venerdì 23 maggio 2014

Nota di Simone Sereni a I giorni e le strade

http://www.faraeditore.it/html/siacosache/giornistrade.html Cara Carla, ho finalmente letto i tuoi versi, che con Alessandro Ramberti mi avete fatto avere.

Intanto, grazie del dono della parola. Non è scontato. Né è scontato esporsi al giudizio, sopratutto con la poesia.


Non sono un esperto, né un letterato e con la poesia (sebbene senta istintivamente che sarebbe anche il mio linguaggio più proprio) ho sempre fatto un po' a botte.
Sin dalla scuola, dai classici fino ai versi degli amici alle prime esperienze non ho mai terminato di leggere un libro di poesie.

Il tuo, sì.

La mia "nota di lettura" è rimandarti in particolare tre versi tuoi che in questo momento dicono qualcosa anche di me:

“Volevo tra le mani una zolla di terra
non essere preda dei battiti del cuore
né andare con un ghigno a contare gli errori”

Grazie
Un caro saluto
Simone Sereni


http://mafuiane.blogspot.com
http://motividifamiglia.blogspot.com
http://www.vinonuovo.it

giovedì 22 maggio 2014

Ore di luce… con Franca Fabbri a Villa Verucchio (RN) 19 giugno

scheda del libro qui




Poesia e musica a Cesenatico giugno-luglio

La serenata delle zanzare
Incontri di poesia e musica a Casa Moretti
estate 2014

_____________________

Tornano anche nell’estate 2014 gli incontri con la poesia a Casa Moretti. Da alcuni anni infatti l’istituto culturale che ha sede a Cesenatico nella casa sul canale che fu di Marino Moretti ha allargato il proprio fronte di attività, dedicandosi, oltre che agli studi e la critica, anche alla poesia “attiva” e militante. Una occasione per mettere in relazione Casa Moretti con le nuove esperienze della poesia contemporanea non soltanto del territorio locale e per continuare ad essere, soprattutto, ancora una casa, ovvero un luogo di incontro e di familiarità. Il piacere di ascoltare i versi accompagnati dalla musica nell’appartato e crepuscolare giardino o sul pittoresco porto canale di Cesenatico, fa degli incontri della “Serenata delle zanzare” una esperienza unica ed un evento letterariamente tra i più significativi proposti in Riviera durante la stagione estiva.


Dal primo originale esperimento di reading di poesia davanti alla casa di Marino Moretti, nel 2011, la rassegna ha preso piede nel 2012, consolidandosi ulteriormente l’anno successivo, proseguendo nell’attenzione verso i giovani con incontri che hanno mescolato registri e intonazioni diversissimi tra loro, originali e legati alla tradizione, provenienti da territori lontani o vicinissimi, e che sono rimasti nella memoria degli eventi dell’estate scorsa.
 

Con la sua proposta di incontri dedicati alla poesia in rapporto con altre arti come la musica, la danza e l’arte nel giardino di Casa Moretti e altri luoghi di Cesenatico, organizzati per valorizzare le voci del territorio e non solo, Casa Moretti ha così allargato il proprio fronte di attività (più spesso onorando una vocazione per gli studi) occupandosi anche della poesia “attiva” e militante. Questa rassegna estiva si è presentata sin da subito come un’occasione per mettere in relazione l’istituto di Cesenatico sorto nella casa natale di Marino Moretti, con le nuove esperienze della poesia contemporanea, alcune delle quali, da quest’anno, nate anche sul web in blog aggiornatissimi sulle migliori esperienze poetiche. La novità 2014 è poi quella di dedicare almeno un appuntamento ai più piccoli, che potranno così imparare ad appassionarsi alla poesia. Il piacere di ascoltare i versi accompagnati dalla musica nel contesto dell’appartato e crepuscolare giardino o del pittoresco porto canale di Cesenatico, fa della “Serenata delle zanzare” una esperienza unica e un evento letterariamente tra i più significativi dell’estate.

Il titolo della Serenata delle zanzare, proveniente da un verso del “padrone di casa” Marino Moretti, è stato scelto pensando al ruolo scomodo (fin’anche fastidioso, come gli insetti punzecchiatori) attribuito alla poesia ai giorni nostri. Contemporaneamente però il pensiero di una dolce serenata, vorrebbe rappresentare il momento di celebrazione di quanto da sempre aiuta ad esprimere meglio sentimenti, emozioni, pensieri... ovvero un gesto d’amore per la parola poetica.

La scelta di selezionare nomi delle ultime generazioni di poeti nasce dalla volontà di istituire canali di comunicazione coi i più giovani e di contribuire soprattutto ad infondere loro incoraggiamento e rinnovato entusiasmo a chi intende approfondire l’esperienza della scrittura della poesia.
 

