 2005); THE SLEEPERS– Racconti tra sogno e veglia (AA.VV. –Ed. Azimut, 2008); Il rumore degli occhi (AA.VV., Edizioni Creativa, 2009); 365 racconti erotici per un anno (AA.VV., Ed. Delos Books, 2010). È presente con una scelta di poesie nell’antologia Salvezza e impegno (Fara. 2010). Sito personale: www.lucaartioli.it








sabato 27 agosto 2011

Bando “Esordi amo” sc. 20 nov


BLOGLETTERATURA E CULTURA DI LORENZO SPURIO
RIVISTA SEGRETI DI PULCINELLA DI MASSIMO ACCIAI
INTINGENDO D’INCHIOSTRO VERSI ED ALTRO DI MONICA FANTACI
ORGANIZZANO LA PRIMA ANTOLOGIA “ESORDI AMO”

BANDO DI PARTECIPAZIONE:

La I Antologia “Esordi Amo” è ideata e organizzata da Lorenzo Spurio, Monica Fantaci e Massimo Acciai, scrittori e poeti esordienti che si occupano di letteratura e cultura attraverso i loro spazi online e che intendono con questa iniziativa dare la possibilità ad altrettanti giovani di dire la propria, di esprimere le loro invenzioni letterarie.
Il concorso è aperto a tutti senza limiti di età ed è gratuito.

E’ articolato in due sezioni:
a. POESIA IN LINGUA ITALIANA A TEMA LIBERO
b. RACCONTO IN LINGUA ITALIANA A TEMA LIBERO

Ciascuna persona può partecipare ad entrambe le sezioni presentando un testo per ciascuna.
Per la sezione a – poesia il limite massimo consentito di versi è pari a 30 mentre per la sezione b- racconto si accetteranno racconti non più lungi di 7 pagine (file Word, carattere Times New Roman, 12 punti di carattere, spaziatura 1,5, margini alto/basso 2,5 destro/sinistro 2,0).
Ogni testo dovrà apparire su un file unico (non mescolare poesie e racconti).
Assieme al file del testo va allegato un file con i propri dati contenente queste informazioni:

NOME E COGNOME
LUOGO E DATA DI NASCITA
INDIRIZZO DI RESIDENZA
E-MAIL DI CONTATTO
NUMERO DI TELEFONO
SEZIONE A CUI PARTECIPA
TITOLO DEL TESTO

ATTESTAZIONE DELLA PATERNITA’ DEL TESTO CHE SI PRESENTA, copiando in calce questa attestazione:
Attesto che il testo che presento al suddetto concorso è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.

Non verranno accettati testi che presentano elementi razzisti, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza, alla discriminazione di ciascun tipo.

I materiali vanno inviati per posta elettronica a lorenzo.spurio@alice.it specificando nell’oggetto “CONCORSO ANTOLOGIA” completi di tutte le informazioni richieste. La mancanza di qualche elemento richiesto significherà l’esclusione dal concorso.

La data di scadenza per l’invio dei materiali è fissata al 20 NOVEMBRE 2011.

La commissione esaminatrice è composta da Lorenzo Spurio, scrittore e recensionsita, gestore di Blogletteratura e Cultura, Monica Fantaci, scrittrice e poetessa e gestrice del blog Intingendo d’Inchiostro e Massimo Acciai, scrittore, poeta e direttore della Rivista Segreti di Pulcinella.
La giuria voterà i 10 migliori racconti e le 20 migliori poesie che verranno pubblicate in un’opera unica dalle edizioni Lulu con codice ISBN. Ciascun autore pubblicato o non potrà poi comprare, se lo riterrà interessante, il volume in cui compare la propria opera.
Il giudizio della giuria è insindacabile. Coloro che saranno stati scelti e che saranno pubblicati verranno contattati direttamente da un membro dello staff in tempi utili. La lista degli autori scelti e pubblicati nell’antologia verranno inoltre resi noti attraverso i nostri siti e blog. Non verranno fornite spiegazioni circa la valutazione di ciascun pezzo e le motivazioni di eliminazione.
Qualsiasi altra richiesta di informazioni o precisazioni limitatamente all’antologia può essere inoltrato allo stesso indirizzo mail fornito sopra.
Vi chiediamo di far girare il più possibile questo bando di concorso fra i vostri amici e conoscenti.

Buona partecipazione.
26 Agosto 2011
LORENZO SPURIO
Coordinatore I Antologia “Esordi Amo”
lorenzo.spurio@alice.it

mercoledì 24 agosto 2011

Su Il cielo aperto del corpo di Fabia Ghenzovich

Kolibris Edizioni, 2011
recensione di Vincenzo D'Alessio
Nella collana “Chiara” delle edizioni Kolibris di Bologna, è stata inserita la raccolta poetica di Fabia Ghenzovich, Il cielo aperto del corpo. I versi, pregni di una giovane forza vitale, sono la ricerca/scoperta del proprio vivere in mezzo ad una umanità non sempre disposta a scrutare “il cielo aperto”. Oggi si vive a testa bassa, piegati sulle esigenze continue del sopravvivere e di alleggerire le pende dell’esistenza. In altri momenti si direbbe un’egoistica necessità di essere presenti.
La Nostra, invece, è in lotta con il proprio corpo e i suoi confini, alla ricerca di quella “urna d’acqua” che Giuseppe Ungaretti ritrova, per riposarsi, nelle acque dei fiumi dove riconoscersi: “una docile fibra / dell’universo.” 
La parola “confine” compare nei versi di Ghenzovich almeno per tre volte, in tre momenti compositivi della raccolta: nell’ingresso, nel primo atto e dopo l’enunciato de “In principio”.
I confini dell’Autrice sono in trasparenza, perché lei è “muda sorgiva”, e generano il tumulto nella terra di mezzo rappresentata dal corpo; mentre un respiro più potente e forte vuole levarsi e portarla in acque lontane:

