lunedì 17 agosto 2015

La traccia esigibile dell'anima: su Orme intangibili

recensione di Elena Varriale

Esiste un punto d’incontro tra ragione e fede? Come e dove la logica razionale, matematica e scientifica abbraccia la teologia, fino a fondersi in un’unica illuminante verità? Può la parola avvicinarsi e tentare di spiegare l’intangibile? Qual è la traccia esigibile dell’anima? Sono queste le inquietudini o le domande esistenziali sottintese all’ultima silloge Orme intangibili del poeta Alessandro Ramberti.

Un libro complesso che proprio nell’originalità della forma (le quartine in rima sono sempre chiuse da un verso tra parentesi e da una parola conclusiva scritta in cinese che sintetizza il pensiero poetico, nonché citazioni finali di altri autorevoli autori che creano dialoghi e confronti) consente al poeta di esprimere tutti i dubbi, le illuminazioni ed il contatto necessario con altre culture e riflessioni. Il messaggio è chiaro: Babele non disperde, ma avvicina.
Orme intangibili è un libro sulla fede che non asserisce e non regala certezze, indica solo una strada, quella delle tracce del divino per ritrovare la gioia del vivere. Vengono a sostegno del Nostro le parole di Vittorio Messori: “Solo un Dio che si propone con segni, indizi, tracce, impronte e che non si impone, apparendo sfolgorante nella Sua gloria, può instaurare con le Sue creature un rapporto libero e non una dipendenza necessaria.”

La fede, dunque, non è una dipendenza, ma la consapevolezza raggiunta nel cammino della vita. E non a caso la silloge di Ramberti inizia con una premessa (p. 13): “Esistere è la forma continuata / dell’essere nel mondo temporale” per finire con “ricorda che se cerchi la tua strada / è necessario prima che ti perda.”

È la vita, l’esserci, l’ombra intangibile per eccellenza, la misura di tutte le cose e di tutti i pensieri. Ma il poeta sa che la vita oscilla sempre come pendolo tra bene e male, tra incanto ed incubo, tra dubbio e verità, tra il perdersi ed il ritrovarsi. Ed è per questo motivo che nel prologo del poemetto, Ramberti spiega quale sia il “lume” che ci rende effettivamente vivi: “il veleno del male nei ventricoli / rallenta la sua corsa quando ami”.

L’amore è quindi la strada da percorrere, quello che: “porta l’anima all’inizio / l’abbraccio cuore-spirito è tatuato / nelle membra che l’hanno sostenuta” (p. 37). L’amore, “la carica potente di perdono / che sfolgora inchiodata sulla croce / sul Golgota che ha smesso di tremare” (p. 14), l’esempio del dono offerto con il sacrificio della carne, la traccia, l’orma che rende vera e possibile l’anima.

Dare più che ricevere, aprirsi e non chiudersi all’altro: è questa la vera gioia del vivere, l’orma lasciata nel presente che apre le porte all’eternità: “Ritrova il lato semplice e giocoso / la meraviglia dentro il quotidiano / la scheggia di diamante fra i tuoi cocci / il lampo dello spunto ardimentoso” (p. 36).

Semplicità e coraggio, solidarietà e perdono: sinonimi di una scelta di vita che unisce e spiega il libero incontro dell’amore con l’anima. Un cammino o percorso in cui, come spiega Ramberti, “Puoi verificare / la trama che disegna il tuo tragitto / il fatto che sei più di quel che accade: / se sbagli direzione puoi cambiare” (p. 39).

Ci sono libri che lasciano dentro una densa scia di pensieri ed emozioni e la lettura di 
Orme intangibili è senza dubbio un arricchimento per l’anima e la ragione. È un percorso di fede fatto di dubbi, ombre, ferite, schiarite e luci. Un percorso difficile e faticoso, in cui come ha spiegato il premio nobel per la pace Dag Hammarskjöld: “Solo la consapevolezza raggiunta nell'inseguire la struggente luce interiore ci permette di comprendere cosa sia la fede.”

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