lunedì 25 febbraio 2013

Premio Nazionale di Poesia “AGOSTINO VENANZIO REALI” (sc. 31-5-13)

L’Associazione Culturale Agostino Venanzio Reali, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Forlì – Cesena, del Comune di Sogliano al Rubicone, bandisce la 12ª edizione del Premio Nazionale di Poesia “AGOSTINO VENANZIO REALI”, a tema libero, per opere inedite in lingua italiana, aperto ad autori italiani e stranieri.

Scadenza: 31 maggio 2013. Le poesie dovranno pervenire entro il termine indicato, mediante raccomandata o posta prioritaria, alla Segreteria del Premio “Agostino Venanzio Reali”, c/o Comune di Sogliano al Rubicone, Piazza della Repubblica 35, 47030 Sogliano al Rubicone (FC), con l’indicazione sulla busta in stampatello “PREMIO AGOSTINO VENANZIO REALI”.

Sezioni: Il concorso è articolato in una sezione A adulti, in una sezione B giovani che non abbiano compiuto i 21 anni di età alla data di scadenza del bando e in una sezione C giovanissimi riservata agli alunni frequentanti le scuole primarie e medie.

Presentazione dei lavori: Gli autori adulti e giovani possono partecipare presentando tre (3) poesie inedite (né di più, né di meno, pena l’esclusione) ciascuna non superiore a 40 versi, mai premiate o segnalate in precedenti concorsi alla data di scadenza del bando, in 8 copie, di cui una sola dovrà contenere le proprie generalità (i giovani e i giovanissimi dovranno indicare anche la propria data di nascita). Per edite sono da intendersi anche le poesie apparse su riviste, antologie o siti Web alla data di scadenza del bando. Non possono partecipare al concorso i vincitori dei primi premi dell’anno precedente. I giovanissimi possono partecipare anche con una sola lirica, o individualmente, o per classe, in questo ultimo caso è sufficiente compilare una sola scheda per ogni classe partecipante.

Quota di partecipazione: € 15  per gli adulti e € 5 per i giovani e i giovanissimi, da versare tramite C/C Postale n. 72276595 o bonifico Poste Sogliano IBAN n.: IT  20  J  07601  13200   000072276595 intestato a ASSOCIAZIONE CULTURALE AGOSTINO VENANZIO REALI – SOGLIANO, indicando nella causale “Quota Premio di Poesia 2013”. I giovani e i giovanissimi, se parteciperanno al premio tramite la scuola di appartenenza, potranno versare una quota complessiva di € 5,00, indipendentemente dal n. dei partecipanti. Copia della ricevuta del versamento dovrà essere allegata alle poesie presentate, insieme alla domanda di partecipazione nella quale saranno indicati le proprie generalità, il n. di telefono ed eventuale e-mail e la dichiarazione che “le poesie presentate sono inedite, di propria produzione e non sono state oggetto di premiazione o segnalazione in altri concorsi alla data di scadenza del bando”.

La Giuria, il cui giudizio è insindacabile, è così costituita: Bruno Bartoletti (Presidente), Roberta Bertozzi, Narda Fattori, Sonia Gardini, Gianfranco Lauretano, Maria Lenti, Anna Maria Tamburini .
Solo i vincitori e i segnalati saranno avvisati personalmente dalla segreteria del premio.

Premi: per la sezione A adulti 1º premio € 1000,00, 2º premio € 500,00, 3º premio € 250,00; per la sezione B giovani 1º premio € 300,00, 2º premio € 200,00, 3º premio € 100,00. Per la sezione C giovanissimi: (scuole primarie e medie): pergamena e buono libri alla classe partecipante da consegnare a un rappresentante della scuola. Saranno inoltre riservate sei segnalazioni speciali per ogni sezione. Ai primi tre classificati delle sezioni A adulti e B giovani, oltre ai premi in denaro, saranno assegnate pergamene con profilo critico;, mentre a tutti i vincitori e ai segnalati di tutte le sezioni saranno consegnate pergamene con il risultato conseguito. I poeti premiati e segnalati inoltre saranno ospiti al pranzo nel giorno della premiazione. I lavori presentati non saranno restituiti e le poesie premiate verranno raccolte in un fascicolo che sarà distribuito gratuitamente.

Premiazione: domenica 15 settembre 2013, alle ore 10.30, nel teatro “Elisabetta Turroni” di Sogliano al Rubicone. I poeti sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione. Sono ammesse le deleghe per il ritiro dei premi ad eccezione di quelli in denaro, che verranno, qualora non riscossi personalmente, incamerati per l’edizione successiva. È consentita, su richiesta, la spedizione del premio conseguito.
Ai sensi dell’art. 10 della L. 675/96, i dati personali relativi ai partecipanti saranno utilizzati unicamente ai fini del premio. La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.

Informazioni: Tel. 3343794512; e-mail: sparireinsilenzio@gmail.com. Il bando integrale e i vincitori sono leggibili sul sito www.comune.sogliano.fc.it e sul sito: www.literary.it, dove resteranno esposti in permanenza. Il bando integrale può essere richiesto direttamente alla segreteria del premio.



Alla segreteria del Premio Nazionale
“Agostino Venanzio Reali”
P.zza della Repubblica, 35
47030 – SOGLIANO AL RUBICONE (FC)


Premio Nazionale di Poesia Agostino Venanzio Reali
(da inviare insieme alle liriche e alla copia della ricevuta del versamento)


PARTECIPAZIONE ALLA SEZIONE (fare un crocetta accanto alla sezione di partecipazione):
Sez. A – Poesia Adulti
Sez. B – Poesia giovani (fino a 21 anni)
Sez. C – Poesia giovanissimi (scuole elementari e medie)


Il/La sottoscritto/a …………………………………………………………………………………….,

nato/a a ………………………………..………… il ……………………………..  (obbligatorio solo

per i giovani e i  giovanissimi) e residente a …………………………...…………..…………………

Via …………………………………………..……………… CAP …………………………..………

Tel ……………………….…………….…… cellulare ………………..…………..…………………

eventuale e-mail ………….…………………………….…………………

CHIEDE

di partecipare al Premio Nazionale di Poesia Agostino Venanzio Reali.

Il/La sottoscritto/a inoltre, a conoscenza di quanto previsto dal “Testo unico sulle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa”, approvato con D.P.R. 28/12/2000 n. 445, in merito alle dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà, alle norme penali ed alla decadenza dai benefici ottenuti per chi rilascia dichiarazioni mendaci e firma atti falsi o contenenti dati non rispondenti a verità, sotto la propria personale responsabilità,

DICHIARA

che le poesie presentate sono inedite, di propria produzione e non sono state oggetto di premiazione o segnalazione in altri concorsi alla data di scadenza del bando.




