mercoledì 6 marzo 2013

Vincitori del Concorso Pubblica con noi 2013 XII edizione

Fara Editore e i giurati Anna Ruotolo, Elena Varriale, Davide Valecchi, Gianluca D’Andrea, Laura Corraducci e Teresa Armenti sono lieti di premiare per la
Sez. B – Silloge poetica
per la
Sez. A Racconto v. qui

v. scheda libro


Accade soprattutto per la strada di Vincenza Scuderi, Misterbianco (CT)

Esercitazioni in giorni di neve, per preparare quelli di sole.
Chiudete la finestra con determinazione, dimenticate il ghiaccio sul balcone.
Acceso il bollitore elettrico potete aspettare un buon tè,
immaginare un mattino sulla sabbia del Mare del nord,
che per lo meno ad agosto dovrebbe essere estivo.
Non temete il nevischio (passaggio ai giorni di pioggia)
che la settimana prossima vi sorprenderà per strada,
e senza un berretto perderete il tram notturno
e andrete a piedi a casa.
Apprezzate il letargo che previsto si ripete:
la sontuosa solitudine esamina le forze,
le concentra grado a grado,
le prepara per l’estate.

***

Nella città del Perugino

Nella fontana
maggiore restaurata
non ci sono più piccioni.
Prima andavano col telo da mare
tutti i giorni a fare i bagni.
Ma le portatrici d’acqua
che Rosso Padellaio fuse
per Nicola Pisano,
sono al sicuro se l’orda tornasse,
ellenizzanti di grazia antica
nella Galleria nazionale dicono:
“Il medioevo
non c’era nemmeno
nell’era di mezzo”.
Tuttavia è piena di piccioni la Galleria,
dallo Spirito Santo affilati come lampi
pronti a colpire il cuore di Maria.

Hanno un nido nella enne
a due passi da San Giorgio,
i piccioni di Ferrara.
Nella enne della Banca
Nazionale del Lavoro.


Esaltatore di sapidità

Nel volgere del giorno fino a noia
corteccia densa e dura mi separa,
con vivo senso dissennato e forte,
dal senso della vita come gioia.
In festa il mio pensiero mi addolora,
mirando tutto quello che non trova
misura per millimetri le lacrime
che l’anima non versa ma divora.
Consueto stato la sete costante
ai piaceri del sapore si fa muro:
che manchi glutammatomonosodico
alla mia percezione dell’istante?


Giudizi

C’è una perizia da equilibrista, in questa raccolta. Nel senso proprio del termine, nel senso – intendo – dell’atleta che si mantiene in perfetto equilibrio e, sebbene si sbilanci pericolosamente ora verso un lato ora verso l’altro, tiene una posizione elegante ed eretta; e nel senso grammaticale, per così dire, del termine. Sia “equilibrista”, sia “atleta”, infatti, sono sostantivi capaci di indicare sia il genere femminile che maschile, così generali, così aperti, piccoli affascinanti distrattori, a volte, e gusci aperti a mille possibilità. Ed è per questo che nel cambio repentino di metrica, registri semantici, ispirazioni, deduzioni, slanci, ci troviamo coinvolti in una Spoon River al singolare, fatta di un solo personaggio pieno di così tante alterità da non aver bisogno di inventare nomi e città che non siano quelle sue proprie, reali, conosciute, quand’anche si presentino sopra le righe, ironiche all’inverosimile, lati del suo non-luogo onirico, vicine allo zero nel senso di rese all’osso con una capacità davvero accattivante: Che non sono una grande, lo sapevo. / Ma nemmeno una donna, / non ne avevo idea. (Anna Ruotolo)

Una discreta pertinenza metrica convive con l’ironia piuttosto amara di un comune disorientamento. Esiste una ricerca sonora, anche se a volte degrada in virtuosismo; l'incarnato dei testi è lieve e aspro. In nuce si verifica un racconto, una trasmissione: la freschezza di qualcosa che si affaccia, giovane. (Gianluca D’Andrea)

