giovedì 30 gennaio 2014

Una lettura de La consuetudine dei frantumi di Fulvio Segato


di Luigi Cataldi

Baudelaire aveva già compreso che il mondo era andato in pezzi. Noi spesso ci illudiamo del contrario, ma, paradossalmente, il nostro universo, quanto più globale è divenuto, tanto più è risultato scisso, sconquassato e
sgretolato. Così, se all’apparenza siamo in contatto diretto con ciò che accade
dall’altra parte del globo, nella realtà, da lungo tempo abbiamo smarrito qualsiasi comune concezione del mondo, qualsiasi legame, qualsiasi
senso di fratellanza e coabitiamo un cosmo di cui spesso non comprendiamo il senso. Basta guardarsi attorno per accorgerci che ciò che in epoche passate ci faceva sentire di essere parte comune della natura e dell’umanità, almeno di quella a noi contigua, non esiste più. Si può dunque dire
che, nonostante le apparenze, il nostro universo esistenziale sia andato in frantumi.
E i frantumi non sono frammenti. Un ‘frammento’ è ancora parte di un tutto di cui si ha consapevolezza e che caratterizza la poesia occidentale moderna dalla sua nascita o, almeno, dai Frammenti di cose volgari petrarcheschi. Al contrario il “frantume” è scheggia che ha smarrito ogni legame con l’oggetto intero da cui proviene, un oggetto che non potrebbe in alcun modo essere ricomposto o ricostruito. È ciò che viene dopo una grande
esplosione o dopo un naufragio, cioè, dopo qualcosa di irreparabile. Si può dire che il mondo attuale, almeno a partire dalla Grande Guerra, che simbolicamente e storicamente può rappresentare una simile esplosione,
sia irreparabile.
Ma queste sono speculazioni, buone, forse, per gli storici o per i filosofi.
Per Fulvio Segato, invece, che l’esistenza stessa sia in frantumi, non è oggetto di speculazione, ma dato di fatto, evidente e indiscutibile, frutto dell’esperienza quotidiana e, perciò, punto di partenza della sua lirica. E, perché la nostra apocalittica premessa non risulti fuorviante, va subito aggiunto che i frantumi poetici di Segato non offrono un’immagine né apocalittica né pessimistica, poiché non servono a rievocare la catastrofe che li ha prodotti o i drammi che ne sono seguiti. Essi sono l’unica testimonianza
ancora viva dell’interezza perduta, sono quel che rimane dell’autenticità dell’esistenza. Avere consuetudine dei frantumi significa dunque non aver perso il desiderio di cercare (senza la presunzione di trovare, per carità!) questa autenticità. Dunque non la superficie levigata degli edifici del nostro tempo è l’oggetto della poesia di Segato, ma, per esempio, la crepa che si apre in una casa, una crepa familiare al punto che inquietante appare il risanamento della parete, come accade nella prima lirica della sezione
Lettere che ti scrivo.
La crepa che vi campeggia somiglia a un rampicante, che dalla terra “non prende nulla, nulla / lascia nel suo passare”. È staccata da terra, dalla sua origine perduta; è protesa verso il tetto lontano che non sa raggiungere. È sospesa, come la nostra esistenza. Degli uomini sono lì per
chiuderla. La rete che impiegano evoca metaforicamente una rete da pesca, che reca, “fra maglia e maglia ”, “piccoli pesci incastrati ”, i cui occhi guardano il mare che da lì non si vede . Si fondono in un’unica allegoria l’immagine reale (la rete degli operai che serve per consolidare il muro)
e quella metaforica (la rete da pesca con le sue prede), che risulta la parte più concreta e tangibile, perché è grazie ad essa che comprendiamo e veramente ‘vediamo’ ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi: il risanamento del muro, cioè la distruzione del frantume, cancella la traccia residua della vita autentica e ci rinchiude nella nostra prigione dove non si sente quel profumo di terra buona che “ha la terra quando piove un poco” “e tisembra di camminare nel niente” , ma è proprio quel “ niente” , quella crepa, che è traccia di un intero universo: “ le persone che non ci sono, / le donne che sono andate e anche i ragazzi, andati in una parte sconosciuta del cosmo” .
È un atteggiamento che evoca il Montale degli Ossi di seppia, sia per l’idea che la realtà contingente è una sorta di prigione dalla quale il poeta va cercando un varco “che finalmente ci metta nel mezzo di una verità” (I limoni), un varco che sembra intravvedersi solo a “scaglie ”, sia per la poetica del ricordo, che fa pensare a Cigola la carrucola nel pozzo, dove però delle due componenti del ricordo, quella che riporta in vita ciò che è scomparso e che dunque unisce e quella che ne rivela l’irrevocabile distanza e che
dunque divide, è la seconda a prevalere. Accade il contrario nei Frantumi.
L’ “odore scavato” che apre la raccolta di Segato, passato per “strade rioni / salite di porfido disassato” , “mura” , “tetti” , “ pozze” dà al poeta, quando giunge fino a lui, “l’illusione del volo ”. È “ scavato ”, ma scava, cioè fa rivivere qualcosa che sembrava sepolto, prima di “ bussare alla porta accanto ”. Il suo passaggio affratella, visto che dall’io immediatamente si passa al noi, seguendo una direzione che va dal concreto all’astratto, cioè dalla petrosità della prima parte (che acquista consistenza materica grazie alle frequenti allitterazioni ed alla metrica estremamente frastagliata) all’eterea leggerezza della seconda e, viceversa, dall’indefinito, visto che inizialmente è solo un “ odore” , al definito, poiché si rivela infine come
“profumo di viole” . Il suo percorso va dall’esterno della materia all’interno dell’io del poeta e di quello del lettore, evocato dal plurale dei versi finali. Il suo volo è tanto nello spazio quanto nel tempo, anzi è tale da produrre una sorta di contraddizione nel tempo: è un profumo, che, nel presente, “ci siamo portati dietro” “tanto tempo fa” .
Qui, come accade al fanciullino musico di Pascoli, è evidente che il poeta “ non trascina, ma è trascinato” : da un odore come nel caso appena visto, da un oggetto, la foto per esempio di uno sconosciuto (Ho questa foto di un uomo, che si appoggia sul manico), da un gesto, come quello “del direttore / del coro che chiude a pugno la mano” (D’improvviso tutto può accadere), dai frammenti di discorsi ed immagini percepiti sul tram (Leggere qualche riga), da uno scambio di persona (Lo scambio).
In quest’ultimo caso il disordine causato dall’errore (l’esser stato scambiato per un altro) produce un paradosso esistenziale che conduce l’io lirico a vedersi estraneo nel mondo non suo dell’altro e al tempo stesso a guardare al proprio mondo con gli occhi di uno sconosciuto. Lo scambio, nonostante il suo ripiegamento introspettivo, invita anche il lettore a riflettere sull’estraneità di ciò che ci è familiare e sul quale abbiamo steso una patina di insensibilità.
Senso di estraneità e paradosso temporale ricompaiono nella quarta lirica della sezione Lettere che ti scrivo. La lettera è indirizzata ad un destinatario che è sentito come intimo e coetaneo del poeta. Al “vedi” d’esordio che imposta un registro fraterno, si associa quasi ovunque il “noi” dietro cui si può intravvedere un’ulteriore intimità con il lettore, con qualsiasi lettore. Vi è poi lo sdoppiamento del poeta stesso che compare come era a cinque anni e come è oggi. Si tratta di un ricordo di infanzia in cui il passato ed il presente si fondono in un’unica dimensione. Ci si trova in una sorta di non luogo, forse la casa attuale del poeta, guardata però, con estraneità, con gli occhi dell’io dei cinque anni, il quale, anche se privo “di idiomi” , è “senza nessuna colpa e ancora forse / nessun rimorso” , innocente, “perché tutto / deve ancora cominciare ”. Innocenti sono anche le “ creature minime” , che nel vuoto dei buchi dei tronchi si nascondono e si sfamano, perché appartengono al mondo naturale impastato “di viola e bruno e ruggine ”, ma “che è cosa senza parola, senza sillabe o versi ”. Per l’uomo invece, l’assenza di parole, cioè il vuoto di poesia, genera, quello sì, rimorso. È stato quel vuoto ad aver costruito quella che non è più nemmeno una casa, ma un “ posto / dove siamo, senza eredi / così spogli” , in cui si abita, ma dove nemmeno il letto, i vestiti piegati e il libro aperto ci appartengono, un luogo di nessuno. E “quel bianco che resta, quel bianco / che acceca è quello che non abbiamo detto” , poiché noi “non siamo senza dirci, chiamarci, nominando” . Affermazione, perentoria, urlata quasi, dell’impossibilità di esistere senza la poesia, che dunque non è un modo di scrivere, ma un modo di vivere.
È dunque ciò che è estraneo a “quel bianco” , che spesso affiora in forma di apparenza o di frantume, insomma ciò che ci appare “ ignoto” a salvarci. Nella poesia che chiude la raccolta, L’ignoto dietro la porta, esso ci attende appena fuori l’uscio di casa, “mansueto ” “come animale / con lo sguardo che interroga / e non vuole nulla” e si palesa per la strada, fra le persone che si conoscono appena o non si conoscono affatto, con il loro mistero. Anche qui la parola acquista un tono plurale che si scioglie infine nel “tu” di un’esortazione accorata, rivolta al lettore, alla poesia, cioè alla vita:
 