PROGRAMMA 2014

domenica 1° giugno # 18.00 Giardino di Casa Moretti
Parole matte
nel giardino del poeta...
Spettacolo per bambini con CHIARA CARMINATI e GIOVANNA PEZZETTA

sabato 14 giugno # 21.00 Giardino di Casa Moretti
Librobreve: Staffetta a più voci
(Serata in omaggio a Nino Pedretti)
ALBERTO CELLOTTO, Nicoletta Bidoia, Azzurra D’Agostino, Marco Scarpa

domenica 29 giugno # 18.30 Giardino di Casa Moretti
Ma «io non ho niente da dire»: grado zero, afasie, silenzi della poesia del Novecento
letture di SILVIO CASTIGLIONI

in occasione dell’inaugurazione della mostra
 

sabato 5 luglio # 21.00 Giardino di Casa Moretti  
Minute poetiche di Calligraphie  
reading di ROBERTA BERTOZZI e FABIO ORRICO

info:
C A S A   M O R E T T I

www.casamoretti.it
casamoretti@cesenatico.it
+39 547.79279
 


News da Adele Desideri

Gentili lettori, segnalo quanto segue

*Recensione di Francesco Macciò a Adele Desideri, Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013), pubblicata in http://www.pelagosletteratura.it/2014/03/01/il-cerchio-perfetto-in-cui-lamore-fallisce/
  , 1 marzo 2014.

*Recensione di Maria Luisa Eguez a Adele Desideri, Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013), pubblicata in http://farapoesia.blogspot.it/2014/03/su-stelle-merzo-di-adele-desideri.html
, 2 marzo 2014.

*Recensione di Maurizio Vitiello a Adele Desideri, Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013), pubblicata in
http://www.positanonews.it/articolo/133534/le-stelle-di-merzo-di-adele-desideri-inseguono-il-futuro-dei-respiri-puri , 23 marzo 2014.

*Recensione di Adele Desideri a Gilberto Isella, Caro aberrante fiore, Edizioni Opera Nuova, 2013, pubblicata in
http://www.versanteripido.it/isella-recensione-di-adele-desideri/ , 1 aprile 2014.

*Nota critica di Franco Manzoni a Stelle a Merzò di Adele Desideri(Moretti&Vitali 2013) in Corriere della Sera, 13 aprile 2014.
 

*Lettera di Giò Ferri a Adele Desideri, riguardo al libro di Adele Desideri,  Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013), in Testuale Critica della poesia contemporanea, pubblicato in http://www.testualecritica.it/53_Letterale_AdeleDesideri.htm, n. 53, maggio 2014.

*Luigia Sorrentino, articolo su Adele Desideri, Stelle a Merzò (Moretti&Vitali 2013),  pubblicato in http://poesia.blog.rainews.it/2014/05/17/adele-desideri-stelle-a-merzo/#more-37313
, 17 maggio 2014.

*È  stato pubblicato in questi giorni il quarantaseiesimo numero (n. 45, Giugno 2014), della rivista  di poesia e filosofia Kamen’ con le sezioni di Filosofia/Formaggio, di Poesia e Materiali / Abbozzo, per ricordare il centenario della nascita di Dino Formaggio, l’ottantesimo della nascita di Giuseppe Pontiggia e il decennale della morte di Edgardo Abbozzo. Per acquistare il volume scrivere a amedeo.anelli@alice.it

Quel che resta da dire, lo intuiscono i poeti
*(Martin Heidegger, in XV Biennale di poesia di Alessandria, “Poeti domani 2010”, a cura di Elvira Mancuso e Aldino Leoni, Joker, 2012)

 
Adele Desideri
 

lunedì 19 maggio 2014

Su Il sogno breve di Gabriella Bianchi

silloge inserita in Faraexcelsior 2013, a cura di A. Ramberti 

recensione di Vincenzo D'Alessio
 

La raccolta poetica “Il sogno breve” di Gabriella Bianchi, vincitrice del concorso Faraexcelsior 2013 indetto dalla casa editrice Fara di Rimini e inclusa nella bella antologia uscita per gli stessi tipi a ottobre, aggiunge al racconto della vita una nuova tessera. L’amore desiderato, condiviso fisicamente, concluso con la perdita improvvisa dell’amato. Un sogno durato troppo poco. Il viaggio dall’oasi del conosciuto al deserto della solitudine interiore. L’arsura dell’incamminarsi in luoghi senza più l’identità che l’amore sapeva trasmettere. La quotidianità è la frequentazione dei Grandi Magazzini tempio della sopravvivenza, come scrive la Bianchi, dove gli uomini si affaticano a cercare una felicità delle cose, sovente dell’inutile.
Gli eventi naturali, invece, richiamano bruscamente il superstite a confrontarsi con l’assente, il gelo della sofferenza non condivisibile con la fretta delle immagini, dei suoni, del racconto quotidiano delle vicende del mondo. Il mondo degli uomini di oggi non avverte la sofferenza della scomparsa dei propri simili perché volutamente isolata dietro grandi finestre di vetro, dentro asettiche stanze bianche, dentro luoghi chiamati house hospital cancer. Formule irriducibili dell’egoismo umano per allontanare dallo sguardo comune il senso vero della sofferenza. Il tempo che viviamo è fatto soltanto per la ricerca della felicità:

“Un branco di avvoltoi / si divide le tue vesti e il denaro / le case e le macchine e gli ori / la tua collezione di quadri. / Si è alzato un vortice di vento / che tutto disperde.” (pag. 86)