Biografia
Vincenza Scuderi è nata a Catania nel 1972, dove vive e dovè germanista presso luniversità. È saggista, traduttrice, e defilatamente ma fortemente poeta. La sua raccolta Accade soprattutto per la strada, prima classificata nella sezione poesia del concorso “Pubblica con noi 2013” di Fara Editore, ha visto una tranquilla gestazione danni. Sta lavorando a una seconda, forse meno lenta raccolta, e ad ulteriori cose di cui dirà poi. Nelle sue vesti germanistiche si occupa di poesia contemporanea (in particolare poesia austriaca sperimentale), cultura visuale, gender studies, traduttologia, e qualcos’altro. Fa parte dellassociazione-casa editrice incerti editori (www.incertieditori.it). enzascu@tiscali.it




ex aequo Sguardi dentro e fuori di me di Ernesta Galgano (Genova)

ARRENDERSI

Arrendersi.
Non combattere.
Non difendersi.
Lasciarsi portare
da una corrente
di misericordia
e di perdono.
Arriveremo al mare
dove ogni goccia
è vivo oceano
e ride e salta
sugli spruzzi dell’onda
e pensa e crea
mondi sommersi,
ignoti e ricchi di colori,
assolutamente veri,
anche se sconosciuti.
Solo la luce può rivelarli,
come solo l’amore
può svelare
il mistero del cuore.


CELESTE NASCOSTO

Sì lo so
cos’è
lo struggimento
che può dirsi
amore 
e la pietà
di tenerlo nascosto.
Chiuso nel cuore,
nonostante,
canta.
Brilla
come puro azzurro
di laghetto alpino.
E’ una goccia
di tutto il celeste
dell’universo.
Mi illumina.
Ci credo.
E la dolcezza
supera la pena.


GRAZIE A TE

La mia persona si annulla,
ma lo spirito ascolta
armonie di emozioni
misteriose e difficili
e ti è sempre vicino
come una piccola porzione
della tua stessa ombra.
Mi hai consolata
quando cominciavo a morire.
Si apre, improvvisa,
una voragine in ombra,
non si vede il fondo ,
ma si sente
mugghiare l’Infinito,
e si scivola giù.
Un ramo del tuo albero
ha fatto appiglio
alla mia mano.
È solo un arbusto,
è scosso dal vento
e rabbrividisce anche lui,
ma ho potuto fermarmi
su una sporgenza di prato.
Un raggio di sole
ha illuminato le tue foglie,
iridescenza di colori
su un velluto verde,
ho sentito il canto
dell’aria tiepida
cullare un usignolo,
che solfeggiava sicuro
accordi di Speranza
Sto bene adesso
in questa nicchia di luce
e mi riposo,
attenta ad essere leggera.
Lacrime di riconoscenza
innaffiano le radici
per dare  più energia
alla bella pianta
della tua Vita
ed è un grazie di Gioia.


Giudizio

Scorrono leggeri, i versi, come tanti fotogrammi immersi nell’azzurro, percorsi da una luce che emana scintillii di gioia e proviene da un cuore verde-smeraldo, vibrante di Speranza, che invita a respirare la vita, camminando come un’equilibrista sul filo nel Circo del mondo. C’è un’immersione nella semplicità dell’Amore, dove l’anima galleggia serena e si lascia trasportare dall’onda della Fede, facendo riposare lo sguardo nelle acque limpide e chiare. (Teresa Armenti)

Biografia
Ernesta Galgano dice di sé: «Ho sempre avuto l'istinto e il piacere di trascrivere in versi le mie emozioni. Una professione molto impegnativa mi ha assorbita completamente. Sono un medico, ho fatto il chirurgo, quello vero, sul campo, in ospedali italiani e in paesi emergenti come volontaria. Con la pensione e con nuove emozioni ho ripreso a scrivere. Ho avuto riconoscimenti per poesie e racconti in concorsi nazionali ed internazionali. Continuo ad emozionarmi con la musica, con i viaggi, con il desiderio di capire e consolare chi incontro sulla mia strada, anche con le parole, assolutamente sincere.»




ex aequo Tredici meno di Luca Carboni (Pesaro)

I – Silvia

A Silvia F.

Silvia è una donna esile,
dal fragile, limpido sguardo,
smarrita per la demenza degli anni,
una donna bella, che dice a me
sconosciuto di passaggio:
«Scusi, sa a che ora viene a prendermi la mamma?»

