lunedì 3 settembre 2012

Essere meridionale… (su La valigia… di Vincenzo D'alessio)


(briciole di luce lungo il cammino per ricordare la strada del ritorno)

di Emilia Dente


valigia meridionaleL’azzurro del cielo e del mare inonda la stanza dell’anima all’aprire la dimessa valigia di cartone che idealmente custodisce la poetica dalessiana, e, tra l’ondeggiare armonioso dei versi, che, letti e riletti, rinascono fieri nell’anima assetata, e l’afflato inquieto che tormenta le corde dell’anima, incontro il Poeta nel tortuoso sentiero della sua verde terra: l’Irpinia, il Sud. È poeta del Sud Vincenzo D’Alessio, nell’essenza più vera e profonda della complessa definizione dell’essere meridionale. L’appartenenza alle terre assolate ed aride del meridione d’Italia non è, infatti, una semplice condizione residenziale e geografica per il Nostro. Appartenere al Sud è, invece, nel senso etimologico più profondo e vero, “essere parte di” un territorio, un popolo, una storia, tormentata e difficile. Essere meridionale – quando essere meridionale è una scelta, non una fatalistica coincidenza o una semplice collocazione spaziale – è il risveglio tormentato di chi si perde nell’azzurro sogno del suo inquieto mare, è la condizione amara e dignitosa di chi partecipa alla meraviglia dei boschi colmi di sole e assiste impotente ai disagi e alle ingiustizie di una terra martoriata e umiliata dalle ragioni dei potenti di ieri e di oggi. Essere meridionale è “cercarsi” al centro e ai margini degli intricati vicoli della memoria, tra le righe di pagine negate, con l’orgoglio di scoprirsi eroi “partigiani meridionali nello specchio opaco della storia “. Essere meridionale impone la scelta coraggiosa di credere nell’umanità di un popolo fiero, e nelle potenzialità vitali della propria terra, ed esige la ferma intenzione di restare sempre paladini di speranze lievi, fiorite sull’orlo del tempo. Vivere e scegliere il Sud, amare e appartenere al Sud, significa affaticare i passi tra i ciottoli acuminati di strade ombrose, carichi di un pesante fardello di evanescenti promesse. E sono proprio il tormento, la speranza, la rabbia, l’orgoglio, l’incanto di sentirsi radicato in una natura meravigliosa e in una storia di dignità e valori, i sentimenti che agitano, vento impetuoso e caldo, lo scorrere dei versi sussurrati e urlati nella lirica dalessiana.

Tutta la forza, l’orgoglio e la disperazione del figlio di questa terra ferita, prorompono nelle liriche selezionate in questa raccolta, ennesima testimonianza di coraggio e di amore, per ribadire, con l’energia e l’audacia dell’uomo e del poeta meridionale, il messaggio deciso che nello scorrere degli anni, ha illuminato il cammino di Vincenzo D’Alessio che, riaprendo la valigia di cartone ha ritrovato, tra le pagine lucenti, e le immagini scure del faticoso cammino, la forza di continuare il viaggio nell’azzurro della vita lungo i sentieri inondati di luce.


Da Montefusco, nell’Agosto 2012

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