Lo sentite anche voi, anche tu lo senti
quel respiro, quell’attimo, quella cosa?
quella che poi sembra diventare tua,
sembra diventare nostra
la cosa d’abitudine, come petalo
schiacciato che fu fiore,
anche odore del fiore, il suo gambo,
la consuetudine dei suoi frantumi.

mercoledì 29 gennaio 2014

Giovanni Fierro intervista Fulvio Segato e ne recensisce La consuetudine dei frantumi


Libro di Fulvio Segato
Fare Voci. Giornale di scrittura

Gennaio 2014

www.isontina.beniculturali.it/index.php?it/223/fare-voci-giornale-di-scrittura

Ecco qui l’edizione di gennaio di “FARE VOCI. Giornale di scrittura”.
Un numero ricco, di nuove proposte e nuovi nomi.
Per continuare ad esplorare la mappa del nostro tempo e del nostro territorio.


Di seguito trovate:

- il libro:   LA CONSUETUDINE DEI FRANTUMI di Fulvio Segato (recensione, intervista e testi)
- la proposta degli autori:   lo scrittore Gianni Spizzo parla di COLLINA di Jean Giono
- gli inediti:   IL PAESAGGIO DELL’OGGI ovvero lo scrivere di Matteo Ghirardi

buona lettura

Giovanni Fierro




Il libro

Il tempo quando si apre

“La consuetudine dei frantumi” di Fulvio Segato

di Giovanni Fierro

Già nel primo testo di questo libro c’è una dichiarazione di poetica. L’odore, il corpo, i luoghi, il tempo.
Si apre così La consuetudine dei frantumi, prezioso libro di Fulvio Segato, poeta triestino, che sempre di più sta lasciando un segno indelebile nello scrivere del nostro territorio.
In questa raccolta ci sono anche ritmo e suono, tanto vento a scompigliare, ma anche in senso positivo, l’umana esistenza.
Pagina dopo pagina, ci si immerge in una ricognizione ampia e profonda, del tempo presente.
Sia quando si rapporta al passato sia quando è premonitore dei tempi a venire.

E in questo fare poesia, Segato testimonia la propria volontà di tenere tutti i pezzi assieme; crea un quadro costruito con tenacia e coinvolgimento: ‘ma ci sono quei tuoi gesti, quel prendere/ quieta l’aria, serrala nella mano/ perché mai più voli, scompaia’.
E, come in “Le campane”, c’è grazia nel tratteggiare il nostro tempo, il nostro luogo dell’accadere. Non è poco.

‘Ci sono dieci cornacchie sul/ balcone. Guardano i miei fiori,/ i colori dei miei fiori oggi che/ è primavera. Ma erano solo due/ due sole ce n’erano/ ieri’. E questo è a dire del respiro di cui Segato ci fa complici, in uno stare dove la vita trova la sua collocazione, la sua identità. Sempre a cercare il confronto, in una possibile crescita, con una inevitabile difficoltà, per una auspicata confidenza.

La consuetudine dei frantumi è scrittura da custodire con attenzione, materia calda e pulsante che vuole aprirsi e mostrare il proprio esistere. È libro che si augura a tutti di scrivere. E di leggere.



L’intervista
Fulvio Segato
Nelle tue poesie se c'è sempre, a parer mio, un qualcosa che si ricompone (tempo, memoria, emozione...), il tuo scrivere ha a che fare con questo?
Tempo e memoria sono parametri essenziali nelle mie poesie. Sono movimenti, gesti, sospensioni e soprattutto lasciti che fanno scaturire l'emozione e di seguito la scrittura. Credo che la poesia (anche nelle sue forme più spinte o avanguardistiche) attinge sempre alla memoria, che io intendo come un fatto comune e non semplice momento soggettivo lontano, ricordo personale.

In questa raccolta sono molto presenti sia il vento che l'aria, che danno ulteriore respiro e senso alle parole, è così? e se si, perché?
Vento e aria, ma anche acqua, con tutti gli esseri viventi che contengono e vi vivono sono elementi che uso per dare appunto "respiro" al verso e alle parole, ma anche elementi necessari per far trasportare il ricordo personale verso un tipo di memoria più ampia e collettiva. Per liberare la parola dalla staticità e dalle secche e costringerla a giri più vasti, per toccare situazioni non prettamente mie, ma che riguardano il vivere di molti e anche sconosciuti.

La tua è una poesia completamente immersa nel quotidiano, anche se sono presenti gli eco di passato e memoria, cosa succede in questo tuo confronto temporale?
Un continuo dibattito, a volte una rivalutazione, certe altre una piccola battaglia. La vita nel quotidiano se non lanciata verso uno scambio e confronto con il già successo, il possibile o quello che avrebbe potuto accadere se...può causare un profondo sedimento nel quale rimanere invischiati. C'è bisogno anche di molta moderazione in questo, per non cadere nell'opposto, nella revisione continua, e per non restare impantanati nel passato stesso con il rischio che diventi mito. Il quotidiano è, insomma, l'adesso, il questo momento in qui io vivo.

Questo tuo 'cercare l'unità', dà ulteriore significato a come, e quanto, il vivere sia sfuggente, destinato ad andarsene. Ti riconosci come autore in questo?
Si, precari ed effimeri e facenti parte di una unità creata che si manifesta prepotente e viva in innumeri forme, anch'esse effimere e sfuggenti ma, tutte, uniche. Fermare gli attimi di questo veloce trascendere universale è quello che cerco di portare nelle mie poesie.

Le cose minime del vivere, quelle più difficili da raggiungere e mantenere, anche alimentare, sono qui presenti. Sembra che verso di loro tu abbia uno sguardo, e un senso, di protezione....
Sono le cose minime, catturarle, che ci permette di dare la misura e il peso del vivere, non solo di quello personale. Attimi che ci appaiono istantanei ma che dobbiamo fermare e decifrare, trascriverli, per poi lasciarli continuare nel loro fluire. E vanno accuditi con tenerezza, perché fragili come vetro e a volte riflettenti come specchi.