Nuovo alla luce un sentire
d’infanzia sepolta nel corpo
una nascita possibile
un mare dentro. (pag. 36)

La poetessa è ancora “in cuna”, in sofferta ricerca della “forma nata da me / lo spazio aperto / l’ Io inverso” (pag. 37). Badate l’io è scritto con la maiuscola.
Una carica di energia attraversa l’intera raccolta: il corpo è solo lo strumento musicale imperfetto che s’inclina alle note della Poesia. Quale Poesia? Quella intimista dell’adolescente o l’acerba forza che respirerà nel magma della continuità? 
Mi sorprende la bella gestualità dei versi di questa raccolta, la grazia con la quale la penna, incerta, cerca l’abbrivo per le future sofferenze che la strada dei poeti conosce. Una composizione in particolare unisce l’apertura di questo cielo limpido, nascosto ancora nelle nebbie mattutine, al corpo del Mondo (“Mater matrigna matrix”, pag. 33) e forma la vocale costante del portare su di sé (il gerundio) di alcune composizioni presenti in questa raccolta:

Dopotutto sembra quasi uno scherzo
di natura che gioca col senso comune
di ogni cosa che appare però diverso
in una luce nuova come non pensavi (pag. 17)

La eco del Novecento è forte e presente, come per noi, nei versi insostituibili del nobel Eugenio Montale :

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.” (I Limoni, Mondadori)

sabato 20 agosto 2011

CONTRO LA POESIA MEDIOCRE

Qualche anno fa Quentin Tarantino a Venezia dichiarò che il cinema italiano gli faceva schifo. E ribadì il concetto sottolineando che non sopportava la compiaciuta e provinciale autoreferenzialità dei lungometraggi che negli ultimi anni erano stati prodotti nel nostro Paese. Già il piglio molliccio e il tono confidenziale bastavano per bollare quei lavori come inguardabili. Non occorreva andare oltre, trattandosi pur di film confezionati bene da un punto di vista tecnico. Io ho lo stesso moto di ribrezzo nei confronti della poesia cosiddetta “intimista”, “confidenziale”, “delle piccole cose”. Già come atteggiamento e scelta mi pare nasconda quell'egoistico pensarsi interessante dietro un finta e artificiosa timidezza. Può un poeta arrivare a concepire che il suo microcosmo, fatto di piccole molle, sia più interessante della piega che dopo l'11 settembre del 2001 ha preso il mondo? Può il poeta far credere interessante la sua mediocre esistenza creando una sovrastruttura dove lui è insieme direttore e primo interessato a sentirsi risarcito della sua vita piccolo borghese? Forse andava bene nei romanzi ottocenteschi. Quando il mondo era circoscritto ai luoghi di villeggiatura della campagna inglese. In realtà Gilles Deleuze prima di lanciarsi dalla finestra, depositò tra le pagine del suo saggio “L'Esausto” la conferma a questo mio disappunto. Egli parla della “lingua delle parole” dicendo che è oppressa dai calcoli, dai ricordi, e dalle storie. E' la lingua II. In questo formidabile saggio egli infatti distingue tre lingue: la lingua I dove l'immaginazione combinatoria è viziata dalla ragione. E' molto facile pervenire nelle poesie mediocri il macchinoso procedimento che le ha generate. La lingua II è quella che inventa storie, o fa l'inventario dei ricordi basandosi su una immaginazione viziata dalla memoria. Cito Deleuze: “E' molto difficile fare un'immagine pura, incontaminata, nient'altro che un'immagine, raggiungere il punto in cui sorge nella sua singolarità senza più niente di personale o di razionale e accedere all'indeterminato come allo stato celeste.”. E la lingua III, non è più quella dei nomi o delle voci, ma quella delle immagini, sonanti, coloranti. La lingua III è dunque capace di ricongiungere le parole e le voci alle immagini. La lingua III è la lingua della poesia oggettiva. Quella di Dante, di Leopardi e tanti altri.
Ecco perché ritengo mediocre e furbo l'atteggiamento che si nasconde dietro la poesia cosiddetta “intimista”. Non solo l'atteggiamento, ma l'oggettivo valore di quelle composizioni che senza nulla dire si rotolano compiaciute nel vizio del rispolverare i “problemucci” della propria esistenza.