“Noi siamo un colloquio”,
diceva un poeta vero,
non monadi fatte
per il proprio ego.
Siamo creature, Figli di un Creatore.
E il bisogno di aiuto per la debolezza,
è invece un Dono,
perché ci ri-dice ciò che siamo.

Siamo Figli.
Da giovani lo dimentichiamo:
sogniamo, il mondo è avanti,
le mani nel denaro, il potere, le donne.
Ma viene il tempo di impotenza e povertà,
che è davvero tempo di Misericordia.
Tempo per ritornare ciò che siamo.

Tranquilla, piccola Silvia,
“la mamma certo arriverà, prima di sera, a prenderti”.
E io attenderò insieme a te.


II – Di grezze stelle

Di grezze stelle piange il firmamento.
Il loro raggio è sale
una luce che sa di mare.
E io nato senza perle
sono una conchiglia,
un torrente che un argine imbriglia.
Tu che ignori
questa luce dei sensi
sei un lutto
d’amara innocenza.
I sogni imprigiona una dura fatica,
il fuoco delle parole
per questa carcassa
è il solo lenimento.
Ma quest’amore pure senza di me
t’avrà sempre.



III – […]

Corroso dai sogni
tutto il giorno contemplo la bellezza.
Ma io divento vecchio in mezzo ai sogni
alle musiche alle tempeste
e toccò a te, ultima ventata,
sradicarmi da dov’ero a dimora

Le vetrate rifulgono dolci
con echi affievoliti di luna.
Un sudario, lasciami sospirare.
La sera io mi vergogno,
si, mi vergogno di essere cosa di poeta.
Dell’invisibile intatto dentro il visibile devastato.


Giudizi

Poesia come risposta urgente al dialogo con il Divino, nel quale non si cerca un ristoro facile o scontato ma soprattutto uno sguardo nuovo sulla realtà. L’elemento dolore su cui l’autore, però, poggia con forza il desiderio di speranza, quasi come grido di rabbia al male e alla cecità umana, sembra essere il filo che lega tutti testi, sia quelli esplicitamente religiosi, che quelli in cui la tematica assume contorni più esplicitamente legati alle relazioni e alla fugacità dolorosa degli incontri. Queste ultime poesie risultano più centrate, più libere dall’artificiosità che a volte lega e appesantisce certi passaggi, ma l’atmosfera che avvolge l’insieme dei testi è espressione continua di un’urgenza del dire e dello svelare, fosse solo in impercettibile parte, la bellezza di un tu che è sempre meraviglia e buio di un mistero infinito. (Laura Corraducci)

La ricerca o il bisogno d’amore e di risposte in un mondo che celebra Caino piuttosto che Abele sono evidenziate dalla compattezza e geometria del verso e dalla forza icastica delle allegorie. (Elena Varriale)


Biografia
LucaCarboni è nato a Fano (PU) nel 1973 e risiede a Pesaro. Dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna e l’abilitazione all’esercizio della professione, lavora da più di dieci anni presso l’Inail di Pesaro, lavoro che rivendica orgogliosamente essere analogo a quello svolto dal suo idolo letterario, Franz Kafka. Ha preso parte ai corsi di Poesia tenuti all’Università dell’Età Libera di Pesaro dal Prof. Gianni D’Elia. Sta ora frequentando i corsi di Filosofia Teoretica, Storia della Filosofia antica e medioevale e Teologia Fondamentale presso l’I.S.S.R. di Pesaro. Sue opere sono presenti in antologie on line e blog di poesia, ma sicuramente il momento culmine della sua breve carriera poetica è rappresentato dalla partecipazione a “Primavera di Poeti”, con letture tenute nella fascinosa Cripta di San Biagio, nelle immediate vicinanze dell’Eremo di Fonte Avellana.



ex aequo La semplicità dell’immenso di Michela Zanarella (Roma)


Viviamo

Viviamo
dove si uniscono elementari polveri
a linguaggi materni,
ascoltando le diverse identità del cielo
e le rotte di secoli disinvolti.
Parliamo di brezza, fatiche
e scogliere,
trasportando l'ombra del destino
nei colori e nelle ossa
della terra.
Dietro silenzi compatti
in corpi di luce ed aria,
nelle fronti limpide
di un mondo antico,
siamo fino alla fine
fedeli benedizioni del tempo,
sudore e segreto
di un'esistenza che si ripete.



