domenica 30 giugno 2013

Sui Percorsi alternativi di Giuseppe Vetromile


Marcus Edizioni, Napoli 2013 


recensione di Vincenzo D'Alessio



Percorsi alternativi è l’ultima raccolta poetica di Giuseppe Vetromile che reca nel sottotitolo: “noi in cammino perenne verso il caso”; il caso è la sequenza di rette parallele interrotte da incroci, bivi, improvvisi assalti del Caos, direzioni soppesate dal poeta rispetto all’ontologia dell’esistenza.

“Cammino perenne” è questo che “noi” intraprendiamo nascendo contro la stessa volontà di un Io che si ribella di continuo: “E non c’è strada alternativa che possa cambiare le cose”, scrive Vetromile nella introduzione alla presente raccolta (pag. 5) provocando nel lettore lo stimolo a salire sullo scomodo treno dei versi per seguire il lungo viaggio della ricerca: “Dubito che sia reversibile il viaggio ad altro parallelo / ora che è noto il punto di non ritorno / dove si stacca la parola dalla bocca / per dire che è finita l’avventura / mia cara” (Variante nr. 1, pag. 7).

Il viaggio. La scoperta. Il desiderio di continuare con gli occhi l’assetata partecipazione all’ora del Mondo: “(…) e noi disperati non si può più vivere / senza prendere quel treno che ti porti / all’altro capo della buona speranza “ (Annuncio ritardo, pag. 13). Dove la metafora della Speranza, ultima divinità a lasciare i sepolcri degli uomini, richiama il punto geografico dell’Africa dove si incontrano l’oceano Atlantico e l’Indiano e porta alla mente l’immagine dipinta sulla lastra tombale della sepoltura magnogreca di Paestum conosciuta come “la tomba del tuffatore”: “(…) e con un balzo d’atleta dal trapezio della vita / tentare di oltrepassare la morte” (Variante nr. 3, pag. 9).

I versi: “lasciarsi trasportare nel regno delle favole” (Annuncio ritardo, pag.13) riportano alla mente il lunghissimo e fedele percorso poetico di Giuseppe Vetromile quando nel 1986 partecipava alla sesta edizione del Premio Nazionale Biennale di Poesia “Città di Solofra” con la poesia Per apologia di fiabe: “Io non amo l’esatto suono / del Computer che mi richiama / a morte. (…) e faticherò a raccontare domani / alla mia stirpe / maglie inventate di notte / accanto a focolari non / elettronici” (pag.  64).

Il verso è rimasto libero, forte e aderente con mano ferma alla richiesta della mente di non naufragare in parole molli, prive di forza evocativa, lavoro lungo di levigatura che chiede di riempire il vuoto dell’utopia racchiuso nella parola: “La parola poi viene dall’angolo della scrivania / (…) Percorre sentieri inauditi e impercettibili / scava sovrana tesori sepolti / da cui zampilla la fresca cascata / della libera poesia” (Per vie di fuga, pag. 32).

L’universalità della Poesia contenuta nei versi del Nostro accoglie l’invito degli amati poeti del secolo appena trascorso: “Mi sento vicino al nulla quanto più vicino al cosmo / sto / pregando Iddio di venirmi incontro / almeno a metà del cielo / o a mezza strada dal paradiso” (Punto di accumulazione, pag. 62). Lo stesso invito è nei versi di Giuseppe Ungaretti: “(…) Tu non mi guardi più, Signore… / E non cerco se non oblio / Nella cecità della carne” (Dannazione, (1931), Mondadori, 1992).

“Io sono forse un fanciullo / che ha paura dei morti / (…) Perché non ha più doni / e le strade son buie, / e più non c’è nessuno / che sappia farlo piangere / vicino a te, Signore”. Riprende il Nobel Salvatore Quasimodo (Nessuno, Newton & Compton, 1996). Infine: “Dissipa tu se lo vuoi / questa debole vita che si lagna, / (…) La mia venuta era testimonianza / di un ordine che in viaggio mi scordai” (Eugenio Montale, da Ossi di seppia, A. Mondadori).

