martedì 17 giugno 2014

Su Nelle stanze remote di Sandro Serreri

Cantagalli 2014

recensione di AR


C'è una profonda nostalgia d'amore (nelle sue varie declinazioni, da quelle più concrete di prossimità carnale e di sangue a quelle mistiche) in questa raccolta che possiamo senz'altro definire lirica (nel desiderio di “appoggiare” trasporti e sentimenti a luoghi e persone comunque, anche nel dolore, percepiti nella loro bellezza transitoria, nella loro fuggevole datità) e, a tratti, idillica, nell'immersione (forse a volte un po' compiaciuta, ma sempre vera) in una paesaggio naturale pulsante di presenze letterarie (Whitman, Lorca, Rimmbaud, Dickinson, Thoreau, Dante…) e reali, cioè appartenenti al vissuto di Serreri.
Consideriamo alcuni lacerti: 

«I cieli fossili cammino / stanco d'acque remote / nel dolore / che, talvolta, sorride.» (Altra vita mi forma, p. 13)
 «Morirò, se rimarrò qui / a pregare inutilmente.» (Disteso sui miei versi, p. 15)
«Ho cuore di carne / Signore! / Nella notte della Terra /abbandonami.» (Non m'hai tradito, p. 17)
«… le cicale, agonizzano / rauche e le rane, nello stagno, dormono, nei campi / infreddoliti, nulla si muove, il passero pizzica» (L'attesa, p. 26)
«Vi andai intimorito dai disastri del cuore / dalla confusione dei sentimenti, quando questi / non sanno chi sono e che vogliono…» (Andai nei boschi, p. 53)
«qualcuno, non ricordo chi, mi sussurrò: Deve morire! / ed allora, lasciai il collegio e gli amici, senza rimpianti / ed inziammo a riscoprirci sangue dello stesso sangue / e desiderosi di strappare le ore ai giorni e alle notti.» (Mio fratello, p. 95)
«Ora, che la tua voce s'è ammutolita / (…) / sento dentro le stanze che dipinto / il vuoto della tua paternità» (Orfano, p. 110)

Numerosi i rimandi anche a brani musicali classici e contemporanei (il libro non a caso è aperto da un Preludio, a cui fanno seguito le sezioni “Sulle tracce di…”, “Suoni camaldolesi”, “Versi americani” e “Nelle stanze remote”), musiche che hanno probabilmente accompagnato l'autore nella composizione dei versi. 
Al tono disteso e malinconico della ballata che caratterizza diverse poesie, si unisce quello jazzato di versi più brevi che troviamo, in genere, più essenziali ed evocativi: 

«Chi / si accorgerà / della morte / dentro le stanze del cuore / e della solitudine / quando tutto appare, nero» (Chi, p. 62)
«Siamo / corpi, mostruosi / nei campi dello sterminio / fantasmi di salmi nascosti» (Siamo, p. 71)
«Ninna nanna, felice eternità / e abbracciami e annusami, sono / tua, tua madre, mortale / e temporale, di te senza tempo.» (Ninna nanna, p. 92)
«la notte, come una coperta / mi avvolse, teneramente /ed io a lei / non ho più paura! / lo so! mi rispose / ed allora, sognai / di essere me stesso.» (Lasciami andare, p. 124)

Con i versi appena citati si conclude questo libro di Serreri. Se qualche limatura ulteriore avrebbe giovato a mantere alta la tensione poetica (che in alcune pagine diventa, come si è accennato, più narrativa e descrittiva) e avrebbe reso formidabilmente compatto il libro, è innegabile che vi si trovino momenti di alta poesia, capace commuovere e di coinvolgere il lettore, e gli esempi qui sopra ne sono solo un piccolo assaggio.

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