Nelle stoffe di un quartiere (Monteverde)

Nelle stoffe di un quartiere
il sole setaccia
trame di verdi rossori
e negli strati di storia
infila ingenuità di silenzio,
fiati zuppi di pasoliniani
orizzonti.
Sotto le pietre Monteverde
mescola
vetri e detriti di poesia.
Non ho ancora imparato
a forzare intime gerarchie
di glicine.
Potrei indossare nudità
di marciapiedi
e smorzare avidità di luce,
dove hanno radice
fibre d' umane rivelazioni.



La vita ha bisogno del verbo

La vita
ha bisogno del verbo
della luce.
Aprirsi nel verde di terra
è ciò che il midollo umano
cerca sulle guance del cielo.
E forse nelle crepe
di un orizzonte
sosta un chiarore cerebrale
che matura
per amore
in polvere di destino.




Giudizio

Silloge organica che scava nei meandri del cosmo, della luce, del verbo e dell’essere con intensità espressiva ed una ben riuscita cadenza allegorica del verso. (Elena Varriale)


Biografia
MichelaZanarella è nata a Cittadella, Padova, il 01-07-1980. Vive e lavora a Roma. Inizia a scrivere poesie nel 2004, e la sua poesia è ora tradotta in inglese, francese, spagnolo, arabo. Ha pubblicato sei libri Credo (ed. MeEdusa), Risvegli (ed. Nuovi Poeti), (Vita, infinito, paradisi (ed. Stravagario), Convivendo con le nuvole (ed. GDS), Sensualità (Sangel Edizioni), Meditazioni al femminile (Sangel Edizioni). È Premio Speciale “Poeti per la Repubblica” nella 23^ Edizione Premio Nazionale di Poesia “Rosario Piccolo” 2012. È tra i vincitori del Premio Internazionale di poesia Tredici, indetto dal Centro di Poesia Roma.



ex aequo Mi hai lasciato uno scrigno di parole di Mariagnela Ruggiu (Suni, OR)

SLA

Dio, ti parlo con gli occhi che diventano
questa voce stridula che non mi appartiene
dimmi di questa vita, qual è la vita,
quella che hai soffiato dentro corpi perfetti,
questa che hai messo in questa prigione
senza darmi di evadere?
Tanti guardiani mi hai messo accanto
che si fingono te e mi dicono: vivi!
tu dove sei? hai lasciato deleghe in bianco
guarda, guardami ora,
sono la tua immagine, ti riconosci?
sono fatto di macchine che respirano,
che mangiano, che parlano per me,
ed io vorrei farmi leggero
e uscire da queste mani inchiodate,
senza aspettare che il cuore mi ami,
fermandosi.



la poesia più bella

La poesia più bella l'ho scritta di te
senza cercare parole
per ogni respiro che abbiamo confuso
per ogni pensiero che abbiamo diviso
per  mille voli nel cielo più alto
e poi le cadute a scoprirci di pianto,
per le distanze che abbiamo colmato
di dubbi scavando certezze
di fame inventando carezze
di impronte sul tempo trascorso
di figli che abbiamo cullato
di gioie che abbiamo rincorso
per farne oggi questa collana di perle.




è ancora tempo

Ne ho visti soli volgere al tramonto
con dubbio di un'alba possibile,
ho vibrato al brivido della paura
poi mi ha trattenuto la tua mano,
mi hai abbracciato come quercia
e ho sentito le tue radici
sicure sulle mie incertezze.
Le tue dita come foglie nuove
a inventare carezze sconosciute
le tue braccia come rami intricati
che mi hanno portato in cielo.
fiori e frutti abbiamo maturato al sole,
è ancora tempo di colorare foglie
e aspettare insieme
quest'inverno da passare.



