mercoledì 28 febbraio 2018

“mai sono state le radici così poderose”

Gladys Basagoitia DazzaL’iris della speranza – FaraEditore 2017

recensione di Vincenzo D'Alessio




Ha visto la luce lo scorso dicembre presso le Edizioni Fara di Rimini, nella collana “Vademecum”, la raccolta di poesie di Gladys Basagoitia Dazza: L’iris della speranza: novantacinque pagine di “puro lirismo”.
Inconfondibile è in poesia la voce di chi si pone alla traduzione dei poeti/poete da lingue diverse dalla sua: come il caso dell’affermata poeta Giovanna Iorio che per le edizioni “Via del vento” di Pistoia ha tradotto poete irlandesi. Ha questa voce una essenza longeva, carica dell’energia proveniente dall’avere a che fare con idiomi di luoghi e civiltà diverse.
Nel caso della Nostra, lei, traduce sé stessa: peruviana per nascita vive in Italia da molti anni assimilando con vigore l’uso della nostra amata lingua nazionale che non è certamente facile. Il risultato è verificabile nelle molteplici raccolte poetiche pubblicate singolarmente o in compagnia di Vera Lucia de Olivera.
Per apprezzare pienamente il senso dell’intera raccolta è indispensabile al lettore apprendere il significato che l’umanità ha dato ai fiori scelti dall’autrice: l’Iris Gladiolus simboleggia l’assoluta fiducia, l’affetto, l’amicizia, il trionfo della verità e soprattutto la saggezza e la promessa della continuità della Speranza.
Il loto, a sua volta, è considerato il fiore sacro per diverse religioni e nel Buddismo indica l’essenza dell’esistenza umana.
Entrambi i fiori, il primo che denomina la raccolta attuale, e richiama il nome della stessa poetessa, sono riportati nella poesia Radici a pag. 31: “(…) mai sono state le radici così poderose / nutrimento del fiore purissimo / fiore del prodigio di bellezza / e di profumo incomparabile / loto simbolo della rinascita / che amo tanto quanto l’iris / fiore elegante eppure umile / simbolo dell’amicizia / e della speranza / di un mondo migliore”.
L’intera raccolta, divisa in cinque sezioni: “Poesia”, “I volti dell’amore”, “L’arte musica danza”, “Lo spirito del silenzio”, “Infinto amore” è pervasa dalla necessità profonda dell’autrice di raggiungere l’umanità attraverso l’amicizia, la conoscenza di uomini e donne portatrici delle sue stesse facoltà sensitive, degli stessi autentici dolori, delle gioie di fronte al miracolo/ mistero del Creato.
Diverse sono le strade intraprese, tra queste la condivisione nella Musica e la ricerca nella Scienza.
L’afflato di Gladys con il dolore cosmico è declamato in quasi tutte le composizioni di questa raccolta e indicate dalla dedica posta ab initio: Dedicato alla memoria di mio figlio Edwin (pag. 9). Dolore cupo e insormontabile per molti la perdita di un figlio, viene sciolto dalla Nostra nei versi di questa poesia a pag.32: “un atto di quotidiana umiltà ringrazio / e medito in profondo silenzio e amo / inseguo l’ordine naturale del mio corpo / e della mia mente pratico la pazienza /(…) so che la natura è anche entropia / e disordine però la varietà significa vitalità / adoro l’eterno amando tutta l’umanità” (Adoro l’eterno).
Leggendo i versi della Nostra percepiamo per intero il pianto delle ultime minoranze esistenti sul nostro azzurro pianeta: sterminate per fare spazio al “demone insaziabile” dell’economia: consumare, produrre, distruggere i deboli ritenuti inutili, minacciare chi canta la bellezza della Vita.
Come nella stupenda raccolta Accecate i cantori della poeta Angela Caccia, così nella raccolta di Gladys si avverte l’empatia con il dolore del nostro mondo: “(…) vivo / un dolore insopportabile / per non poter fare nulla / dinanzi alla crudeltà / d’ogni morte” (Sola soletta, pag. 39).
La solitudine delle prime voci nel coro della Speranza è unanime.
Sempre troppo poche, sempre più flebili, sempre più perseguitate, intimorite, uccise. L’entropia umana è più feroce di quella naturale perché solleva continuamente il vento della morte, attraverso guerre e distruzioni di massa, pur di impedire che si affermi l’univocità del messaggio di Pace per il genere umano.
Le anafore accompagnano il verso semplice e chiaro. L’enjambement è l’energia che collabora all’unione del verso libero. Si avverte la frequenza e la musicalità della poesia spagnola nei corpi più ampi delle composizioni.
Incisiva è l’introduzione a questa raccolta realizzata dall’editore Alessandro Ramberti che ben conosce la lunga produzione poetica dell’autrice: “(…) Da sempre la poetica dell’italo-peruviana Gladys è un ponte fra Vecchio e Nuovo Mondo, fra la realtà e il mistero che la avvolge quando / per forza si deve vivere / la dimensione del dolore / dove combatte e trionfa / lo spirito vitale del silenzio” (pag. 7).

Nessun commento: