giovedì 15 dicembre 2016

UN GRASPOL DE UA

inediti di Adeodato Piazza Nicolai
 
Caro Alessandro e carissimi amici poetesse e poeti,
mi rallegro per la buona novella che annuncia i vincitori del concorso poetico di quest'anno. Quando la poesia parla con la onesta dei sentimenti vince sempre la musa.
Grazie a te Alex per continuare a spronarci a dare del nostro meglio e grazie a tutti voi fratelli e sorelle artisti e compagni di viaggio nella vita dell'essere e del divenire. Per colui che crede e anche per tutto loro che non credono
nella magica natura del Natale, possa tuttavia il nascente bambino portare PACE NEL CUORE, AMORE PER TUTTI, E TANTA MA TANTA GIOIA PER OGNI NAUFRAGO SALVATO DALLE GRINFIE DEL MARE NOSTRUM E DONATO A VITA NUOVA.

Con affetto,

Adeodato Piazza Nicolai

p.s. Allego alcune poesie per il piacere di condividerle e basta... Grazie




UN GRASPOL DE UA

            Il Battista ci spronava a spianare
            le vie del deserto poiché il Redentore
            bussava alle porte del nostro cuore…
            ringraziamolo ed ascoltiamolo…

Amelia cara, dalla prima volta
che ho ascoltato la tua poesia
“un graspol de ua” ti ho voluto tanto
tanto bene. La sinfonia di due cori
che volevano cantare in sintonia
nella propria lingua materna (tuo il
 Padovan e io in Ladin-Cadorin).
Al Vecchio Ghetto  insieme quasi ogni
anno per  celebrare la nostra festa con
poesie: poeti e poetesse nel piccolo
cerchio condividiamo le  nostre più belle
canzoni e col passare delle stagioni
ho meglio studiato,capito ed apprezzato
le schiette tue parole schiett limpide e
colme di complici significati che pochi
sanno raccogliere decodificare e poi
amare. Hai seminato tanta inaudita
bellezza.  Non so veramente se questo mio
“Grazie” saprà dirti quello che scotta nel
cuore di tuo fratello poeta. Come nessuno
hai esplorato e scavato nel microsolco
piccolo/vasto, dolce e sincero come se

sempre  il più bavessi colto il più bel fiore,

il più prezioso per poi regalarlo alla gente.
Soltanto dopo, leggendo i tuoi versi guidati
da San Agostino, sono rimasto in silenzio,
incantato. Sei veramente la maga del verso
breve, pregno di perle rare e cristalline che
infiammano di luce. La tua voce è l’antica
“cetra” che pizzica gli occhi di ogni lettore
lasciandogli il pegno che nulla al mondo
saprà né potrà cancellare. La musa ti ha
benedetta. Continua a sussurrarti i suoi
progetti. Mia dolce amica, ancora Grazie
“forever and one day…”[1]

Copyright dicembre 12, 2016 di
Vigo di Cadore, ore 21,17 – 23,32
  





[1] Augurio ebraico antico: “forever and one day” significa letteralmente, “Che tu possa essere felice “per sempre”, (cioè “forever”)  con in più “un giorno”  cioè “one day””: la somma totale diventa l’augurio che dovrebbe durare “un giorno di più dell’eternità….” .Nota dell’Autore.




LA NUOVA GERLUSALEMME REDUX

                                                I.