La poeta invece rivive dall’inizio alla fine della raccolta quella fede nel sogno della vera felicità fatta di perfetto amore nascosto, di fedeltà nel sentimento vissuto, dell’immergersi nella Natura che circonda verificandone intensamente i segni nelle stagioni, nei cambiamenti:

“Ero un’aquilegia cerulea / quando ti conobbi / e ti donai l’anima, / quel mio gioiello di materia celeste / inciso al bulino di sconfitte / cruente.” (pag. 84)

L’intensità personale della raccolta evoca alla mente la triste sorte del poeta Catullo, dell’amore sofferto per Lesbia, dell’evoluzione ingannevole che l’esistenza prepara all’ anima sensibile rivolta alla fedeltà come pegno perenne. Un sogno breve che si stempera di fronte alla violenza degli eventi sociali. Nel caso della Bianchi il volo breve che si infrange con il buio del fine vita.

Anche la Nostra realizza una poesia in latino dove la paratassi lega i versi dedicati all’amato scomparso:

(…) Abige tristitiam atque / gravitatem mentis, / curas dimitte. / Tecum reputa me amantem.” (pag. 87)

La forza e l’originalità della presente raccolta poggia sul lungo dialogo con l’amato perduto, con il muro d’ombre invalicabile che neanche il canto della Poesia può infrangere ma può mitigare nell’attesa che quel sogno si riveli in altra dimensione:

“(…) ma sognami, angelo mio, / perché il sogno è l’unico ponte / tra i nostri mondi.” (pag. 87)

“Se è carnale anche il soprannaturale / perché non pensare d’incontrati, / perché non pensare di stringerti / fino a togliermi il respiro / fosse anche per un’ora?” (pag.92)

L’intensità dell’esperienza vissuta trapela in ogni verso, segue una musicalità antica come il canto di Orfeo per Euridice. Ma gli Inferi non permettono alle anime il ritorno tra i vivi se non in sogno. Il sogno che rende pazzi mentre viviamo e che asseconda il viaggio per sollevare dalla fatica, e dall’angoscia, della polvere che su di noi si posa piano :

“(…) Altro non ho che un’ustione dell’anima / e un corpo sofferente non più mio / che gira a vuoto senza mappe.” (pag. 93)

La poesia è consolatoria per il superstite ponendo il limite che è il visibile. Gli occhi ci ingannano, vorremmo vedere l’oltre, riavere quello che abbiamo perduto:

“Ho letto nello Zohar / che il visibile altro non è / che il riflesso dell’invisibile./ (…) Ma perché non ti vedo? / Perché non mi cerchi?” (pag. 93)

Il quotidiano si infrange. Gli oggetti carichi delle energie viventi diventano freddi. I fenomeni naturali divengono contrari ai desideri del superstite. Il verso aiuta la poeta e il racconto riprende fino all’estrema consolazione, sua e nostra, perché finito il sogno riacquistiamo la certezza del viaggio:

“(…) Quando sarà l’ora, ti aspetto qui / alla deriva dell’inverno. / Non mancare. / Ho necessità della tua mano / per oltrepassare il fiume oscuro / che mi ricondurrà da te / per sempre.” (pag. 96)

domenica 18 maggio 2014

"Gradiva". Rivista internazionale di poesia




A Cava de' Tirreni la presentazione del nuovo numero della rivista «Gradiva. International Journal of Italian Poetry»









venerdì 16 maggio 2014

«il deserto spalanca piste di paura» poesie di Sara Grosoli


STILLE


Male piante mi sono d'ombra,
in insula perdita, morta di vento,
una rusal'ka di prosa stanca.

Mesi di nebbia ai lembi,
affonda il piombo puerperale.

A culla braccia di corteccia,
biondo su bianco a balze,
bagnato travasa nel grembo.

Esposto piccolissimo,
astratte stelle l'attendono.

Discese, slave e sospese,
cedono rughe lacustri.

Voglia volgente le onde,
pallida più non pulsa.

Neve d'acqua è l'unico eco.




BIOS

Nebula,

cristallo: è distacco

rifratto.


Il suono smuove

le leggi di luce.


Vacuo volo lavora.


Preludio e perla di lutto.





EFFETTO OTTICO A RODEN

Paesaggi terrestri
spiraliformi di sola simonia.

Sottonutrito al cratere,
volge d’ombre,
in limine liquido alloggia
tonante sine die
macula – visus
all’improvviso.



SANTA MARIA DELLA VITA

Santa Maria della Vita,
 

mantra di melograno,

oltre il forame ovale, 


oltre le ovaie spaiate,

onduli leuche lune.

Gemmante gioia riposa.

Fiore di febbraio,
ora tutto è raccontato.




ATLANTE MANCANTE

Per rotta sbagliata,
ammutinata,
m'offusca il feudo secco di Sicorace.

Era il verbo, era l'inchiostro.


Circoscritto d'acqua,
Natale-Vulcano
non ho sull'atlante.

Frutta il corallo
sull'isola d'esilio:
esploro, colono-patrono



FUGA IN EGITTO

Si sfalda la stella,
il deserto spalanca piste di paura.

Soccorre la sabbia straniera.

L’angelo musico, le ali scoscese,
ristora il riposo.