Data, ……………………………………….. Il/La sottoscritto/a

……………………………………………

AGOSTINO VENANZIO REALI (1931 – 1994)
(note biografiche)

Agostino Venanzio Reali nacque il 27 agosto 1931 a Ville Montetiffi, un piccolo paese dell’Alta Valle Uso nel Comune di Sogliano al Rubicone (FC).
A 11 anni entra nel seminario dei Frati Minori Cappuccini a Imola. Novizio a Cesena con il nome di fra Venanzio, a ventuno anni a Bologna abbraccia definitivamente la regola francescana. Viene ordinato sacerdote nel 1957, l'anno in cui inizia gli studi di specializzazione teologica all’Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. A Roma conosce Cardarelli, Pasolini, Govoni, Caproni. Alla fine degli studi romani, insegna in vari centri di formazione dei Frati Minori Cappuccini (Reggio Emilia, Bologna, Venezia e Ferrara): Parallelamente all’attività scolastica dà vita ad un profondo lavoro poetico e artistico, all’ombra e nel silenzio, per un’intera esistenza. Tra il ’66 e l’81 è assistente religioso con la residenza presso l’Ospedale Bellaria di Bologna.
Eletto Vicario provinciale nel 1978, dal 1981 al 1987 è Ministro provinciale, e dal 1990 direttore della rivista “Messaggero Cappuccino”.
Muore il 25 marzo 1994, all’età di 63 anni, ed è  sepolto nel cimitero di Montetiffi.
Solo alla morte i confratelli vengono a conoscenza della mole e della qualità di questo importante lavoro e nel 1995, in occasione del primo anniversario della morte, pubblicano Nóstoi. Il sentiero dei ritorni, Book Editore e nel 1999 Il Cantico dei Cantici – nella trasposizione poetica di Agostino Venanzio Reali.
Esaurite le prime tre raccolte di poesia pubblicate in vita dal poeta (Musica Anima Silenzio, Rebellato Editore 1986; Vetrate d’alabastro, Forum/Quinta Generazione, 1987; Bozzetti per creature, Forum/Quinta Generazione, 1988), nel 2002 esce la loro ristampa con il titolo di Primaneve, Book Editore.
Nel 2004 esce la prima edizione di Il Pane del silenzio. Articoli dal 1975 al 1993, Book Editore, una raccolta di articoli scritti dal 1975 al 1993.
L’attività intellettuale di Agostino Reali investe e spazia tra gli ambiti della teologia, della poesia e delle arti figurative. Come biblista cura una Sintesi di Teologia Biblica (Bologna 1973-74, Studio Teologico Cappuccino interprovinciale) e un lavoro di esegesi sui Salmi per  una Introduzione alla Bibbia. Tra teologia e poesia si colloca la trasposizione del Cantico dei Cantici dall’originale ebraico (Forlì, 1983, “Quinta Generazione”). Sul versante della poesia, già nel ’61 erano apparsi alcuni componimenti in “Fiera Letteraria” e “Belmondo” e, intorno ai primissimi anni settanta, sulle pagine di una rivista americana.
Pubblica Musica Anima Silenzio – velleità di un omaggio a Emily Dickinson (Rebellato, 1986); Vetrate d’alabastro (confessioni e preghiere), 1987, e Bozzetti per creature, 1988, entrambi come supplementi alla rivista “Quinta Generazione” di Forlì. Cinque componimenti di Congedo appaiono sull’antologia Poeti Italiani Secondo Novecento (Centro Incontri, 1993, Milano).
Nel 2008 si procede alla ristampa di Nóstoi, Book Editore, da tempo esaurito, e alla pubblicazione: G. Pozzi, La poesia di Agostino Venanzio Reali, Morcelliana, Brescia, 2008 (importante raccolta di saggi di Giovanni Pozzi).
Voce significativa di questo tempo Agostino Venanzio Reali è un intellettuale poliedrico che la critica sta esplorando in tutte le sue componenti. I professori Ezio Raimondi e Alberto Bertoni del Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi di Bologna, nelle sessioni estive del 1997 e 1999, hanno seguito due tesi di laurea in Letteratura Italiana sull’opera del poeta. E' stato inoltre oggetto di studio presso le Università di Bologna, Genova e presso l'ISSR di Rimini per corsi monografici e tesi di Laurea in Letteratura Italiana e Letterature Comparate.
Nel 2000 viene pubblicato l’importante lavoro di Anna Maria Tamburini, Nòstoi. La poesia di Agostino Venanzio Reali, Società Editrice <>, tesi di laurea della Tamburini e testo adottato come corso monografico presso l’Università degli Studi di Genova.
Si sono pronunciati sull'opera di Reali critici d'arte e di letteratura, poeti artisti musicisti filosofi teologi. Basti citare i nomi di: Mario Luzi, Giovanni Pozzi, Gianni Scalia, Enrica Salvaneschi, Marisa Bulgheroni, Graziella Corsinovi, Maria Lenti, Donato Valli, Maria Pertile, Marino Biondi, Laura Caffagnini, Giovanni Catti, Luca Cesari, Giuseppe De Carlo, Dino Dozzi, Flavio Gianessi, Pietro Gibellini, Alessandro Giovanardi, Loretta Iannascoli, Pietro Lenzini, Giorgio Mazzanti, Rocco Mario Morano, Franco Patruno, Rocco Ronchi, Cesare Ruffato, Claudio Spadon,i Piero Stefani, Roberto Tagliaferri, Anna Maria Tamburini, Natalino Valentini,, Fabrizio Zaccarini, Oronzo Casto, Carmelo Mezzasalma, Giancarlo Pontiggia.

L’Associazione Culturale Agostino Venanzio Reali ogni anno organizza, in collaborazione con il Comune di Sogliano al Rubicone, due importanti incontri:
  • a marzo, in occasione dell’anniversario della morte, a Montetiffi, dove dal 2002 è stato istituito un importante museo permanente delle sue opere;
  • a settembre, 3ª domenica, a Sogliano al Rubicone, convegno/relazione con docenti universitari e assegnazione del Premio Nazionale di Poesia “Agostino Venanzio Reali”.


ALBO D’ORO del Premio Nazionale di Poesia

Anno 2002 – 1ª edizione

Sezione A – Poesia Adulti

1º Premio FEDELI IVAN di Ornago, Milano; 2º Premio BOTTARO GIOVANNI di Pisa; 3º Premio GALILEA BENITO di Roma

Premio speciale della Giuria: BONO MARCHETTI GIOVANNA di La Spezia; CAPECCHI LORIANA di Quarrata Pistoia; LUISO DOMENICO di Bitonto; NESCI ANTONIO di Modena; NUCERA D’ACO CLORINDA di Vibo Valentia; PITTINI MONACELLI ALESSANDRA di Monza.

Sezione B – Poesia Giovani

1º Premio BALDISSERA VALERIA di Ceggia (Venezia); 2º Premio CECCAROLI MARIKA di San Marino; 3º Premio VALLINI LETIZIA di Cascina (Pisa)
Premio speciale della Giuria: BELLINI ANDREA di Forlì; FIORANI MARIA di Meldola (Forlì); VENTURI CLARISSA di Montetiffi di Sogliano; ISTITUTO “ROBERTO RUFFILLI” di Forlì.

