mercoledì 30 marzo 2016

Nuvole sparse: Claudio Casadei

AL NÔVLI


Còm al stà so t’e zil al nôvli?
Bienche ad cl’innocenza
c’avem avù enca nôm,
c’az basemje masèd
t’agl’utme fil d’e cinema.
Forse al stà ilè per che bés
cl’is dà sa cl’azur d’un zil
c’un s’raconta
mo us bé s’i oç,
mentre uc careza l’anma!
Al nôvli l’it sent!
Al dventa rósi
s’ e zil us fa trop birb,
e pu li dventa nire
e li prumet tempesta!
Al casca zo ma tera
l’iç leva l’eria e l’anma
e agl’emuzion dal fazi.
Pu li si sfà a la svélta
cume la zoventù
e al làsa e post m’un zil
che adés un s’mesa piò.
Al lasa e post m’e sol
ch’e schelda i oç e e cor.
E quand e ven e scur,
sla nota cl’as fa blu,
luton-luton gl’artorna
a cuvrì al steli
e a purtè i sògn!

LE NUVOLE

Come stanno in cielo le nuvole?
Bianche di quell’innocenza
che abbiamo avuto anche noi
che ci baciavamo nascosti
nelle ultime file del cinema.
Forse stanno li per quel bacio
che si danno con quell’azzurro di un cielo
che non si racconta
ma si beve con gli occhi
mentre ci accarezza l’anima!
Le nuvole ti sentono!
Diventano rosse
se il cielo si fa troppo audace
e poi diventano nere
e promettono tempesta!
Cadono giù a terra
ci lavano l’aria e l’anima
e le emozioni dai volti.
Poi si sciolgono in fretta
come la gioventù
e lasciano posto a un cielo
che adesso non si nasconde più.
Lasciano posto al sole
che scalda gli occhi e il cuore.
E quando si fa buio
Con la notte che si fa blu
di soppiatto tornano
a coprire le stelle
e a portare i sogni! 

Claudio Casadei

(inedito) 

 

domenica 27 marzo 2016

Veglia di Pasqua


di Vincenzo D'Alessio                                                               



 




Dorme la luna sulle spalle 

dei cipressi l’odore d’incenso
sale verso il cielo Pasqua 
passa sulle barriere del Tempo
sull’arsenale violento del genere 
umano sulle mani giunte
nel Rosario alle lapidi

ai cuori di rame. Inconfondibili
silenzi aprono la terra Cristo torna
a sperare insieme al mondo
corrotto dai secoli. Ritornano
le ancelle della Primavera

dalle terre d’Affrica leggere 
come piume nel vento.

Vorresti tornare!


giovedì 24 marzo 2016

L'ultima scena

di Massimo Parolini




L’ULTIMA SCENA

                                             A Valentin De Boulogne pittore


Nessuna bizzarria di giuochi, musici

e zingarate…  Nessun dado o

partita a carte…  Mugiks barbuti

i vari inviati…

il capretto è scuoiato,

trasparente, pronto per il rito,

il pane è intatto, non ancora spezzato…

I bicchieri vuoti nel vetro:

dov’è il vino di sangue?

Qualcuno  raccoglie

 qualcosa…  Un pugnale?

 Giovanni è solo un ragazzo

che dorme profondo

annidato  nel Cristo:

ignora la fine imminente.

La borsa di Giuda

è  in pasto al pubblico

che sa  l’epilogo…

L’infedele getta

l’unica ombra umana 

sulla tovaglia…

Per noi seduti sull’orlo

di una messa in scena,

un delirio bituminoso

nell’imbuto trinitario…

Unico fotogramma, residuo

tenebroso di un

ininterrotto dramma

martedì 22 marzo 2016

LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA 2016

di Vincenzo D'Alessio



È stata celebrata ieri, 21 marzo 2016, la “GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA” istituita dall’UNESCO al fine di incentivare le giovani generazioni alla conoscenza dei Poeti e al valore della Poesia nella società.

La classe terza E dell’IstitutoComprensivo Statale “Michele PIRONTI” di Montoro , guidati dalla professoressa Nicoletta Mari, ha accolto l’invito del Gruppo Culturale “Francesco GUARINI” a  realizzare un percorso che conducesse gli studenti alla scoperta dei valori connessi alla Giornata.

