giovedì 11 aprile 2013

Su Incontri e Incantamenti di Cinzia Demi

Raffaelli Editore 2012

recensione di Marcello Tosi

Incontri e IncantamentiImmagini come lampi nell’esistenza tra passato e futuro, che si fanno riflessione su come passa in fretta questo “amaro tempo / che non lascia carpire / i suoi giorni migliori, in fuga”. Incontri e incantamenti che fioriscono dall’immergersi “laddove tutto è grigio / e senza tempo / per ridestare nel sonno / gli eterni ne la bellezza”.
“Vi sono cose che restano. Il dolore, ed i monti e l'eterno” ricorda l’autrice con una frase di Emily Dickinson. Una costellazione di voci e figure, di nomi di donna si fa poesia quasi corale e omaggio alla grande poesia “nei lampi della voce / e nelle mani/ stanche d’afferrare / le bellezze / cantate dai poeti”, perché “non tornerà Ulisse… sola resta la tela disfatta / il disegno incompleto / il tempo ormai speso”.
Dopo aver descritto gli incanti delle magie occulte di Caterina Sforza ovvero una forza della natura fra mito e poesia, Cinzia Demi ricollega tempi e memorie, affinché il ricordo sia una forma d'incontro”, come aforizza Gibran. La riflessione sul tempo si fa svelamento di agnizioni e stupori, scrive nella postfazione Dante Maffia Incontri e incantamenti che prendono le mosse da un famoso sonetto di Dante, con la capacità di trarre anche dalla quotidianità accensioni che non si dimenticano. A cantare la bellezza: “l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana” (Oscar Wilde).
La poetessa di Piombino che vive e lavora a Bologna, nata laddove “la terra del golfo abbraccia le tamerici” è operatrice culturale, poetessa, saggista, che si rende capace, sottolinea Gianfranco Lauretano nella prefazione, di riassumere tanti sguardi e tante esistenze: “quante voci in paese / sotto i portici per le vie / e colori diversi / sulla pelle..”. La sua raccolta diventa nella parte finale quasi elegia segnata da un malinconico distacco dal presente: “era la stazione / di partenze una volta / e di canzone il sapore…resta quel filo lucido..”, simbolo di un tempo che e partito e non c'è più”.
“Abbondanza di raccolti / a mietere poesia”, dove fioriscono omaggi a poeti, come a Giorgio Caproni, versi che si fanno destino di canti, in questo reportage poetico del tempo , per dire la vita, per dire “eppure quanto intensamente lo vivo e lo sento il dolore dell'eterno”. Desidero auspicio speranza, oltre il senso effimero del vivere: “fosse il giorno di un solo minuto / non potrebbe non essere vissuto”, recita la bella poesia dedicata ad Eluana Englaro.
E nel ricordo voci e incontri, la ricerca di quell’ultimo sguardo che “metteva tutti d’accordo nell'incontro e nel ricordo”, “che riaffondi radici / che ridia le memorie / come storia e conforto / come terra di padre / ancora nel volto”. Un voce, un incontro informale, diventa testimone di trama sospesa, perché ”smantellare le trame / intrecciare le vie / costruire ed unire si può”.
Volgersi a guardare e ascoltare le voci che giungono dal passato (“alla sera vidi”) e del presente “ (“si allontana la notte “) significa per l’autrice ritrovarsi nell’acquisita consapevolezza che “non son più che sguardo / sguardo perduto” (Sibilla Aleramo). “Mi rifletto / nella tazza di the / mentre tento di bere / il destino / dei miei ultimi canti”, per raccontare ancora una volta “una storia mancata / una storia di tempo / e d’incontro con la vita… ”.


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