Anno 2003 – 2ª edizione

Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio MONREALE DANIELA, di Figline Valdarno (Firenze); 2º Premio TRAINA TINO, di Partanna (Trapani); 3º Premio FRANZIN FABIO, di Cessalto (Treviso).
Premio speciale della Giuria: CANGIANI SALVATORE, di Sorrento (Napoli); CARELLA EDOARDO, di Castellaneta (Taranto); CASO GIOVANNI, di Mercato San Severino (Salerno); GALILEA BENITO, di Roma; RAMBERTI ALESSANDRO, di Rimini; SANGIOVANNI PAOLO, di Roma.
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio CIPELLI GIORGIA SERENA, di Pieve d’Olmi (Cremona); 2º Premio CAMAGNI CLAUDIA, di Santarcangelo di Romagna (Rimini); 3º Premio GORI VALENTINA, di Casalguidi (Pistoia).
Premio speciale della Giuria: ABATI SILVIA, di Cesena; CECCAROLI MARIKA, di San Marino; DE LUCA KATIA, di Mottola (Taranto); BERTOZZI SARA e MARTINO FABIO, Scuola Media di Borghi (FC); FIORANI MARIA, di Meldola (Forlì).

Anno 2004 – 3ª edizione

Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio RAIMONDI DANIELA di Londra; 2º Premio MAZZOTTI ACHILLE di San Mauro Pascoli (FC); 3º Premio GRIECO GENNARO di Trana (Torino).
Premio speciale della Giuria: CAPRI MANUELA di Crevalcore (Bologna); CASO GIOVANNI di Mercato San Severino (Salerno); FRANZIN FABIO di Motta di Livenza (Treviso); PISCAGLIA MARIA di Novafeltria (PU); RAMBERTI ALESSANDRO di Rimini; VETROMILE GIUSEPPE di Madonna dell’Arco (Napoli).
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio CECCAROLI MARIKA di San Marino; 2º Premio DE LUCA KATIA di Mottola (Taranto); 3º Premio CIPELLI GIORGIA SERENA di Pieve d’Olmi (Cremona).
Premio speciale della Giuria: BALDISSERA VALERIA di Ceggia (Venezia); CICU RACHELE, Scuola Media “Malatesta Novello” di Cesena, ENTI ELISA di Cesena; GIANNELLI ALESSANDRO di Terra del Sole (FC); MAZZARELLA FEDERICO di Massa (MS); PISCAGLIA ELEONORA, Scuola Media di Borghi (FC).

Anno 2005 – 4ª edizione

Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio VETROMILE GIUSEPPE di Madonna dell’Arco (Napoli); 2º Premio RIGHETTI MARCO di Roma; 3º Premio RONCHI VALENTINO di Milano.
Premio speciale della Giuria: CAPECCHI LORIANA di Quarrata (Pistoia); CASO GIOVANNI di Mercato San Severino (Salerno); GASPERINI ANTONIO di Montiano (FC); MONTEBELLI ARDEA di Rimini; SARTOR MONIQUE di Saronno (VA); VICARETTI UMBERTO di Luco dei Marsi (L’Aquila).
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio NANNINI ALESSANDRO di Faenza (RA); 2º Premio CIPELLI GIORGIA SERENA di Pieve d’Olmi (Cremona); 3º Premio CECCAROLI MARIKA di San Marino.
Premio speciale della Giuria: CAMPEGGIANI IDA di Cesena; FIORANI MARIA di Meldola (FC); DE LUCA AURORA di Rocca di Papa (Roma).

Anno 2006 – 5ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio RIGHETTI MARCO di Roma; 2º Premio PAGANARDI ALESSANDRA di Milano; 3º Premio RODRIGUEZ PAOLO di Rimini.
Premio speciale della Giuria: BALDISSERA VALERIA di Ceggia (Venezia); CASADEI FRANCO di Cesena; CASETTI ROSALBA di Bologna; FRANZIN FABIO di Motta di Livenza (Treviso); GRIECO GENNARO di Trana (Torino); VICARETTI UMBERTO di Luco dei Marsi (L’Aquila).
Sezione B – Poesia Giovani: 1º Premio CIPELLI GIORGIA SERENA di Pieve d’Olmi (Cremona); 2º Premio ROSSI IGOR di Carabbia (Ticino – Svizzera); 3º Premio VANDI SOFIA di Santarcangelo di R.. (RN).
Premio speciale della Giuria:
CAMPEGGIANI IDA di Cesena; COTUMACCIO ROBERTA di Villa Santa Maria  (Chieti); MONTANARI ILARIA di Bologna.

Anno 2007 – 6ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio CASETTI ROSALBA di Bologna; 2º Premio RONCHI VALENTINO di Milano; 3º Premio MARANI MORENO di Pontenuovo Torgiano (Perugia).
Premio speciale della Giuria: BEDINI MARIA ANGELA di Senigallia; CASADEI FRANCO di Cesena; Consoli Carmelo di Firenze; FRANZIN FABIO di Motta di Livenza (Treviso); POLVANI PAOLO di Barletta; QUINTAVALLA MARIA PIA di Milano.
Sezione B – Poesia Giovani: 1º Premio GUIDI LORENZO di Forlì; 2º Premio SOLDATI LIDIA di Cesena; 3º Premio GARDINI EMANUELE di Rimini.
Premio speciale della Giuria:
ANDREONI PAOLO di Forlì; BONAGURI EMMA di Forlì; ENTI BEATRICE di Cesena.

Anno 2008 – 7ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio CONSOLI CARMELO di Firenze; 2º Premio GELMI GIOVANNA di Cologno Monzese (MI);  3º Premio FANTATO GABRIELA di Milano.
Premio speciale della: BELLINI MARCO di Verderio Superiore (Lecco); CATERINA ELIO di Modena; CIPELLI GIORGIA di Pieve d’Olmi (Cremona);  POLVANI PAOLO di Barletta; SCHITO BENIAMINO di Albisola Superiore (SV); VICARETTI UMBERTO di Luco dei Marsi (AQ.
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio CERRUTO PAOLO di Milano; 2º Premio IARTORI MATTEO di Lanciano (CH);3º Premio FEJZULI BLERTINA di Saludecio (RN).
Premio speciale della Giuria: ANDREONI PAOLO di Forlì; BELMEHDI HALIMA di Cesena; BETTI ELENA di Cesena. BISCAGLIA GRETA di Borghi (FC,); MONTANARI ILARIA di Bologna; SERRA JENNIFER di Santarcangelo (RN).