God bless America … c’è sempre chi perde e chi
vince. “Lavoreremo tutti insieme” proclama l’appena
eletto Presidente degli Stati Uniti ai cittadini della
nuova Gerusalemme. Putin manda subito il tele-
gramma a donald duck: “mi auguro che lavoreremo
bene insieme, per il benessere dei due paesi (s’ è forse
scordato del popolo?) … e sui mercati internazionali
un movi-mento spietato: un girotondo fetale.
Ma la Vita vince sempre, sconfigge anche la morte
del globo stellare. Dal primo scoppio del teorizzato
Big Bang all’avvento del redux Trump (un nuovo traghet-
tatore del ciclo umano, infinito) ridiscendiamo all’Inferno
dantesco girando sempre alla destra --  accompagnati
non da Virgilio bensì dall’italico Giuliani … insieme
al novello Comandante Supremo delle Forze Armate
Americane. Non reciteremo “O Capitano mio Capitano”
di Whitman.  Nel background musicale la canzone
degli Stones sembra inceppata in ripetizione:“You can’t
 always get what you want…[1] Povera Hillary, caduta
 di nuovo  e per la terza volta, forse la finale. Telefona
al rivale, ripete sommessa e sconsolata: “Congratulazioni
al vincitore … poi si ritira di nuovo nell’anonimato.

                                    II.

Chi è Donald Trump? Quello crudo, rude, male-
ducato, razzista, antifemminista della campagna
presidenziale oppure un imprenditore sposato
almeno due volte, fallito sette volte (?) e resuscitato
più fedelmente della sacra Fenice veneziana ? “Sarò
il Presidente di tutti…” ma poi non ha specificato

Dove. Come. Quando e perché … ci sarà il tempo
la voglia e lo spazio e soprattutto la resilienza
in Congresso per fare tutto che ha promesso ? Non
credo proprio. Trump è di destra o di sinistra? Del
Nord oppure del Sud ? Per il Sole o per la Luna ?
Corteggerà soltanto la dea Fortuna che gira sempre
mei suoi casinò. Qualcuna di cui avrà conosciuto …
informalmente, per usa e getta. Conta  pure l’essere stata
l’eletta per 10 secondi e poi basta: almeno per lui padre/
padrone in regali poltrone. Donald Trump farà spesso
il pretendente in cielo o in terra? Ci sarà più pace
che guerra? Non so. Prego soltanto che qualche volta
preghi anche lui a qualche divinitas che lo ascolta:
prima di tutto a se stesso e poi alla sua moglie/compagna.

                                  III.

A livello subliminale ascoltando il ronzio delle
multivoci trasmesse dai vari canali televisivi
sull’argomento delle elezioni statunitensi pre-
silenziali, dall’inconscio s’è alzato il sospetto
parallelismo D. T. è troppo vicino all’ E. T.
spilberghiano. Anche l’ultimo è un alieno?
Può darsi, speriamo di no.  Nell’ Address ai
Suoi fedeli ha urlato felicemente: “Sarò di tutti
e di nessuno …[2] Ma durante la lunga e sanguinosa
campagna elettorale ripeteva ad nauseam “Faremo
un muro fra il Messico e gli Stati Uniti. Nessun
mussulmano passerà i nostri confini. Donne e bam-
bini saranno protetti ugualmente (eccetto per certi
diritti costituzionali …). E che ne pensa del pre-
cetto ideale essere “politically correct?” Cosa pensa
del dover pagare le tasse statali e federali? Trump
s’è definito Post Brexit, che cosa intende ? Uscire
dal girotondo globale ? Non credo le multinazionali
statunitensi (come il tabacco, la National Rifle
Association, le Nazioni Unite, le Tribù Farma-
celtiche, etc., etc., ) saranno d’accordo con lui.
Riguardo all’inquinamento geopolitico sembra
convinto che sia una bufala orientale per continuare
a carbonizzare il loro paese come il resto del
mondo; esperimentare con balene giapponesi; cambiare
automobili e altri giocattoli almeno ogni 6 mesi …
Nel suo Discorso della Vittoria (parla Donald): “La
nostra non è stata una campagna elettorale bensì un
Movimento Statunitense mai successo dopo la Guerra
per l’Indipendenza del 1876. La libertà tuonò allora
a Filadelfia e suona tuttora nel nostro Paese.”[3]
In neo Presidente ha continuato che gli USA a livello
locale, statale e federale rifarà le infrastrutture che
hanno bisogno: ponti, dighe, strade, scuole, ospedali
ecc., ecc- poi anche aeroporti e altre strutture. Così
il PIL raddoppierà. Lo stesso vale per l’occupazione
(un nuovo progetto, modificato da quello del President
Franklin Delano Roosevelt durante la Crisi del 1924-
28, seguita dal Black Friday del ’38 con il crollo della New
York Stock Exchange e tante persone lanciatesi dalle
finestre purtroppo senza “golden parachutes.”[4] I sopra-
vissuti hanno imparato a sopravvivere e lo faremo di nuovo,
 sempre di nuovo …

                                IV.