Note alle dune illuni:
l’ancella allatta.

Profumo neonato, cullato.





VIA D’ESTRANIAMENTO

Il male geminiano,

Malerba sbocca e
Infilza il flusso

Cortesissimo il borgomastro appronta
Postribolari misericordie.

Rallentando fluido lo sfregio freddo
s'espande ansante
a piena pallida di palude bara
liquido solo


Acattolico cauchemar

disargina.






BIOGRAFIA

Sara Grosoli è laureata in Lingue e letterature straniere presso l’Università di Bologna. Docente e traduttrice, collabora stabilmente con il Laboratorio di Poesia di Modena e ha pubblicato poesie sulla rivista «Steve», sui siti L(')abile tracciaScritti inediti, La Frusta LetterariaLa finestra sulla letteratura, «BooksBrothers» e nelle seguenti antologie: L’alba inquieta del profondo: il Desiderio edita da Edizioni Ensemble, Mentre un'altra pagina si volta. Poesie per un anno, In questo margine di valigie estranee, Scantinati per meduse e fiori di cristallo e Danzando nel sapore dell'uva tutte edite da Perrone Editore; Volpe bellissima. Liriche per Alda Merini edita dall'associazione culturale “L(')abile traccia”; Il filo di Eloisa. Antologia di ammirazione femminile edita dall'associazione “Il filo di Eloisa - Associazione culturale Eloisa Manciati” presso l'editore Lieto Colle.

giovedì 15 maggio 2014


Gianluca D'Andrea su Uno stupore quieto di Mario Fresa

Mario Fresa
La poesia vive la dimensione della soglia, avviene quando l’alterità – il mondo, un oggetto, una persona, una voce, ecc. – si fa strada dentro l’individuo, quando questa alterità e il soggetto s’incontrano nello scambio reciproco che la scrittura in versi fissa nel momento in cui accade. Nella “nientificazione” dell’identità, che è l’attimo liminale della relazione, vive la poesia di Mario Fresa (nato a Salerno nel 1973, ha pubblicato: Liaison, 2002; L’uomo che sogna, 2004;Alluminio, 2008) della quale Uno stupore quieto è l’ultimo tassello. Gli episodi della riformulazione di questa esperienza della soglia, fondante quanto sfuggente, sono le quattro sezioni del libro: i movimenti, quasi l’impostazione musicale, della prima, Storia di G., aprono a un panorama onirico, per cui il riconoscimento del soggetto è delegato alla sua fame di nominazione. Il racconto, anzi, è scandito da una volontà etica, difficilmente raggiungibile, i cui indizi sono rintracciabili in figure connotate da aggettivi che spesso si ripetono nella trama dell’intera operazione. Si passa, così, dall’«astuzia viperina» (Metamorfosi I, p. 15, v. 6), dalle «striscianti/espressioni» (Ibid., p. 15, vv. 15-16), «il mefitico barbiere» (Metamorfosi IV, p. 20, v. 22) della prima sezione, allo «stupore quieto» (Questo corpo disossato, quasi irreale, p. 31, v. 7) della seconda, Titania. Le minacce oscillatorie degli accostamenti tradiscono la tensione morale che guida la narrazione in versi di Fresa. Il tentativo d’apertura espressa dal respiro ampio del verso dilatato, prosastico appunto, è corredato, come abbiamo già notato, dalla ricchezza degli attributi che si muovono alternando, a una visione negativa dell’esistente, l’altezza di un desiderio di miglioramento, una matrice ideale:
Così mi scuoti e mi risvegli, vedi, proprio adesso che piangevo e
resistevo al minaccioso assillo – fatto così, ricordo: zanne ricurve,
e poi due ali portentose; e minuscole, pericolose frecce –
che già si rovesciava, piano, sopra il dorso tormentato dalla luce.

Continua a leggere l'intervento di Gianluca D'Andrea 



Fariani in e-book con Prospero!

Carla De Angelis e Fulvio Segato sono i primi fariani ad uscire in e-book con Prospero




martedì 13 maggio 2014

Esecuzioni di Alberto Mori prefato da Franco Gallo finalista al Premio Irene Ugolini Zoli Città di Forlì

CENTRO CULTURALE L’ORTICA
Via Paradiso 4, 47121 FORLÌ, tel. 0543/092569

PREMIO LETTERARIO NAZIONALE “CITTÀ DI FORLÌ” 11a  EDIZIONE 2014

PREMIAZIONE SABATO 17 MAGGIO 2014 ALLA BIBLIOTECA “A. SAFFI” DI FORLÌ
C.so della Repubblica n. 78 – 47121 FORLI

Sabato 17 maggio 2014, ore 15,30, presso Sala di Lettura della Biblioteca ‘Aurelio Saffi’ di Forlì, C.so della Repubblica n. 78, in collaborazione con la Biblioteca Saffi, il Comune  di Forlì e la Fondazione Garzanti di Forlì, la giuria del premio “Sandra Mazzini” per la poesia inedita, composta da:  Daniele Baldinotti, Filippo Baravelli, Paola Centofanti, Denio Derni, Giulia Monti, Marino Monti, Luana Pagan, dopo approfondita e ripetuta analisi dei testi, all’unanimità ha dichiarato vincitrice Rita Minniti di Cava de’ Tirreni (SA),  secondo classificato  Davide Rocco Colacrai  di Terranuova Bracciolini (AR), e terzo classificato Fabrizio Bregoli di Cornate d’Adda (MB).
Finalisti: Daniela Cortesi di Forlì, Laura Giorgi di Grosseto, Paolo Rodriguez di Rimini, Danila Rosetti di Forlì e Gloria Venturini di Lendinara (RO). Segnalati: Barbara Cannetti di Corlo (FE) e Donato Ladik di Torino.