Hanno offerto il loro Patrocinio gratuito la Casa Editrice FARA di Rimini; la Rivista di Cultura e Arte Via Cialdini di Trento; l’Associazione Culturale LUCANIART di Potenza; l’Associazione Culturale Orizzonti di Avellino presieduta dal professore Paolino MAROTTA; il Centro di Documentazione Rocco SCOTELLARO di Tricarico; il Centro di Documentazione della Poesia del SUD di Nusco (AV) e  l’Amministrazione Comunale di Montoro (AV).

Alla celebrazione conclusiva hanno preso parte la Dirigente Scolastica professoressa Alessandra Tarantino  e gli esponenti dell’Amministrazione Comunale. In questa occasione, per i meriti assunti nella realizzazione del progetto, è stata insignita del titolo di Iscritto Onorario del Gruppo Guarini la docente Nicoletta Mari.




Durante l’incontro sono stati declamati i versi dei poeti meridiani: Rocco SCOTELLARO, Leonardo SINISGALLI, Alfonso GATTO e Salvatore QUASIMODO. I giovani studenti hanno dedicato un applauso al poeta Michele LUONGO, direttore della Rivista  Via Cialdini per il dono dei versi: La Poesia taglia i limoni dorati, che saranno riportati sulla parete della loro classe a ricordo perenne della Giornata vissuta quest’anno.
 Montoro 22-3-16

sabato 19 marzo 2016

Il Padre della Poesia Visuale sbarca in Italia


di Claudia Piccinno



Uno dei poeti ospiti d’onore alla 39 edizione del Kibatek festival che si è tenuto a Taranto in Puglia il 19 e il 20 febbraio 2016, è stato il Dottor PenPen Bugtong Takipsilim delle Filippine, fondatore della associazione internazionale Pentasi B world Friendship che egli definisce “Una famiglia in poesia”.

Ebbene ho trascorso sedici ore in treno in due giorni per assistere al reading dei poeti svoltosi a Taranto, in via Duomo in un Salone dell’Università degli studi Aldo Moro di Bari, alla presenza di autorità locali ed estere. Sapevo che avrei potuto salutare e abbracciare ciascuno dei poeti intervenuti, poiché con alcuni di essi avevo già contatti sui social network, in quanto anch’io figlia di Pentasi, ma non immaginavo che in ogni poeta presente avrei colto la semplicità nella grandezza.

Non immaginavo che avrei pianto di commozione nell’ascoltare il grande PenPen declamare la sua poesia Yes I am direttamente nella traduzione italiana che avevo fatto per lui via chat una mattina alle quattro ora italiana.

Il tecnico audio inseguiva Penpen porgendogli il microfono, l’attore si preparava a fornirgli il testo scritto, ma egli stupisce tutti e trascina la platea in un silenzio di magico ascolto, interpretando magistralmente i suoi versi che qui allego.
SI, io sono,
Sì, sono libero,
Sì, libero per tutti
.. io sono.
Al di là delle mura.
Al di là delle pagine,
Al di là dell'amarezza dell'uomo. .
Io sono il meglio di tutto.
il migliore di tutti i sogni,
di tutte le speranze, di tutti i desideri.
Ho la più grande rivelazione di tutte :
la scoperta senza fine del sé,
Sono il cuore dell'intera evoluzione,
dell'infinita esistenza tesa alla perfezione.
io vivo semplicemente. e liberamente.
in ogni nascita, in ogni morte,
in ogni respiro dell'universo. .

io Sono Amore,
senza un tempio,
senza un nome. .

Nei suoi gesti e nelle sue parole, in quella voce accorata era l’Amore a parlare, un Amore libero da ogni vincolo, da ogni confine, da ogni restrizione e a mio avviso, questo suo componimento ha rappresentato il senso che dovrebbe avere il fare poesia oggi, una poesia che unisce le genti, che abbatte le frontiere e che rifiuta la competizione.
Questo magico incontro tra me e il Poeta resterà una delle più belle emozioni che la vita mi ha concesso e ne trarrò spunto per allenarmi nella pace e nell’Amore universale, ignorando le piccolezze che generano malumore e offuscano la Poesia.


