mercoledì 31 ottobre 2012

Alla ricerca di un verso aureo



recensione di Paolo Gulfi al saggio di Serse Cardellini inserito in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole infomratiche


È insolito leggere un testo poetico nel quale la nota dell'autore è così intrisa e densa di significati e di riferimenti extratestuali. Il testo poetico di Serse Cardellini Poesia Aurea edito dalla casa editrice Fara Editore al volume antologico Scrivere per ilfuturo ai tempi delle nuvole informatiche (Rimini, 2012) risulta in ultima analisi un approccio metalinguistico alla poetica dei giorni nostri, e vorrebbe ispirare la contemporaneità introducendo un nuovo metodo di fare poesia. Non è insolito invece la partecipazione di tale scritto all'interno dell'intento programmatico di Riccardo Tristano Tuis, il quale attraverso un vasto programma di elaborazione musicale, ha introdotto la Golden Scale. Tale approccio musicale si avvale «anche di tecniche antiche rivisitate attraverso la moderna programmazione neurolinguistica […] basata sulla matematica dell’8»[1]. Il poeta Cardellini introduce un breve excursus della numerazione che ha portato alla nascita dell'abaco ed alla sostituzione della numerazione romana con quella araba. Il suo intento primario è la strutturazione di una poetica aurea, la quale ritrova nella numerazione fibonacciana il suo impianto numerico-poetico. Come scrive il poeta, l'unico che abbia magistralmente saputo erigere una tale poetica fu Dante Alighieri, il quale nella sua Commedìa ci offre un emblema ancora vivace e splendidamente maestoso. Ma il poeta ci avverte subito dicendoci che tale concezione non si impose nella poetica medioevale e rinascimentale e che, per moltissimi aspetti, è rimasta tacita e inoperata. Il suo intento quindi è l'introduzione, la strutturazione e la nascita in chiave contemporanea di una poetica aurea la quale rispetti le sublimi proporzioni geometriche e divine, «nel tentativo di proporre una poesia aurea dove il verso libero e quello metrico possano convivere nel medesimo spazio, condividendone il tempo»[2]. La poetica si basa sulla serie aurea di Fibonacci e sulle proporzioni del φ, il quale si presenta internato nel verso in multipli e potenze. Sia nell'architettura che nella scultura, nella musica così come nelle arti grammatiche tale valenza ha dato proporzione matematica ad ogni stile conosciuto sin dall'antichità[3]. L'opera è divisa in tre canti, rispettivamente di 34, 55 e 144 versi i quali rispettano, nella struttura e nella metrica la proporzione aurea del φ (ad es. il primo canto è suddiviso in tre stanze da 8, 13 e 13 versi; addizionando i numeri delle prime due stanze 8 + 13 = 21 e dividendo tale somma per il numero di versi dell'ultima stanza 21/13 = 1,615, si otterrà il quasi equivalente corrispettivo della sezione aurea in  φ, cioè 1,618034). Tale schema è rintracciabile in ogni canto e più aumenta il numero dei versi di ogni stanza più il corrispettivo equivalente della sezione aurea verrà rispettato. La poetica dei versi non seguirà tanto il conteggio metrico adottato nella poesia italiana ma seguirà, e questa novità è piuttosto interessante, il ritmo accentuativo del verso, che sarà la base della nuova musicalità poetica. Solitamente nella metrica italiana si è sempre prediletto l'endecasillabo per la duttilità che presenta nell'accentazione in posizione libera, se si esclude l’ultimo accento che cade sempre sulla decima sillaba. In quest'opera verrà prediletto il quaternario piano, verso di arcaica memoria e il novenario. Entrambi verranno collaudati all'interno di un verso inutilizzato nella poesia italiana che è il decatrisillabo (come composizione di un quaternario e di un novenario), rispettando le proporzioni auree riscontrate nella serie numerica di Fibonacci. Un aspetto molto interessante dell'approccio poetico elaborato da Serse Cardellini è un qualcosa che nella poetica contemporanea è internamente presente, ma che nell'intento del nostro poeta viene estrapolato in quanto centro pulsante della poetica aurea. Si tratta del phrēn (cuore, mente, diaframma, respiro), noto ai saggi e poeti dell’antica Grecia. Questo plasma alchemico è composto da un totale di 40 versi e potrebbe essere definito il cuore speculativo, strutturale e poetico-mistico della Poesia Aurea. È incredibile notare come, volto a sé, tale centro pulsante sia autonomo dal resto, strutturandosi come una poesia a sé stante, con un proprio intento che chiarifica parallelamente la poesia aurea annunciata. Del resto l'abilità di un poeta non consta soltanto nello scrivere versi di notevole bellezza ma vi è più nella sua capacità di veicolare un messaggio, il quale in ultima analisi ci dia quel divino, di cui la parola è stigma.  Un ulteriore sguardo si deve dare al verso centrale della poetica aurea, l'inutilizzato decatrisillabo, il quale rispetta non solo le proporzioni auree più di qualsiasi altro verso presente in tale poetica ma anche, se per un momento togliamo la cesura fra i due emistichi, la sequenza pitagorica che portò all'enunciazione del famoso teorema.