Giudizio

È un unico, prolungato, lacerante grido di dolore, che diventa singhiozzo, spasmo, silenzio soffocante. Viene lanciato al cielo e rimbalza sulla terra, irrorandola di copiose gocce di sangue. È la Passione di Cristo che si rinnova all’ennesima potenza. Sono tanti i punti interrogativi che attendono risposte. E bisogna fare i conti con i sorrisi di circostanza, di compatimento, mentre si coltiva il dolore indeclinabile, compagno inseparabile di una vita. (Teresa Armenti)


Biografia
Mariangela Ruggiu dice di sé: «Sono insegnante di discipline scientifiche, amo la poesia da sempre, ma ho ripreso a scrivere da pochi anni, sono solo dilettante nella poesia cercando di non mancare mai di rispetto a quest’arte. Non ho molto da raccontare, di me, penso che le poesie, una volta scritte, diventino autonome dal loro autore, per questo sono felice di lasciarle qui, perché vadano da sole. Intanto io continuo a vivere la mia normale vita.»



ex aequo L’angelo morto di Mario Campanino (Santa Maria a Vico, CE)

I.

Ho visto un angelo sul marciapiede
i
n mezzo a tante irrilevanti cose
come apparso allimprovviso
ma non come una sorpresa
o una cosa serbata
né come un enigma
a
pparso lì semplicemente
come in unepifania
non di cosa violata
ma di cosa che si svela
.


II.

Era qualcosa come un segno
come un annuncio o un messaggio
ma non in codice e non da interpretare
n
on certo unaltra annunciazione
e nemmeno una buona novella
ma qualcosa soltanto da vedere
i
n effetti solo un corpo tra altri
senza nemmeno la portata di un mistero
s
e non perché era morto e giaceva
come la più scontata delle cose
.



III.

Giaceva a capo chin
annerito di morte e di fumo  
ed era senza volto
sotto le palpebre senza occhi  
senza i due buchi delle naric
senza bocca e senza orecchi
e ununica lunga cicatrice  
verticale dalla fronte al mento
col vecchio filo di sutura ancora teso  
in un cappio attorno al collo
.



Giudizio

Ciò che colpisce di questa raccolta è l’impoeticità apparente di una fiaba moderna e cruda e subito dopo questa sorta di resoconto che oscilla tra lo scientifico e l’emozionale non mieloso (limitatamente all’emozionale mi riferisco, soprattutto, alla fine della storia). Il merito è quello di incollare il lettore a un’osservazione partecipata, esterna, interna, superiore… Non c’è scampo. Come alla morte, a ben vedere. (Anna Ruotolo)


Biografia
Mario Campanino è nato a Milano nel 1967 e si è trasferito a Napoli all’età di dodici anni, pochi mesi prima del terribile terremoto del 1980. Musicista e musicologo, appassionato di volo, da sempre alla ricerca della “verità in scrittura” – per parafrasare Cézanne e Derrida – ha già pubblicato alcune raccolte poetiche su temi diversi. La vita concentrata in 1 moglie, 2 figli, 3 tartarughe, 2 cani e 1 criceto, tutto a Santa Maria a Vico (nella provincia di Caserta) dove vive e legge pochissimo, e oramai solo opere di Joyce.



ex aequo Mangrovia di Luca Immordino (Albenga, SV)


L’Aria.

I
è assolata e rovente l’oscurità della mia fragile stanchezza,
avvolta in coincidenze da circo, attanagliata da paure di strada.
infondo alla piazza circolare tutti stanno mimando i passanti e le lenzuola penzolano piano
inermi dai portoni; è un silenzio falcidiato da plumbei sorrisi e sbiechi movimenti di massa.
qualcuno ha pronunciato il mio nome in fondo al vicolo, è il senso di accerchiamento
che mi porto arpionato dietro alla cintura: smarrimento distrettuale plurimo.

sei stata la prima a pugnalarmi frontalmente e l’ultima a farmelo notare
in un’orgia di tensioni e fugaci brandelli di crepuscoli troppo stretti per farti respirare
sotto un roteante desiderio di fuga, breccia di angosce, campionario di fazioni.
sbiadite ormai ai lati del ciottolato si stringono le gerarchie emozionali:
strali di passioni male amalgamate si fanno largo a spallate improvvise
nel notturno delle nostre menti, folli di inutili minuti passati.