Anno 2009 – 8ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio VETTORELLO RODOLFO di Milano; 2º Premio POLVANI PAOLO di Barletta; 3º Premio FANTUZZI MATTEO di Castel San Pietro (BO).
Premio speciale della Giuria: BELLINI MARCO di Verderio Superiore (lecco); GALILEA BENITO di Roma; LUONGO ROSSELLA di Avellino; RAIMONDI DANIELA di Londra; RIGHETTI MARCO di Roma); RODRIGUEZ PAOLO di Rimini).
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio FABBRI LAURA di Borghi (FC); 2º Premio ANDREONI PAOLO di Forlì; 3º Premio CELESTE CLERY di S. Colombano Meldola (FC).
Premio speciale della Giuria: BERLINI RICCARDO di Santarcangelo (RN); DECARLI LISA di Santarcangelo (RN); MALFATTO JESSICA di Paderno Dugnano (MI); MORRI LEONARDO di Santarcangelo (RN); SERRA JENNIFER di Santarcangelo (RN); ZAVATTI VALERIA di Santarcangelo (RN).
Sezione C – Poesia giovanissimi: La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivate per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati: Scuola elementare “De Amicis” di Gatteo, Scuola elementare “R. Rivalta” di Forlì, Scuola elementare di Saiano, Scuola elementare di Sogliano, Scuola Media di Borghi, Scuola Media “Villarco - Viale della Resistenza” di Cesena, Scuola media “T Franchini” di Santarcangelo di R.

Anno 2010 – 9ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio MUGNAINI IVANO di Massarosa loc. Bargecchia (LU); 2º Premio CASO GIOVANNI di Siano (SA); 3º Premio ROTA FRYDA di Borgovercelli  (VC).
Premio speciale della Giuria:
BOZZOLLA MAGGIO BIANCA di Bologna; COGO ROBERTO di Schio (VI); DE GREGORIO ANNA ELISA di Ancona; FERRARI MAURO di Novi Ligure; POLVANI PAOLO di Barletta; SCAPPINI NADIA di Trento.
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio; CELESTE CLERY di S. Colombano Meldola (FC); 2º Premio ZAFFINI LETIZIA di Pesaro;; 3º Premio. GASPERONI GLORIA di Sant’Angelo di Gatteo (FC).
Premio speciale della Giuria (pergamena e prodotto artigianato):
DE ROSA MARIO di Meta (NA); FABBRI CAMILLA di Cattolica (RN); FABBRI LAURA di Borghi (FC); PASINI SARA di Borghi (FC); SERRA JENNIFER di Santarcangelo (RN); ZOFFOLI LETIZIA di Savignano sul Rubicone (FC).
Sezione C – Poesia giovanissimi: La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivati per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati. All’interno dei vari gruppi o classi, è stato difficile individuare l’alunno che emergesse sugli altri, perciò si è pensato di assegnare una pergamena all’intera classe o gruppo di lavoro.
Scuole partecipanti: Scuola Primaria di Sogliano al Rubicone, Scuola Primaria “De Amicis” di Gatteo, Scuola Primaria “Favini” di Coriano, Scuola Primaria “Marzabotto” di Sesto San Giovanni, Scuola Primaria “Galli” di Sesto San Giovanni, Scuola Media “Einaudi” di Sesto San Giovanni,  Scuola Media “Don Milani” di Sesto San Giovanni, Scuola Media di Borghi, Scuola Media “Villarco” di Cesena, Biblioteca dei ragazzi “Virgilio Canzi” di Sesto San Giovanni.
Ragazzi che hanno partecipato individualmente: Barone Francesca di Ceppaloni (BN), Bernucci Edoardo di Sogliano, Bianchi Roberto di Rimini, Buoncompagni Elia di Fano (PU), Pini Domenico Giovanni di Cervia (RA), Rossi Aurora di Cesena,.Vannucchi Giulia di Viareggio (Lucca).

Anno 2011 – 10ª edizione
Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio FRANZIN FABIO di Motta di Livenza (Treviso), con la lirica Mi hai chiesto; 2º Premio CASALINI CELESTINO di Piacenza, con la lirica Luci d’angolo; 3º Premio GROTTI ESTHER di Capezzano Pianore (LU) con la lirica L’ora della sera.
Premio speciale della Giuria:
POLVANI PAOLO di Barletta, con la lirica Le tracce del vento intorno ai campanili; SANGIOVANNI PAOLO di Roma, con la lirica Elogio dei decimali; BELLINI MARCO di Verderio Superiore (Lecco) con la lirica Il filo dei sacchi neri; NOVARINI MARIO di Genova, con la lirica Olio su tela d’aria; MORRESI RENATA di Macerata, con la lirica Compagni; SALVINI ANNA MARIA di Vigevano (PV), con la lirica Galline; CASADEI FRANCO di Cesena, con la lirica La donna della carrozzina bianca.
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio; PASINI SARA di Borghi (FC), con la lirica Analisi in chiave di sol; 2º Premio NARDI ALESSIA di Pineto (Teramo), con la lirica Deve essere questa la felicità ; 3º Premio. MAGGI VALENTINA di Strabella (PV) con la lirica Imitazione.
Premio speciale della Giuria (pergamena e prodotto artigianato):
FABBRI LAURA di Borghi (FC), con la lirica Uno stivale giovane 150 anni; DI STEFANO SARA, di Roseto degli Abruzzi, con la lirica Oggi non ho voglia di pensare; ZAFFINI LETIZIA di Pesaro con la lirica Autoroute en Septembre.
La giuria ritiene che non ci siano altre liriche della Sezione B Giovani da segnalare.
Sezione C – Poesia giovanissimi: La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivati per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati. All’interno dei vari gruppi o classi, è stato difficile individuare l’alunno che emergesse sugli altri, perciò si è pensato di assegnare una pergamena all’intera classe o gruppo di lavoro.
Scuole partecipanti: la Biblioteca “Virgilio Canzi” di Sesto San Giovanni” ha partecipato con n. 5 scuole e 9 classi; la Scuola Primaria “Favini” di Coriano ha partecipato con n. 3 classi; la Scuola Primaria “G. Pascoli” di Sogliano al Rubicone ha partecipato con n. 3 classi; la Scuola Media “P. Calamandrei” di Sogliano al Rubicone ha partecipato con n. 1 classe.

Anno 2012 – 11ª edizione

Sezione A – Poesia Adulti:
1º Premio BEDINI MARIA ANGELA di Senigallia (AN), con la lirica Nelle verande di fango
2º Premio CONSOLI CARMELO di Firenze, con la lirica Dalle torri fumarie
3º Premio CASADEI FRANCO di Cesena con la lirica Quel treno
Premio speciale della Giuria:
ALBISANI SAURO di Sesto Fiorentino (FI), con la lirica Con quell’irriducibile letizia
BELLINI MARCO di Verderio Superiore (Lecco), con la lirica Ultimi gesti
FANTUZZI MATTEO di Lugo (RA), con la lirica Non c’è più nessuno
IACONO ISIDORO CESARE di Cesenatico (FC), con la lirica Morton Feldman: Rothko Chapel
LUISO DOMENICO di Bitonto (BA), con la lirica Segreto il vento
PROVENZANO MARISA di Catanzaro, con la lirica Tessitura
Sezione B – Poesia Giovani:
1º Premio BRIOTTI RICCARDO di Roma, con la lirica Haiku delle stagioni
2º Premio CELESTE CLERY di San Colombano Meldola (FC) con la lirica Sono racchiusi in nuclei
3º Premio MELANDRI STEFANO di Castiglione (RA) con la lirica Nebbia

Premio speciale della Giuria (pergamena e prodotto artigianato): La giuria ritiene che non ci siano liriche della Sezione B Giovani da segnalare.