La Poesia Aurea si pone in apice uno scopo ben preciso: ricostituire la poetica contemporanea partendo da una base alchemico-mistica che riconduca  ad una precisa musicalità poetica. Tale musicalità avrebbe, attraverso l'analisi di Riccardo Tristano Tuis[4], la prerogativa di risvegliare le capacità assopite nel cervello che potrebbero in ultima analisi dare un apporto cosciente alla vita di ogni giorno. Vi è un'antica conoscenza che è andata verso l'Oblio dei Tempi e che solo dall'Ottocento in poi (così come moltissima conoscenza matematica e logica) è stata riscoperta e ripresa in chiave terapeutica e anche scientifica. Oggi potrebbe essere il giorno della Poesia, di riscoprire le sue antiche geometrie e di innovare attraverso la proporzione del numero aureo la propria arte al nuovo secolo ed al nuovo avvenire dei Tempi. Per questo e per altro ancora il nascere di una Poesia Aurea.


sopra volti, conosciuti in giovinezza.
tra compagni
non fu mai troppa la prudenza
per la sete, di chi vuole salvo il cuore
dal rimorso.
le alture in cui s’annida
l’iniziato, ispirato al santo canto
l’uomo salva
dall’utensile che ammazza.
la misura, tra la mano e la carezza
- sai ho paura -
quello spazio di un per sempre
le stagioni, ritornare a fare miele.
impauriti
- se puoi stringimi al tuo petto -
invecchiamo, ci troviamo impreparati
a pensare
cose simili ad un sogno.
l’ora tarda, quando provi a coricarti
l’imprevisto
troppa brace dentro l’anima
troppe stanze, da svuotare e rimbiancare
- la mia fede -.
il deserto in cui partire
l’alto cielo, geometrie tutte da tessere
poi la festa
labirinto in cui danzare
leggerezza, d’un ascetico avvenire.
rosea croce
dietro bianco e sacro velo
del Risorto, suo divino sguardo amato
mappamondo
della terra tanto attesa
della morte, si dirà che è solo morte.
mio fratello
schizofrenico invasato
pani pesci, li moltiplica e li dona
quasi rido
penso quasi di adorare
del divino, la parola umano stigma…


[1] R. Tristano Tuis, scheda autore, su  http://www.432hertzlarivoluzionemusicale.com/autore.html
[2] S.Cardellini, Poesia Aurea, su http://www.432hertzlarivoluzionemusicale.com/autore.html, p. 2.
[3] Cfr. A. Fabre d'Olivet, Histoire philosophique du genre humain, ou L'homme considéré sous ses rapports religieux et politiques dans l'état social, à toutes les époques et chez les différents peuples de la terre, précédée d'une dissertation introductive sur les motifs et l'objet de cet ouvrage (2 volumes, 1824). Réédition: Éditions traditionnelles, Paris, 1966.
[4] R. Tristano Tuis, 432 Hertz: la rivoluzione musicale. L'Accordatura Aurea per intonare la musica alla biologia, Nexus Editori, 2010, p. 74.

1 commento:

antonio bux ha detto...

Gran bel lavoro di Serse, con il quale ho potuto interagire già in passato, su questo argomento.

Complimenti a lui e a voi.

Saluti cari

Bux A.