La poesia può rappresentarsi come un fiume di voci che realizzano le utopie, i sogni, la mitografia della Speranza, per superare il vaticinio della nascita: “e si cancella la vita mentre vivi” (Geometria dell’orizzonte caduco, pag. 65) così scrive Giuseppe Vetromile inserendo anche questa raccolta nelle onde cangianti di questo fiume. Egli è già voce di queste voci ma il dolore della carne lo lega a quel “mi sopravvivo” dell’ultima composizione di questa raccolta. I dubbi rimbalzano nelle poesie, le anafore matematiche non portano sollievo a chi è in cerca di risposte chiare. La casa come certezza degli affetti si ritrova presente in tutte le opere della raccolta: esserci e non perdersi nelle nebbie del viaggio.

Il lettore potrà seguire, lucidamente, l’intero viaggio intrapreso dal poeta alla ricerca delle risposte da offrire a se stesso e a chi legge. In questa realtà che viviamo, con tutti gli affanni procurati dalle perdite umane, dalla mancata economia, dal crollo inevitabile del “benessere”, la lettura di questa raccolta si presenta come “un bagno nel fiume sacro della Poesia”: catarsi,mimesi, nemesi. Vetromile ci porge il resoconto del suo lungo viaggio: “un girovago con infiniti spiegazzati biglietti / di andata e ritorno” (Ritorno, pag.12), invitandoci ad immergerci e credere.

“La strada giusta in fondo è quella più comoda / un rettilineo che ti porta all’indefinito / ma ad ogni miglio c’è un sorriso” (Variante nr. 5, pag.10), volendo possiamo seguirlo.

venerdì 28 giugno 2013

Rolf Schott l’amico poeta

di Carlo Pulsoni (pubblicato su l'Osservaore Romano del 26 giugno)


Su Frammenti di sale

di Marcello Tosi

Mariangela De Togni, religiosa, dalla tradizione della grande poesia mistica e accesa d’amore per Dio, dal gioco incantato della parola (“come scrivere di te / se sei stelo al cielo...?”), trae il desiderare che la meditazione sulla vita sia un’invocazione come un sospiro, un’estasi, una preghiera incessante, un salmodiare in cui “ho dissetato il mio campo… ho lasciato il tempo insieme al rovo e al pruno…” , tra immagini colme di umana visione della bellezza: “gli archi del chiostro / accesi dal cobalto / di Siviglia”, o “un campo di girasoli” solo “a rendere palpitante l’orizzonte…perché nel cuore prenda / forma il mare”, nel silenzio profondo del cuore dove nasce “ansiosa attesa” (“so che verrà / il giorno disegnato per me / a dirmi che il cielo / è aperto al mio cuore” ).

Voci che giungono dalla notte fonda, colloquiando con la sua profondità (“che cosa diremo alla notte?”), aprono il suo sipario di silenzio “attendendo che si sveli, / al cuore, il mistero”. Parla chiaro il cuore della notte, con voce come folata di vento, diffusa da arcani neumi nell’aria (“l’amore richiede luce, / come le costellazioni spazio”).

Voci di poesia, per parlare al cuore, con la bellezza di un salmo, scandita come “un breviario di passi e l’immagine fiorita nella notte”. Ѐ “il libro che accende i fuochi / e solleva su ali d’aquila”. Da oceani di silenzio, solo la luce emerge a penetra il silenzio ad illuminare la grata nell’alba, a far “gustare l’incomparabile”. Attraversare la bellezza significa essere corpo pervaso dal silenzio, per avere la gioia estatica di poterne contemplare in un abbandono tutta l’infinita bellezza. Avere sete di Dio significa cercare Dio, “trovare la notte / nell’ombra bianca / della sua misericordia “, sentire quanto sia profondo questo desiderio di trasfigurarsi “come quel vecchio giardino / di pietra / nell’erba alta di aprile”. Quasi come nei versi un haiku, “alte cime guardano / con occhi di neve e sole”. Con un senso candidamente naturale, si aprono gli occhi alla bellezza della natura, alla meraviglia, allo stupore incantato, quando nell’invocazione rivolta al cielo si allargano le braccia di un’anima orante..