Sezione C – Poesia giovanissimi: La giuria, considerato il lavoro svolto dalle scuole attraverso i vari laboratori di poesia, ritiene di assegnare dei buoni libro agli istituti che, a suo giudizio, si sono maggiormente attivati per sensibilizzare gli alunni al lavoro poetico e all’uso del linguaggio, come si evidenzia dai numerosi testi inviati. All’interno dei vari gruppi o classi, è stato difficile individuare l’alunno che emergesse sugli altri, perciò si è pensato di assegnare una pergamena all’intera classe o gruppo di lavoro.
Scuole partecipanti: la Biblioteca “Virgilio Canzi” di Sesto San Giovanni”; l’Istituto comprensivo ”Regina Elena”di Roma; la Scuola Primaria “Favini” di Coriano; la Scuola Primaria “Luigi Mariani” di Roncofreddo; la Scuola Primaria “G. Pascoli” di Sogliano al Rubicone; la Scuola Secondaria di primo grado “Ivo Oliveti” di Borghi; la Scuola Media “P. Calamandrei” di Sogliano al Rubicone.

domenica 24 febbraio 2013

Su Il fico sulla fortezza di Claudio Damiani

FaziEditore, 2012 

recensione di Dante Maffia
 
Enzo Siciliano, parlando della poesia di Claudio Damiani, ha usato la parola “solfeggio” e credo che abbia colto in pienezza il fare di questo poeta che incentra il suo dettato sulla leggerezza, sui minimi sussulti del senso, sulle annotazioni che sembrano marginali e che spesso, invece, risultano essenziali se non capitali nell’economia del discorso poetico. Mi verrebbe da dire che il solfeggiare di Damiani ha la magia di saper cogliere le valenze nascoste della realtà.
Il libro è diviso in otto sezioni ognuna delle quali affronta specificamente un argomento, ma mi pare che il tutto si riannodi costantemente al camminare pacato e dolce, a un viaggio in qualche modo che vuole essere tragitto che porta verso le origini, dove poi vita e morte si ricongiungono.
Damiani comunque non si affanna a raccogliere i cocci rimasti per strada, va avanti serenamente e trova l’accento preciso e deciso che lo arresta, che lo corteggia, che gli ricorda d’esserci stato e d’esserci ancora, e proprio grazie alla immediatezza degli incontri, a quell’assaggio che si fa toccata e fuga. Così ogni immagine, di paesaggio, di persone, di animali, viene colta in una essenza quasi stilizzata che resta un bianco e nero deciso e comunque non privo di carezzevoli e mutevoli risonanze. C’è in lui una forza strana e quasi inavvertita, quella della semplicità assoluta, che riesce a fermare le concatenazioni degli eventi per un attimo in modo che la “fotografia” si possa stagliare in un dimensione che possa vivere di se stessa.
Certo, questo modo di procedere annotando ciò che si dipana dinanzi ai suoi occhi e al suo cuore presuppone la saggezza, ma non quella irritante e sussiegosa, piuttosto quella che invita, quella che apre il ventaglio della scelta. Così Damiani diventa proprio quel tappeto verde di cui parla nel libro, quel prato brucato dai cavalli e da lui stesso in modo che poi altra erba si rigeneri e cresca fresca e odorosa.
A volte un lettore sprovveduto può restare sorpreso dalla “ingenuità” di questa poesia che sembra scivolare rettilinea e graziosa come dentro una giostra per bambini, ma se poi si sofferma su ciò che Damiani offre si rende conto che si tratta di guizzi di luce colti nel fulgore più dolce e ammaliante, nel concepimento di incontri essenziali per la conservazione della dignità umana. Il poeta non forza nulla e non fa rincorse affannose, non accende falsi lumi e non carica di significati densi i versi neppure quando parla della morte, affida i suoi messaggi alle cose in sé ed è perciò che il fico sulla fortezza, i cavalli, i pappagalli, la “Cara Luna” e la “Cara poesia”, il Grìgolo, lo Schiopparello, Paprika e tutto ciò che ruota nel fiato del poeta diventano emblemi di una castità sognata e vissuta  come gaudio e come esempio da trasmettere per non coprire il mondo di stracci e farlo invece restare indenne, solare, aperto al sorriso.
Poesia dunque intrisa di grazia umana, di cielo sereno, di lingua che sa dire ancora pane al pane e vino al vino. Poesia, come scrive Emanuele Trevi nel risvolto di copertina, che “oltre il piacere del testo… offre una terapia sottile ed efficace come solo sanno essere i consigli di chi è capace di curare se stesso, e non smette mai di farlo”.


sabato 23 febbraio 2013

Su Gli imperfetti sono gente bizzarra di Rita Pacilio

La Vita Felice, 2012, prefazione di Davide Rondoni

nota di lettura di AR

La nuova raccolta di Rita Pacilio ci accompagna con visionaria empatia nel mondo del disagio mentale: i versi compongono frammenti di universi paralleli eppure sempre agganciati (magari per minima intersezione) alla cosiddetta realtà che si scopre sempre costellata di buchi neri, di aree di  mistero, di desiderio (c'è come una domanda che punta ad extra e nasce da una imperfezione latente e direi necessaria alla crescita, alla trasformazione, alla disponibilità, alla solidarietà). Consideriamo alcuni passaggi in un cammino a ritroso: «“Come ti chiami?” urla l'altro imperfetto / la ridicola ironia esala lampi. / (…) / Sembra siano attori di commedia / (…) / la scenografia è dentro la loro testa.» (p. 38); «Sono il ciottolo ripudiato dall'oceano / mentre la vanga scava fino ai cieli d'estate / dove resta immobile il seme infuriato.» (p. 36); «le ore sono caviglie fiorite / per mantello un velo di metallo.»; «Era stravagante / addensata di sorellanza viva / non bastava  la camicia di forza /  persino l'aria avrebbe sconfitto.» (p. 32); «Nel passo lento ascolto / dalla suola si staccano battelli / sono le prime ore del mattino / quando l'alba è ancora appannata.» (p. 29); «L'amico di stanza è una corteccia / successione di due allegorie» (p. 28); «Il giardino l'hanno messo sul tetto / il custode è il lungo cipresso» (p. 27); «chiunque può contare le mie rughe / e cadere in ogni insenatura.» (p. 26); «lo so, tu sai scucire la terra / una grossa onda sul nostro campo. / (…) / Non cambiare l'odore al soffitto.» (p. 25); «Non capirò mai niente del nome della sera / dei lampioni spogliati come donne / e di te che ti sfaldi sul muro di casa.» (p. 23); «La prigione di mio fratello / ha le finestre sorde / esala l'anima ancora sbalordita» (p. 20); «tra singhiozzi ti aprirò il nome / come fa una rosa» (p. 18); «Gli imperfetti sono gente bizzarra / lasciati nell'arena, non so dire esattamente, / come un ghigno. / Ho pensato che Dio ama l'insicuezza / e le sfumature dei dirupi.» (p. 16).
Sì, è quando si è vicini all'abisso, quando il nucleo vitale è totalmente in gioco e in fondo riassumibile in un vibrante punto di domanda, quando le relazioni rivelano tutta la loro fatica e la nostra capacità di amare viene messa a dura prova e l'esperienza di sentirci amati sembra una transitoria catena di illusioni… è allora che possiamo percepire la Voce e accettare la croce che immette il cielo nella terra e abbraccia e salva. È infatti indubbia, anche se mai esplicita, una forte componente cristiana che innerva la poetica di Rita Pacilio e fa spesso di queste poesie autentiche preghiere (anche crude e dal tono invettivo, come del resto troviamo non di rado nella Bibbia). Una “dura traversata, dove i versi sono d'una bellezza sfiancante e maestosa, come certe opere di Bacon”, scrive Rondoni (p. 6) introducendo quest'opera che Rita dedica con assoluta poetica intensità al fratello Alfonso.