Il Premio  “Renzo Camporesi”  riservato agli under 14 viene assegnato a: Fabrizio Ventura (11 anni) di Bologna per la maturità dei contenuti e per l’ottima forma poetica, considerata la giovanissima età.
Menzione speciale per le classi VE e VD della Scuola “Giovanni Bersani”( Direzione Didattica VII Circolo di Forlì) per l’istintivo e originale accostamento della poesia al disegno;
per la classe V della Scuola Primaria “Edmondo De Amicis” di Meldola per la fanciullesca fantasia sia nei contenuti che nel modo di proporre visivamente i testi,  il tutto interpretato con massima libertà sotto la direzione dell’insegnante Manuela Arrigoni.

Il Premio “La Còcla” del Centro Educazione Ambientale di Forlì è stato assegnato alle classi 1 E e 1F della scuola secondaria di primo grado  “Via Ribolle” sede Pietro Zangheri di Forlì, per il lavoro di comprensione e composizione del genere poetico, a cui gli alunni sono stati introdotti dalla Prof.ssa Patrizia Campri.
Segnalata la poesia “Io so gli odori dal mio nonno”di Samuele Selvi per l’attento e interessato sguardo sulla natura.

Premio “Jacopo Allegretti”  per la traduzione di poesia, riservata quest’anno alle lingue: francese, inglese, portoghese, spagnolo, slovacco,  la giuria composta da: Gloria Bazzocchi, Giorgio Casadei Turroni, Anabela Cristina Costa da Silva Ferreira, Adele D’Arcangelo, Renata Kamenarova, dopo avere diligentemente esaminato e attentamente valutato il lavoro dei partecipanti ha dichiarato vincitrice Giulia De Matteis di Modena per la traduzione dallo slovacco di  Miroslav Válek, secondo classificato Giovanni Scarabello di Albiolo (CO) per la traduzione dallo spagnolo di Alvaro Valverde e terza classificata Roberta Rocchi  di Pineto (TE) per la traduzione dallo slovacco di Daniel Pastirčák.

Premio “Irene Ugolini Zoli” per la prefazione a un libro di poesie, i componenti della giuria  Claudia Bartolotti, Tebe Fabbri, Luciano Foglietta, Wilma Malucelli, Ariella Monti, Maria Filippa Zaiti, dopo attenta e approfondita valutazione delle prefazioni ai volumi concorrenti, ha stilato la seguente classifica:  1a PAOLA DEL ZOPPO di Bracciano (RM) per la prefazione a “Alla fine è la parola” di Hilde Domin – Del Vecchio Editore,  Maurizio Casagrande  di Cartura (PD) per la prefazione a “Compitu re vivi” di Sebastiano Aglieco  – Il Ponte del Sale,  Ivano Mugnaini di Corsanico (LU) per la prefazione a “I quaderni dell’Ussero: Lucianna Argentino” – Puntacapo Editrice. Finalisti: Franco Gallo di Crema (CR) per la prefazione a Esecuzioni di Alberto Mori – FaraEditore e Emilio Sidoti di Albisola Superiore (SV) per la prefazione a “Se la luna fosse un aquilone” di Ubaldo De Robertis – Casa Editrice Limina Mentis. Segnalata la prefazione di Paola Del Zoppo a “La domenica pensavo a Dio” di Lutz Seiler – Del Vecchio Editore.

Premio “Foschi Editore” per il romanzo inedito, composta da: Andrea Barbieri, Paolo Cortesi, Gianluca Gatta, Maria Teresa Indellicati, Jenny Laghi, Cesarina Lucca, Marco Mazzoli, Ilaria Milandri,  Rosanna Ricci, dopo una  dettagliata disanima e una valutazione particolareggiata delle numerose opere concorrenti ha designato quale vincitore: Luigi Nardella di Sgurgola (FR) autore del romanzo “Lo sai che è morto Fabrizio De Andrè?”, secondo classificato è risultato  Piero Balzoni di Roma per il romanzo “Io vi odio”  e al terzo posto Elena Campomagnani di Cavallasca (CO) per il romanzo “Storie di fazzoletti e noci colorate”. Finalisti: Francesco Ciotti di Cesena per il romanzo “La montagna delle anime” e John Johnson di Imola (BO) per il romanzo “L’avversario: la vita breve di Ettore Bartolomei”.