A livello di rapporti internazionali/intergalattici voglio
Muraglie con tenaglie agguerrite e aguzzi cocci con filo
Spinato per qualsiasi immigrato nato non sul nostro
Terreno (niente Jus Solis e neanche de Sanguinis)…voglio
La razza pura americana (che mito innocente.fatale !.
E su per le scale del Campidoglio ascoltanto le oche nel
Concord schittare, stramazzare, cantare , giocare, ballare
e poi di notte, davanti alla statua dell’Illinoisiano Abraham
Lincoln, farsi uno spinello, abbozzare una legge Ad personam,
andare a letto con la segretaria o almeno qualche splendida
infermiera di passaggio involontario: pronta a qualsiasi cal-
vario pur di scalare verso la vetta, ed oltre il tetto di vetro.
Né Clinton né Trump avranno mai toccato né leccato una
tenera/dolce  puella, sia sposata oppure zitella, ma pur sempre
pronta al suo dovere incivile. Putin ha subito imbucato un
telegramma per congratularsi con Donald Trump. Formulerai-
no una nuova asse e/o giocheranno a qualche partita di bridge ?
Chi azzeccherà il prossimo checkmate prettamente post
nucleare?


© Copyright Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 9 novembre  (dalle 7,30 alle 13,40)
Ogni Diritto è Riservato all’Autore. Questa opera è artistica, creativa e fittizia. Qualsiasi riferimento a persone e/o personaggi attuali è pura-mente causale; mai consciamente intenzionale. (Nota d’Autore).

                                                           

  





[1] Nota canzone dei Rolling Stones: You can’t always get what you want…”  “non puoi sempre avere quello che vuoi …” [traduzione in italiano dell’Autore]

[2] Ironia voluta dall’autore… Nell’originale, “Sarò per tutti o per nessuno….” (NdA).

[3] Donald Trump, “Discorso della Vittoria” alle presidenziali americane, letto il mattino del 9 ottobre ai suoi fedeli radunati in un grande hotel di New York.  Alcune parole sono state modificate per essere inserirsi correttamente  nel contesto; alcune brevi frasi sono state “inventate” dalla fantasia dell’Autore.


[4] Per la correttezza delle date storiche di questi eventi particolari l’autore prega il lettore di rivolgersi a una buona enciclopedia, per esempio la Treccani. I “golden parachutes” sono i soldi che le internazionali danno come premio di pensionamento e/o di mutuamente acconsentita rottura del contratto economico, ai grandi managers.




IL MARTIRIO DEL BOSCO

Boscaioli postmoderni, come Attila
mettono a ferro e fuoco, radono a terra
la foresta; camminando in Palù Grande
mi sembra arrivata l’apocalisse,
l’inverno-inferno post-nucleare. 
A fatica, la rabbia in gola, passeggio
tra le macerie: ramaglie, sterpaglie
pezzi di tronchi  come bestie ferite
affogano il sottobosco. Un macello.
Mi fa ricordare la Grande Guerra
ma siamo adesso in tempo di pace:
ferite inutili, assurde, barbariche
senza alcuna giustificazione. Perché
quest’ assurdo massacro, questo disastro
ambientale senza senso e senza fine,
senza rispetto per la madre natura
che protegge e  sfama la nostra follia?
In questo bosco gli uccelli sono muti,
supremo domina soltanto il rombo
di motoseghe e di motocross…
Da bambino ricordo le nostre foreste
curate, silenziosamente attraversate
con passo felpato, con cuore colmo
d’affetto e meraviglia. Perché questa
incuria e disprezzo, queste barbarie
incoscienti dell’uomo moderno?
Non so. Non lo capisco ma lo
contrasto con ogni battito del cuore.
La mia speranza persiste, come
il vento furioso/rabbioso d’inverno.