venerdì 22 febbraio 2013

Per Antonio D'Alessio

E oggi, mercoledì finalmente mi è arrivato il tuo pacco ! Le poesie di Antonio ora sono qui accanto a me. Grazie caro Vincenzo con affetto anche di mio padre e mia madre. Ho cominciato a leggerle ma sai ho avuto da subito la sensazione di sapere di Antonio ancor prima di avere incontro oggi a questi libri. Quasi la certezza, so già in fondo ciò che sto scoprendo. In questi scritti ritrovati di Antonio, in questa sua casualità di averli lasciati, c' è una tale sincerità che dimostra quanto non abbia avuto paura di essere libero, sé stesso, non c' è la seconda bella copia, quelle cancellature che si fanno quando si scrive di getto ma con il sentimento pulito, parlano dirette e spontanee, arrivano subito senza interferenze e costruzioni mentali. Antonio ama e ama andare, uscire. Non poteva restare legato alle cose formali e pesanti come il corpo che ci ingabbia al peso su questa terra. Un' anima libera, è libera di superare molto presto il dolore fisico del corpo perché lo spirito deve fare il suo percorso. Ci dona la sua ricchezza di esperienza, al padre, a te Vincenzo e a noi, eredi della libertà di amare. Mi trasmette questa grande pace, mi dice che non c'è colpa di vivere o di morire anche quando non sappiamo se sorrideremo alla morte. Antonio ha affrontato qualsiasi cosa di quello che doveva accadere e dice che quando si ama l' amore và vissuto con il sentimento, per quello che è, non ci sono formalità, non ci sono gabbie per tenerlo. Antonio è poeta in questo slancio immediato di amore, senza sapere che un giorno noi tutti avremmo potuto leggerlo, perciò è un vero poeta, perché ancora non sa di esserlo, perché è puro. Io continuo a leggere e ho cura di questo dono prezioso, lo ascolto come il destino vuole che lui si faccia ascoltare, come musica all' improvviso e sono sicura che lui amasse improvvisare.
Vincenzo caro, quanta bontà e pace c'è in questo figlio, fratello e amico che ci parla con sincerità e noi resi umanamente a rispondergli liberi di qualsiasi sentimento, l'emozione, proviamo lo stesso amore che ci smuove in tutto ! Al bene rispondiamo col bene, è una conseguenza. Ad Antonio gli vogliamo bene e lui ci smuove a fare tante cose e a comunicare.

Vincenzo grazie, grazie di esserci davvero

Rossella Ripa 
Prata P.U. (AV), 20 febbraio 2013



ad Antonio D’Alessio (1976-2008)


io non so illuminare 
i suoi occhi azzurri
il tuono e il lampo
della sua vita breve


io non so sfiorare
l’impronta profonda
sulla fronte
l’alone azzurro
sulla guancia


io non so riaccendere
le risa e la voce e il mondo
addormentati


ma so camminare
nel solco della mano
dentro il bosco sotto il ramo
fino all’albero spoglio
dove lui ha incontrato
l’inverno


lo ritrovo
nel bianco
nella luce
nel calore


è stupore di neve
che si scioglie
al sole.

(Giovanna Iorio, Roma, febbraio 2013)

mercoledì 20 febbraio 2013

Su Sparire in silenzio ritrovando il vento delle strade di Bruno Bartoletti

recensione di Franco Casadei


Descrive l’attraversata di una vita l’ultimo libro di  di Bruno Bartoletti, maturo poeta romagnolo di Sogliano al Rubicone, paese in provincia di Forlì-Cesena (Sparire in silenzio ritrovandoil vento delle strade, Youcanprint, Tricase (LE), 2012, pp. 122, € 12).

Un percorso di riflessione venato di malinconia e di rimpianti, ma anche di gratitudine per i luoghi, i volti, gli accadimenti (“Nella notte il risveglio sa di terre lontane, /di amici d’infanzia…”) che hanno scandito gli anni vissuti nella sua Montetiffi, piccola frazione sulle colline romagnole, dominata da una splendida e antica pieve (“… qui ho trascorso la parte mia migliore/ dove la vita si gioca avara con quel poco / che ci lascia una pillola di luce”).

Il suo cuore e le sue memorie sono lì, in quel vento e in quei viali sterrati in mezzo ai campi, in quelle stanze umili che l’hanno visto bimbo, ragazzo, giovane studente e maturo insegnante di lettere (“Eravamo noi poveri, ma era bello/ ritrovarsi la sera e ragionare/ la sera che portava odore di amicizie/ e di favole ancora da scoprire /… dove le donne passavano, le gonne / che il vento dipingeva controluce”).

Il titolo - Sparire in silenzio, ritrovando il vento delle strade – ci introduce alla svolgimento  di un’opera che rappresenta come un consuntivo di un lungo tragitto che si avvicina al limitare dell’avventura umana. E la fa da padrone un senso di sperdimento del cuore al constatare che ormai se ne sono andati tutti e “la strada è più fredda ogni mattina”. E “La Pietra ha una chiesa, tre case, una piccola / scuola ridotta a pollaio /… l’ultimo addio è questo abbandono…”. “È vuota la strada, nessuno che passi, / che ascolti, che chiami…”.  

Sembra prevalere, nella prima parte dell’opera, una visione scettica  dell’esistenza che deve fare i conti con il declino: “Arrivano i primi malanni. Li senti/ sulle spalle, li senti arrivare con gli anni / dopo i sessanta /… la mattina lo specchio dipana segnali d’autunno /… Rimani in silenzio, nel tempo, fissandoti piano / quel volto che forse sarebbe di un altro”. E ancora: “Si comincia così, dimentichi un nome, lasci / una cosa a metà, torni a mani vuote e non ricordi / ciò che cercavi /… Aspetti soltanto che l’ultima luce / di un vecchio lampione si beva la strada. / fa freddo là fuori, fa freddo e si muore”. E anche:”sulla parete lunghe mani di memorie/ e ancora silenzio, allora /… ti prendi la testa fra le mani / e piangi /… e non resta che aspettare”.