______________________________________


ENGLISH VERSION

The Father of the Visual Poetry Lands in Italy
By
Claudia Piccinno


One of the poets guests of honor at the 39th edition of Kibatek festival that was held in Taranto in Puglia on 19 and 20 February 2016, was Dr. PenPen Bugtong Takipsilim from the Philippines, he ‘s the founder of the International Association Pentasi B world, which he calls "A family in poetry."
Well I have spent sixteen hours by train in two days to attend the reading of poets held in Taranto, in via Duomo, in a salon of the Universityof studies of Bari Aldo Moro, at the presence of local and foreign authorities. I felt that I could greet and embrace each of the speakers poets, as with some of them I had already contacts on social networks, as I’m a Pentasi daughter, but I did not imagine that in all these poets I would have caught their simplicity in their greatness.
I’d never imagined that I would have cried with emotion while listening to the great PenPen declaiming his poetry Yes I am directly in the Italian translation that I had done for him by chat one morning at four o'clock( Italian time).

The audio engineer followed  Penpen, handing him the microphone, the actor was preparing to provide him the written text, but he surprised everyone and lead away the audience into a magical silent listening of his great interpretation of these  verses that I attach here.

YES I AM
Yes , I'm free
yes free for all
I am beyond the walls
over the pages
Beyond the bitterness of man
I am the best of all
the best of all the dreams
of all the hopes of all desires
I have the greatest revelation of all
- endless - self discovery
I am the heart of all evolution
of infinite existence to perfection
I simply live freely in every birth
in every death
in every breath of the universe

I am LOVE
without a temple
without a name

Penpen © 04.30.13 (initial draft) © 01.05.13 (final edition)

In his actions and in his words, in his voice was heartfelt Love to talk, a free Love from all bonds, from all borders, from any restriction and in my opinion, his poem was the only message Poetry should give today, a poetry  that unites peoples, that breaks down borders and rejects the competition.
This magical meeting between me and the Poet will remain one of the most beautiful emotions that life has given me and I will draw inspiration to train me according to peace and Universal Love, ignoring the little things that generate discontent and obscure poetry.