Noto, 20 agosto 2011

Sebastiano Adernò

venerdì 19 agosto 2011

Su Dentro il diluvio di Narda Fattori

puntoacapo Editrice, 2001

recensione di AR

Questa nuova silloge di Narda Fattori ha vinto il Premio “Astroloabio” 2010 e offre ai lettori un saporso specimen della poetica della Nostra che, crediamo, ha i suoi punti di forza in un linguaggio tellurico che ara la fluida realtà/diluvio, con le sue ossimoriche compresenze in cui il bello non è mai disgiunto dal brutto, né la gioa dal dolore, e questa realtà la legge, la rielabora, la sintetizza in immagini che ci aprono l'anima (quella dell'autrice, ma anche la nostra): «mi strapperei la pelle per togliermi / di dosso tutto questo sale / nello scandalo del presente / / come le canne mi fletto / al colpo secco mi spezzo / piegarmi no non è mio sangue // (…) / mi aggroviglio in ragnatele che il tempo / ha reso invalicabili e affilate // maledetti pensieri e voi male venture // poggiatevi sul dorso delle zanzare / e chi si sazi il merlo…» (p. 11); «Ogni tormento è al di qua dell'uscio / se apro si fa soffio a scomparire fatuo / qui mi tiene compagnia come un foulard» (p.13); «C'è del disagio in un oggetto / distrattamente collocato fuori posto» (p. 18); «siamo insufficienti di fronte al precipizio / siamo dentro un enigma dove raspa / un silenzio grumoso di verità incognite» (p. 21); «Su una siepe di rovi trilla il pettirosso / vita a cui solo il precipitare / del cielo riempirebbe di terra il becco» (p. 26). Ecco, quando la voce di Narda diventa meno descrittiva e si concentra in imagini così belle, nella loro anche dura verità, ci viene donata quell'espansione emotiva del pensiero che sa vedere e andare oltre: «non ha ricordi la solutidine / non agita neppure una sinapsi / è tutta rintanata nel gran vuoto / che solca il mio viaggio / e gli ruba incontri obiettivi e meta» (p. 28) – che intensità in questi versi in cui il senso del nostro andare è dato dal vuoto che rischiamo ad ogni passo!
E considieriamo queste asciutte, finanche impietose, ma intense e riverberanti pennellate autobiografiche:  «La gran mole delle carte sfogliate / ha creato pesi irriducibili» (p. 29); «Io non so fare il pane né seminare il grano / io non ho la sapienza delle cose che contano» (p. 32); e il distico che chiude la raccolta «Io so solo scrivere dei versi / e starmene da parte» (p. 36).
Come osserva giustamente nella Prefazione Valeria Serofilli: “Il diluvio (…) distrugge ciò che è logoro, ma è pur sempre seguito da una rinascita (…). La poesia di Narda Fattori si muove, con dolorosa ma vitale e reattiva consapevolezza, tra (…) confine e infinito” (p. 5). Una raccolta che ci mette dunque in gioco e ci stimola a una responsabilità da coltivare e da praticare per lasciare il mondo un po' migliore: «i semi della mal'aria sulla mia / terra non troveranno terriccio / a radicare saldi» (p. 20).
Purtoppo il libro ha qualche svista tipografico-impaginativa (c'è una poesia ripetuta, con conseguente sfasamento dell'indice finale; in copertina un Dopo il diluvio, anziché Dentro; e qualche altra piccola cosa), ma ciò non inficia l'evidente valore di questa silloge.

martedì 16 agosto 2011

Vincitori 10° Premio “Agostino Venanzio Reali” premiazione 18 set

Associazione Culturale Agostino Venanzio Reali



10º Premio Nazionale di Poesia 2011

Agostino Venanzio Reali


Siamo lieti di comunicare i risultati della 10ª edizione del Premio Nazionale di Poesia “Agostino Venanzio Reali”, come da verbale compilato a giudizio della giuria.
Nel ringraziare tutti i partecipanti, ci complimentiamo e congratuliamo con i vincitori per l’affermazione ottenuta e ricordiamo che la premiazione si terrà domenica 18 settembre, alle ore 11.00, presso il teatro “Elisabetta Turroni” di Sogliano al Rubicone.
Certamente altri partecipanti avrebbero meritato una menzione, dati il valore e la qualità dei lavori presentati, particolarmente degni di nota, ma non è stato possibile, dato il ristretto numero di vincitori previsto dal bando (3+6 premi speciali). A tutti va il nostro augurio ed un affettuoso saluto.
A tutti coloro che saranno presenti il 18 settembre, sarà consegnato gratuitamente il libretto con le poesie premiate; ai primi tre vincitori delle sezioni A Adulti e B Giovani, come previsto dal bando, saranno consegnati i premi in denaro che dovranno essere ritirati personalmente.
La giornata avrà un programma di studio così distribuito:

A Sogliano nel teatro “Elisabetta Turroni”:
ore 9.30: Saluto del Sindaco, dell’Assessore alla P.I. e Cultura del Comune di Sogliano al Rubicone (FC) e dei Padri Cappuccini;
ore 9.45: Presentazione dei lavori;
ore 9.50: Relazione del Prof. Carmelo Mezzasalma, direttore della rivista “Feeria”, sul tema: Per il nostro trepido mistero. Poesia come preghiera in Agostino Venanzio Reali;
ore 11.00: Premiazione della 10ª edizione del Premio Nazionale di Poesia “Agostino Venanzio Reali”.

Voce recitante: Gabriele Marchesini (attore e regista).
Commenti musicali con i Maestri del Liceo Musicale “Arturo Toscanini” dell’Emilia Romagna, diretti dal Maestro Anacleto Gambarara

ore 13.00: pranzo presso “Le Antiche Querce” a Vernano di Sogliano, nel suggestivo panorama di fronte a Montetiffi