è un parallelo di paure a compartimenti stagni, imperniati su una leva
dileguabili quando la diga perderà la tenuta e si abbandonerà sulla pianura
seminando detriti sulla tua visuale lineare e talmente poco geniale.
screpolate da un millennio di buone intenzioni camuffate, le ansiose dita
si allargano fino a toccarmi le spalle, fino a graffiarmi la fronte
assolata e rovente la mia ora del crepuscolo crea una rima senza pietà.

sei rimasta a tenermi la mano anche durante la terza guerra e hai preso posto
oltre le staccionate issate mentre eravamo distratti dalla luce:
hai attraversato la stanza così piena di persone con il passo fiero e scalcinato
accompagnata da un sorriso che era anche un’autoaccusa straziata
germogli di veleno e un siero di naftalina da supermercato, restano laggiù
nella tempesta delle tue labbra, folli di inutili minuti passati.

è la quinta ora
le decisioni scarpinano sul pavimento
grattano alla porta:
cedi il passo a sua altezza.

verso le ventidue s’è udito un crepitio sordo, da distanza siderale
la camicia dimenticata, poggiata sullo schienale della sedia,
la bottiglia poggiata stancamente sul lavabo sorride alla luna che filtra dalla finestra semiaperta;
priorità e paralleli si aprono un varco fra le tue intenzioni
ben lontane dall’essere innocenti come lo sguardo che ora stai indossando
il viandante che canta sotto la tua finestra ha le scarpe che vorrei io:
due misure più strette di quelle che volevi impormi tu.

sensoriale e notturna la tua paura crolla sovrana
micromacerie d’amore lambiscono il muro:
ho separato l’amore dall’odio, stanotte
e non ti ho trovata da nessuna parte.



Giudizio

Un fluire magmatico che investe il lettore come un torrente in piena, tra aulicismi dal sapore ironico, mimesi del parlato, versificazione del quotidiano vivere dove una miriade di linee narrative, riferimenti alla cultura popolare, alla filosofia e alla letteratura si intersecano e si intrecciano proprio come nelle radici di una mangrovia, pianta che non a caso è stata scelta per dare il titolo a questa silloge. Talvolta vicini al flusso di coscienza i testi offrono molti spunti che rischiano di perdersi in un oceano di materia troppo densa per essere colta nella sua interezza ma che, nonostante tutto, conferiscono a questa scrittura-limite un fascino incontestabile. (Davide Valecchi)

Biografia
Luca Immordino nasce nell'autunno del 1974 in Italia, da madre italiana e padre italiano: primi indizi di una coerenza che lo porterà a scrivere per poter leggere e leggere per poter scrivere. Appassionato di musica, poesia e arte è ancora oggi alla ricerca del vero senso dell'esistenza; sembrava averlo trovato nella pioggia, fino al giorno in cui scoprì gli ombrelli. Le sue poesie sono dedicate quasi esclusivamente a sconosciuti/e, per cui sentitevi pure tirati in ballo, se vi va.



Opere segnalate con pubblicazione di estratti e giudizi in questo blog

Esodo. Sentieri in estate (2010-2012) di Annarita Zacchi (Firenze)

Natrum


isola universale

I
si apre nell’occhio un nuovo sentiero
la frana del tempo ti ha
condotto al monte assoluto
declivio
attrezzi di lieve lavoro
la baia scorre via

acqua del mondo di sotto
la retina senza memoria
aggancia il mare
salpa ogni risacca.

Immersa, avviti
fasci di luce trascini
erbe lucide e in vita
rimani e parte del fondo.

II
si sposta nei talloni l’estate
polpacci signori, vie di lucertole
il sentiero muore nel caldo

non scavalca se non
luce
scorda conforto
e macchie scure,
nel sole esaurire
come ramarri cambiare

l’estate cola
senza imbuto
straripa di famiglie animali
sulla polvere, senza suono.


Giudizio
Una silloge che disegna con un taglio stilistico tra il lirico e il prosastico una cosmogonia rurale fatta di piante, animali, luoghi e voci in un orizzonte geografico ben definito della campagna toscana. Flashback di scenari pre-tecnologici e richiami alla vita contadina passano attraverso i nomi di attrezzi da lavoro e termini regionali (o gergali) in un flusso di scambio fra il presente di un viaggio (o di una permanenza estiva) e il passato dei luoghi evocati da ciò che di essi rimane oggi. Un’operazione piacevole che pecca un po’ di eccessivo ricamo linguistico quando sottende a tematiche che avrebbero trovato forse una miglior collocazione in testi di tipo lineare e narrativo. (Davide Valecchi)