venerdì 18 marzo 2016

Le scintille del disastro: su Il numero dei vivi di Massimo Gezzi



Fra i versi e gli spazi bianchi, di uno tra i più promettenti poeti italiani

http://www.donzelli.it/libro/9788868431860 La poesia di Massimo Gezzi, che si dona al lettore nell’ultima raccolta Il numero dei vivi (Donzelli, 2015) è ricerca del senso: l’esserci dell’uomo gettato nel qui-ora esige una spiegazione. “Dopo-adesso, voglio dire / dopo-prima, anzi meglio: durante”: questo, ci ricorda l’autore nel prologo Zero, è il punto di partenza. Trovare il valore della terra, della hölderliniana madre-terra, grazie anche  ad una puntuale attenzione ai morti che,  come i vivi, contemplano la vita (“anche quelli di un tempo / che non respirano più, ma percorrono senza requie / le strade del paese, balbettando”, ivi); forse voci inutili, come è inutile l'esercizio della scrittura e forse anche gli eventi più intimi come le dita di una figlia “che si allungano nel buio”. Una sibilla raccoglie le foglie e le conserva, altri le ritroveranno e le coloreranno. È una luce da difendere, questa finitezza, forse un nulla, a cui vale comunque la pena aggrapparsi, perché non smette di ripresentarsi, di esserci (“Smetti tu di tirare / righe scure, di cancellare. Tocca il tavolo, la carta. / Impara un'altra volta a far di conto: / non sottrarre allo zero, aggiungi uno”, ivi).
Dal grado Zero, si passa al grado Uno: primo di dieci passi, nei quali si inizia a raccogliere molliche di senso, per ricostruire un pane del quotidiano.  Qui, come in altre parti della raccolta,  spesso è la visione del paesaggio a suscitare le riflessioni esistenziali (“Si fermò ad osservare gli ultimi bagliori / di luce che affondavano dietro i monti […] la nuvola più lontana sbiadì all’improvviso”, Un congedo), fungendo da correlativo oggettivo privilegiato. Paesaggio naturale e paesaggio dell’anima, quello che aumenta la propria potenza percettiva proprio nello spazio delle soglie, del limine, dei saluti-congedo, delle partenze: “tu sei ciò che scegli, ciò che vuoi, / quello che dici e anche quello che non dici” (ivi), “tu adesso sei importante, e non lo credi, e non lo sai” (Due abbracci). Eppure prevale l’inquietudine: “manca sempre qualcosa” (ivi). “Cosa manca”? è una domanda gettata nello stagno, posta “sapendo/che non avrebbe più risposto” (ivi). Ci sono e non ci sono le risposte: non ce le daranno coloro che stanno per andarsene, dovremo trovarle noi, nell’esperienza. Che alla fine però, si dimenticherà, forse, di noi, continuando a cedere nella  memoria degli umani. O forse no.
Si tratta di tessere un proprio elenco del senso: “riscrivi questa lista” (Cinque finestre, secondo movimento). C’è il bisogno di nominare le cose semplici, quotidiane (l'immondizia, le pentole, lo zucchero, le piante del balcone, la valigia, i vestiti, lo zaino per un percorso “che ricomincia tutti i giorni, / a ogni svolta del corridoio” (Dimenticanze), un tavolo, delle tende, il bagliore del televisore): Bisogna ricominciare a tracciare i perimetri del mondo (novelli agrimensori): come in Rilke, compito dell’uomo-poeta (?), è di tornare, da pellegrini,  a (ri)nominare gli oggetti («Siamo qui forse per dire: casa, / ponte, fontana, porta, brocca, albero da frutto, finestra, - / al più: colonna, torre… ma per dire, comprendilo, / per dire così come persino le cose intimamente mai / credettero di essere» (Rilke, Nona Elegia). Fra gli oggetti, dei fotogrammi, Otto fotografie su una bacheca (come quella della gozzaniana nonna Speranza con amica Carlotta) “ognuno nel suo gesto, / ognuno irripetibile e nel suo breve / splendore indimenticabile, / dimenticato” (VIII). Siamo: ed è svanire… eppure… Si può sperare (?) in un montaliano anello che non tiene,  che si apra “una falla / nella logica delle cose” (Dieci piani in via): “la parola è speranza ed è sbagliata, / una volta ancora” (ivi); “La parola è impalcatura. Fatta di pali, / di giunti, di fatica condivisa / per costruire una struttura / temporanea, da smantellare, / di cui non resta traccia non appena/la costruzione del condominio è terminata” (ivi).