L'odore scavato
Questo odore scavato che circola fra strade rioni
salite di porfido disassato
si forma con calma
passando lentamente
sulle mura
sui tetti
sulle piccole pozze che si stanno asciugando
sugli occhi che si riflettono dentro
e cercano
poi qui s'accomoda,
vicino alla mia sedia - con il suo silenzio-
scavandomi le ossa
scavandoci le ossa,
illudendomi di essere più leggero
dell'aria
- l'inganno del volo,
ma fa solo una sosta
prima di riprendere il suo giro
prima di bussare alla porta accanto
d'infilarsi in un letto fra lenzuola pulite
che hanno quel leggero profumo di viole
di viole
che ci siamo portati dietro
con noi dietro
tanto tempo fa.



Nato in quegli anni e lì disperso
Sono nato in quegli anni e lì disperso,
- il fiato dell’affetto ha fatto
rugginose le biciclette, quelle mai
pedalate, quelle lasciate negli angoli
le parole sospese sono rimaste lì
e da nessuno più usate.
Ho visto forse passare il santo,
- ci sono ancora i suoi segni
e se c’è un pozzo qui vicino
è lì che bisogna cercare,
cercare quegli anni dispersi
in cui siamo nati, con le mani
nell’acqua scura quel presente
riportare a galla,
e piano bagnarsi le labbra,
berla a sorsi quell'acqua
ricomporre le frasi, ridirle,
come se non ci fossero solo
queste pietre, dure e bianche
e senza luce e il netto lacero
del confine scavalcato , con le mani
coprirsi gli occhi oppure disegnare nell’aria
quello che si volle e non abbiamo fatto,
dispersi come eravamo in quegli anni
in cui nascemmo. Coprirsi gli occhi
con le nostre mani nate con noi.



Un cavallo rosso fatto con la plastilina
Un cavallo rosso fatto con la plastilina,
duttile docile, messo in centro alla tavola,
quattro alberi con poche foglie in controluce
luce e raggi dalla finestra, la debole
luminescenza di una lampadina quando
si fa scuro e una mela verde e brillante,
che rotola se toccata appena col palmo,
e una figuretta, sottile, sopra tutto,
più avanti del cavallo, della mela,
ma non più grande solo più vicina,
più vicina per riconoscere il viso, gli occhi
quello che c'è di liquido oltre gli occhi,
così da impastare e diteggiare una gonna,
o una giacca o un cappello,
nominare qualcuno per poi metterlo
ad arcione, farlo andare, farlo correre
e perdersi fra gli alberi che son diventati bosco
che sembra di sentire l'odore di umido,
perché è passato un temporale
ma ora è lontano e si odono appena
i colpi del tuono che scompaiono
e un ultimo tremare dei vetri.




La biografia

Fulvio Segato è nato a Trieste nel '59, città dove lavoro in una scuola pubblica.
Negli anni ottanta ho pubblicato due sillogi di poesie: "I canti della Fenice" e "Io, Narciso".
Nel 2013 le sue poesie sono state pubblicate in una silloge intitolata "Vocativi in eco" dall'editrice Helicon, quale premio Casentino e La consuetudine dei frantumi Fara Editore, premio Faraexelsior 2013.
È in preparazione per l'editrice Edizioni Progetto Cultura una raccolta di racconti dal titolo "Cadono i cormorani".
Ha conseguito riconoscimenti in concorsi letterari sia in poesia che in prosa.

Carmelo Mezzasalma su Sequenza di dolore di Rosa Elisa Giangioia

recensione di don Carmelo Mezzasalma pubblicata sul n. 44 (Settembre 2013) della rivista Feeria

scheda del libro qui: Sequenza di dolore





martedì 28 gennaio 2014

Letteratura… con i piedi a Perugia 21-23 marzo 2014

Dal pomeriggio di venerdì 21 marzo ore 16.00 
al primo pomeriggio di domenica 23 marzo 2014
ha luogo a Perugia la kermesse


Letteratura… con i piedi


http://www.casamonteripido.it/cosavedere

Il tema della kermesse è volutamente giocoso (e francescanamente folle) ed è dedicato al tema del viaggio (virtuale o reale, magari anche con una punta di umorismo/comicità) e del pellegrinaggio (anche letterario), del paesaggio vissuto in modo slow…  ogni autore invitato lo declinerà come desidera: una testimonianza (anche di impegno sociale, politico e missionario), un reading poetico o narrativo, una mini performance, una relazione/saggio, un’opera d’arte, uno spettacolo musicale, una combinazione di tutto ciò. Lo spirito delle kermesse è quello dell’ascolto, della condivisione, della convivialità ed è richiesta la presenza per l’intera durata della kermesse. Ogni partecipante è libero di portare proprie opere, libri, cd, quadri, ecc. per vendite o scambi autogestiti o per donarli alle due biblioteche (di Monteripido e di S. Matteo degli Armeni). 
Il luogo di soggiorno è il convento di Monteripido www.casamonteripido.it (grazie a Carlo Pulsoni a Padre Luigi Giacometti, a Fra Massimo e a Maurizio) in Via Monteripido, 8 - 06125 Perugia (PG)


http://www.casamonteripido.it/dovesiamo

La kermesse è aperta a tutti gli uditori interessati. Le prenotazioni  vanno fatte direttamente in Foresteria a uno dei seguenti recapiti dando cortese comunicazione per conoscenza anche a info@faraeditore.it

Fra Massimo Monteripido casamonteripido@monteripido.it
tel. 075 42210
Il costo delle camere per le due notti di venerdì e sabato (comprensive di tassa di soggiorno) sono i seguenti:

Singola € 51,00
Doppia € 81,00 (40,50 a persona)
Tripla € 111,00 (37,00 a persona)


Altre notizie per gli interessatI: Lodi alle 7.15 (8.00 la Domenica), S. Messa 7.35; Vespri 19.15.


Gli incontri si svolgeranno nella vicina biblioteca di S. Matteo degli Armeni (grazie per l’accoglienza a Gabriele De Veris) Biblioteca San Matteo degli Armeni v. Monteripido 2 - 06125 Perugia, tel. 075 5773 560 bibliotecasanmatteo@comune.perugia.it

La colazione e i coffee break sono organizzati in Biblioteca dal Clan del gruppo Agesci Corciano 1 come autofinanziamento per le quote dei ragazzi che parteciperanno alla Route Nazionale ad agosto

La cena del venerdi 21 prevede un buffet a 7 € con taglieri freddi di salumi e formaggi locali, pane, focacce, insalate, dolci secchi e frutta. Il buffet è organizzato dalla associazione AltraUmbria, i fondi vanno per autofinanziamento e per sostenere il progetto Mochilabolivia, turismo sostenibile sul lago Titicaca.  

Tra le 20.30 e e 21.00 collegamento in videochat con
http://leiepoesia.cklab.it
  
http://www.umbriacronaca.it/2012/07/02/a-san-matteo-degli-armeni-il-centro-di-documentazione-su-pace-e-dialogo-interreligioso/

Per gli altri pasti abbiamo concordato gustosi menù completi (anche di acqua e vino) con l’Osteria Fiorucci al costo di € 14,00 cadauno, da pagarsi direttamente al ristoratore. Venerdì è prevista una cena a buffet in Bilblioteca al costo di € 8,00 circa.