Per informazioni e per prenotazione:
·       Pranzo domenica 18 settembre, ore 13.00 - (assolutamente necessario prenotare entro mercoledì 14 set    tembre): email bbartoletti@gmail.com oppure telefonare al n. 0541948656 o restituire la scheda allegata.
·       Pernottamento sabato 17 settembre: telefonare al n. 3356097313 –  risponde ISABELLA.
A tutti i poeti premiati sarà offerto dall’Associazione Culturale “Agostino Venanzio Reali” il pranzo di domenica 18 settembre (eventuali ospiti – accompagnatori sono invece a loro carico per una spesa di € 25 da pagare direttamente al ristorante).
È indispensabile confermare, a stretto giro di posta, la presenza alla cerimonia di premiazione e al pranzo e, qualora si volesse anticipare l’arrivo a sabato 17 settembre, la presenza alla cena di sabato, restituendo la scheda debitamente compilata all’indirizzo: Associazione Culturale “Agostino Venanzio Reali”, c/o Bruno Bartoletti, Via E. Ricci 11, 47030 Sogliano al Rubicone (FC), oppure dare conferma all’indirizzo: bbartoletti@gmail.com.  Per problemi di prenotazione, è indispensabile indicare il n. totale delle persone che saranno presenti alla cena o al pranzo, come richiesto dalla scheda allegata.
Per arrivare a Sogliano al Rubicone (FC):
  • Con l’autostrada E14, uscita Rimini Nord (Santarcangelo di R.) – per Sogliano altri 20 Km.
  • Con la superstrada E45, uscita Bivio Montegelli – per Sogliano altri 15 Km.
Il verbale della giuria e le poesie premiate sono pubblicate a partire da settembre sul sito Web del comune: www.comune.sogliano.fc.it. I nomi dei vincitori saranno pubblicati sulla stampa locale e sulle riviste di settore nonché sul sito www.literary.it.
Si allega il verbale della giuria.
Con vivissime cordialità Il Presidente della Giuria
                  Prof. Bruno Bartoletti



in caso di adesione da restituire a stretto giro di posta, anche via email (comunque non oltre il 14 settembre)
o confermare all’indirizzo: bbartoletti@gmail.com


Io sottoscritto ……………………………………………………………
dichiaro (fare una crocetta accanto alla/e soluzione/i prescelta/e):

      di partecipare alla cena sabato 17 settembre (oltre al sottoscritto persone n. …….)

      di essere presente alla cerimonia di premiazione in data domenica 18 settembre

      di partecipare al pranzo domenica 18 settembre (oltre al sottoscritto persone n. ……)

      Altro ………………………………………………………………………………………………………


Per eventuale pernottamento e per qualsiasi problema rivolgersi ad Isabella al n. 3356097313. Per il pernottamento si consiglia di mettersi in contatto con Isabella al più presto.


Il pranzo è offerto dall’Associazione Culturale solo ai poeti premiati. La quota per eventuali accompagnatori è di  € 25 pagabili direttamente al ristorante.
  Firma



 

VERBALE DELLA GIURIA


La Giuria composta da Bruno Bartoletti (Presidente), Roberta Bertozzi, Narda Fattori, Gianfranco Lauretano, Maria Lenti, Anna Maria Tamburini, nella sua seduta conclusiva, si è riunita collegialmente il giorno 10 agosto 2011, alle ore 15.30, per esaminare le opere pervenute. La copia di ogni lirica era stata contrassegnata in maniera progressiva da una sigla numerata, mentre l’originale, con i dati anagrafici dell’autore, era stato trattenuto dalla segreteria.

Autori e liriche in concorso: 130 per la sezione A Adulti con complessive 390 liriche; 24 per la sezione B Giovani con complessive 72 liriche; per la sezione C Giovanissimi hanno partecipato n. 9 scuole con 16 classi e con complessive 404 liriche, mentre 1 ragazzo con 3 liriche si è presentato individualmente. Le poesie esaminate sono state complessivamente 869.
I punteggi attribuiti alle singole liriche (da 0 fino ad un massimo di 3 punti per ciascuna lirica) determinavano una prima selezione e una rosa di finalisti le cui liriche, collegialmente rilette ed esaminate, definivano la graduatoria delle liriche vincitrici. La lettura e l’esame delle liriche selezionate, hanno determinato approfondite discussioni su tecniche espressive, linguaggi, contenuti, innovazione e tradizione, e in qualche raro caso i giudizi e i punteggi non sempre sono stati omogenei. La giuria ha fatto propri i pareri di ciascuno, nel rispetto e con le motivazioni dovute, e ha deliberato la seguente graduatoria contrassegnata dal numero a fianco indicato:

Sezione A – Poesia Adulti:

1º Premio 1c – Mi hai chiesto
2º Premio 31c – Luci d’angolo
3º Premio 11b – L’ora della sera

Premio speciale della Giuria

17a - Le tracce del vento intorno ai campanili
49a – Elogio dei decimali
50a– Il filo dei sacchi neri
81a – Olio su tela d’aria
88a – Compagni
93a – Galline
123a– La donna della carrozzina bianca

I premi speciali sono sette (e non sei come previsto nel bando) in quanto la lirica di una terna (già inserita tra i Premi speciali) era stata esclusa perché edita, poi è stata riammessa perché la pubblicazione è avvenuta in data successiva alla data di scadenza del bando.
Una terna di un partecipante è stata esclusa, in quanto anche le copie delle liriche in possesso della giuria erano identificate con nome e cognome e quindi non più anonime, come previsto dal bando.

Sezione B – Poesia Giovani

1º Premio 17a – Analisi in chiave di sol
2º Premio 13a – Deve essere questa la felicità
3º Premio 21a – Imitazione

Premio speciale della Giuria

4b – Uno stivale giovane 150 anni
16a – Oggi non ho voglia di pensare
19b – Autoroute en Septembre

La giuria ritiene che non ci siano altre liriche della Sezione B Giovani da segnalare.