All’Uno si aggiungono gli altri: vicini, lontani, viventi, defunti, ombre, consistenze, dissolvenze… L’ansia è per la luce: “la luce che poteva visitarti si è posata / sullo scuro che si è chiuso / imprevedibilmente” (Responso per R.). Purtroppo, però,  è una luce che si frantuma in sottilissime fessure che “non portano a niente” (ivi). Gli altri, come dicevamo, si incontrano in profondità sulla soglia, là dove  si divide l'umido dal secco” (Lo spazio percorso): all’illuminazione (effimera) della luce naturale subentra  “il pulsante / arancione tremante della luce delle scale” (che rievoca il campanello reboriano che impercettibile spande un polline di suono), nel rito dell’allontanamento.
Persone ed oggetti sembrano apparire per un esercizio di dissolvenza.
Si giunge all’ultima sezione, che dà il titolo alla silloge: Il numero dei vivi. Si tratta di procedere alla conta, di ascoltare l’Eco della vertigine della lista: il paesaggio c'è ancora,  il sole accende i gialli, è un “trapezio di luce” (Promemoria) che poi svanisce.  Qualche occasionale lamella di luce sul pavimento del naufragio, mentre i viventi vanno avanti (“Il suicida risale sul ponte col rewind e legge la pagina di sport”, Dimenticanze), sospinti da “un'unghiata di sole” (Strillo), una luce che ancora indora il profilo dei monti. 
Ma gli uomini sanno anche condividersi, se escono dal loro guscio vuoto: “sotto i piedi / degli uomini, tra le fessure delle suole […] o negli incavi dei copertoni”  i semi giungono più lontano (Due  ritrattazioni). Si tratta di aggiungere relazioni al numero dei vivi: una figlia, da indovinare nel volto di qualcun’altra, una ragazza sconosciuta aiutata a rialzarsi, i nuovi vicini di casa. Urge “Difendere un perimetro di luci”, di spazi e di esistenze, “appartenersi nel rito / del risveglio sotto un unico / tetto che sembra casa e non lo è, / perché le luci già tremano” (Discorsi ai nuovi vicini).
Urge una leopardiana ginestra: oltrepassare una vita di quieta sicurezza “che schiva gli ostacoli e le spinte” (Un passo indietro), coscienti di essere tutti appesi a un vuoto che “un passato di generazioni riempie sempre / di un senso” (Discorsi ai nuovi vicini). Per capire alla fine che il “lusso di un nulla / imperturbabile” (Lettera a Fabio) sazio di delusione e dolore va ritrattato, che nella scacchiera degli eventi la tavola è imbandita di esistenze imperfette, sì, ma reali, che non tutti, non sempre, abitiamo poeticamente la terra (ma seguiamo altre tracce, Traccia n. 4), che, come dice l'amico Fabio, “custodiamo una vicenda / di partenze e ricordi, la storia di un altro / che ancora non si vede ma già chiede / risposte a una domanda indecifrabile” (Lettera a Fabio). Per renderci conto che il profilo delle cose, se sappiamo guardarlo veramente, condiziona il nostro stesso essere pensanti.
C’è una libertà che ci (at)tende: ci dice che non bisogna unire i puntini per far emergere un disegno già previsto,  che bisogna trovare le differenze, fare un altro gioco, non vedere “solo ciò che è uguale” riuscendo a vedere il campo di colza che si tinge di marea (Unisci i puntini): il cerchio si chiude con un quesito, che è speranza  di  un'ombra che è minaccia ma che ci rende meno soli nella volontà – ma non certezza – di essere (Ultima domanda); un’ombra che, nella dialettica con la luce, “era la gioia” (ivi). La memoria foscoliana è una corrispondenza d’amorosi sensi disturbata, con interferenze, imprecisa, imperfetta: eppure, è.

