domenica 17 febbraio 2013

Su Finestre aperte di Ottavio Rossani

Alla chiara fonte, 2011, n. 47 della collana Quadra, pp. 32

Nota di lettura di AR

È una splendida apertura di finestre sul mondo della infanzia e dell’adolescenza di un ragazzo del Sud, questa silloge calibrata, essenziale, precisa e carica non tanto di una facile nostalgia per un mondo che è stato, quanto di emozionante saggezza, di affettiva condivisione di esperienze, sentimenti, valori che nella confusione di questi giorni assumono un alto valore etico e poetico al contempo: “Sembrava che i giorni dovessero / correre sullo stesso colore” (distico che apre la prima poesia, p. 3); “Con la morte del più caro amico /aveva imparato la paura. / (…) / E sotto la crosta del sorriso / restò una costante incredulità.” (p. 5); “Un vecchio senza denti e senza casa / dormiva in un sotterraneo dimenticato, / entrava e usciva da una botola. / Dopo alcuni anni non si vide più. / In banca aveva accumulato / un tesoro per lui inutile. / Vennero i nipoti a reclamare corpo e soldi.” (p. 9); “L’offerta più generosa quell’anno venne / da un ricco commerciante di mucche, / che aveva spezzato un’anca / alla fidanzata rea di un sorriso.” (p. 10). Si può notare il linguaggio pulito, da abile narratore e osservatore dei fatti quale Ottavio Rossani è, l’occhio è però davvero acuto, sa andare ben oltre la superficie e sa farlo con la verità anche cruda del testimone e con un ritmo che incide le sillabe: “Era un’oasi la capanna di frasche. / Lì un giorno un amico di famiglia / voleva sfilargli i calzoncini. / Urlò, si divincolò, fuggì. / (…) / Per lunghi anni disertò l’arenile.” (p. 12); “Ogni giorno durante il campeggio sulla Sila / si facevano marce di chilometri. / (…) / A sera il sonno che leniva la stanchezza / ci assicurava che era stato tutto vero.” (p. 16); “Progetti, attese, infine delusioni. / Solida la torre di Carlo Quinto dimostrava / da secoli l’immutabilità delle cose. / Eppure la bellezza del Golfo / era sempre diversa dal giorno prima.” (p. 17). Queste finestre ci consegnano personaggi vividi, fotografandoli senza sconti, ad esempio la vecchia zia che “… inventava / motivi per fare donazioni / solo ai nipoti preferiti. / Quando morì al suo capezzale / accorsero i meno amati. / Gli altri erano troppo indaffarati.” (p. 19); o gli amici che “Andavano in un’antica taverna / a bere e discutere fino all’alba. / (…) / S’incontrarono tutti con i capelli grigi, / solo una donna apparve sorridente, / tutti gli altri avevano nel cammino / dilapidato desideri e talenti.” (p. 26). Non mancano tratti umoristici ed ironici, anche se il tono generale mi pare quello di un poeta che offre con maestria, onestà e umiltà momenti di vissuto ricchi di insegnamenti di cui anche i più giovani potrebbero giovarsi.

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