Sezione C – Poesia Giovanissimi
La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivati per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati. È risultato invece difficile individuare, all’interno della classe partecipante, il lavoro migliore, essendo tutti degni di menzione.
Determinata la graduatoria dei Vincitori e quella a pari merito dei Premi Speciali, la copia con i nominativi e i dati degli autori in possesso della segreteria registrava la seguente graduatoria:

Sezione A – Poesia Adulti (Premi: € 1000,00 – 500,00 – 250,00, pergamena e prodotto artigianato): 

1º Premio FRANZIN FABIO di Motta di Livenza (Treviso), con la lirica Mi hai chiesto
2º Premio CASALINI CELESTINO di Piacenza, con la lirica Luci d’angolo
3º Premio GROTTI ESTHER di Capezzano Pianore (LU) con la lirica L’ora della sera

Premio speciale della Giuria (pergamena e prodotto artigianato):

POLVANI PAOLO di Barletta, con la lirica Le tracce del vento intorno ai campanili
SANGIOVANNI PAOLO di Roma, con la lirica Elogio dei decimali
BELLINI MARCO di Verderio Superiore (Lecco) con la lirica Il filo dei sacchi neri
NOVARINI MARIO di Genova, con la lirica Olio su tela d’aria
MORRESI RENATA di Macerata, con la lirica Compagni
SALVINI ANNA MARIA di Vigevano (PV), con la lirica Galline
CASADEI FRANCO di Cesena, con la lirica La donna della carrozzina bianca

Sezione B – Poesia Giovani (Premi: € 300,00 – 200,00 – 100,00, pergamena e prodotto artigianato): 

1º Premio PASINI SARA di Borghi (FC), con la lirica Analisi in chiave di sol
2º Premio NARDI ALESSIA di Pineto (Teramo), con la lirica Deve essere questa la felicità
3º Premio MAGGI VALENTINA di Strabella (PV) con la lirica Imitazione

Premio speciale della Giuria (pergamena e prodotto artigianato): 

FABBRI LAURA di Borghi (FC), con la lirica Uno stivale giovane 150 anni
DI STEFANO SARA, di Roseto degli Abruzzi, con la lirica Oggi non ho voglia di pensare
ZAFFINI LETIZIA di Pesaro con la lirica Autoroute en Septembre

Sezione C – Poesia Giovanissimi (Premi: Buoni libro alle scuole partecipanti e pergamena):

La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivati per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati. All’interno dei vari gruppi o classi, è stato difficile individuare l’alunno che emergesse sugli altri, perciò si è pensato di assegnare una pergamena all’intera classe o gruppo di lavoro.
La giuria, in base ai criteri sopra esposti, ritiene di assegnare:
- pergamena alle classi partecipanti
- buoni libro di € 500,00 alla Biblioteca “Virgilio Canzi” di Sesto San Giovanni” che ha partecipato con n. 5 scuole e 9 classi; buono libro di € 200,00 alla Scuola Primaria “Favini” di Coriano che ha partecipato con n. 3 classi; Buono libro di € 200,00 alla Scuola Primaria “G. Pascoli” di Sogliano al Rubicone che ha partecipato con n. 3 classi; Buono libro di € 100,00 alla Scuola Media “P. Calamandrei” di Sogliano al Rubicone che ha partecipato con n. 1 classe.
- pergamena ai ragazzi che hanno partecipato individualmente
- il pranzo sarà offerto a un solo componente per ogni gruppo, o scuola, o ai ragazzi che hanno partecipato individualmente.


Si ringraziano tutti i partecipanti, la cui preziosa adesione contribuisce al successo di questa decima edizione del premio dedicato alla memoria di Agostino Venanzio Reali.
 
Letto, approvato e sottoscritto, la seduta viene tolta alle ore 18.30.

Sogliano al Rubicone, 10 agosto 2011 Presidente della Giuria
             Bruno Bartoletti

Su Suture di Luca Artioli

Caro Luca, 

eccomi infine a dirti della mia lettura di Suture, iniziata a Fonte Avellana. Per settimane, temendo di non poter aggiungere nulla alla Prefazione di Massimo Sannelli, ho preferito lasciar decantare le tue parole, abbandonarmi alla loro resilienza. Così ora sono proprio esse, con le forme in apparenza più semplici, a guidare questi appunti. Da note a margine, trascrivo: architettura dell'opera a pentagramma, impeccabile, con suggestive titolazioni; richiami alla 'materia' linguistica – verbi servili, punteggiatura… – con valore fàtico, oltre che poetico; evocazione della figura materna e di altre, sempre di primario riferimento: Cristo, Luzi, Merini – «Ho trovato in te dal principio un'impronta / che ancora dura: sulla roccia della poesia / sei incisa come fossile per sempre».
Il titolo della raccolta mi fa pensare a questo punto alle traversine di un binario dove vita e poesia, mentre corrono parallele, sono una cosa sola. E non perdono uno scambio inarcandosi nel tuo moderno, avvincente canzoniere intorno a un pieno/vuoto d'amore, seguendo un insolito itinerario: Roma, Milano, Cartagena, Cuba… Con tessere di memoria sul mare d'Abruzzo, terre d'Italia centrale, fino al Verbo «che lento germoglia dalla croce» e diviene Fede «dalla Galilea alla Terra tutta». Più che lo sdoppiamento, il tuo io poetico mi sembra abbia a cuore la convergenza della lingua verbale con quella dello sguardo e del gesto, che nel Rabbunì pronunciato da Maddalena trova la sintesi più alta. In tale prospettiva, ecco altre immagini: la dedizione materna nell'umile lavoro di semina e cura delle piantine nella serra; la ricomposizione di un mosaico deflagrato; l'attesa, che appartiene ai poeti, di «pescare un momento» nel tempo della scrittura, fino a vedere «La vastità di una sola riga, / che perfetta – nel buio – si completa». Che aggiungere? Se permetti, non trovo di meglio che cederti ancora la parola: «Il resto è tutto / un polverone d'arena, / materia umana in subbuglio, / sillaba disintegrata». 
Un caro saluto a presto e ancora tanta buona poesia. 

lunedì 15 agosto 2011

sabato 13 agosto 2011

martedì 2 agosto 2011

Concorso di Poesia “Giuseppe Caprara” sc. 20 ago

25. edizione - 2011
Regolamento

La giuria del 25° Concorso di Poesia G. Caprara è così composta: Italo Bonassi (Presidente), Roberto Caprara, Antonia Dalpiaz, Gemma Nardelli Mosna, Pietro Sartori

1. Il Concorso si articola in quattro sezioni:

Sezione A in ambito nazionale
Poesia singola in lingua italiana a tema libero.