Non è escluso che questa intensa partecipazione al cielo faccia sentire ancora più forte il senso di un umano dolore senza nome e senza volto, che diventa domanda senza risposta, come rivolta a chi ha spezzato “un flauto di canna / che il Signore / ha riempito di arcobaleni” (“A Yara”): “non calpestare le rose di Hebron / non calpestare i fiori di campo, / né i gigli colmi della rugiada dell’aurora”. “Rimane il cielo la sola meta / a dirci l’infinito”.


mercoledì 26 giugno 2013

La neve di Francesco Filia finalista al Pontedilegnopoesia 2013!

da http://www.bresciatoday.it/eventi/cultura/ponte-di-legno-poesia-2013.html

Scelti i sei finalisti di Pontedilegnopoesia 2013

La scelta della giuria, quest'anno presieduta da Maria Luisa Ardizzone, arriva dopo l'esame di 75 differenti opere


redazione 26 giugno 2013

Tiziano Broggiato, Emilio Coco, Maurizio Cucchi, Francesco Filia, Luigia Sorrentino e Alfredo Tradigo: sono questi, in ordine strettamente alfabetico, i sei finalisti della quarta edizione di PontedilegnoPoesia, premio nazionale di poesia edita che vivrà la sua fase conclusiva nella stazione turistica dell'alta Val Camonica dal 23 al 25 agosto prossimi.
La Giuria, quest'anno presieduta da Maria Luisa Ardizzone e composta da Curzia Ferrari, Vincenzo Guarracino, Giuseppe Langella e Giancarlo Pontiggia, ha esaminato le 75 opere in concorso e, nella riunione svoltasi a Milano, ha designato i sei finalisti ma ha ritenuto meritevoli di segnalazione anche Claudio Damiani e Paolo Ruffilli.

Il regolamento prevede che, per concorrere all'assegnazione dei premi (1.500 euro al vincitore, 1.000 al secondo classificato, 500 al terzo), i poeti presentino personalmente al pubblico stralci della loro opera, suddivisi in due terne, nelle serate del 23 e 24 agosto, nell'Auditorium comunale di Ponte di Legno. Venerdì 23 agosto toccherà nell'ordine a Tiziano Broggiato (Città alla fine del mondo, Jaca Book), Emilio Coco (Ascoltami signore, Edizione Dell'Orso) e Maurizio Cucchi (Malaspina, Mondadori).

Sabato 24 sarà la volta di Francesco Filia (La neve, Edizioni Fara), Luigia Sorrentino (Olimpia, Interlinea) e, infine, Alfredo Tradigo (L'orto dei semplici, Edizioni Ares). La premiazione avrà luogo nello stesso Auditorium comunale di Ponte di Legno nella tarda mattinata di domenica 25 agosto.

Come nel passato sarà attribuito, attraverso una votazione del pubblico presente in sala, un premio destinato ad uno dei sei finalisti, intitolato quest'anno alla memoria di Papa Paolo VI e di Aldo Moro, personaggi legati a Ponte di Legno, di cui ricorre il 35/mo anniversario della morte. Mirella Cultura assegnerà anche quest'anno un premio speciale con valenza sociale.

Le precedenti edizioni di PontedilegnoPoesia - promosso dall' Associazione Pontedilegno MirellaCultura insieme al Comune di Ponte di Legno, alla Biblioteca Civica Dalignese, alla Comunità Montana Valle Camonica e al Bim-Bacino Imbrifero Montano, con il patrocinio del Rotary Lovere-Iseo-Breno - sono state vinte da Franco Loi (2010), Milo De Angelis (2011) e Franca Grisoni (2012).

"Anche nel 2013, il nostro premio - ha commentato Andrea Bulferetti, presidente di Pontedilegno MirellaCultura - ha avuto un rilevante successo di partecipazione, tanto da rendere arduo il compito della giuria nello scegliere la sestina di finalisti. Adesso ci auguriamo che questo successo venga ulteriormente rafforzato nelle serate finali di agosto per fare di Ponte di Legno sempre più il paese della poesia".

A questo proposito a metà luglio verrà installato in paese il terzo totem contenente un'opera poetica: dopo quelli riservati a Giuseppe Langella ("All'Oglio dove nasce") e Sandro Boccardi ("Neve d'aprile") il privilegio toccherà a Marisa Brecciaroli (Le
verità della montagna-In Valcamonica).

Scrittura felice: fotoracconto

alcune foto scattate alla kermesse avvellanita del giugno 2013, altre foto qui