Massimo Gezzi (S. Elpidio a Mare, 1976) ha pubblicato i libri di poesia Il mare a destra (Edizioni Atelier, 2004), L’attimo dopo (luca sossella editore, 2009, Premi Metauro e Premio Marazza Giovani), la plaquette trilingue In altre forme/En d’autres formes/In andere Formen, con traduzioni in francese di Mathilde Vischer e in tedesco di Jacqueline Aerne (Transeuropa, 2011) e Il numero dei vivi (Donzelli  2015, Premio Carducci, Premio Tirinnanzi e Premio svizzero di letteratura 2016). Ha curato l’edizione commentata del Diario del ’71 e del ’72 di Eugenio Montale (Mondadori 2010) e l’Oscar Poesie 1975-2012 di Franco Buffoni (Mondadori, 2012). In Tra le pagine e il mondo (Italic Pequod 2015) ha raccolto dieci anni di interviste ai poeti e recensioni a libri di poesia. Vive a Lugano, dove insegna italiano presso il Liceo 1. Il suo sito è www.massimogezzi.it

giovedì 17 marzo 2016

La bellezza del dono.

di Vincenzo D'Alessio  (Montoro, 16 marzo 2016)


Vincent Van Gogh, Limoni su un piatto


Da molti anni l’egoismo umano ha spodestato l’idea del donare senza chiedere nulla in cambio. Anzi per antonomasia chi dona senza nessun compenso viene definita persona incapace di reggere l’economia del mondo. “Dare per avere” è il primo e unico comandamento della società contemporanea.
Ebbene, nonostante tanto malessere, c’è chi dona agli altri, in silenzio, senza pretendere nessun ringraziamento. Sono esseri umani, non appartengono a nessuna associazione cattolica o laica, sono i volontari della “parola”.
Tra questi c’è Michele Luongo: poeta, scrittore, giornalista e, permettetemi, meridionale di gran cuore, sincero e determinato, innamorato del suo SUD.
In occasione della Giornata Mondiale della Poesia del prossimo 21 marzo, ha inviato dalle pagine della sua Rivista: Via Cialdini una bellissima poesia ai giovani studenti della Classe terza sezione E dell’Istituto Comprensivo Michele PIRONTI di Montoro, guidati dalla loro docente professoressa Nicoletta Mari.
La poesia, tre quartine in verso libero, reca il titolo La Poesia taglia i limoni dorati ed è apparsa sulle pagine della Rivista il 14 marzo di quest’anno.
Il tema dei limoni è caro al Nobel Eugenio Montale, quando nella raccolta Ossi di seppia recita: “(…) Io per me amo le strade che riescono agli erbosi / fossi dove in pozzanghere / mezzo seccate agguantano i ragazzi / qualche sparuta anguilla: / le viuzze che seguono i ciglioni, / discendono tra i ciuffi delle canne / e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.” (I Limoni)

La bellezza di questo frutto, il profumo, la solarità, hanno ammaliato non solo il poeta Montale ma anche il poeta Michele Luongo che, mentre lavorava a Salerno trovava il tempo per recarsi sulla Costiera Amalfitana in cerca dell’ispirazione. La similitudine con i ragazzi della poesia montaliana si scopre nel quarto verso della prima quartina della poesia di Luongo: “Ha occhi lucenti nei cuori innocenti” – parlando della poesia raffigurata nei giovani.
Il messaggio civile, che caratterizza dall’esordio la poetica del Nostro, lo ritroviamo in quasi tutta la composizione: “La Poesia taglia i limoni / Trafigge l’oscurità / (…) Trasparente anche nei venti / (…) La Poesia taglia i limoni dorati.” 

La nomenclatura aspra delle metafore mostra la condizione di chi vive a SUD ed è l’incoraggiamento ai ragazzi, in questo caso gli studenti alla quale è diretta la composizione, affinché sappiano affrontare tutte le difficoltà che la terra del Sole, il nostro Sud, impone alle libere scelte, alle libere menti, alle forze creativamente rivoluzionarie.
Il giovane Michele Luongo, restato al Sud, avrebbe affrontato tutta la negatività di quella “oscurità” politica che blocca il libero fluire delle migliori energie, che alimenta il continuo dissanguamento di emigranti, questa volta diplomati o laureati. Non c’è in queste lande la possibilità di affermarsi per i propri meriti. La plutocrazia è forte e violenta al tempo stesso, proprio come la metafora dei venti citata dal Nostro.
“I limoni dorati” sono le vere speranze del poeta Michele Luongo che non ha mai smesso di amare la sua terra e i suoi figli onesti. L’incontro con le nuove generazioni è iniziato almeno trent’anni fa quando il Nostro ha varcato i confini ideologici del Sud per affermarsi nella regione Trentino.
Il suo valore, “la voce del cuore” l’ha distinto nel servizio svolto nella società e nei rapporti interpersonali; ha consolidato le basi della sua poetica; ha alimentato le “Radici di continui germogli”. Oggi, inviando ai giovani studenti di una “sparuta” classe di una scuola statale la bellissima poesia che riportiamo per intero a conclusione del nostro intervento, Michele Luongo rinnova il patto con la terra d’origine e rivolge l’invito a non cedere alle violenze e alle sopraffazioni che vorrebbero “ferire” o intimorire le nuove generazioni.

La Poesia taglia i limoni
Trafigge l’oscurità
Si specchia nel sole
Ha occhi lucenti nei cuori innocenti

Ora ti ferisce, ora ti accarezza 

Bella, d’infiniti riflessi
Radice di continui germogli
Trasparente anche nei venti

Con la voce del cuore
Linguaggio universale
Attraversa le menti
La Poesia taglia i limoni dorati.


lunedì 14 marzo 2016

XXVII edizione del Concorso di Poesia "Città di Porto Recanati"



Il concorso di poesia “Città di Porto Recanati”, fondato e organizzato per quasi trent’anni da Renato Pigliacampo, poeta, scrittore e professore sordo, è uno dei più longevi d’Italia e interessanti delle Marche. Negli anni ha raccolto testi poetici di elevato valore civile, incentrati sulle difficoltà sociali, sulla disuguaglianza, sulla denuncia delle ingiustizie e sul riscatto degli emarginati.
Oggi il premio continua, nonostante la scomparsa del fondatore, la missione di dare voce in forma poetica alle problematiche sociali.