Copyright Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 18 luglio 2016



GRAZIE A DIO ORA                          
RIPOSA LA MUSA        
        
                           Se mai perdo la fede in te
                           non resta niente da fare per me[1]

Ora riposa la Dea Bianca[2]
sogno sveglio ma dimentico
il sogno; basta la notte fonda
di luna e di stelle: sono
lucciole le lampade sulla
Riva della Madonna,[3]
illuminano il cammino
verso chiesa case e cimitero.
Quasi mi basta e pure
avanza. Penso ai miei cari
lontani oltre l’Atlantico:  
mi mancano tanto.

Copyright  2016 Adeodato Piazza Nicolai.
Vigo di Cadore, 4 settembre 2016, ore 4:00


NOW THANKS TO GOD
THE MUSE IS AT REST

         Se mai perdo la fede in te
         non resta null’altro da fare per me[4]

Thank God now the “White
Goddess[5]” is resting. Awake
I dream but forget the dream.
The deep night is more than
enough; night-flies are lights
lighting up the Riva of the
Madonna[6]that lightens
the climb toward church
nearby houses and ceme-
tery. It’s more than enough;
I think of my dear ones on
the far side of the Atlantic
and I miss them so much.

Copyright 2016 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore,  September  4, 2016.   4:30 a.m.
[Translation of the Italian original by the author]





[1] Sting: If I ever lost my faith in you / There is nothing left for me to do, tolto dall’album “Ten Summoner’s Tales” .
[2] La “Dea Bianca”, della dottoressa Francesca Diano, è parente stretto della “White
Goddess”  di Robert Graves.
[3] “Riva della Madonna” – Riva della Vergine Maria, a Vigo di Cadore, che porta
 sia alla chiesa  parrocchiale sia alle case vicine che al cimitero. (NdA)
[4] Sting’ s song: If I ever lose my faith in you / there is nothing left for me to do, from the album “Ten Summoner’s Tales”.
[5] “La Dea Bianca”, by the Professoress Francesca  Diano, is a close relative of  
“The White Goddess” by Robert Graves.
[6] “Riva della Madonna (Italian) is the “Road of the Virgin Mary”. It leads people to 
the Church of Saint Martin, the adjacent homes and the faraway cemetery. (NdA)



CARE SORELLE, FRATELLI CARI

                   Platone [Plafone?]: “Al mondo delle idee  … l’anima
                   desidera tornare: temuta dall’uomo comune che
                   scambia per vera realtà il mondo sensibile; è desi-
                   derata dal saggio. Anche a proposito dell’immorta-
                   lità dell’anima ritroviamo … l’unione d’impulso reli-
                   gioso e di razionalismo. …”[1]

                   Aristotele “[Aristos]:Nell’opera Sui poeti  e negli studi
                   di storia letteraria [lui] tenta di riscattare la poesia dalla
                   condanna platonica, mostrando che il carattere mimetico       
dell’arte ha un valore positivo, in quanto  fa del-  l’arte uno
strumento di disciplina delle emozioni umane, ed è una
                   prima approssimazione alla verità. …”[2]
          