Venerdì 21 marzo



16.00 Presentazione della kermesse  da parte di Carlo Pulsoni,  e Alessandro Ramberti e Gabriele De Veris, quest'ultimo è nato a Genova, e dopo aver vissuto a Savona si è trasferito a Perugia nei primi anni ’80. Qui si è laureato, ha svolto il servizio civile e ha sviluppato l’interesse per il pacifismo e la nonviolenza, collaborando all’organizzazione della marcia Perugia-Assisi; per una trentina d’anni è stato attivo nello scoutismo e in altre realtà del volontariato. Lavora in biblioteca dal 1995 (qui a San Matteo dal 2012, quando è stata aperta) ed è al termine del suo incarico di presidente regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche. Con la Biblioteca collabora anche Claudio Francescaglia, il quale ha insegnato storia e filosofia nei licei in Italia e all’estero: in particolare 5 anni a Buenos Aires e 2 anni a Madrid. Tornato in Italia ho insegnato presso il liceo classico Mariotti di Perugia per 15 anni prima di andare in pensione. Si è occupato per alcuni anni di politica in Umbria. Dal 2012 è presidente della Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, che ha come compito la diffusione del pensiero di Capitini (del quale ricordiamo anche l’opera poetica) in ordine ai valori che lo sostanziano: la pace, l’aggiunta religiosa, la nonviolenza, la non menzogna, la compresenza. 



16.15 Libero come un granello di sabbia nell'infinito Mario Campagnuolo  è un ingegnere edile che ha lavorato come Direttore di cantiere, poi d’Impresa e poi di Consorzi d’Imprese nel campo dell’Edilizia. Nel 1968 ha costruito, a pochi chilometri da Le Castella, il Villaggio Turistico della Valtur. Da 20 anni è giornalista pubblicista e ha pubblicato due libri: Come il mare e L’Opera dei Pupi: il primo nel 2010 e l’altro quest’anno. Scrive racconti e favole. È sposato da cinquant’anni con Annamaria e hanno quattro figli e sei nipoti. Ha partecipato alla kermesse avellanita del 2013 leggendo la favola Il teatrino di Fifì e Fofò e a quella sul tema “Ascolto per scrivere” a Le Castella (KR).


16.30 Viaggio a SamoaGabriella Bianchi è nata e vive a Perugia. Ha pubblicato sei volumi di poesie: L'etrusca prigioniera 1984, Canzoniere 1990, Giardino d'inverno 2005, Cartoline da Itaca 2005, Il paradiso degli esuli 2009, Il cielo di Itaca 2011. È presente in varie antologie nazionali. Ha vinto alcuni primi premi ed è stata inserita in Faraexcelsior 2013. Hanno parlato della sua poesia: Mario Luzi, Valerio Magrelli, Davide Rondoni, Maurizio Cucchi.  


16.45 Alcune trecce estoni – Paolo Ottaviani è nato a Norcia nel 1948. Ha pubblicato negli Annali dell’Università per Stranieri di Perugia saggi sul naturalismo filosofico italiano. Già direttore della Biblioteca Centrale di quella Università, ha fondato la rivista «Lettera dalla Biblioteca». In poesia ha pubblicato le raccolte Funambolo (Edizioni del Leone, Spinea, 1992) con prefazione di Maria Luisa Spaziani, Geminario (Edizioni del Leone, Spinea, 2007), Il felice giogo delle trecce (LietoColle, Faloppio, 2010), il quaderno d’arte diretto da Eugenio De Signoribus Trecce sparse (Fioroni, Fermo, 2012) e, unitamente a Walter Cremonte, Piccolo epistolario in versi (LietoColle, Faloppio, 2013). 


17.00 Cammino... cammino... cammino... (tre estati a piedi senza arrivare a Santiago di Compostela) Antonella Giacon scrive in poesia e prosa ed è formatrice in didattica della poesia e scrittura creativa. Tiene laboratori di scrittura narrativa e poesia con bambini e adulti. Ha appena ultimato un corso di scrittura creativa presso la sezione femminile dell'Istituto Circondariale di Capanne (Perugia) per l'associazione Tucep all'interno del progetto europeo W.R.I.T.E.R. Cammina appena possibile, con lentezza e piacere, come, dove  e quando può. Spesso le poesie le vengono incontro mentre cammina. 


17.15 Sotto le stelle della Galizia – Gaetano Troisi è nato a Tufo (AV) il 14 agosto 1936. Laureato in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto l’attività forense e nei ruoli dell’Avvocatura dell’INAIL. Continua l’esercizio della professione in Salerno (con il figlio Michele, nel campo civile e amministrativo). È iscritto al CAI da oltre 20 anni. Fa parte del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di Arte e Cultura Alpina. Fra le ultime pubblicazioni: Voci dalla Valle del Sabato. Come si fa a sopprimere un fiume (La “Zattera”, Avellino, 2006); Sotto le stelle della Galizia. Diario di un laico a Santiago de Compostela (Jaca Book, Milano, 2010); Dalla guerra in Africa ai reticolati nel Texas («Riscontri», XXXII, 1-2, Sabatia Editrice, Avellino, 2010); La Grande Muraglia nel porto di Salerno: come si sfregia una città (Controcorrente, Napoli, 2013).


17.30 Il battello della poesia: sulle onde del lago di OcridaSilvano Gallon, già dipendente del Ministero degli Esteri, vive la pensione tra il giardino e la poesia, continuando studi e ricerche sull’emigrazione italiana con la pubblicazione di numerosi saggi. Sito: www.silvanogallon.it

17.45 Dibattito e pausa
 



18.00 Costruire l’Europa camminando Carlo Pulsoni ha studiato Filologia Romanza a Roma, presso l’Università “La Sapienza”, laureandosi con Aurelio Roncaglia e addottorandosi con Roberto Antonelli. Dal 1998 al 2006 ha insegnato nell’Università di Padova, dove ha creato e diretto il Centro di studi galeghi. Attualmente è professore ordinario di Filologia romanza presso l’Università di Perugia. Ha tenuto seminari e conferenze presso varie università italiane (“La Sapienza” di Roma, Chieti, Ferrara, Udine, Firenze ecc.), europee (Cluj, Siviglia, Santiago de Compostela, Barcellona, Bergen, Lisbona, Coimbra, Budapest, Praga, Granada, Berlino, ecc.) e americane (Chicago, Madison, Bloomington). Ha progettato e realizzato le seguenti mostre: “Le vie del pellegrinaggio: Santiago de Compostela” (Padova 2004); “Le prime edizioni italiane di Hemingway” (Perugia 2007); “Un editore europeo: Vanni Scheiwiller e i suoi amici” (Perugia 2010); “Sacrificio e silenzio”, in collaborazione con Carlo Scagnelli (Piacenza 2013). 


18.30 “Chi sei tu che nel buio della notte osi inciampare nei più profondi pensieri?”Mariangela De Togni, nata a Savona, è suora Orsolina di Maria Immacolata di Piacenza. Insegnante, musicista, studiosa di musica antica. È membro dell’Accademia universale “G. Marconi” di Roma. Dal 1989 ad oggi ha pubblicato dodici raccolte di versi ottenendo premi e segnalazioni di merito in vari concorsi letterari. Inserita in «Lettera in versi» n. 21, rivista on-line a cura di Rosa Elisa Giangoia e Margherita Faustini scaricabile in bombacarta.com/le-attivita/lettera-in-versi . È presente nei siti www.flannery.it e in www.inpurissimoazzurro.com di Maria Di Lorenzo; nei blog farapoesia di Alessandro Ramberti e lastanzadinightingale.blogspot.it di Federica Galetto che le ha dedicato anche il blog La mia contemplazione . Ha partecipato a varie kermesse fariane e nel 2013 ha pubblicato con Fara Frammenti di sale e alcune poesie in varie antologie fra cui le ultime: Chi scrive ha fede? e Scrittura felice


18.45 Dibattito
 

19.00 Una nuova geografia dell'anima: quali i nuovi punti cardinali?Roberto Battestini, nato a Pescara nel 1966, è sposato e ha otto figli. Si dedica dal 1994 al fumetto come autore, curatore di mostre e sceneggiatore. Laureato in lingue, docente e poliglotta, traduce testi specialistici e fumetti dal 1986. Partecipa a mostre in Italia e all’estero. Vincitore del premio Fumo di China nuovo autore nel 1999 e a Forte dei Marmi nel 1996, 1° premio Arena! di Bologna nel 2007, 1° premio SatirOffida 2008, Primo premio Fede a Strisce a Rimini nel 2009 e nel 2010. Nel 2009 Bottero pubblica la sua autobiografia a fumetti: Fratelli. Per la casa editrice Ave di Roma realizza la collana “Salmetti a fumetti” e “Versetti a fumetti” e ha pubblicato nel 2011 Francesco l’amico di Dio e Beato Karol, vita parole e sorrisi di Giovanni Paolo II. Dal 2007 realizza il progetto Catecomics con le Edizioni Dehoniane. È inserito in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche (Fara 2012) e Chi scrive ha fede? (Fara 2013). Ha esposto i suoi quadri nella mostra personale IN ITINERE. OPERE 2007-2012 a Pescara. Web: www.battestini.it
19.30 Dibattito
20.00 Cena a buffet in Biblioteca

21.15 SPECIALMENTE TEATRO: E TU M’AMAVI… DI TANTI PALPITI… – Due Duetti improbabiIi dal libro di Claudio Trionfi (ed. Era Nuova). Coordina Gabriele De Veris (Biblioteca San Matteo degli Armeni)
Presentano: Claudio Trionfi, autore, attore e regista, responsabile della collana Melpomene; Giovanni Lanieri, attore, curatore della collana Melpomene. Letture a cura di Stefania Romagnoli, attrice, e Claudio Trionfi.



22.30 Dibattito e riposo 

Sabato 22 marzo


8.30 Un monaco in viaggioGianni Giacomelli è monaco benedettino camaldolese nel monastero di Fonte Avellana (PU) dal settembre del 2003. Dall’ottobre del 2011 è priore nello stesso monastero alle pendici del Catria (www.fonteavellana.it). Ha effettuato studi classici e frequentato la facoltà di Giurisprudenza. Ha operato in una comunità per disabili. Dopo l’ingresso in monastero ha conseguito il master in Teologia cattolica a Strasburgo (Francia) con un memoire sul fenomenologo francese Michel Henry, Per una soteriologia immanente. Appassionato di filosofia e di opera lirica, teatro, poesia e psicanalisi ha partecipato alle kermesse fariane di Fonte Avellana e Rapallo ed è inserito in varie antologie fra cui le ultime: Chi scrive ha fede? e Scrittura felice.



9.00 Viaggiatori nel MedioevoTeresa Caligiure, postdoc Università della Calabria. 



9.30 Verità in cammino. La filosofia "in movimento" di Maurice BelletPaolo Calabrò è laureato in Scienze dell'informazione (Salerno) e in Filosofia (Napoli). Dal 2009 gestisce il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Redattore del settimanale «Il Caffè» di Caserta e del mensile «l’Altrapagina» di Città di Castello (PG), collabora con il bimestrale «Testimonianze» e con i mensili «Lo Straniero» e «Sapere» e con le riviste online «Filosofia e nuovi sentieri» e «Pagina3». Ha pubblicato Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e diversi articoli sulla filosofia di Panikkar e Bellet, l'ultimo dei quali è “Il pensiero è impuro. L’epistemologia relazionale di Raimon Panikkar oltre il 'nuovo realismo'” («Filosofia e nuovi sentieri», dicembre 2013).


10.00 Invito al viaggioDomenico Cipriano è nato nel 1970 a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino. Già vincitore, per la poesia, del premio Lerici-Pea per l’inedito nel 1999, ha pubblicato la raccolta Il continente perso (Roma, Fermenti, 2000; 2a. ed. 2001), con introduzione di Plinio Perilli e nota del musicista jazz Paolo Fresu (libro vincitore del premio Camaiore “Proposta” 2000 e segnalato al premio Eugenio Montale 2000). Nel 2010 ha pubblicato Novembre (Massa, Transeuropa, prefazione di Antonio La Penna), raccolta nella rosa finalista al premio Viareggio 2011. Una silloge dedicata al terremoto dell'Irpinia del 1980, con accluso il cd di Pippo Pollina Ultimo volo. Orazione civile per Ustica. Ha pubblicato inoltre libricini da collezione, quali: L’assenza (Pulcino Elefante, 2001), La pelle nuda delle stelle (Ibridilibri, 2008), L’enigma della macchina per cucire (Edizione L’arca Felice, 2008). Ha pubblicato il CD di jazz poesia Le note richiamano versi (abeat records, 2004). Organizza premi, eventi poetici e musicali, collabora con artisti e attori, con varie riviste e associazioni culturali, codirige la collana poetica “Pietre vive”. Ha ricevuto numerosi premi. Web: www.domenicocipriano.it

10.30Dibattito


11.00 Geoeconomia del Cammino di Santiago Attilio Castellucci insegna Lingua e letteratura Galega all'Università “La Sapienza” di Roma. Per secoli, il pellegrinaggio al santuario di San Giacomo ha portato milioni di pellegrini sulle strade che attraversano la Spagna on direzione Nord-ovest. Ma se le motivazioni che spingono i fedeli a affrontare la fatica sono quasi sempre dettate dalla fede, ben diverso è il discorso per i detentori del potere, sia esso temporale o religioso. Le spinte a mutare i percorsi consolidati dipendono infatti da considerazioni geopolitiche o, più spesso, geoeconomiche. In questo gioco propagandistico di nuovi itinerari la fede si mescola con la letteratura, la politica e l'economia, a volte in maniera così scoperta da risultare persino divertente. I pellegrini che affrontavano la Francigena portavano soldi alle casse dellarcivescovado compostelano, che era esentato dal pagamento della decima. Quindi nelle casse del re non arrivava un centesimo. Alfonso X, cerca di spostare il pellegrinaggio lungo nuovi percorsi che passino attraverso monasteri, soprattutto mariani, situati in territori che invece erano tenuti al pagamento della decima alla monarchia, arricchendo così le casse del re svuotate dalle guerre ma anche dal mecenatismo culturale di Alfonso.


11.15 La camminata ferita e solitaria del poetaEnrica Musio  nasce a Santarcangelo di Romagna il 31 marzo 1966, ama la natura e l’ambiente; per 13 anni è stata volontaria di Legambiente. Adora leggere libri di letteratura femminile (Emily Dickinson, Sibilla Aleramo, Ilaria Rattazzi). Ha pubblicato con Fara: Dediche sillabiche (2006), Senza saperlo nemmeno (2010) e Case di angeli (2013). Per il blog Narrabilando scrive “Le pillole di Enrica”. Recentemente è stata intervistata a ContainerRadio www.andreacollalto.com e ha partecipato ad Anima d'Autore su IcaroTV.

11.30 Maria Maddalena, santa e peccatrice, colei che asciugò con i suoi capelli i piedi a Gesù. Rielaborazione della figura biblica nel poemetto Ero Maddalena in un monologo intimo e doloroso di una donna dei nostri giorni. Un lavoro di carne e sangue, di spirito e inconscio, che affronta le problematiche femminili della violenza e della fede nell'ottica della figura più vicina a Gesù, da lui stesso scelta quale compagna di viaggio per le sue missioni profetiche. Un'attualizzazione che forse mancava. Cinzia Demi è nata a Piombino (LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. È operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige la Collana di Poesia Sibilla per Pendragon e cura per il sito francese Altritaliani la rubrica Missione poesia. Ha pubblicato: Incontriamoci all’Inferno Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia (Albatros, 2010); Caterina Sforza. Una forza della natura fra mito e poesia (Fara 2010); “Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ersilia Bronzini Majno. Immaginario biografico di un’italiana tra ruolo pubblico e privato (Pendragon 2013); Ero Maddalena (Puntoacapo 2013); ha curato l’antologia su G. Caproni Tra Livorno e Genova: il poeta delle due città (Il Foglio 2013).

