martedì 2 ottobre 2012

Su La valigia del meridionale e altri viaggi


recensione di Luca Ariano

valigia meridionaleVincenzo D’Alessio (1950) è una delle voci più interessanti della poesia contemporanea e dei poeti meridionali. Forse proprio questo ha fatto sì che non arrivasse a pubblicare presso grandi editori o a causa della sua poetica “civile” così scomoda e così forte. Per Fara Editore è uscita l’antologia La valigia del meridionale e altri viaggi che raccoglie poesie dal 1975 al 2011 con una sentita e puntuale prefazione di Anna Ruotolo. La giovane poetessa campana sottolinea come D’Alessio sia un maestro per i più la nuova generazione e lo si evince dalla dichiarazione di poetica (p. 15) dove il Nostro esplica il suo poetare da quasi quarant’anni. Non è forse un caso che la sua prima raccolta sia uscita nel 1975, anno della morte di Pasolini e, come il poeta friuliano, D’Alessio, descrive nei suoi versi una civiltà contadina meridionale distrutta da un finto progresso che ha lasciato solo sfacelo e macerie. I giovani, e non solo, sono dovuti emigrare, spesso senza fare più ritorno: “Noi giovani emigrati del Sud / pietre staccate da montagne / restiamo a Nord vestiti /  di lutto per la terra nemica […]”. Poesia civile, di forte impatto con una versificazione compatta  e ben costruita che ricorda l’opera di Leonardo Sinisgalli o di Rocco Scotellaro, maestri citati dal poeta stesso: “[…] Torneremo soli al Sabato / con Rocco e Leonardo / resteremo sempre distanti / partigiani meridionali.” 
Molto struggenti anche le poesie dedicate agli affetti famigliari, come quella per il figlio Antonio, prematuramente scomparso, a cui ha dedicato nel 2009 la raccolta Figli (ed. G.C. "F. Guarini", Montoro, 2009) o la poesia dedicata al pane di Montefusco dove in tempi di Slow Food e di mode e finte mode sui cibi biologici anticipa il recupero di certe tradizioni, in primis, alimentari, spazzate dall’omologazione e dall’industrializzazione della produzione.
Questa raccolta ha il pregio di descriverci decenni di sofferenze per il Sud, per generazioni e la poesia pare essere rimasta l’unica arma per resistere: “Proteggete le tombe dei poeti / che non le raggiunga la morte /  moneta della dimenticanza / pulitele dalla fretta dell’addio […]”



Oltre il verde

C’è qualcosa oltre il verde
che attrae i nostri pensieri
la terra e il sudore degli uomini
confusi nelle spire del tempo.

Chiazze assolate di ulivi
(dolcezza di una donna paziente)
le speranze di un grande avvenire.

Il nonno era il mito terreno
mio padre l’impegno in persona.

È morta la terra da arare e
mille fabbriche hanno stretto d’assedio
le macchie di aceri e querce.

Non amo il progresso assassino
univoco nel dare benessere.
Disegno con lampi d’ingegno
una siepe e il profumo di lievito.


 ***


a Michele Caliano

Gli operai sono tornati schiavi
i padroni ingrassano i cani
Michele dorme di giorno
fa turni di notte

Siamo nani
di fronte al potere oscuro

La Camorra chiama compare
chi l’aiuta

L’auto del futuro passa rombando
sopra le scritte
sui nostri muri.


 ***

Pensiero meridionale
forte e umano in cerca
di libertà sempre negata
soffocato dai politici
odiato dagli ignoranti
temuto dai potenti

Pensiero presente in mezzo
ai giovani Noi siamo
la spola degli artigiani
il bene che separa
l’orrore delle guerre
siamo inermi Affidiamo
al canto l’ingiustizia
ai versi l’innocenza
della speranza Emigriamo
con la voglia di tornare
alle nostre case domani

Pensiero meridionale
senza mafia bestiale
con la giustizia impotente
contro l’odio della gente
Andiamo a illuminare
il cielo di domani.

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