Poi, gradualmente, da A mia madre in poi, nel dipanarsi dei testi della parte centrale dell’opera, la poesia di Bruno Bartoletti si fa elegia più lieve, meno angosciante e spuntano elementi di tenerezza e di velata speranza. Cambia anche la tonalità del verso, che si avverte quasi rasserenante. Si ritrova, a mio parere, la poesia migliore dell’autore, che si lascia andare ad un respiro meno controllato dalla volontà di sostenere una tesi o una condizione umana senza significanza e destino. Troviamo infatti: “Se dovessi morire io prima di te,/ negli anni dolcemente invecchierai, / finché la sera / te ne starai in un angolo assopita, / e leggerai queste mie parole. Sarò io a darti la mia voce, / come non feci mai, / ricordando il tempo che ti ho lasciata sola”, E “tutto sarà presenza, / e sentirai in un soffio ancora un’ombra / l’attesa che sarà per nuovi giorni”. Comincia a farsi varco un atteggiamento, fievole se vogliamo, di aspettativa possibile che “l’ultimo addio” non sia necessariamente la morte di tutto, “sull’acqua solo un nome e la sua croce”. “Una piccola luce”.
E il tema del dubbio viene come messo in un angolo dal poeta. Il dubbio, questo tarlo che, se deificato, corrode l’anima invece di avvicinare alla verità, come si presume. Tormenta l’anima e non dà spazio a quella struttura dell’umano che il linguaggio biblico chiama cuore, cioè il vero fattore di conoscenza per quanto riguarda l’umano. La ragione va usata tutta, ma se non riconosciamo che c’è qualcosa che la supera, significa che non abbiamo rispetto per la ragione stessa, come ci richiama Shakespeare nell’Amleto: “Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”.

E si coglie che questa disposizione d’animo di Bruno Bartoletti lo libera dai lacciuoli razionalistici che frenano il respiro del verso. Questo, credo, il motivo per cui le poesie della parte centrale del libro bandiscono la paura, non temono l’azzardo del volo e, sciolti gli ormeggi, di lasciare il porto.
E allora troviamo versi leggeri che si offrono alla lettura come una consolazione: “Se poi quel giorno tu non mi trovassi, / vieni ancora a cercarmi in altri luoghi, / da qualche parte io ti aspetterò”. E “Prendimi terra, annegami, fammi tesoro/ di altre forme, accoglimi non già morente,/ nuovo per altre immensità, per altre vita”. E poi: “Saperti ancora ferma in riva al mare / mi dona questa eterna giovinezza / il senso di un eterno raccontare”.

Il poeta chiede di andarsene in silenzio, lasciando alla sola voce del vento di ripercorrere gli angoli delle strade di quei luoghi che l’hanno visto spettatore e protagonista di un lungo e intenso tratto di vita.

Bruno Bartoletti ci fa ancora una volta il regalo di un’opera corposa, meditata, risultato di una vita ricca di  esperienze e di letture, tante e di altissima qualità.  E di questo occorre essergli grato.

lunedì 18 febbraio 2013

Tra terra e cielo: la poesia di Antonietta Gnerre

 
Restauri di solitudine. Un aspetto umano, troppo umano che si completa poi nell’afflato con la natura
di Enzo Rega - Lun, 28/01/2013 - 11:32
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Raffaele Della Fera
 
Fiori di vetro. Restauri di solitudine è il titolo di una precedente raccolta di Antonietta Gnerre (Fara Editore, Sant’Arcangelo di Romagna, Rimini 2007), ma è un’utile cifra per introdurre alla sua più recente plaquette intitolata Pigmenti (Edizioni L’Arca Felice, Salerno 2010).
Il titolo precedente dà l’idea infatti di una “fragilità” che non è debolezza ma “delicatezza” (quello che alcuni dizionari danno come infatti primo sinonimo), che è la caratteristica e del contenuto e della scrittura di questa poesia. Alessandro Ramberti, introducendo quella precedente raccolta, parlava infatti di haiku. E si può aggiungere che haiku erano “nascosti” anche in testi lunghi, nel senso che se ne potevano estrarre lacerti che avessero queste caratteristiche, e il testo stesso nell’insieme appariva come una collana di haiku.
 
Aspetti che senza dubbio ritroviamo anche in Pigmenti, ma con un irrobustimento nel dettato pur nella delicatezza (delicatezza ribadita anche nel comunicato che accompagna questa plaquette, comunicato anonimo ma attribuibile a Mario Fresa che dirige la collana de L’Arca Felice), una densità ulteriore che si fa icasticità. Citiamo, per ridare anche questo soffio delicato d’oriente: “la tua lacrima / avvolge gli ikebana / che dormono”.
  
Anche il sottotitolo del volume precedente può essere utile come sottotraccia per la lettura di questi nuovi versi: restauri di solitudine, ricordiamo. Cioè un’atmosfera intimista e di auto-interrogazione. Leggiamo infatti in Pigmenti: “Nel camminare mi guardo / dentro”. Ma il viaggio della vita, questo cammino pur personale, non è autoreferenziale. Il “restauro di solitudine” può anche intendersi, ambiguamente, come “restauro dalla solitudine” e quindi come apertura, ri-apertura all’altro: “Dall’aria di un sogno / viaggio in treno / sulla ferrovia / delle tue mani”. Il riferimento al sogno dà poi anche l’idea del carattere talvolta visionario di questa poesia. Un carattere visionario che non è astrazione (nel senso anche concettuale, filosofico) da questo mondo: “Eppure, sento, che non hanno riparo / queste mie pene. Nascono dalla / tua materia, per restare sul rigo / di un grande motore umano. / La mia carne”.
  
Un aspetto umano, troppo umano che si completa poi nell’afflato con la natura. Già la Poesia viene qui definita come “Un pensiero / che unisce / la mia voce / sul colore di una / foglia”, in una sintetica dichiarazione di poetica.
  
Natura intesa cosmicamente come universo, in una mistica unione con Dio (“c’era Dio nella goccia che accarezzava il tuo viso”): laddove il Dio del monoteismo del quale Antonietta si è occupata anche come studiosa, oltre che come credente, non è in contrasto con una qualche forma di panteismo, se poi anche per il cristianesimo Dio è in ogni luogo. Ma natura anche come luogo e luoghi geograficamente determinati, laddove però micro e macrocosmo pure si fondono: “Irpinia, mia sventura e mia sopravvivenza / terra del mio sangue, verde e cosmica / infinita fino a schiacciarmi”; così come nella raccolta precedente una poesia era dedicata a Prata, cioè a Prata di Principato Ultra, per l’appunto in Irpinia: “Prata ti porto nel cuore nel grano delle danze / future col diadema della mia alba percorro / i perimetri le cupole dei tuoi rami con l’illusione / d’amarti solo io”.
  