BANDO DEL CONCORSO

1Ogni poeta partecipante può inviare una sola poesia.
Il tema è libero, tuttavia l’organizzazione consiglia di trattare tematiche relative alle problematiche sociali, alle disuguaglianze, alla disabilità, alla povertà, alla solitudine degli anziani, all’odissea dei migranti e dei profughi, ecc., tematiche per le quali fu istituito il Premio quasi trent’anni fa.
La poesia non deve superare i 35 versi, può anche essere stata edita, ma non vincitrice del primo premio in altri concorsi.

2La Giuria del concorso sceglierà dieci poesie vincitrici.
I primi tre classificati riceveranno premi in denaro, così ripartiti: 1° Classificato 500,00 € e Pergamena; 2° Classificato 300,00 € e Pergamena; 3° Classificato 200,00 € e Pergamena. I poeti classificati dal 4° al 10° posto riceveranno una Targa.
La Giuria assegnerà il Premio Speciale Renato Pigliacampo 2016 ad una poesia che sarà particolarmente vicina alla vita e ai contenuti lirici del fondatore del concorso, quali la disabilità sensoriale o la battaglia per i diritti degli handicappati.
Infine, la Giuria si riserva la facoltà di riconoscere premi speciali o di incoraggiamento.

3 - La Giuria è composta dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio (Presidente) e da Susanna Polimanti (scrittrice, recensionista), Rosanna Di Iorio (poetessa) e Rita Muscardin (poetessa). Oltre a stilare la graduatoria dei dieci poeti vincitori, la Giuria scriverà e renderà pubbliche le motivazioni relative ai primi tre premi del Concorso e al premio ‘Renato Pigliacampo’. Il Verbale delle decisioni della Giuria, con l’elenco di tutti i premiati/segnalati, sarà inviato via e-mail a tutti i poeti partecipanti.    

4Ogni poeta partecipante dovrà inviare la propria poesia esclusivamente per posta elettronica all’indirizzo e-mail: poesia.portorecanati@gmail.com
La poesia dovrà essere inviata entro il 25 luglio 2016.
Il poeta dovrà inviare un’unica e-mail con tre documenti allegati (word o pdf):
  1. testo della poesia senza riferimenti alla propria identità;
  2. testo della poesia con i propri dati personali (nome cognome, indirizzo domicilio, e-mail, telefono) e con dichiarazione di autenticità (“Dichiaro di essere l’unico autore della poesia”);
  3. ricevuta di versamento della quota di partecipazione di 20 €.
5La quota di partecipazione al concorso è di 20 € e può essere versata con con una delle seguenti modalità:
a)   versamento su PostePay n. 5333 1710 2372 6843 intestata a Marco Pigliacampo. Il versamento si può fare dagli Uffici Postali e dai tabaccai abilitati.
b)   bonifico bancario su conto IBAN IT29J 07601 05138 276234476237 intestato a Marco Pigliacampo.
La quota è necessaria per la copertura del monte-premi e delle spese di organizzazione.

6 - La cerimonia di premiazione con il recital delle poesie premiate/segnalate si terrà a Porto Recanati, un sabato pomeriggio del mese di settembre 2016. Tutti i poeti partecipanti al concorso saranno informati per tempo, via e-mail, e invitati all’evento.

L’evento culturale sarà pubblicizzato sulle televisioni e i quotidiani regionali, sulle riviste nazionali specializzate e i siti web di poesia, sul sito www.ilsalottodegliartisti.it

L’organizzazione potrebbe decidere, in base al numero di partecipanti, di pubblicare un libro di raccolta delle poesie, eventualmente presentato il giorno della cerimonia.


Per informazioni ulteriori: 
Marco Pigliacampo (Segretario del Premio): poesia.portorecanati@gmail.com
Lorenzo Spurio (Presidente di Giuria): lorenzo.spurio@alice.it


Si prega di diffondere il bando a tutti i possibili interessati.