          
           Caro fratello Gigi, l’etica/estetica di Platone Aristotele
e altri filosofi dell’Hellas antica rimangono vivi e attivi per sempre nell’Occidente e, forse, anche nel’Orien-
te: mai semplice viverla e praticarla giorno dopo gior-no;spesso  e facilmente fallisco, tradito dal pragma-tismo statunitense ingoiato per più di 40 anni. Non
so se in Canada lo stesso vale per te ma ti assicuro la Retta Via passa per questi esempi quasi immortali.
Peccato per l’eterna fragilità dell’homo sapiens et ludens. Noi pseudo/post modernisti restiamo schiavi dell’infernale globalismo finanziario, dell’ego-




centrismo che uccide sia fratellanza che altruismo.
Se dio è morto da tempo, insieme a Frederich Nietzsche, il Dalai Lama è vivo ed attivo anche se qualche credente non vuole ascoltare, imparare, carpire come i sentieri stiano sempre  più stretti della cruna d’un ago.[3] Noi siamo i cammelli virtuali e poco virtuosi. Almeno iniziamo a dubitare del dubbio e mai assopirsi: noi poco esposti  alla luce del multiuni-verso[4] che bussa alla porta e ci spia durante il nostro
cammino verso l’oltranza …. [5]

 

Copyright 2016 di Adeodato Pazza Nicolai;
Vigo di Cadore, 28 settembre, ore 20:37-22:47.


[1] “L’Enciclopedia della Repubblica”, Volume 16, pagina 280.
[2] “L’Enciclopedia della Repubblica”, Volume 2, pagina 148.
[3]Credo tutti conoscano la nota parabola cristoforica.  (NdA))
 [4] L’odierna astrofisica spesso parla di “multiversi”;  con “multiuniversi” ho voluto creare un paradossale neologismo bipolare.
[5] Penso al “”big brother” di certi romanzi moderni e post moderni…




              ANDREA DA CORTA’ MENESTREL

                            te às capiu ben la storia
                               del pungitopo: guidou dai
                               seguge d’inverno l’è desto
                              fin a l’inferno par saludà
Mefistofél e  forse anche
calchedun autro che lui,
iò credo, cognosea …


                  Sona cianta e bala Kelta mago pì brao
              de tante autre n giro pal mondo medo
              mato, massa straco e propro tanto desfato.
              Andrea l’é nasésto te la Tuaza dei Da
Pozàl, che alora dea  n’giro col feral,
par insegnàne a ciapà l fuogo col cuor.
L vien do da Pozale aonde score ‘ncdora
le àghe dela vera vita, pì s-cietae sinziera
par contà le so s-cione.
Àle siè de la bonòra iò
‘ncora scolto le S-cionade da l’ Λ al Ω.
Sautòn te na barca che sbrissa su la  Piave
e ciantòn ‘nsieme  la filastroca del neve;
passòn daspò ala fifa dei vecie finché l rua
par fei da giusto ecuilibrio tra bocie e vecie che
‘ncora se scònde te calche ciantòn de ciasa soa
ma, pedo ‘ncora , te chele guoite senza nissun …
N’sieme fason Al sautiei – I bombui de nessun e
n’tanto vardon la luna tel bus inte l rù. Iò me
recordo del nostro Pioan Don Giovanni Maria
Longiarù. L’è descoz  sul neve (forse do a Pieve
cussì bel l to Bambin che sogna i dande de Nantelou
anche  se l piande l sauta e core?). Se son fer-
made a bee na palanca a l’”Ostaria da Pichet”
ma anche a vardàse i rame pì aute dopo le
taute giavade fora par fei chel ntin de fuogo
te stua. Calche tosato volaràe vede na rebe-
gola da fiaba, ntanto nisun la cognose.
Nveze insieme sienton balà e galopà i tuoi
Ciavai bianche (come l neve) – i passa visin a
ogni Bar Bianco tel Cadore de Medo. Daspò
sote na luna tonda i sparisse davoi del Tudaio
e del  S-ciavon; i va a lavàse co ‘ntin de saon,
no sèi davero da aònde che l rua e chi che ghe
sfrea l mantel, cussi lustro e pulito.