Biografia
Annarita Zacchi dice di sé: «Sono nata a Castelnuovo di Garfagnana, vivo e lavoro a Firenze, dove insegno italiano e tengo laboratori di scrittura a stranieri. Mi sono laureata in Filosofia ed ho un Master di Lingua Italiana a Stranieri. Di una mia raccolta poetica abbiamo realizzato con Leonardo Gandi una lettura scenica, Lavoro e antilavoro. Sogno dell’insegnante errante, replicata più volte a Firenze e a Pieve di Compito, Lucca. Miei testi si trovano in alcuni volumi collettivi, tra cui Varianti urbane. Mappa poetica di Firenze e dintorni, Damocle editore. Partecipo a laboratori e Festival per promuovere la poesia e la lettura. Ho vinto due premi di scrittura, uno nazionale per poesia inedita a Jesi nel 2005.



La Vocazione della Balena di Claudio Pagelli (Rovello Porro, CO)

And that is Jacob’s ladder  (Jack Hirschman)

Il fischiare è questo voler ammutire i cani (Luigi Di Ruscio)

Ormai è un furto ogni prospettiva di fuga (Simone Cattaneo)


 DON CHISCIOTTE ALL’INFERNO

tatuaggi”

per un filo sbilenco d'inchiostro
s'insegna l'antica disciplina -
una benda di sassi agli occhi,
in gola la pietra più nera.
è nel buio, si dice, che s'affilano
i ferri del sangue, che s'impara
il mestiere feroce dell'inganno.
eppure la luce persiste scaltra,
mondo dopo mondo,
a tatuare di stelle la schiena della notte...



call center”

ora che tutto riparte
in questa selva lampeggiante di voci,
le cuffie come meduse leggere
sulla teste degli operatori
e le bocche tritate di parole, promesse d'occasioni nel mercato virtuale,
l'abbonamento migliore alla novità in visione -
l'estrema spremitura della buona volontà...


gli schiavi”

sette contatti utili l'ora, mi raccomando,
che il cliente va soddisfatto ad ogni costo,
soprattutto contratti - da bravi -  anche slogando un poco gli arti,
che senza fatica la lingua non trotta il mercato non tira
e non per cattiveria ma per nesso causale -
sapete, la tediosa legge per cui ad ogni causa
seguirebbe scaltro un effetto....
noi certo ci troveremmo culo all'aria
e voi schiavi bradi senza neanche un padrone a cui leccarlo…

Giudizio
Ci sono un paio di versi, forse quattro, che dicono tutto e di più, nonostante il resto della raccolta sia perfettamente dosato e necessario alla comprensione ampia, totale: “l’umana commedia che riapre il sipario”, “è così che si va, nel viaggio dritto alla Bovisa / come il plancton in bocca alla balena...”, “e come pesci non si domanda, / s’entra a branchi involontari”. Quel titolo che inserisce un’opzione di significato, in realtà, è così familiare al/col mondo che, in chiusa, diventa tutto questo e il suo contrario: la “vocazione della Balena” (che ingloba) ricomprende anche la vocazione propria delle cose che entrano (secondo la loro azione) dentro di lei, a volte inconsapevolmente, a volte con coscienza arresa, a volte con lucida previsione degli effetti. Buoni gli slanci meno controllati, quelle ispirazioni che danno aria al contesto a volte attestato su premesse sin troppo chiare e incontrovertibili. Bello quel “qualche lisca di sogno” (non a caso messo alla fine), sebbene tenga a denunciare il suo sapore di involontaria “sbandata”. (AnnaRuotolo)

Biografia
Claudio Pagelli nasce a Como nel 1975. Pubblica alcuni libri di poesia ("L'incerta specie" con LietoColle, "Le Visioni del Trifoglio" con Manni, "Papez" con L'Arcolaio). Premiato e segnalato in una cinquantina di concorsi letterari di interesse nazionale. Dal 2004 è Presidente dell'Associazione Culturale Helianto (www.helianto.it). Altre info:  www.claudiopagelli.weebly.com


Torpore di Martino Feyles (Roma)