La terra è dunque la madre-terra, e alla madre è dedicata l’ultima poesia qui raccolta, un recupero memoriale del Natale da sottrarre alle “cianfrusaglie dell’apparenza”, e in Fiori di vetro, a suggellare più in profondità, e più a ritroso nei tempi, il legame con questa terra, compare anche la nonna, la Grande Madre come si direbbe in altre lingue, alla quale dice: “Oggi sei la sentinella che ci accompagna / nella terra della fede con i piedi fasciati / dalle tue preghiere ascoltiamo i messaggi dell’amore”. Le poesie dedicate più direttamente alla propria terra, alla natura nella sua concretezza, e alle madri da cui ventri si discende, si dilatano oltre le forme dell’haiku, espandendosi in versi più lunghi e numerosi, come se lo spirito volesse poi farsi carne e in essa, attraverso essa, riconoscersi. Che è il mistero cristiano nel quale profondamente Antonietta crede senza chiusure confessionali ma nella tensione di un discorso interreligioso e interculturale. Che significa poi sentirsi tutti rami di un unico albero, immagine fondamentale in questa poesia: e la riproduzione di un olio di Raffaele Della Fera, raffigurante un nodoso albero che sorge da un mosso mare d’erbe (che ha qualcosa – pur spoglio e diverso per realizzazione, del Pino nei pressi di Aix di Cezanne), accompagna questa plaquette coloristicamente, e essenzialmente, intitolata Pigmenti.
  
Ma qui mi taccio per non incrinare, con le parole spurie della critica, il nitore cristallino di questi versi di vetro.

Su La caccia spirituale di Massimo Morasso

Recensione di Franco Casadei

slide home mUn libro di grande respiro (MassimoMorasso, La caccia spirituale, JakaBook, pag. 95. Euro 12), “totale” in un certo senso.
Un percorso suddiviso in tre stazioni: la genesi, l’espiazione, l’oscurità.
        
Nella prima poesia troviamo il momento  dell’alba, il segno dell’origine – la genesi – il risveglio del giorno e della creazione. La stessa alba che ritroviamo nell’ultima composizione («un’alba mite / la nostalgia dell’Eden») che ricompone la drammaticità del vivere («un cosmo ricomposto /… la meraviglia, all’improvviso, per quello squarcio/ smisurato fra le nuvole lassù /… E tutta questa chiarità che mi circonda»).

In Genesi, il primo testo, uno dei più belli in assoluto, («Per ascoltare l’oceano nascosto nelle onde, il silenzio / al principio e alla fine del respiro / osservo il timido balletto delle tortore / e provo a dare voce alla finestra della sala / quando è l’alba, l’alba / che sboccia come l’ultimo dei sogni…»), si descrive l’inizio del giorno come possibilità di una speranza nuova, benché l’autore enumeri ricordi, immagini di dolore, intuizioni, appunti, note, miraggi, preghiere e turbamenti; un diario  della sua vita insomma, tormentata («come non pensare alla fine di una civiltà / se… l’avvento del sole sembra uguale al suo declino»; e ancora, «l’inferno è l’eterno / tormento di non amare nessuno, / non credere a niente, non essere mai stato / in nessun pianto»), ma vissuta nella fiducia di un esito positivo («l’incontro, all’improvviso con la roccia da cui sgorga / un flusso pullulante senza fine /… ne hanno nascosto il corpo /… oppure sollevandosi, davvero ha capovolto la natura? »).
E si chiede alla poesia “«il dono della vista più essenziale, / il senso non carnale che sollevi alla chiaria». E si prosegue in questo percorso della speranza: «così ci tocca di patire il mondo / sperando che oltre il mondo si spalanchi /… un’oltreumana specie di al di là».
Non manca, pur dentro un cammino personale, la consapevolezza di una chiamata comune, di un appello alla condivisione delle nostre umanità: «cosa si deve fare dell’amore / se non abbiamo neanche la pietà / di chiederci l’un l’altro / la nostra breve storia /… il cuore semplice della vicenda comune / cosa sono io / cosa sei tu / in questa bolla d’aria».

E si passa ad Espiazione, con una citazione splendida della mistica Caterina Fieschi Adorno: «Mi pare essere in questo mondo/ come quelli che sono fuori di casa loro…»
Si annota una chiara continuità con la prima stazione, con una rappresentazione originalissima delle anime purganti, quasi buffa nella prima poesia («Le anime che sono in purgatorio / non hanno altra elezione che di starci /… neanche possono dire io me ne andrò prima di quello…»). Come pure pieni di complicità con le anime purganti appaiono i versi: «Esclusa quella dei santi/ non c’è felicità comparabile / a quella delle anime del purgatorio //… La ruggine del peccato è l’impedimento/ ed è il fuoco a consumare la ruggine». Una complicità che - considerata la quasi impossibilità, se non per i santi, di guadagnarsi in prima istanza il paradiso –  esprime la speranza certa di potere ambire, prima o poi, al ricongiungimento con Dio. E c’è l’enumerazione di tutte le piccinerie umane che hanno portato e portano tante anime a dovere in qualche modo “purgare” le proprie debolezze («quel popolo affannato nei commerci / che passa il tempo in distrazioni futili //… l’horror vacui… è un orizzonte»; si finge «l’un l’altro di essere felici». E gli intellettuali pieni di sé che ammaliano i ragazzi che a «loro volta vanno verso il nulla». Tuttavia, anche dentro questo squarcio in negativo, il poeta trova elementi di rinascita, capisce dove sta il vero di sé («le catene / che legano le cose a noi mortali / e in alto, nell’aperto, all’Incredibile»). Da cui l’attesa «di poter volare / oltre i confini della mia memoria». Più in là,  - come già ci richiamavano Rebora e Montale nei loro versi – dove «le anime del purgatorio / hanno speranza di vedere quel pane / e di saziarsene».

Infine l’ultima stazione, Le oscurità. Tutto il buio del percorso umano non distoglie l’uomo, nel suo peregrinare dentro una grande orfanità, dal potere intravedere ad un certo punto «Un varco celestiale //… l’anima / è attratta da qualcosa di immortale». «Venga il Natale e le dolcissime ore buone». «Ora lo so: dentro / accolgo l’Essere e il suo bene // Tutto/ respira e tutto ringrazia».
Resta il mistero di questo bene che ci accoglie, non lo possiamo tutto comprendere, «però nel fuoco dell’amore prende forma //… il male nonostante». «Un cosmo ricomposto nelle pieghe del pensiero //… quello squarcio / smisurato fra le nuvole lassù //… E tutta questa chiarità che mi circonda». 

Un’opera, questa di Massimo Morasso, che è un giudizio chiaro, sull’uomo e sul suo destino. Che si distacca dallo scetticismo che riempie tante pagine della poesia contemporanea. Un libro coraggioso, maturo, senza alcuna paura di esporsi ad un confronto sul senso dell’umano. Con una scrittura limpida e di facile accessibilità anche per i non addetti ai lavori. Un bel contributo che merita di essere letto e fatto proprio, in quanto rappresenta un aiuto ad avere uno sguardo positivo sulle cose, senza censurare nulla della fatica del cammino.