Premi:
al primo classificato;
della sezione a) pubblicazione di una silloge di poesie a cura del Centro Culturale L’Ortica;
della sezione b) pubblicazione di un corpus, con testo a fronte, dell’autrice tradotta, a cura del Centro Culturale l’Ortica
della sezione c) opera dell’artista Irene Ugolini Zoli
della sezione d) pubblicazione dell’opera da parte della “Foschi Editore”
ai secondi e terzi classificati opere pittoriche; ai finalisti un premio offerto dalla sezione ortica donna e libri;  ai segnalati libri e omaggio da parte dell’orticadonna.
A tutti sarà inoltre consegnato un artistico diploma realizzato da Over Cover Scriba e copia della motivazione della giuria.
Premio La Còcla: libri naturalistici agli alunni delle due classi e omaggio al segnalato.
Agli under 14 verranno consegnati omaggi e un premio al vincitore da parte della Famiglia Camporesi.

PS: Il Premio Letterario Città di Forlì fin dalla sua costituzione 2003 non ha mai richiesto Tassa di Lettura.

sabato 10 maggio 2014

Su I giorni e le strade di Carla De Angelis

recensione di Marcello Tosi



Un “piccolo viaggio nell’anima poetica tedesca di Carla De Angelis”, scrive nella prefazione Stefano Martello, ovvero il medesimo aggiunge citando Coleridge: “le migliori parole possibili nel miglior ordine possibile”… A suo giudizio “poesie scolpite nella quotidianità composte su una curva della Portuense, mentre stava pagando il pane…”. È come un atto di certificazione che consente a questi versi di diventare: “concreti, spendibili, condivisibili”. Come nelle “poesie di tentata conquista” della precedente raccolta A dieci minuiti da Urano, sempre edita da Fara, l’affermata poetessa romana traccia le linee di un viaggio esistenziale, fino ad uscire “a riveder le stelle” in cui la scoperta della dimensione primigenia di una genesi universale disegna una cosmogonia che lascia le sue tracce nella dimensione del quotidiano. Anche muovendo dalla lettura del De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro: “Quando leviamo lo sguardo agli spazi celesti…”. “La collina scava un solco nell’anima… in cerca di un lampo nel temporale”…”Le stagioni passano / immutato resta il tempo… / guardo te senza sapere / impotente piango / piange anche Dio”. Senso di smarrimento legato a una profonda esigenza di un luogo interiore in cui ritrovare essenza di vita: “Non ho radici / sono dove sto bene…/ affido al vento ciò che ho dato / poi continuo a nuotare”. Indagine quindi sulla natura delle cose, che significa accingersi a ripercorrere il segno di un cammino, di un altro sogno sulla strada per riconoscere la vita, e inseguire la coppa del segreto rubata al tempo. È la dimensione del tempo “imperfetto”, quello dilatato nel tempo e nello spazio del ricordo, che si fa scrittura. Preziosa, sottile la scoperta che poiché è il quotidiano che ci rincorre, che “Ogni giorno presente / non ci perdona di esistere?“, valicare “il muro ogni notte” è montaliamente: “preparare la parola che non offende / impastare il messaggio utile / a riparare la crepa sulla strada”. Il quotidiano è, per Carla De Angelis, una scena su cui si rincorre la vita, in cui un solo gesto, un solo tocco può bastare per la scintilla, per far scaturire la consapevolezza che è il desiderio, l’attesa del supremo amato volto che colma il vuoto: “e lui / ha un aspetto divino…”. La ricerca di sé, anche se vissuta in modo surreale, si fa impulso a cercare la bellezza: “il poeta sa / farsi pastore del destino / non si ostina ogni giorno / sulla bilancia…”. Il poeta è un profeta che vive con dolorosa consapevolezza il senso della perdita di sé: “Un touch e scompare un volto / rotolano nel cestino lettere messaggi… quel battito dal volto invisibile / perso nello spavento del file”…ma “forse il computer conserverà memoria” e “un sortilegio inatteso / produce l’impulso / a cercare la bellezza…” Attraversando un mosaico di “mandrie di immagini” che si muovono, lungo giorni e strade, il suo riordinare con perizia le cose, è cercare: “l’ordine morale / in un tempo senza bellezza” quando “si tornerà a riabbracciare la sapienza / della natura / ascoltare il Silenzio delle Sirene”. “Senza conoscere il segreto” non ci si salva...”devo trovare lo stile / l’arte e l’intarsio…

martedì 6 maggio 2014

Su Il confine del sogno di Giorgio Mazzanti

Giorgio Mazzanti, Il confine del sogno, FaraEditore 2013

recensione di Vincenzo D'Alessio


http://www.faraeditore.it/nefesh/confinesogno.html
 
La raccolta poetica di Giorgio Mazzanti Il confine del sogno si presenta come uno scrigno di cristallo dal quale traspaiono paesaggi, emozioni, silenzi meravigliosi, infinita pace e continui dilemmi sull’esistenza. La neve è la guida per ogni pagina della raccolta: è calda, “Accenni di neve / sospesi sugli estremi rami / (…) non è freddo / nel sole : insiste a farsi / luce (…) stanno / delimitando / il confine del sogno” (pag. 13). Neve come fermento naturale durante l’Inverno per vedere germogliare il grano dalla terra addormentata. Immagini riprese da un altro grande poeta e teologo raccontate nella bellissima raccolta Primaneve: “Hai tu la dolce memoria / premente l’anima adulta / di quando la neve / la prima volta vedemmo / sulle tettoie cadere?” (Agostino Venanzio Reali). Una raccolta profonda quella di Mazzanti, dove il cammino del lettore potrebbe smarrirsi nelle attese, nel difficile percorso filosofico/ teologico, addolcito dalla leggerezza della parola poetica.