11.50 Dibattito breve

12.00 In via del tutto eccezionaleGuido Passini con le attrici Laura Mazzotti (a destra) e Stefania Zanetti (infra) della Compagnia delle Liridi: dirigono e recitano in svariati spettacoli teatrali cercando di unire l'arte alla beneficenza.
Guido Passini è nato a Bologna nel 1978. Ammalato di fibrosi cistica scopre qualche anno fa una grande passione per la poesia e cura Senza Fiato (Fara 2008). Membro dell’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì dal 2008. Le poesie La Vita tra le mani e Feriscimi compaiono nell’antologia Sentieri edita da lulu.com nel 2009, nello stesso anno pubblica con Fara la sua prima raccolta autonoma, Io, Lei e la Romagna. La poesia Ti mostrerò compare sull’Antologia I poeti romagnoli d’oggi e Federico Fellini (Il Ponte Vecchio, 2009). La poesia Italia son cresciuto compare nell’Antologia Il segreto delle fragole 2010 (LietoColle). 
Con Due preghiere è inserito ne La poesia, il sacro, il sublime (a c. di Adele Desideri, Fara 2010). È inserito anche in Salvezza e impegno, ne Il valore del tempo nella scrittura e in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche (Fara 2010, 11 e 12). Ha ultimamente curato per Fara Senza fiato 3. Lasciami correre (2012) ed è inserito in Chi scrive ha fede? e Scrittura felice (usciti nel 2013).

12.45Pranzo e tempo libero

15.00 Testimonianza di Frate Massimo di Monteripido con visita al Convento e alla antica Biblioteca – La comunità di Monteripido è una fraternità francescana dell'Ordine dei Frati Minori, appartenente alla Provincia Serafica Umbria-Sardegna di san Francesco di Assisi. La natura e la storia del luogo orientano il servizio pastorale di questa nostra comunità verso il mondo universitario. Da decenni vengono accolti giovani studenti nella Residenza loro destinata, sotto la gestione di un frate della comunità. Da qualche anno sta aumentando la collaborazione con la Diocesi nella Pastorale Universitaria, in cui almeno due nostri frati si dedicano a tempo pieno. Il Terzo Ordine francescano coinvolge giovani, coppie ed adulti in percorsi distinti: Gi.Fra., "Simpatizzanti OFS" e OFS. Alcuni di noi aiutano parrocchie limitrofe e ricoprono incarichi a servizio della Diocesi, mentre qualcun'altro si dedica all'insegnamento presso l'Istututo Teologico di Assisi e la Scuola diocesana Leone XIII. 

15.30 Il viaggio della vita: l'ascesa a Pechino di Matteo Ricci Gianni Criveller è nato a Treviso nel 1961, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), da oltre vent'anni opera nella Grande area cinese (Taiwan, Hong Kong, Macao e Repubblica Popolare Cinese) dove collabora con diverse istituzione accademiche. Professore di teologia, storico e ricercatore, si è specializzato nella storia della ricezione del Cristianesimo in Cina, in particolare circa la missione gesuitica e le differenti strategie missionarie. Ha pubblicato numerosi studi in varie lingue, tra cui Vita del Maestro Ricci, Xitai del Grande Occidente (Brescia, 2010); 500 Hundreds Years of Italians in Hong Kong and Macau (Hong Kong, 2013, con altri autori). Ha pubblicato un saggio su Etty Hillesum in Chi scrive ha fede? (Fara 2013).


16.10 Rousseau, scrittore… a piediRosa Elisa Giangoia è insegnante, scrittrice e saggista. Collabora a riviste letterarie e di didattica anche on line. Ha pubblicato manuali scolastici, tre romanzi – In compagnia del pensiero, 1994; Fiori di seta, 1989; Il miraggio di Paganini, 2005 – un prosimetron (Agiografie floreali, 2004), un saggio di gastronomia letteraria (A convito con Dante, 2006), un’edizione delle Bucoliche di Virgilio con annotazioni in latino (Accademia Vivarium Novum 2008) e la raccolta poetica Sequenza di dolore (Fara 2010, prefazione di Antonio Spadaro). Ha realizzato con Laura Guglielmi la collana (10 voll.) Liguria terra di Poesia (1996-2001) e nel 2005 con Margherita Faustini i volumi Sguardi su Genova e Notte di Natale. Fa parte della redazione di «Satura» e collabora a numerose riviste letterarie e di didattica, anche on-line. Ha ideato e cura (dal 2001) la newsletter «Lettera in Versi», nell’ambito di “Bomba Carta. Esercizio e riflessione sull’esperienza creativa” (www.bombcarta.com). Fa parte di diverse giurie di Premi letterari. Sue poesie sono presenti in numerose antologie. Ha vinto vari premi letterari. È impegnata nella diffusione del Latino con il “metodo-natura” del linguista danese H.H. Ørberg. È presente con saggi nei volumi fariani: Poeti profeti?, La poesia, il sacro, il sublime, Salvezza e impegno, Il valore del tempo nella scrittura, Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche, Chi scrive ha fede? e Scrittura felice. Ha pubblicato Appunti di poesia: vademecum per chi la ama (Fara 2011) e insieme a Lucina Bovio ha curato l’antologia di poesie-preghiere Ti prego (De Ferrari, Genova 2011). 


16.30 Dove Andiamo (poema)Fabio Cecchi è nato a Cesena nel 1991. Risiede a Igea Marina ed è studente universitario di ramo umanistico. Nella variegata sfera delle “attività in seconda” si alternano la composizione pianistica, il volontariato, lettura e scrittura. Convinto hardiologo (seguace della poetica di Thomas Hardy), del vasto mare letterario ha navigato in particolare l’Ottocento meno considerato (Guerrini, Prati, Graf, Cena…). Da questi e altri attinge, nella lenta formazione, tra slanci sociali e squarci intimisti, di un corpus poetico in fieri. È inserito in Chi scrive ha fede? e Scrittura felice (Fara 2013).


16.45 Stivali dell’Armata RossaNatascia Ancarani è nata da famiglia contadina nella campagna di Ravenna, ha studiato filosofia a Pavia laureandosi con una tesi su S. Freud e M. Klein, insegna nelle scuole superiori a Pavia. Ha pubblicato saggi e racconti. Nel 2006 vince il concorso Pubblica con noi di Fara con Palazzo della Repubblica e altri racconti pubblicati nell’antologia 3 x 2. Il saggio “Trasformazioni del sacro” è inserito ne La poesia, il sacro, il sublime (Fara 2010). In uscita un libro su Berlino.


17.00 Io viaggio senza titolo! David Aguzzi è nato a Rimini nel 1966: allora aveva tanti capelli biondi e boccolosi, oggi ha una volta luminosa e lucida. Ha conseguito due lauree, quasi inutili, in Sociologia e in Scienze della comunicazione. Ma il fascino della parola, della conoscenza, ha sempre stimolato piccoli pensieri per grandi sogni, diviso com’è in quotidiani lavori di artigianato sociale e cittadino. È membro dell’Associazione Culturale Teatro Aenigma di Urbino, co-fondatore della Rivista «Teatri delle diversità» e delle Edizioni Nuove Catarsi, socio dell’ANCT (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), Coordinatore e Segretario organizzativo del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere. Tra le pubblicazioni: Il Dono di Davide. I Volontari e la rete di Solidarietà (Ed. CSV Rimini); … e cuchèl / il Gabbiano (Ed. Comune di Riccione); Per uscire dall’invisibile (ANC Edizioni). Ideazione e coordinamento del Cortometraggio Cambiamo Discorso? È inserito nei volumi fariani La poesia, il sacro, il sublime (2010) e  Scrittura felice (2013).
 