Sezione B in ambito triveneto e mantovano
Poesia singola in vernacolo (escluso ladino e friulano) a tema libero con traduzione (preferibilmente a lato).

Sezione C premio speciale
Poesia dedicata al poeta Giuseppe Caprara e alle sue città di Ala e Avio.

Sezione D premio speciale ragazzi (under 16)*
Poesia singola a tema libero.

2. Ogni autore dovrà spedire le proprie liriche in 6 copie contrassegnando ogni copia con uno pseudonimo, o motto, evitando di ripetere lo stesso pseudonimo se usato per la partecipazione ad altri concorsi precedenti. E’ gradita la brevità dei testi. All’interno della busta contenente le liriche dovrà essere inserita una seconda busta sigillata recante all’esterno lo stesso pseudonimo utilizzato per contrassegnare le liriche, e all’interno le generalità per l’identificazione dell’autore: nome e cognome, indirizzo (via, n. civico, CAP, città, provincia), numero di telefono fisso o cellulare, e-mail.

3. Ogni autore può partecipare con un massimo di 3 liriche per sezione, inedite e mai premiate o segnalate in altri concorsi. A tal fine, nella busta contenente le generalità dovrà essere inserita una dichiarazione sottoscritta in carta libera attestante quanto sopra. Ogni poesia presentata va spedita in 6 copie al seguente indirizzo:

Comune di Ala - Ufficio Biblioteca e archivio storico
Via Roma 40 - 38061 ALA TN

Entro e non oltre il 20 AGOSTO 2011

Le composizioni che perverranno oltre la data fissata non saranno ammesse al concorso. Farà tuttavia fede il timbro dell’ufficio postale accettante.

4. La commissione giudicatrice è composta da esperti nel settore e il suo giudizio sarà inappellabile.

5. I premi saranno ripartiti nel modo seguente.

Per le Sezioni A e B:
1° classificato: € 500.-
2° classificato: € 300.-
3° classificato: € 150.-

I premi per i secondi classificati saranno patrocinati dalla Famiglia Caprara, i primi e i terzi premi dal Comune di Ala.
Per la Sezione C: premio unico del valore di € 250 patrocinato dal Comune di Avio.
Per la Sezione D: premio unico del valore di € 150 patrocinato dal Comune di Ala.
A discrezione della Giuria, per ogni categoria sono previste segnalazioni per le opere meritevoli. Ad ogni segnalato verrà consegnato un ricordo del concorso.
I premi dovranno essere ritirati il giorno stesso della cerimonia di premiazione dagli interessati o da persona espressamente munita di delega. Per nessuna ragione i premi verranno spediti a domicilio.

6. La cerimonia di premiazione avrà luogo il giorno 1° ottobre 2011 ad ore 20.45 presso l’Auditorium della Cassa Rurale Bassa Vallagarina ad Ala. I vincitori e i segnalati verranno tempestivamente avvisati con telegramma. Il viaggio e l’eventuale soggiorno sono a carico dei partecipanti.

7. Gli organizzatori non assumono alcuna responsabilità per eventuali disguidi postali.

8. La partecipazione al concorso implica la piena e incondizionata accettazione di tutte le norme previste dal presente regolamento. In caso di mancato rispetto delle clausole previste dal presente regolamento, le opere non verranno prese in considerazione. Le opere, siano esse premiate, valutate o non valutate, non verranno restituite. Una loro eventuale pubblicazione non dà diritto a compensi agli autori, ma soltanto alla formale indicazione della paternità dell’opera, così come dichiarato.

*I ragazzi che hanno compiuto i 16 anni di età possono partecipare alle Sezioni A, B e C.

Giuseppe Caprara, grande Invalido di Guerra, da un angolo appartato del suo amato Trentino, la nostra cittadina di Ala, registrava le voci profonde della sua ricca interiorità e le impressioni che la natura e la vita che gli fluiva d’accanto gli suggerivano.
Caprara era stato chiamato alla poesia per una interiore necessità, giacché in essa egli aveva trovato un mezzo di redenzione e di partecipazione penetrante, se pur riflessa e ordinata sulla trama delle memorie, alla vita che, dal suo letto al quale per anni era stato inchiodato, contemplava in pura obiettività.
Data questa situazione di solitudine e di sofferenza ci si potrebbe aspettare una poesia d’ispirazione pessimistica e invece no, la poesia di Caprara è specchio della sua vita e dopo l’invalidità contratta, è sorretta dalla speranza e da una immensa fede negli ideali cristiani.
Giuseppe Caprara era nato ad Avio il 15 luglio 1921 e risiedeva ad Ala dal 1940. Sposato, 4 figli, 7 nipotini, conduceva vita ritirata per una grave infermità di Guerra. Ha scritto molto in dialetto e in italiano dal 1964 in poi. Vinse moltissimi premi in vari concorsi. Fra le sue opere ricordiamo le raccolte: Dal me lèt (1964), Fra pianzer e cantar (1966), Quando ne fa vel la malinconia (1968), Prà de l’aurora (1971), ‘n pass sul sentèr (1975), Lucciole (1977), Una notte io sono nato (1977), Biografia del pittore Daniele Scaglioni, Serafino (1979), Avio nel tempo (G. Libera, 1981), Vecia Zima (Centro Bronzetti, Trento, 1981), Poesie (raccolta postuma, pubblicata nel 1983 a cura dei poeti del Filò di Trento e con il contributo della Cassa Rurale di Ala).
Giuseppe Caprara è morto ad Ala il 28 febbraio 1982.
Nel 1997 è stato pubblicato dal Comune di Ala e dalla Biblioteca comunale il volume a cura di Elio Fox con un saggio di Renzo Francescotti Caro Bepim… Ricordo di Giuseppe Caprara a quindici anni dalla scomparsa: saggi, lettere, poesie, contributi, testimonianze.