Il sogno del Nostro richiama alla mente il sogno di Giacobbe (Genesi 28,10-17) che poggiato il capo su di un sasso si addormentò per la stanchezza e nel sogno vide gli Angeli di Dio salire e scendere dalla terra al cielo su una scala di luce. Nel sogno parlò con Dio e le promesse fatte a Giacobbe richiamavano la lunga discendenza di Abramo. Giacobbe promise a Dio di elevare in quel luogo un tempio per ringraziarlo se le promesse avessero avuto compimento. Le promesse fatte al cuore dell’uomo di oggi, scrive nei suoi versi Mazzanti, sono incupite dalla quotidianità e l’uomo di questo XXI secolo poco sogna e non parla più con Dio.

C’è un confine doloroso, quello delle forme umane, che scompiglia i sogni dell’uomo e a stento la Fede cerca un approdo, il Nostro mostra la similitudine con lo scorrere di un fiume:

“Incenerisce di malinconia / l’attardata ansa del fiume, / (…) inesorabile il nero / deserto dell’anima: / sa dell’alba di ieri / non di domani.” (pag.38)

La sinestesia accorda in modo perfetto la ricerca di Dio mentre scorre l’esistenza di ogni essere vivente: ognuno giunge di fronte al dolore della fine e non sa come uscirne consapevolmente senza perdere l’Io che ci dà luce:

“Il fiume ignora / dove porta / l’acqua che porta dentro: / (…) solo sa, ignorandola, / la foce: / vi tende dall’alto / senza saperla e vederla; / un istinto guida / a correre verso l’ignoto / approdo / (…) sapendo già / che tutto è gloria e foce.” (pag. 92)

La corsa dell’Umanità verso una sperata felicità terrena, benessere, perdurare della propria immagine nei canali internazionali e in futuro nell’infinito dello spazio siderale. Una corsa a permanere negli occhi e nella mente della gente del mondo:

“(…) la voglia di vivere / la furia del cuore / tenero, troppo / e l’eccesso della mente / i pensieri tirati a lucido / i passaggi bruschi e difficili / su crepacci d’anima / e d’epoca” (pag. 34).

La raccolta, che si inquadra nella poesia religiosa, è suddivisa in due parti e in altrettanti sottosezioni che utilizzano la metafora per invitare, come nei Salmi, il lettore ad essere paziente e seguire il poeta nel suo percorso: “I rami dei giorni / Fiordi di memoria / Gocce di Parole / Squarci di sogno / Alla brocca dell’eterno / Corso di destini / Foglie d’infinito / Lo scavo del tempo / Oltre lo scoglio / Tra i fuochi dell’ellisse / Urla di silenzio / La danza del giorno”. Un cammino votato all’osservazione profonda dei fenomeni naturali, dell’investitura di profonda ricerca di sé nella solitudine, dell’instancabile sete di affidare alla parola il messaggio dell’eternità.

Sarebbe stato bello avere questa raccolta ricca di miniature come negli antichi testi sacri della scuola benedettina: avrebbero affascinato il lettore infondendo la serenità che promana dalla poesia: “(…) come gli alberi / nella quieta / pellicola del fiume” (pag. 23). Ma non tutto è pace e l’uomo, simile all’animale inseguito dal cacciatore, cerca riparo nel proprio io: “(…) all’erta l’animale / inseguito insilenzia / bosco e vento / sovrana la luce dilaga / ricomposta” (pag. 24). Ecco la soglia dell’affanno che consuma il genere umano, la mancanza di un dialogo “sul confine del sogno” con una forza divina, con l’appagamento dalla stanchezza che chiamiamo vecchiaia.

Risuona nella raccolta di Mazzanti la eco dei versi dei poeti del nostro Novecento. Si leggano i versi che seguono: “(…) a volte sale / dal fondo / un’antica / melodia, familiare / al cuore, indomabile / tuttavia; / tremula dal fondo / un’andata infanzia / una antica innocenza” (pag. 25). Si confronti Eugenio Montale nei versi: “Cigola la carrucola dal pozzo, / l’acqua sale alla luce e vi si fonde./ Trema un ricordo nel ricolmo secchio”. Una felice contaminazione anche se il verso del Nostro è breve, spezzato, sofferto. Come in Montale così in Mazzanti l’ispirazione è la memoria, il ricordo, quel vibrare vago di un sogno passato che placa il dolore presente del tempo che scorre inesorabile, quasi nostalgia.