17.15 Un senso del viaggio: il ritornoFrancesco Di Sibio, irpino, è nato a Pontedera (PI) nel 1975. È impiegato presso l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.
Nel 2003 la CEI ha distribuito La Passione, una via crucis poetica, in tutte le parrocchie italiane, già pubblicata presso le Edizioni Parva di Rovigo nel 2001. È uno dei curatori della collana foto-poetica Pietre vive edita da Delta 3 Edizioni.
Nel 2013 è stato terzo classificato nella categoria narrativa-romanzo al premio “L’inedito”, Lacedonia (AV).
Ha realizzato varie manifestazioni culturali, soprattutto reading letterari.


17.30 Mappare l'ignotoVera Lúcia de Oliveira, nata in Brasile, è docente di Letterature Portoghese e Brasiliana all’Università degli Studi di Perugia. Ha diversi libri e saggi pubblicati e scrive sia in portoghese che in italiano. Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua poesia, quali il Premio Internazionale di Poesia Pasolini (2006), Il Premio Internazionale di Poesia Alinari (2009) e, con la raccolta Entre as junturas dos ossos, ha ricevuto in Brasile nel 2006 dal Presidente Lula il Premio Literatura para Todos, promosso dal Ministero dell’Educazione brasiliano. È presente in riviste e antologie pubblicate in Brasile, Italia, Spagna, Romania, Portogallo, Francia, Germania e Stati Uniti. In Italia, fa parte della redazione della rivista on line Fili d’aquilone. Oltre a numerosi saggi su poeti contemporanei pubblicati in riviste di diversi paesi, ha curato antologie poetiche di Lêdo Ivo, Carlos Nejar e Nuno Júdice. Sito: www.veraluciadeoliveira.it


17.45 Océano de luz / Oceano di luce Gladys Basagoitia Dazza, biologa, è nata a Lima e risiede a Perugia. Premiata più volte in Perú, Brasile e Italia in concorsi nazionali e internazionali, è pubblicata in prestigiose antologie di poeti anche in Argentina, Messico, Nicaragua, Stati Uniti, Portogallo e Colombia. Fra le opere: La zarza ardiendo, Peces ebrios (Premio J.M. Arguedas, Lima, Perú, 1969), Otra vez sobre el viento, L’infinito amore, Donna Eros, Selva invisibile, Polifonia, Acquaforte (Targa del Parlamento Europeo, Premio Anguillara Sabazia 2004), Mujer Eros, Aguafuerte, Rêverie (Premio Nuove Scrittrici 2005), Il colore dei sogni (in FaraPoesia, 2005), La carne / El sueño (finalista al Premio Montano 2008), Danza Immobile (spagnolo a fronte come il precedente, Premio Città di Marineo 2011, Premio Minerva Etrusca, Perugia 2011), Finestra cosmica (Fara 2012), la silloge trilingue insieme alla poetessa Vera Lúcia de Oliveira Radici, innesti, diramazioni (Perugia 2010), Océano de luz / Oceano di luce (Fara 2013). Narrativa: Il sorriso del fiume, pubblicato poi da Fara in edizione ampliata come Il fiume senza foce (Premio Città di Salò 2009, Premio Prata P.U. 2009, Premio Anguillara Sabazia 2010). Ha tradotto poeti dall’italiano allo spagnolo e viceversa, soprattutto donne. Ha curato e tradotto Donna Carta di Musica (Centro Documentazione “Donne del mondo”, Perugia, 2005). Nel web: farapoesia, veraluciadeoliveira, donnemondo, casadellapoesia, filidaquilone e altrove.

18.15 Dibattito e pausa
18.30 Poesie per una cella Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese. Nel 2007 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie con Ed. Del Leone dal titolo Lux Renova. Ha realizzato in collaborazione ad altre poetesse il reading poetico Bicchieri Di-Versi edizione 2011 e 2012. Nell’estate 2012 organizza con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città la rassegna poetica “vaghe stelle dell’orsa” . Recentemente suoi testi sono stati tradotti anche in lingua spagnola.



18.45 La scorza degli agrumiSubhaga Gaetano Failla (a lato in una foto di Vito Clemente) è affascinato da una visione planetaria, errante (dal greco planetós), dell’esistenza. Con il noto mezzo di trasporto aereo denominato Terra percorre ogni giorno oltre due milioni e mezzo di chilometri. Da anni cerca di compiere anche un altro viaggio, molto singolare e arduo: quello da qui a qui. 

19.00 Tra terra e mareAngela Ambrosini è nata e risiede in Umbria. È vincitrice e finalista in circa duecento concorsi di poesia e narrativa ed è inserita in pubblicazioni critiche e antologiche. Autrice di recensioni e traduzioni di autori spagnoli, ha conseguito il Master in Traduzione Letteraria presso l’Università di Siena. Sua è la traduzione italiana del Don Juan di G. Torrente Ballester (Jaca Book 1985). Ha pubblicato i racconti Semi di senape (L’Autore Libri 2007), i volumi di poesie Silentes anni (Tracce 2006), Fragori di rotte (Tracce, 2008, vincitrice del Concorso “Scriveredonna” 2007 presieduto da M.L. Spaziani), Controcanto (prefazione di Alessandro Quasimodo, Edimond 2012, (vincitrice del Premio “Città di Castello” 2011, presieduto da A. Quasimodo) e, a sostegno della Onlus per la promozione della salute mentale “Le fatiche di Ercole”, Storie dall’ombra, 2011, Agenda 2013, Ut imago poesis (Petruzzi Editore 2012) e il calendario 2014 In limine con poesie a commento di foto di Enrico Milanesi. Ha presentato per A. Quasimodo il libro di Maria Cumani, moglie di Salvatore Quasimodo, Il fuoco tra le dita e partecipato alla Rassegna dell’Editoria WorldBook di Cattolica nel 2012 con la presentazione di Controcanto e, nel 2013, di Semi di senape. Ha realizzato la mostra di poesie abbinate ai quadri del pittore Massimo Dini: Ars gratia artis. Il colore delle parole, nell’ambito degli eventi collaterali al “Festival delle Nazioni” 2012 di Città di Castello. Profilo e opere presenti nei siti www.vogliadilibro.it, www.manualedimari.it e www.literary.it (dove è elencato il curriculum analitico dei riconoscimenti). 

18.30 Dibatitto


19.00 Pa’am Achat – Uno spettacolo di teatro e musica dedicato alla cultura ebraica e nomade, scritto e diretto da Emanuele Scataglini e Barbara Rosenberg, con Renato Spadari (chitarra), Barbara Rosenberg (narrazione e tastiera), Emanuele Scataglini (voce e composizione canzoni). Immagini di Max Parazzini.
“Pa’am Achat” è un spettacolo di teatro e musica dedicato alla cultura ebraica e nomade. Un viaggio poetico nelle tradizioni, fiabe e personaggi leggendari, accompagnato da canzoni tradizionali Klezmer, tradotte e riarrangiate, alternate a brani originali, suonati dal vivo. La performance ha debuttato il 26 gennaio 2014 alla biblioteca Sicilia nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata della Memoria 2014 del Comune di Milano. Inoltre, è stato presentato alla sala della cultura presso Pro Loco di Pero (MI). Il gruppo si è esibito in passato presso l’Università di Bari, la sinagoga di Casale Monferrato e Soragna, al festival internazionale di Santarcangelo di Romagna, oltre che in numerose biblioteche ed Auditorium in Italia e all’estero.“Noi ebrei, per necessità o desiderio, abbiamo sempre viaggiato. Restiamo in un posto per qualche generazione e poi ripartiamo, in vista di  una nuova terra. Il viaggio ci ha obbligato a non attaccarci a nessun luogo, a nessuna autorità e ci ha insegnato che nulla è eterno. Lo abbiamo imparato talmente bene che invece di portare fiori, sulle tombe dei nostri cari, portiamo pietre. Almeno quelli durano per sempre. Per questo parliamo tante lingue, tutte con uno strano accento: fa parte dell’essere cittadini del mondo.”