lunedì 1 agosto 2011

PRIME ADESIONI A “LE STRADE DELLA POESIA”

III EDIZIONE “LA TERRA”
A settembre Guardia Lombardi sarà un libro aperto, dove sarà possibile leggere le poesie dei tanti autori che aderiranno da ogni parte d’Italia. Versi sulla terra, la madre terra, la terra matrigna, le zolle aride o fertili sotto i nostri piedi, i luoghi di origine e di vita, la terra nelle più varie espressioni, negli scritti che avvolgono nella lettura mentre si rivelano gli scorci del centro altirpino. Leggere una poesia, mentre si scoprono angoli nascosti del paese, o mentre si è affacciati sulle superbe vallate che rivelano l’Irpinia. Guardia Lombardi torna ad essere il paese della poesia, riproponendo questa originale iniziativa ideata dal poeta Domenico Cipriano. Non un concorso letterario, quanto una vera “festa della poesia”, poesia da tramandare e vivere, questo il significato de “Le strade della poesia”.

Tra gli autori che hanno già aderito inviando i propri testi:

Giuseppina Amodei, Maria Grazia Calandrone, Marco De Gemmis, Arnold de Vos, Francesco Di Sibio, Stelvio Di Spigno, Fabio Franzin, Giovanna Iorio, Michele Marra, Alberto Mori, Ivano Mugnaini, Alfonso Nannariello, Alessandro Ramberti, Luciano Somma, Raffaele Urraro, Elena Varriale, Giuseppe Vetromile…

e molti altri hanno annunciato la propria adesione.

PER PARTECIPARE:
Chi intende partecipare deve inviare massimo 2 poesie (ogni poesia non deve superare i 25 versi, per esigenze di esposizione) sul tema LA TERRA, nel suo più ampio significato, per sceglie quelle da accogliere lungo le strade di Guardia Lombardi. Sono gradite poesie inedite, ma se si vogliono inviare degli editi, si prega di citare la pubblicazione da cui è tratta per riportarla sulla stampa, nonché l’eventuale autorizzazione dell’Editore che ne detiene i diritti. Infine, sono richiesti i recapiti degli autori e l’autorizzazione ad utilizzarli perché possano essere informati sugli sviluppi dell’iniziativa e di altri eventi collaterali.
Inviando i propri testi si cedono i diritti al loro utilizzo ai fini della manifestazione, senza nulla a pretendere, anche per una eventuale pubblicazione ad essa collegata, nonché si attesta che le poesie sono di propria produzione e si è titolari dei diritti sull’opera. L’invito è pubblico e vi esortiamo alla diffusione presso poeti che ritenete opportuno coinvolgere, nello spirito di una vera festa della poesia e della cultura.

Le poesie possono essere inviate all’indirizzo e-mail:
stradepoesia@yahoo.it con oggetto “STRADE POESIA”;
oppure per posta, al seguente indirizzo:
Segreteria STRADE POESIA
c/o Biblioteca Comunale, via San Rocco, 8 – 83040 – Guardia Lombardi (AV)

Le composizioni devono giungere entro il 20 agosto per garantire un’efficiente ed adeguata organizzazione.

La segreteria de “Le strade della Poesia”

Intorno alla Comedìa (Fara, 2010). Domande di Elisa Valeria Nissim a Massimo Sannelli

Nel tuo commento si vede subito che il tuo io si sovrappone alla scrittura di Dante. È un gesto estremo e ostinato: è superbia?

Credo di no. È un gesto di poesia, se poesia deve essere. Se poesia deve essere, è l’effetto di una personalità, che asempra le parole, copia decide assembla e pubblica. In parte, sì: mi sono rappresentato con Dante. In parte. Ma Dante non è mio padre. Non lo è per nessuno di noi, vivi in un mondo postumo all’Apocalisse, dal punto di vista di Dante: l’anno del Signore MMXI è inconcepibile per chi sta aspettando «la consummazione del celeste movimento» all’inizio del Trecento. La sovrapposizione alla Comedìa dell’io del tempo postumo è un gesto di interpretazione: in senso musicale, anche. La Ciaccona di Bach-Busoni parla lingue diverse nelle mani di Benedetti Michelangeli e di Grimaud: nessuna è giusta e definitiva, ma entrambe sono personali. Gli artisti sono individui, con una singolarità potentissima. Il loro stesso suono è un individuo, con una singolarità potentissima.

Quindi non hai scritto un commento?