I sapienti che parlano al plurale
spiegano l’uomo con una teoria
e mettono in scatola il reale;
ma la pietà non sanno cosa sia.
Sono falsi, una razza maledetta!
chi crede in loro è solo e dispera
La Pietà è l’unica parola vera
che sia mai stata detta
Gli uomini per bene hanno paura
di guardare in faccia il dolore,
la distrazione è cieca e rassicura
sembra rendere il male minore
Ma questa miseria è familiare
come la compagna di una vita
ed inevitabilmente riappare,
inattesa perché a lungo sopita
Prima che la maschera dell’orgoglio
sia calata sugli affanni del viso
dissimulando dietro a un imbroglio
la paura e un rammarico impreciso
Prima che la vita di società
restituisca ad ognuno il suo ruolo
e di conseguenza la dignità
lasciando ogni attore da solo
Prima che la vanità tiri a lucido
l’argenteria dei sorrisi splendenti
inghiottendo un conato di acido
che dallo stomaco sale tra i denti
Prima che l’ideologia personale
che misconosce le più gravi offese
e che giustifica il proprio male
abbia ricostruito la sue difese
c’è un attimo, un breve momento
in cui l’io più vero prende coscienza
di sé stesso e della sua esistenza:
sbalordito, in silenzio, sgomento
È allora che di nuovo si sente
sepolta nelle proprie interiora
una voce flebile ma insistente
che senza sosta implora

Ore 8:00. Di nuovo nel traffico
Grigio come l’asfalto il mattino
risveglia dentro a stanche giornate
la cadenza delle solite angosce
Vedi? Guarda fuori dal finestrino:
questa gente ha delle povere mete
e aspirazioni. Eppure non riesce
Quell’uomo che s’aggiusta la cravatta
è sempre preciso e puntuale
ma in ufficio nessuno l’aspetta
e se non andasse sarebbe uguale.
Quella donna, lì dietro, che si trucca
si è messa addosso troppo rossetto
e nervosamente arriccia la bocca
davanti allo specchietto
Guarda fuori durante il cammino
Guarda gli uomini e il loro destino
Questa strada intasata si gonfia
come un’arteria ostruita
e accumula l’ansia
di ogni destinazione impedita



Giudizio
La raccolta è la fotografia della società di oggi: inquieta, malata, disorientata, ansiosa, diffidente, multietinica. Vengono colti con piacevole ironia i vari momenti di vita: in casa, nel traffico, in ascensore, sulla metropolitana, sul treno, per strada. Vengono presentati in rima: la solitudine della vedova, la stanchezza abitudinaria dell’adolescente, i volti muti di uomini come fantasmi, con sguardi che fissano il vuoto, la ressa degli immigrati e delle badanti, le urla di un folle, dall’aspetto elegante. C’è una carrellata di uomini così vicini e così estranei / compagni momentanei di un muto tragitto. I saltelli spensierati ed incoscienti di un bimbo danno un po’ di euforia, che viene subito repressa alla vista di un mendicante seduto su un cartone. (Teresa Armenti)


Biografia
Martino Feyles è nato a Torino, il 10/07/1981 e risiede a Roma, ha studiato filosofia presso l’università di Roma La Sapienza e si è laureato in Estetica con 110 e lode nel 2006. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia e Studi Teorico Critici presso l’università degli studi di Cassino nel 2010. Durante il dottorato ha studiato a Parigi presso l’École des hautes études en sciences sociales (E.H.E.S.S.). Nel 2007 ha vinto la borsa di studio del CUC, Centro universitario cattolico. A partire dal 2008 collabora con la cattedra di Estetica dell’università di Roma La Sapienza. Attualmente è professore incaricato di Filosofia della Religione presso L’Istituto teologico San Pietro di Viterbo. Ha pubblicato diversi articoli scientifici di filosofia in riviste italiane e internazionali e ha curato il volume Memoria, immaginazione e tecnica (Neu, Roma 2010). È autore di due studi monografici di filosofia: Studi per la fenomenologia della memoria (Franco Angeli, Roma 2012) e Ipomnesi. La memoria e l’archivio (Rubettino, Soveria Mannelli 2013, in corso di stampa). È giornalista pubblicista e attualmente è responsabile di redazione del magazine mensile Laurentum.




1 commento:

giar ha detto...

Bravissima Vincenza Scuderi. Bravi voi. Saluti, G. De Pietro