Il poeta avverte la solitudine lungo il cammino. Cerca riparo sotto la salda roccia del suo Dio. Prova rabbia verso un clero che non dimette l’abito della poca fede: “(…) forsennato / il clerico / urla / urli / a colmare / di vana retorica / vani cuori / sterminati / (…) insiste / la fabbrica / a fabbricare / amuleti / e immagini / da immondo / commercio” (pag. 129). Ad ascoltare questi versi viene alla mente la voce di San Pio da Pietralcina che arrabbiato rovesciò le bancarelle dei venditori della sua immagine a poca distanza dal convento dove pregava. La poesia è anche sfogo, invocazione, esortazione verso il lettore ad allontanarsi dagli orpelli dell’esistenza, dai luoghi comuni per avvicinarsi ad una ascesi intima, più attenta ai valori universali, più sicura dell’inizio e del raggiungimento di quella che il Nostro definisce: “esausta avventura” (pag. 145).

L’invito rivolto dai versi/ salmi di Giorgio Mazzanti non è solo per il credente, il cristiano, raggiunge, se letto, l’anima di ogni uomo. Invita a “guardare dentro” senza spaventarsi della fine. Invita ad affidare le nostre parole all’Amore, raggiunto attraverso la lunga strada del dolore, fino al confine del sogno dove: “(…) salire / a stregare il mistero / l’afonia” (pag. 153), che regna nell’Universo.

Meeten Nasr su Esecuzioni di Alberto Mori


Alberto Mori, Esecuzioni,  Fara Editore, 2013
Prefazione di Franco Gallo

recensione di  Meeten Nasr


http://www.faraeditore.it/html/siacosache/esecuzioni.html
È un fatto che da almeno vent’anni il poeta Alberto Mori ha pubblicato quasi ogni anno una sua raccolta di versi. Ciò non ha però ancora indotto quelli che si occupano della sua attività a chiamarlo “poeta” e basta. Anzi sta dilagando l’uso di definirlo “poeta e performer” per sottolineare un altro fatto, e cioè che soltanto la sua personale e provata capacità di recitare ad alta voce e di “agire” col proprio corpo queste sue composizioni rende “poetiche” – nel senso più comune – queste inusitate costruzioni linguistiche non esenti di autoironia. Ad agitare un po’ le acque ecco ora arrivare, col ritardo di un anno, questo libretto dal titolo un po’ ambiguo (a metà fra la musica e la giustizia sommaria) dalla cui prefazione, dovuta alla penna del filosofo e saggista Franco Gallo, ricaviamo questa fatale asserzione: “L’esecuzione capitale della poesia, la sua lettura ad alta voce come fatto sociale, diventa… cancellazione intenzionale dell’autosufficienza del testo poetico, la sua reinvenzione come spartito e suo affidamento allo strumento profondamente onirico del corpo” (p. 10). Siamo dunque arrivati, distanziando la poesia, a un passo più in là da quella morte di Dio annunciata un secolo fa dal filosofo Nietzsche, anche se poi, come esergo a questa raccolta (p. 12) Mori ha inserito una frase colloquiale del noto musicista John Cage che ci dà un avvertimento: “probabilmente ci sarà un po’ di musica”, come dire “se non poesia, almeno musica”. Infatti un’altra sorpresa ci attende. Ognuna delle 40 composizioni di questo libretto reca in calce un simbolo numerico – per esempio (3:46) o (4:23) o (oo:45) – che suggerisce, a detta dell’autore stesso, la durata ottimale delle loro letture. Si tratterebbe qui dell’applicazione alla poesia del metodo dello stesso Cage che componeva le sue musiche ricorrendo alle combinazioni casuali del Tao Te Ching  e che poi lasciava agli esecutori la determinazione della durata delle note. Come non pensare all’intervento delle Muse Inquietanti di Salvador Dalì?  
Affrontando ora la lettura di questi 40 brevi e perentori epigrammi, possiamo ben presto constatare che non vi sono esitazioni o rinvii dal rigido programma qui annunciato. Il musicale, il visivo, l’elettronico, spesso il nonsense dominano largamente sul letterario, mentre i significanti di buona memoria eludono spesso i suggerimenti dei significati. Qui i neologismi trionfano: “Il tinnito vuoto esce sintetizzato / Riaccende in Remix / il madrigale vespertino del Collettivo Sublime / al vernissage per New Swarovsky Shop” (p. 20). Ogni evento sonoro-visuale viene individuato nel suo svolgimento nel tempo e offerto in consumo al lettore attraverso la vista o l’udito o altri linguaggi. Tutto protende all’invenzione. Esemplare può essere considerato l’ascolto di un brano di musica di Piazzolla: “Al protendersi postprandiale del deambulo / Nei passi fisarmonici in relax / La sosta nella Piazzolla intanga tempo” (p. 24). E questo contrapposto e forse anche scherzoso linguaggio adottato/inventato/concesso da Mori ci aggiorna sul livello di rumori e invenzioni resi agibili oggi dalle tecnologie delle comunicazioni. Ma si leggano ancora questi quattro versi (p. 48): “Battito oscuro / Atemporale dalla lontananza / Timpani taciuti simultanei / La luce scivola invisibile sulla musica delle sfere” dove la forza poetica, nel senso tradizionale, è pure presente perché i suoni e le parole del testo hanno la forza di ricostruire, di fronte all’insieme degli organi percettivi dei lettori, quel suono-visione-evento fortemente condensato di cui è d’obbligo prendere atto.