20.00 Cena e tempo libero


Domenica 23 marzo


8.30 Scrittori-viaggiatori italiani nell'età dei LumiPiera Bruno è laureata in Lettere. Distaccata al Ministero degli Esteri, ha svolto attività culturale in alcune capitali mediterranee. Già redattrice di «Italyan Filolojisi», rivista della Facoltà di Lettere di Ankara, collabora a riviste italiane con poesie, recensioni, traduzioni. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche: la più recente Segni lettere suoni (De Ferrari, Genova 2002) è una miniantologia di traduzioni e testi originali trilingui. Con De Ferrari ha pubblicato anche il poemetto in prosa L’Arca di Noè (1998). Nel 1996 ha ideato per l’Istituto Italiano di Cultura di Ankara il florilegio Domani accadrà qualcosa (poesie turche di G. Akin; B. Ecevit; E. Evren; M. Gürpinar), in cui  è presente con “Note sulla poesia turca” (pp. 39-58). È inserita in antologie quali L’altro 900 di Vittoriano Esposito, vol. II (Bastogi, Foggia 1997); L’erbosa riva a cura di S. Gros-Pietro ed E. Andriuoli (Genesi, Torino 1998); La Liguria dei poeti di F. De Nicola (De Ferrari, Genova 1998), l’Almanacco paredro 2005 (Genesi) e nelle riviste «Çağdas Türk Dili», Ankara 2001; «Les Cahiers de poesie-rencontres», Lyon 1996 e 1999; «Mil’ Feuilles par Chemins», Thionville 1999 e 2000. Nel 2004 il quotidiano «Cumhuriyet» (Repubblica) le ha dedicato una pagina nell’inserto culturale Kitap (libri). Nel 2012 ha pubblicato Poetesse liguri – dallo scrittoio alla pagina (De Ferrari). Le è stata dedicata la Lettera in versi n. 05 a cura di Rosa Elisa Giangoia.


8.45 Lerrare della poesia Francesco Filia vive e insegna a Napoli, dov’è nato nel 1973. È stato vincitore della sezione inediti del premio Dario Bellezza (edizione 2001) e finalista di altri premi, tra cui il Città di Tortona, per l’opera prima, 2008. Sue poesie sono apparse su varie riviste blog e riviste on-line (La Clessidra, Capoverso, La Mosca di Milano, Poesia, Nazioneindiana, VDBD, Poiein, Poetrydream, Poetry Wave, Sagarana, Sinestesie, ecc.) e, tra le altre, nelle antologie Subway. Poeti italiani Underground (a cura di Davide Rondoni e con introduzione di Milo De Angelis, Net, 2006) e Il miele del silenzio (a cura di Giancarlo Pontiggia, Interlinea, 2009). Ha pubblicato il poema in frammenti Il margine di una città, con prefazione di Raffaele Piazza e dieci tavole di Pasquale Coppola (Il Laboratorio, 2008). Cona la raccolta La neve (recentemente ristampata) ha vinto il concorso Faraexcelsior 2012, il Primo premio al Civetta di Minerva 2013 ed è stato finalista al Pontedilegnopoesia 2013. Collobora con nellocchiodelpavone.blogspot.it


9.20 La scrittura  come la vita è un instancabile cammino Caterina Camporesi è nata a Sogliano al R. nel 1944. Vive a Rimini. È psicoterapeuta. Già condirettrice de «La Rocca poesia» e redattrice de Le Voci della Luna, collabora con riviste cartacee come Graphie e on-line come Fili d’aquilone. Ha pubblicato: Poesie di una psicologa (Euroforum 1982), Sulla porta del tempo (Edizioni del Leone 1996), Agli strali del silenzio (Istituto di Cultura di Napoli 1999), Duende (Marsilio 2003), Solchi e Nodi (2008). È presente con Il tenace seduttore nel volume Per Cesare Ruffato (Marsilio 2005), con una poesia in Folia sine nomine (Marsilio 2006) e con sillogi ne La coda della Galassia(2005), La linea del Sillaro (Campanotto 2006), Poesia e Natura (Le lettere 2007), Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Campanotto 2008). Alcuni saggi: Gratitudine e poesia ne Lo spirito della poesia (2008), Profezia, sogno e poesia in Poeti profeti? (2009), Utopia, creatività, trasformazione in Salvezza e impegno (2010), Poesia nella società liquida ne Il valore del tempo nella scrittura (2011), La scrittura come viaggio in Scrivere per i futuro ai tempi delle nuvole informatiche (2012), La fede come cammino verso la Verità in Chi scrive ha fede? e La gioia nella poesia e la figura de padre in Scrittura felice (entrambi 2013). Ha curato e tradotto L'Attesa di Pablo Gozalves (Sinopia 2007) e, con Claudio Cinti, Nel concavo privilegio della dismemoria di Cé Mendizábal (Sinopia 2010). Le è stata dedicata la Lettera in versi n. 41 (2012) a cura Rosa Elisa Giangoia. È presente nei cataloghi per il Centenario della morte di Giovanni Pascoli e in quello del pittore Carlo Ravaioli (entrambi Il Vicolo 2012).


9.40 Partire è un po’ partireGiovanni Borriero è autore di Quartine di San Francesco (ne Il valore del tempo nella scrittura, Fara, 2011), Il racconto del neaniskos sui fatti di Gesù / The Story of the Neaniskos about Jesus’ Facts (in Sacrificio e silenzio / Sacrifice and silence, Aguaplano, 2013); due inediti (Fioredicarta e No / non) sono presenti nel blog blanc de ta nuque. Nato a Schio nel 1968, insegna Lingua e letteratura galega all’Università di Padova.
 


10.00 “Caelum, non animum mutant”Sergio Pasquandrea è nato nel sud-est della Penisola, in uno degli ultimi decenni del secolo scorso. Il destino, che egli corteggia spassionatamente, lo ha poi portato a trasferirsi nel centro esatto dello stivale. La poesia, da lui amata di un amore che sconfina nel masochismo, a volte gli ditta dentro. Lui scrive. Lei scuote la testa, sconsolata. Quando la Musa tace, Sergio dispone di numerosi altri modi per far danni: l’insegnamento, il giornalismo musicale, la ricerca universitaria, il disegno, la tastiera di un pianoforte. Ha due figli che adora e una moglie che si guadagna la santità sopportandolo.

10.30 Dibatitto

11.00 Messa officiata da p. Gianni Criveller (o tempo libero)


12.00 Prepariamoci al Viaggio – Chi siamo? Da dove veniamo? Cosa ci facciamo qui? Perché siamo qui? Dov’eravamo e cosa eravamo prima di nascere? Dove saremo e cosa saremo dopo la nostra morte? Sono queste le domande da cui prende vita il gruppo di ricerca Diabasis. Danza, Fotografia, Teatro, Poesia, Musica, questi sono gli spazi vitali che abitiamo. Non abbiamo alcun fine se non quello di cercare, provare a riconoscere la bellezza in ogni suo aspetto e mostrarla. Il fatto di non avere nessuna certezza di riuscirci, beh, questo è un altro paio di maniche… Con Massimiliano Bardotti, Giacomo Lazzeri, Sara, Genny e Katia Frese.

13.00 Pranzo, riflessioni conviviali e partenze