No. Ho scritto un’esposizione di fatti e storie, anche private. Io non posso spiegare Dante, per un motivo semplicissimo: io non sono Dante, e Dante si spiega solo con Dante. Voglio dire: la sua essenza e il suo progetto. Quanto ai dettagli – chi è Gentucca e chi è Matelda – siamo abbastanza liberi di spiegarli come vogliamo, senza dimenticare la cornice austera in cui è tutto inserito, fin dall’inizio. Allora ho cercato Dante nella sua singolarità. Per farlo, ho cercato – e trovato – una voce e uno spazio ubi consistam, perché la mia voce scritta è più efficace della mia voce improvvisata, che esita sempre. Volevo un altro suono, che sarà un suono alto, per un tempo vitale. In un certo senso: ho usato Dante [spudoratamente] come Dante ha usato me [giustamente].

Non ami l’idea di un Dante padre e compagno di strada. Perché?

Dante non è docile e non è sano. È un protoumanista ferreo, all’interno di una mente orientata all’unicità: un solo Dio, un solo progetto, un solo poeta cristiano e un solo poema sacro. Dante è aspro e nervoso, e l’esilio spezza anche l’abitudine al sapore del pane: cioè spezza le cose più ovvie. L’amicizia gli appartiene più per necessità – la cooptazione poetica e la sopravvivenza dopo l’esilio – che per adesione del cuore. È un sessuomane, probabilmente. Da buon sessuomane, è sessuofobo, nello stesso tempo: ha nel suo corpo e nel suo istinto la tendenza alla perversione e alla santità. Quindi deve aver pensato: peccare è peccare contro la vocazione e l’elezione, cioè contro la singolarità speciale. L’elezione rischia di decadere nell’ambiguità: questo non è possibile, pena la dissociazione dalla grandezza, che si ha – e si è – per nascita (parlo dal punto di vista di Dante). Non è il solo: gli spiriti magni dell’Italia letteraria sono spiritati, da sempre. L’origine o Mecenate – di volta in volta borghese, altoborghese, nobiliare, statale – li protegge un po’, ma questa aiuola è inquieta da secoli. L’infezione della mente e il marchio sessuale – o eccesso di pratica o difetto di pratica – sono caratteristici, qui. La lingua che parliamo è canterina e mobile: lo dice e non lo dice.

A volte, sembra che l’italiano non ti si addica o che sia solo una lingua scritta, per te. Anche nella tua voce appare questa mancanza di patria: a volte, hai l’accento di chi vive qui da decenni, ma non è italiano. In certi tuoi audio si sente, e fa impressione.

La dolcezza dei nostri suoni occulta il caos. L’andante o l’adagio dei nostri ritmi occulta la depressione o l’eccitazione. Luigi Di Ruscio ha urlato bene: la lingua italiana è merdosa. Come non posso riconoscermi in una dolcezza, se è maschera, ora non posso più riconoscermi nel corpo che ero, nella voce che avevo, e nelle esitazioni pratiche che ho avuto. Posso essere stato senza linfa. La linfa è come il lingam, il vivo è fecondo e il morto è asessuato e sterile. L’allure della voce mi sfugge, è una specie di conquista: come è, è; è il frutto di una difficoltà superata come potevo: quindi a fatica, sempre. E Dante: in fondo Dante è nato piccolo, abbastanza ricco da proteggersi dal lavoro, in una periferia del mondo neolatino. Lì è nato, piccolo e ricco, e soprattutto dopo la cacciata si vuole eccellente, mondiale, estraneo, sovrumano, profetico. Un geniale romanziere e un profeta ispirato: una contraddizione che può intimorire, perché è pura intensità, che lo difende da tutto. Se inventa troppo, è giustificato: che altro deve fare un romanziere, in ogni tempo? Se il romanzo profetizza e giudica troppo, è giustificato: non è forse un poema sacro? Quindi Dante cade sempre in piedi.

Dove va Dante? O meglio: dove non va?

Dante è un veleno che circola da centinaia di anni, all’interno delle nostre facilità. Non è come noi e ce lo ricorda sempre. La selva oscura siamo noi, e Dante vi è rimasto finché si è lasciato decadere dalla vocazione dei Gemelli eletti, finché si è arrangiato come gli altri, bene o male. A quel punto, c’è lo scatto. La salvezza è vicina, arriva e si vede, ma non è una salvezza comune: Maria santissima, Beatrice beata, Lucia santa, Virgilio classicissimo, profeta e poeta. Avvicinarsi a questa consapevolezza spudorata richiede un io e un corpo. E io, il corpo, sono un debole che non vuole più esserlo. Dante sprona e punge, continuamente. In quanto a lui, va solo verso se stesso, perché in fondo la retta via coincide con l’io. Da uomo è peccatore, da artista – esecutore della vocazione e dell’elezione – è impeccabile come un nagual. È chiaro: un uomo adulto non dovrebbe fare altro, perché sa di morire. Così cerco di fare io stesso: quindi devo riprendere in mano molte cose – nel mio caso: molti testi – e restituirle alla vita nuova [e con le cose e i testi, anche la mia vita, già superata dall’io, che fa, rifà e corre].


E tu dove stai andando?

Verso un modo sano di guardare all’immateriale. Devo ripartire da chi sono: corpo e voce. La musica è una grande medicina e un grande riparo: è il giusto compromesso tra materiale e immateriale. Dalla musica alla religione il passo è corto. Anche il Santo Benedetto ha le narici, per annusare le cose buone, e la schiena come unica parte da mostrare a Mosé. E nello stesso tempo il Santo è spirito.

[Genova, 30-31 luglio 2011: intervista epistolare]