Te chela nuòte piena de stele se sente calche
Soritha balà te na bariza, Andrea che strucca
la fisarmonica e l fraca i botoi del pifero ma-
gico fato da le so man. N’tin pì tarde rua na
Onbria che fa fadìa a divìde la nuote dal dì.
L’avràe bisuoi de na manèra col manego dreto
par taià fora n toco de scuro da na radìs de la lùs
 che l’saroio ne manda …

Spariu massa presto la bela bonora vien l’ora
de dì a ninanana o almanco te cucia. Andrea caro
te às ciantou-sonou-e-piferou abastàntha,
bìcete sora la bancia inte cusina, sciàudete
i pès e la panaa, curate calche buganza che
te fa mal. Magna chel piato de minestron e fasuoi
che la  to mare te à pareciou tante ore  prima e
daspò, finalmente contento, de te ndormenze
te  lacusina bela ciauda, al to fianco l segugio
virtuà,l anche lui che sogna co n  mucio de neve.

Copyright 2016 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 13 ottobre 2016, ore 7:04 – 8:26.



ODE A COSTAUTA


  I.




L’illustre poeta nato nel tardoOttocento

e maturato nei primi delNovecento aveva

già elogiato la beltà del nostro Catubrium.

Oggi vorrei soltanto laudare l’erto splendore

di Costauta comelicensis. Arrocata sull’alto

costone roccioso richiede al viandante uno

sforzo speciale d’amore per accarezzarne

la cima. Di sorpresa volevo salutare l’amico

Lucio Eicher Clere nel nido dov’è nato,

dispiegato le ali e ora fa crescere i suoi cuccioli

fra le radici degli antenati. Salito le scale di

fianco alla loro casa ho bussato al portone.

Non c’era risposta così ho scritto due righe, le

ho infilate nella cassetta postale, mi sono rivolto

alla luce del sole che mi ha abbracciato con gioia.

Illuminava ogni lato di tutte le case arrampicate

sui pendenti di roccia. Io, innamorato di questa

magia, restavo muto ad ascoltare il canto dei larici

e degli abeti. Perfino le mura della contrada stavano

attente all’inatteso miracolo della natura. Ballavano

nel saroio come diamanti appena scoperti nel ventre

della terra o rubati dalle sabbie del Sahara. Così mi

sono girato verso valle per tuffarmi nel calore delle

foglie arrugginite, fra le braccia del sole che di nuovo

mi richiamava/indorava da ogni lato: dalle pareti

delle case illuminate, della chiesa e dalla scuola

elementare (salvata in extremis dai tagli maledetti

dello Stato che voleva pensionarla troppo presto).





II.



Anche le muraglie sui fianchi delle strade che annun-

ciano le vite già vissute e da venire brillavano antici-

pando l’enrosadira come unincanto di quest’ unica

isola felice. Alcune donne scendevano dalla piccola

piazzola verso le scuole per andare a votare o “sì”







o “no” al Referendum nazionale che voleva modici-

care la nostra Costituzione Italiana. Più tardi, poco

dopo la mezzanotte, ho sentito che aveva stravinto

 la nostra vecchia e stimata Signora, rimasta inviolata

da ogni volgare tramaccio dei corrotti  poteri forti;

dai  banchieri ladri, con minimi scrupoli e senza alcuna

pietà. Il popolo “muto” aveva  parlato chiarissimamente:

la Costituzione per adesso non si  ri-tocca. Va  bene che

gli altri paesi d’Europa e d’Oltremare rispettino senza

inficiarsi le scelte votate dal  popolo italiano Scusatemi

questo breve e rude depistaggio. Ritorno alla mia auto.

Riprendo al contrario la strada che mi porta a Santo Stefano

ma  questa volta ritorno a Vigo di Cadore scendendo per

Costalissoio. L’anello del mio giorno pian piano si

completa. Ringrazio il Signore degli Anelli per questa splendida

e magnifica  giornata. Parcheggio l’auto nel mio garage

e salgo le scale (del Ponticello dei miei Sospiri. Entro in casa,

bevo un gelido bicchiere d’acqua nostrana e ringrazio di

nuovo Costauta per questo dono inatteso ma tanto sognato….





Copyright 2016 di Adeodato Piazza Nicolai /Vigo di Cadore,

Domenica 4 dicembre 2016; dalle 19,14 alle 23,54.

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